Ragazzi/e, questo è il pubblico della mia raccolta aggiornato al 5/11/12:
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Seriamente, ho bisogno del vostro supporto.
E' demoralizzante scrivere con il cuore e ricevere così poco riscontro.
Ditemi che sono brava, ditemi che faccio schifo, ditemi qualsiasi cosa, ma vi prego di dirmela!
PEACE OF MIND*
“Vaffanculo, tu e i tuoi capelli rossi di
merda.”
Non sono
una paladina della tolleranza, ma lavoro a contatto con la gente ogni giorno,
perciò tutte le mattine scendo dal letto con addosso una maschera di pazienza e
gentilezza, lo faccio da cinque anni e ormai non mi pesa più.
Sopporto
di tutto, in primis l’ignoranza: la gente arriva e mi chiede della roba con cui
al massimo ci si può pulire il culo, di certo non è letteratura, e qualcuno ha
l’ardire di lamentarsi se le schifezze richieste non sono in negozio; per tutta
risposta, io devo replicare con fare rassicurante che quel certo titolo di quel
certo pulitore di cessi che scrive a tempo perso si può ordinare e/o prenotare,
dopodiché fornisco un biglietto da visita e una data più o meno precisa,
affinché l’ignorante di turno possa venire a ritirare lo scempio cartaceo.
Sempre che
la momentanea assenza di quest’ultimo nel mio rispettabile negozio non lo abbia
traumatizzato a vita.
In tal
caso, affari suoi. Come dovrei stare, io? Reprimo attacchi d’ilarità isterica
un giorno sì e l’altro pure, andiamo…
Anzi,
no!
Sono sempre
troppo buona, lo riconosco, dovrei darci un taglio…
Non ho
ceduto, ho semplicemente detto quello che pensavo a chi se lo meritava.
Non me
ne pento affatto.
Anzi…
La cosa
sarebbe anche potuta diventare reciproca.
Peccato
che lei fosse irrimediabilmente stupida.
Un mondo
in mano agli stupidi è un mondo condannato, che la si smetta di additare gli
stronzi, coloro che mangiano sui soldi e sulle disgrazie altrui.
Quelli almeno
sono furbi!
Trovavo
discutibili le sue idealizzazioni del marmocchio medio, ma al tempo stesso la
ammiravo per la sua inesauribile energia mescolata ad una passione davvero
notevole ed innata per i propri studi.
Incredibile
ma vero, la trovavo intelligente e brillante. Oh, Cristo…
È stato
allora che ho smesso di credere di essere la persona più logorroica del mondo.
Non solo
la sua testolina color fuoco mi ronzava perennemente attorno, piena di parole
sparate a raffica, ma i suoi discorsi erano sempre, SEMPRE gli stessi.
“Sai”
mi disse un pomeriggio mentre io, ignara, bevevo il mio caffè “Mettendo su i
primi capitoli della tesi, ho intuito una cosa: credo che Freud e Schulz** siano filosoficamente
e psicologicamente molto vicini nei loro lavori!”
Ricordo
ancora che automaticamente gettai una rapida occhiata al cartonato gigante di
Snoopy e Charlie Brown piazzato vicino agli scaffali dei libri per l’infanzia.
Mi convinsi
che il “buon vecchio” Charlie Brown stesse guardando proprio me con la sua
tipica aria triste e rassegnata, come se potesse capirmi…
“Dici…
per come analizzano la figura del bambino?” osai chiedere con un sorriso mentre
dentro stavo già imprecando.
E lei
cominciò a spiegarmi che Charlie Brown altro non le sembrava se non la
rappresentazione concreta dell’adulto freudiano che agognava inconsciamente la
libertà e la spensieratezza dell’infanzia.
Tirò fuori
una miriade di esempi e teorie, ma come al solito dopo cinque minuti io avevo
messo il pilota automatico e pensavo ai beati affari miei, alla bambina non
molto freudiana nascosta dentro di me che mi pregava di strozzarla, quella
svitata ridondante e pedante.
Chissà,
se le rivelassi adesso questo piccolo aneddoto sarebbe in grado di tirarne
fuori l’ennesima panzana, magari una legata a stronzate come il fatto che non
ho mai giocato con le Barbie da piccola.
L’oggetto
dei nostri comuni desideri, la posta in gioco… era un ragazzo. Jake.
Per la
cronaca, se tutto fosse andato secondo i miei piani, non ci avrei guadagnato
granché; certe cose si capiscono soltanto dopo.
Ma è
per principio, sì, è per principio che io mi sono inviperita.
No, non
è morto, solo che… non credo si farà più vivo in libreria neanche lui.
Sembrava
un tipo a posto, ne ero praticamente certa ogni volta che passavo in rassegna i
suoi (frequenti) acquisti: letteratura americana, legal thriller alla vecchia
maniera, e in estate qualche giallo della divina Agatha*** da divorare durante le
vacanze.
