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Autore: Ciribiricoccola    21/06/2012    1 recensioni
Scrivo di donne. Senza troppi luoghi comuni, senza censure, con un pò d'ironia, una punta di romanticismo e anche una stilla di dramma, che nei giorni più malinconici non guasta mai.
Sono tutte diverse tra di loro, ma hanno una cosa in comune: saranno sincere con chi leggerà, perciò non spaventatevi, non vi offendete.
Sono fatte così e non c'è verso di cambiarle.
Tutte noi ne sappiamo qualcosa, no?
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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peace AVVISO IMPORTANTE!!!

Ragazzi/e, questo è il pubblico della mia raccolta aggiornato al 5/11/12:  
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Seriamente, ho bisogno del vostro supporto.
E' demoralizzante scrivere con il cuore e ricevere così poco riscontro.
Ditemi che sono brava, ditemi che faccio schifo, ditemi qualsiasi cosa, ma vi prego di dirmela!


PEACE OF MIND*

“Vaffanculo, tu e i tuoi capelli rossi di merda.”

 

Non sono una paladina della tolleranza, ma lavoro a contatto con la gente ogni giorno, perciò tutte le mattine scendo dal letto con addosso una maschera di pazienza e gentilezza, lo faccio da cinque anni e ormai non mi pesa più.
Sopporto di tutto, in primis l’ignoranza: la gente arriva e mi chiede della roba con cui al massimo ci si può pulire il culo, di certo non è letteratura, e qualcuno ha l’ardire di lamentarsi se le schifezze richieste non sono in negozio; per tutta risposta, io devo replicare con fare rassicurante che quel certo titolo di quel certo pulitore di cessi che scrive a tempo perso si può ordinare e/o prenotare, dopodiché fornisco un biglietto da visita e una data più o meno precisa, affinché l’ignorante di turno possa venire a ritirare lo scempio cartaceo.
Sempre che la momentanea assenza di quest’ultimo nel mio rispettabile negozio non lo abbia traumatizzato a vita.
In tal caso, affari suoi. Come dovrei stare, io? Reprimo attacchi d’ilarità isterica un giorno sì e l’altro pure, andiamo…

Oggi ho “ceduto”, mettiamola così.
Anzi, no!
Sono sempre troppo buona, lo riconosco, dovrei darci un taglio…
Non ho ceduto, ho semplicemente detto quello che pensavo a chi se lo meritava.
Non me ne pento affatto.
Anzi…

A Sally piacevo, e anche molto.
La cosa sarebbe anche potuta diventare reciproca.
Peccato che lei fosse irrimediabilmente stupida.
Un mondo in mano agli stupidi è un mondo condannato, che la si smetta di additare gli stronzi, coloro che mangiano sui soldi e sulle disgrazie altrui.
Quelli almeno sono furbi!

Sally aveva cominciato a bazzicare il negozio par una lunga serie di ordini, tutti libri, anzi, tomi di psicologia, per la maggior parte importati dall’Europa e tutti incentrati sulla psicologia infantile; mi spiegò che le servivano per la tesi di laurea, ma anche per semplice interesse personale, in quanto lei non era solo una studentessa di psicologia, ma anche un’amante dei misteri che vagavano inesplorati nel cervello di un lattante.
Trovavo discutibili le sue idealizzazioni del marmocchio medio, ma al tempo stesso la ammiravo per la sua inesauribile energia mescolata ad una passione davvero notevole ed innata per i propri studi.
Incredibile ma vero, la trovavo intelligente e brillante. Oh, Cristo…

