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Autore: Trick    22/06/2012    3 recensioni
"Mi baciò ancora e c'era qualcosa di così triste e nostalgico in quel bacio che quasi mi fece venire da piangere. Se ne salì sul treno e aspettai di vederlo sparire oltre la curva, pensando che anche con la patente mi sarebbe comunque mancata la macchina".
Affetta da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In risposta alla sfida di emme, che aveva chiesto una storia basata su questa canzone popolare. L'obbligo era che lei dovesse essere più grande di lui. Donna, questa cosa mi ha fatto impazzire per tutta la settimana e mi è uscita di getto adesso – e quando dico di getto, vuol dire proprio di getto. Vuol dire che voi che vi apprestate a leggere troverete un guazzabuglio dialettale e una grammatica da paesello di provincia.

*

Lo spazzacamino

Avevo quattordici anni quando mio padre comprò la Lambretta del '52 del nipote di Gazzotti per mandarmi a fare l'apprendista dal barbiere. Erano mesi che cercava una ragazzetto a cui far tirare su i capelli tagliati e tenere un po' d'ordine fra i rasoi e i pennelli da barba, ma al paese i miei coetanei erano quasi tutti figli di contadini, e d'estate se ne andavano a trebbiare col babbo e gli zii. C'erano poi i figli del dottore, ma l'unica cosa del barbiere che si filavano era la figlia Rosina, che aveva fatto diciassette anni quella primavera ed era proprio una bella ragazza.
Piaceva a tutti, la Rosina, ma io era solo un bambinetto che ci dava di ramazza nella bottega del padre e lei già andava a ballare dall'altra parte del fiume con le amiche. Le guardavo la gonna bianca sperando di poter intravedere l'orlo delle mutandine, ma non c'era proprio nient'altro che potessi farci.
Cecco mi faceva lavorare dal lunedì al sabato, e alla domenica mi lasciava libero un po' prima che mi toccasse andare la Messa, così avevo l'intero pomeriggio libero. Mi dava cinquemila lire al mese, e non avendo ancora la morosa da portare fuori riuscivo pure ad allungarne qualche mila a mia madre per andare al mercato a fare la spesa.
Capitava che mi lasciasse da solo in bottega per andarsene al bar, quando c'era davvero poca gente e sapeva che non avrei fatto altro che spazzare un po' in giro, sistemare le sedie e riordinare le lame sulle mensole. Fu in uno di quei pomeriggi che incontrai per la prima volta la maestrina Rossa.
Era una donna con i capelli scuri tutti ricci e nascosti sotto il cappello e portava sempre un foulard che a me ricordava una di quelle bellezze americane che vedevo sempre al cinema di San Michele. Era bella, forse perfino più bella della Rosina, ma a me non è che fregasse molto. Mio zio Gianni mi aveva detto che la chiamavano la maestrina Rossa non perché avesse sempre la bocca pitturata con quella roba strana che faceva impazzire mia sorella, ma perché era una comunista che si era rifiutata di cavarsi dal partito e il governo l'aveva messa a casa da scuola. Non ci avevo capito niente, né del rosso né del partito né del governo, e non ci volevo capire niente.
Quando entrò la maestrina Rossa ci rimasi un po' male, perché Cecco tagliava i capelli agli uomini e ai ragazzini, mica alle donne in tiro con i foulard da americana.
«Ciao» mi salutò con un sorriso gentile. «Sei il piccolo Franco, vero? Il figlio dello spazzacamino?».
Annuii, senza mollare la scopa dalla presa e cercando di immaginare cosa potesse volere da me o da mio padre. Che avesse il camino tutto chiuso? Possibile, ma perché non andare subito da mio padre? Lei si tolse il cappello dalla testa, liberando la folta chioma scura e si indicò appena la fronte. I riccioli le arrivano quasi davanti agli occhi – ed erano azzurri, e prima non me ne ero proprio accorto.
«Non è che potresti accorciarmi la frangia?».
Cecco mi aveva insegnato un po' a tagliare i capelli, ma non lo avevo mai fatto sul serio e non potevo farlo senza di lui. Non sapevo nemmeno cosa cambiasse dalla testa di un uomo a quella di una donna, a parte che quest'ultima ce l'aveva sempre ricoperta di sciarpe e nastrini e cose assurde che a me facevano davvero schifo. La maestrina Rossa no, però: lei aveva solo tutti quei ricciolini scuri davanti agli occhi, e per qualche motivo afferrai lei forbici e la feci sedere davanti allo specchio.