Poteva sembrare
il ritratto del topo da biblioteca, ma due chiacchiere con lui ti facevano
capire che la sua era solo la maschera di un bravo ragazzo che beveva due o tre
birre il venerdì sera con pochi intimi amici, si manteneva da solo senza troppe
difficoltà…
E che
era davvero carino senza occhiali da vista.
Insegnava
francese.
La combinazione
occhi azzurri + bel sorriso + lingua
francese mi aveva convinta pienamente dopo neanche cinque ingressi nel mio
negozio (più una sessantina di dollari spesi per libri davvero buoni).
Non che
la cosa mi dispiacesse… e neanche a lui, dato che a volte usciva senza comprare
nulla, ma non senza prima aver parlato con me…
E poi,
non lo so…
Che
abbia origliato? Che abbia involontariamente sentito qualcuna delle nostre “lezioni”
improvvisate?
Fatto sta
che nel giro di due settimane ha iniziato a tralasciare sempre di più le sue
psicologiche letture per intervenire nelle nostre conversazioni. E per parlare
con Jake.
Ovviamente
è venuto fuori che lei ha sempre adorato i suoni “dolci e regali” della lingua
francese e che molti libri gialli l’hanno agevolata nello studio di molteplici
patologie presenti nel suo ramo di studi…
Il mio
caso non fa eccezione.
La chioma
rossa con la fissa per la psicologia infantile e il santino di Freud nel
portafogli ha conquistato il cuore del giovane insegnante di francese dagli
occhi blu, e la scintilla tra di loro è scoccata due giorni fa, proprio davanti
ai miei occhi, al di là del bancone, mentre servivo una signora anziana che
aveva scelto un volume di cucina etnica.
Sally ha
sorriso come una bambinetta davanti all’ultima Barbie uscita sul mercato.
“Adoro
le merende! E poi sai che adoro ancora di più il francese! Vengo più che
volentieri!”
“Oh, cazzo”
Mi sentivo
come uno di quei tanti ragazzi sfigati di turno menzionati in triliardi di
canzoni rock-pop : “Guardate come il
nemico si fotte la mia donna mentre io me ne sto qui con il culo per terra. Come
cazzo è successo non lo so”.
I due
futuri piccioncini si sono scambiati i numeri per poi separarsi con un bacio
sulla guancia; a me è toccato un gran sorriso condito da un “Ci vediamo, bella!”,
roba da Vaffanculo immediato in
risposta.
E poi
il suo bel culo si è congedato dal negozio per quella che sarebbe stata l’ultima
volta.
Poi la
Jessica Rabbit degli strizzacervelli ha voluto confidarsi con me e
puntualizzare, non senza una punta di insopportabile candore, che lei e Jake si
stavano sentendo per telefono, ma senza intenzioni particolarmente serie o
impegnative.
“Ho
capito da subito che ci stava provando con entrambe, perciò l’ho quasi
bacchettato, diciamo, ma non tanto per sottrarlo a te, ci mancherebbe! È che…
gli uomini sono tutti uguali, lo sai, no? Se non glielo diciamo noi, di
chiarirsi le idee…!”
Fidatevi
se vi dico che io sono per la pace.
Fidatevi
se vi dico che mi piace starmene nel mio angolino, senza rompicoglioni intorno,
senza creare problemi ad anima viva…
Ma davanti
a tanta stupidità concentrata in un solo corpo, ci ho visto rosso.
Rosso come
i suoi capelli, come il colore tabù per il toro.
E ancora
più rosso quando ho capito che, recitando da stupidotta, stava cercando di
infinocchiarmi ancora una volta, di farmi fare la figura della credulona.
E che
grande sbaglio aver puntato al MIO culo…!
“Vaffanculo,
tu e i tuoi capelli rossi di merda.”
Levate le
tende e la discordia, devo dire che adesso sto molto meglio.
Sì, ok,
un po’ mi brucia per quel paio di belle chiappette filofrancesi, ma…
Siamo seri
e mettiamo da parte il rodimento di fegato.
Uno che
esce con un’infante cresciuta e probabilmente disposta a cedere le proprie
grazie per un profilo psicologico completo e definitivo di tutti i personaggi
dei Peanuts…
Sono d’accordo
con voi: non ho perso granché, a parte tante grasse risate.
E sì,
Charlie Brown è solo un tenero bambino che ragiona sul senso della vita con il
suo beagle.
E no, non
cambierò idea sul conto di Sally.
È sempre una stupida ai miei occhi, nonostante tutto, e il perché lo potete intuire da soli, senza lauree in psicologia, è logico…
THE END
Note:
* "Peace of mind" (pace della mente/dei sensi) come racconto trae ispirazione da un brano omonimo dei Boston. No scopo di lucro.
** Charles M. Schulz è il "papà" dei Peanuts.
*** La divina Agatha è ovviamente l'autrice di gialli Agatha Christie!