Terminato il giro di ordini e acquisti, Sally mi prese in simpatia e continuò a spuntare dagli scaffali, di mattina o di pomeriggio, approfittando della tranquillità del negozio per studiare al bancone, oppure portandomi il caffè e trattenendosi per due chiacchiere, ma anche quattro o otto…
È stato allora che ho smesso di credere di essere la persona più logorroica del mondo.
Non solo la sua testolina color fuoco mi ronzava perennemente attorno, piena di parole sparate a raffica, ma i suoi discorsi erano sempre, SEMPRE gli stessi.
“Sai” mi disse un pomeriggio mentre io, ignara, bevevo il mio caffè “Mettendo su i primi capitoli della tesi, ho intuito una cosa: credo che Freud e Schulz** siano filosoficamente e psicologicamente molto vicini nei loro lavori!”
Ricordo ancora che automaticamente gettai una rapida occhiata al cartonato gigante di Snoopy e Charlie Brown piazzato vicino agli scaffali dei libri per l’infanzia.
Mi convinsi che il “buon vecchio” Charlie Brown stesse guardando proprio me con la sua tipica aria triste e rassegnata, come se potesse capirmi…
“Dici… per come analizzano la figura del bambino?” osai chiedere con un sorriso mentre dentro stavo già imprecando.
E lei cominciò a spiegarmi che Charlie Brown altro non le sembrava se non la rappresentazione concreta dell’adulto freudiano che agognava inconsciamente la libertà e la spensieratezza dell’infanzia.
Tirò fuori una miriade di esempi e teorie, ma come al solito dopo cinque minuti io avevo messo il pilota automatico e pensavo ai beati affari miei, alla bambina non molto freudiana nascosta dentro di me che mi pregava di strozzarla, quella svitata ridondante e pedante.  
Chissà, se le rivelassi adesso questo piccolo aneddoto sarebbe in grado di tirarne fuori l’ennesima panzana, magari una legata a stronzate come il fatto che non ho mai giocato con le Barbie da piccola.

Per farla breve, fu proprio con questa cosa dell’innocenza e delle chiacchiere che Miss Chioma Infuocata mi inculò nel giro di un paio di mesi, in silenzio e con grande disinvoltura, come la migliore delle insospettabili.
L’oggetto dei nostri comuni desideri, la posta in gioco… era un ragazzo. Jake.
Per la cronaca, se tutto fosse andato secondo i miei piani, non ci avrei guadagnato granché; certe cose si capiscono soltanto dopo.
Ma è per principio, sì, è per principio che io mi sono inviperita.

Jake era un mio cliente.
No, non è morto, solo che… non credo si farà più vivo in libreria neanche lui.
Sembrava un tipo a posto, ne ero praticamente certa ogni volta che passavo in rassegna i suoi (frequenti) acquisti: letteratura americana, legal thriller alla vecchia maniera, e in estate qualche giallo della divina Agatha*** da divorare durante le vacanze.
Poteva sembrare il ritratto del topo da biblioteca, ma due chiacchiere con lui ti facevano capire che la sua era solo la maschera di un bravo ragazzo che beveva due o tre birre il venerdì sera con pochi intimi amici, si manteneva da solo senza troppe difficoltà…
E che era davvero carino senza occhiali da vista.
Insegnava francese.
La combinazione occhi azzurri + bel sorriso + lingua francese mi aveva convinta pienamente dopo neanche cinque ingressi nel mio negozio (più una sessantina di dollari spesi per libri davvero buoni).

Me lo stavo morbidamente lavorando da un mesetto, tra una parola amichevole e una frase in francese, solitamente un aforisma di qualche poeta (il suo preferito: Rimbaud): lui me lo diceva in lingua per poi farmi indovinare il significato e io, aiutandomi con le rimembranze del liceo, qualche volta ci azzeccavo, spesso invece dovevo prendere lezioni in pillole.
Non che la cosa mi dispiacesse… e neanche a lui, dato che a volte usciva senza comprare nulla, ma non senza prima aver parlato con me…

E poi è arrivata Sally! Vacca ladra (qui lo uso sia come intercalare colorito che come aggettivo qualificativo).

Inizialmente, lo salutava soltanto per poi tornare dal suo Sigmund, la testa immersa nei libri (ahimè, non vi è mai annegata dentro)…
E poi, non lo so…
Che abbia origliato? Che abbia involontariamente sentito qualcuna delle nostre “lezioni” improvvisate?
Fatto sta che nel giro di due settimane ha iniziato a tralasciare sempre di più le sue psicologiche letture per intervenire nelle nostre conversazioni. E per parlare con Jake.
Ovviamente è venuto fuori che lei ha sempre adorato i suoni “dolci e regali” della lingua francese e che molti libri gialli l’hanno agevolata nello studio di molteplici patologie presenti nel suo ramo di studi…

Potrei quasi dirvi che “il resto è storia”, perché il finale di questo teatrino è più che palese a questo punto, ma… io sono una che ai particolari ci tiene.

Non serve avere una laurea in psicologia per capire che Jake, come molti uomini (che non sono tutti uguali, ma quasi), ci ha messo poco per dare spago a Sally, tanto quanto ne aveva dato a me, e per gloriarsi con falsa modestia dei complimenti di vario genere che sia lei che io gli riservavamo più o meno velatamente, quasi facendo a gara…

Due più due, nel 99% dei casi, fa quattro.
Il mio caso non fa eccezione.