*

Avevo sedici anni quando iniziai a dare una mano a mio padre con i camini del paese. Di spazzacamini non ce ne erano più tanti, perché la gente iniziava a mettere su tutte quelle cose strane che venivano dall'America con i tubi di ferro e per pulire quelle ci voleva un sacco di pratica. La Rosina si era davvero sposata con il figlio del dottore, alla fine, e Cecco ci era rimasto tanto male all'idea che la sua unica figlia avesse sposato un democristiano che era sempre di cattivo umore e io non avevo più retto e me ne ero andato; mio padre aveva comunque bisogno di due braccia in più e se avesse dovuto aspettare quelle di mio fratello Beppe si sarebbe fatto il secolo nuovo. Tagliavo ancora qualche barba, di tanto in tanto, ma lo facevo in casa della gente per poche lire, giusto perché mi piaceva.
Caricavo le spazzole sulle spalle e partivo con la mia Lambretta tutte le volte che mio padre mi diceva che quello o quell'altro camino era una cosa facile e potevo cavarmela da solo. Va' te a pensare che prima o poi mi capitava quello della maestrina Rossa... quello non è stato un camino facile per niente, ma perlomeno me la sono cavata da solo.

*

«Ma davvero non vuoi più continuare a studiare, Franco?».
La guardai accendersi una sigaretta bianca e lunga, sempre di quelle che vedevo al cinema, e rivolgermi un'occhiata penetrante. Era bella, la maestrina Rossa, e vederla fumare tutta nuda fra i cuscini del suo divanetto mi dava alla testa. Non so mica cosa combinassi, con lei, ma so che mi piaceva e finché il suo camino fosse rimasto intoppato sarei stato contento.
«Eh, che ci faccio a scuola? Non mi serva mica quella roba là per pulire i camini».
Rise, e la sua risata era come quella di Nilla Pizzi, tutta fresca ed elegante, e faceva sempre sorridere anche me.
«Sì, è vero. Ma sei un ragazzo tanto sveglio che è proprio un peccato sapere che non tornerai a scuola».
«E lei, maestrina? Lei ci torna a scuola? A fare la maestra, eh, mica a studiare».
Fece una smorfia un po' triste e sbuffò una nuvoletta di fumo chiaro dalle narici.
«Ah, Franco, Franco... avrei preferito mi avessi chiesto l'età».
«Perché dovevo? Lei non è mica vecchia».
«Sono più vecchia».
«Eh, fa' niente, pure mia zia è vecchia, ma non glielo faccio mica notare» risposi allegramente. «Sarò pure uno che pulisce i camini e non ci ha più voglia di studiare, maestrina, ma so cosa non chiedere ad una signorina».
Rise di nuovo e mi fece cenno di avvicinarsi a lei sul divano. Mi mordicchiai le labbra e iniziai a sbottonarmi la camicia sporca di fuliggine e sudore.

*

Aveva deciso di andarsene, alla fine, e mi aveva salutato alla stazione con un bacio sulla fronte che aveva fatto arricciare il naso alla vecchia sarta e a quell'altra pettegola della Matta Maria – che chiamavamo Matta Maria per un motivo, eh.
«Non troverò più da lavorare qui, Franco» mi aveva detto. «Provo ad andare giù a Roma, e magari lì c'è ancora qualcuno a cui non interessa se una maestrina è pure comunista».
«Ma la aiuto io» le ripetei di nuovo con veemenza. «Non ha mica bisogno di andarsene fino a Roma, guardi che là sono tutti fuori di testa e c'è un sacco di casino».
Rise, rise ancora una volta, rise così forte che pregai il cielo che potesse ridere per sempre, su quel primo gradino del treno per Bologna, con il cappellino un po' storto e il rossetto rosso appena sbavato per il bacio che mi aveva dato.
«Allora vengo con lei».
Mi guardò sbalordita qualche istante, poi fece un sorriso carico di affetto e mi carezzò appena la guancia.
«Non dire sciocchezze, Franco. Sta' qui e vedi prendere la patente, questa volta».
«Guardi che quando la prendo, la vengo a trovare giù a Roma, eh».
Mi baciò ancora e c'era qualcosa di così triste e nostalgico in quel bacio che quasi mi fece venire da piangere. Se ne salì sul treno e aspettai di vederlo sparire oltre la curva, pensando che anche con la patente mi sarebbe comunque mancata la macchina.