La chioma rossa con la fissa per la psicologia infantile e il santino di Freud nel portafogli ha conquistato il cuore del giovane insegnante di francese dagli occhi blu, e la scintilla tra di loro è scoccata due giorni fa, proprio davanti ai miei occhi, al di là del bancone, mentre servivo una signora anziana che aveva scelto un volume di cucina etnica.

“Conosco un bistrot niente male dove ogni mese tengono letture di poesia… Se ti va, sabato pomeriggio possiamo andarci e sentir recitare Verlaine. Non è proprio come Rimbaud, ma…”
Sally ha sorriso come una bambinetta davanti all’ultima Barbie uscita sul mercato.
“Adoro le merende! E poi sai che adoro ancora di più il francese! Vengo più che volentieri!”

Ho battuto lo scontrino alla signora, ho imbustato il suo libro, l’ho salutata augurandole buona giornata con un sorriso e ho aspettato che sparisse dalla mia vista prima di assumere quell’espressione tremendamente seria e intontita che parla da sola.

“Oh, cazzo”

Mi sentivo come uno di quei tanti ragazzi sfigati di turno menzionati in triliardi di canzoni rock-pop : “Guardate come il nemico si fotte la mia donna mentre io me ne sto qui con il culo per terra. Come cazzo è successo non lo so”.
I due futuri piccioncini si sono scambiati i numeri per poi separarsi con un bacio sulla guancia; a me è toccato un gran sorriso condito da un “Ci vediamo, bella!”, roba da Vaffanculo immediato in risposta.
E poi il suo bel culo si è congedato dal negozio per quella che sarebbe stata l’ultima volta.


Ho incassato la sconfitta con qualche ferita nell’orgoglio, ma apparentemente senza grandi sofferenze o drammi.
Poi la Jessica Rabbit degli strizzacervelli ha voluto confidarsi con me e puntualizzare, non senza una punta di insopportabile candore, che lei e Jake si stavano sentendo per telefono, ma senza intenzioni particolarmente serie o impegnative.
“Ho capito da subito che ci stava provando con entrambe, perciò l’ho quasi bacchettato, diciamo, ma non tanto per sottrarlo a te, ci mancherebbe! È che… gli uomini sono tutti uguali, lo sai, no? Se non glielo diciamo noi, di chiarirsi le idee…!”

 
Fidatevi se vi dico che io sono per la pace.
Fidatevi se vi dico che mi piace starmene nel mio angolino, senza rompicoglioni intorno, senza creare problemi ad anima viva…
Ma davanti a tanta stupidità concentrata in un solo corpo, ci ho visto rosso.
Rosso come i suoi capelli, come il colore tabù per il toro.
E ancora più rosso quando ho capito che, recitando da stupidotta, stava cercando di infinocchiarmi ancora una volta, di farmi fare la figura della credulona.

Che gran presa per il culo.
E che grande sbaglio aver puntato al MIO culo…!

 
“Vaffanculo, tu e i tuoi capelli rossi di merda.”

Non le avevo rivolto la parola per quasi quarantott’ore, ma in fondo credo di aver sempre desiderato di dirle solo questo, fin dal primo momento.

Devo averla turbata in un modo forse sconosciuto perfino al suo fedele Sigmund, perché incredibilmente se n’è andata senza dire una parola, con gli occhioni dolci lucidi, dopo aver raccattato le sue cose.

 

Levate le tende e la discordia, devo dire che adesso sto molto meglio.
Sì, ok, un po’ mi brucia per quel paio di belle chiappette filofrancesi, ma…
Siamo seri e mettiamo da parte il rodimento di fegato.
Uno che esce con un’infante cresciuta e probabilmente disposta a cedere le proprie grazie per un profilo psicologico completo e definitivo di tutti i personaggi dei Peanuts…

Sono d’accordo con voi: non ho perso granché, a parte tante grasse risate.
E sì, Charlie Brown è solo un tenero bambino che ragiona sul senso della vita con il suo beagle.
E no, non cambierò idea sul conto di Sally.

È sempre una stupida ai miei occhi, nonostante tutto, e il perché lo potete intuire da soli, senza lauree in psicologia, è logico…

THE END

Note:

* "Peace of mind" (pace della mente/dei sensi) come racconto trae ispirazione da un brano omonimo dei Boston. No scopo di lucro.

** Charles M. Schulz è il "papà" dei Peanuts.

*** La divina Agatha è ovviamente l'autrice di gialli Agatha Christie!

 

 

   
 
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