*

Mio padre se ne era andato in pensione e io ero riuscito a comprare il vecchio ortofrutta e a trasformarlo nella mia bottega – mio stavolta, mica di Cecco. La domenica tenevo chiuso, perché non me ne poteva fregare niente se qualche pazzo aveva i capelli troppo lunghi per la Messa: io, giù dal letto per quei matti, non ci andavo proprio, e quella santa donna di Caterina aveva sempre la pazienza di alzarsi al mio posto per andare a strepitare loro dalla finestra.
«Mo' badate che siete proprio forti, voi altri!» la sentivo gridare in mia difesa mentre mi arrotolavo nelle coperte e sorridevo sotto i baffi. «È domenica, boia d'un Giuda, non potevate tagliarveli ieri, i capelli? Sarà mica che al sabato sono corti e alla domenica no!».
Era forte, Caterina, e mi ero innamorato di lei nel giro di qualche mese. Non era bella come la Rosina, ma ci aveva una lingua lunga e due occhi scuri che avrebbero fatto impazzire pure Don Luca. E me l'ero sposata io, alla fine, alla faccia di quel salame di mio fratello che le aveva fatto una corte allucinante per niente.
«Cio', Franco, alzati a 'sto punto. Io porto i bambini alla prima Messa, così almeno per pranzo sono già lavati e mia madre non ha niente da lamentarsi».
Non fosse stata così fissata per la Messa, sarebbe stata una donnina perfetta, Caterina, ma la amavo al punto da permetterle di fare il battesimo a Tonino e Gianni. Sapevo che, prima o poi, quei due avrebbero dato retta a me e non avrebbero più messo piede in chiesa, ma fino a quel momento non mi importava che ci andassero o meno. A catechismo ci andavano un sacco di figli di comunisti, perché alcuni avevano il suocero, la moglie o la madre che ancora non riuscivano a digerire il fatto che qualcuno non volesse avere niente a che fare con Dio e i suoi santi.
Quando fui bello e vestito, Caterina e i ragazzi erano già spariti e io scesi in piazza a vedere di fare un paio di chiacchiere in attesa che uscissero da quella trappola infernale della chiesa. Avevo appena messo un piede fuori dalla porta quando mi accorsi che davanti alla saracinesca chiusa della bottega c'era un ragazzino con i pantaloncini e una donna con un completo rosso. Mi scappò una bestemmia; possibile che la gente volesse tagliarsi i capelli sempre di domenica? Ma che avevo fatto di male?
«Signora, guardi che sono chiuso, oggi. È domenica».
Lei si voltò e a me per poco non venne un infarto. Pensavo di essermi dimenticato il suo viso, pensavo che quegli occhioni blu e quei ricciolini scuri facessero parte del mio passato, che ne avrei conservato un ricordo piacevole ma annebbiato... e invece no, mi bastarono due secondi per sentire di nuovo il bruciore allo stomaco, la bocca secca e mi parve di essere ancora un sedicenne senza nessuna idea di cosa fare del corpo di una donna. Il ragazzetto avrà avuto sì e no dodici anni e aveva i capelli chiari tutti arruffati attorno al viso lentigginoso.
«Lo so. Ma Renzino ha i capelli lunghi e speravo tu fossi così gentile da dargli un taglio veloce».
Non so che mi saltò in mente, ma mi cacciai a ridere e tirai fuori il mazzo di chiavi dalla tasca dei pantaloni. Se ne tornava dopo dodici anni e l'unica cosa che riusciva a dirmi era se potevo dare un taglio ai capelli lunghi del suo ragazzino.
Ma quello aveva davvero i capelli chiari, il naso un po' lungo e le lentiggini su tutta la faccia, e il sospetto che mi colpì mentre gli aggiustavo il lenzuolo attorno al collo sottile mi fece rabbrividire. Guardai il riflesso della maestrina Rossa attraverso il vetro e inarcai un sopracciglio con aria interrogativa, ma quella si limitò a fare le spallucce con un sorriso di vaga innocenza che non mi fece capire un accidente di niente.
E forse, a ripensarci ora, lei voleva proprio che io non ci capissi un accidente.


Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? 
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 » 


   
 
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