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Autore: sterne    22/06/2012    4 recensioni
....il solo vederlo mi fa tremare il cuore... le sue sue labbra e le sue mani mi portano a fare pensieri che di casto vi assicuro non hanno un bel niente.!oh mio dio non posso, non posso pensare questo di lui...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Where were you?
 
 
 
Foto creata da Mary_Sophia_Spurce
 
17° Capitolo (NON BETATO)

 
POV SARA


 
La strada fino all’ospedale, sembra lunga il doppio rispetto alla realtà. Siamo in macchina da tre ore e da quasi quattro so che Stefano è in coma.
Come è potuto accadere? È tutta colpa mia. Se fossi andata con lui magari tutto questo non sarebbe successo. Magari aveva anche bevuto, se fossi stata in macchina anche io non l’avrebbe mai fatto. Non avrebbe mai messo a repentaglio le nostre vite. O avrei guidato io. E’ colpa mia. Avrei dovuto capirlo che qualcosa non andava in lui. Avrei dovuto seguire il mio istinto. Avrei…
“Sara…?” Mirko interrompe il flusso dei miei pensieri. Mi asciugo le lacrime in fretta, nascondendomi. Continuo a guardare il finestrino mentre lui stringe la mia mano. Sono davvero una persona spregevole. Stefano è anche il suo migliore amico e io sto pensando solo al mio dolore.
Lo guardo soltanto, i suoi occhi tristi e velati dalle lacrime, bastano. Non servono parole. Stringo la sua mano nella mia, una muta promessa. Sono qui.
 
Il tempo sembra essersi fermato nel momento in cui ho ricevuto la notizia. La paura mi attanaglia il petto. Non posso perderlo, non può lasciarmi.
Le porte scorrevoli si aprono e l’odore di disinfettante pizzica il mio olfatto, un leggero vociare di sottofondo riempie l’aria attorno a noi, in lontananza di sente il suono di un’ambulanza. Una bambina piange, mentre si stringe alla gonna di quella che sembra essere sua madre.
Nella sala d’aspetto troviamo Simone e gli altri amici di Stefano e Mirko. Uno di loro si avvicina e da una pacca sulla spalla di Mirko e sfiora il mio braccio con apprensione.
In fondo alla saletta appoggiato alla finestra, Franco, il padre di Stefano. Guarda fuori visibilmente sconvolto, mi avvicino e quando mi vede mi stringe tra le sue braccia con fare paterno.
- “Non può lasciarci, Sara, come faremmo senza di lui?” Singhiozza e non riesco a trattenere le lacrime. Dopo averle trattenute per tutto il tempo, le lascio libere di correre sul mio viso e sfogare tutto il dolore che provo.
Le porte del reparto si aprono e il medico e la mamma di Stefano fanno capolino.
- “Dottore?”
- “Salve signor Mersi, suo figlio è in un profondo stato di incoscienza però al momento è stabile. I valori sembrano essersi stabilizzati, ma, per il momento non posso sbilanciarmi. Potete vederlo, però non fate confusione, entrate uno alla volta.”
Franco e Sandra annuiscono, Mirko stringe la mia mano. Il medico si allontana lasciandoci nell’abisso di preoccupazione e dolore in cui stiamo annegando.
- “Sara” Sandra mi chiama, è la prima volta che mi rivolge la parola da quando sono arrivata in ospedale. I suoi occhi ricolmi di lacrime, sono gli occhi di una donna terrorizzata, che è stata investita da un fiume in piena, da un vulcano in eruzione, da un tornado. Gli occhi di una madre che rischia di perdere il figlio e che sta valutando l’ipotesi di scendere a patti col diavolo e vendergli la sua anima per salvare la vita di suo figlio. “Stefano ha chiesto di te quando l’hanno soccorso.” Il mio cuore perde un battito, gli occhi pizzicano terribilmente. Non devo piangere! “Ti andrebbe di entrare?”.
Annuisco troppo scossa per dire qualcosa, guardo Mirko per un secondo. Non mi serve il suo permesso, no di certo. Solo ho bisogno di guardarlo negli occhi.
 
- “Se questo era un modo per attirare la mia attenzione, bravo! adesso è tutta rivolta a te. Cosa stai cercando di fare, eh? Vuoi abbandonarmi? No! Non te lo permetterò” Mi siedo a fianco a letto. Il medico ha detto che potevamo entrare soltanto uno alla volta. Ed eccomi qui, sola e spaventata, mi tremano le gambe e le mani. Vorrei picchiarlo per non avermi dato il tempo di dire e fare nulla, eccomi qui come una bimba persa in mezzo al parco di notte. Vorrei sedermi a terra e piangere e aspettare che qualcuno bussi alle mie spalle e mi dica che è tutto finito, che mi dica è solo un brutto sogno. Chiudo gli occhi per un istante, stringo i pugni, sospiro e spero che quando riaprirò gli occhi lui sia sveglio e sorridente. Ma questo non succede, quando li apro lui è ancora lì, su quel letto. Gli sfioro la mano, è calda, al contrario della mia.
 
INIZIO FLASHBACK
- “Sara, cazzo! Ma che, sei morta?”
- “Scusami” sussurro e sfrego le mani una sull’altra per riscaldarle. A differenza delle sue, le mie sono sempre congelate.
- “Vieni qui.” sorride, con un sorriso di quelli mozzafiato. Stringe le mie mani e comincia a scaldarle.
- “Sono Depressa” Sospiro pensierosa
- “Tu sei sempre depressa” asserisce.
- “E' bello poter contare sul tuo aiuto” mi lamento “Voglio vedere un uomo”
- "Eccomi sono qui, ehi mi vedi"
- "tu non sei un uomo" Mi becco un occhiata perplessa e alquanto sconvolta. "Cioè... volevo dire, non sei il tipo di uomo che cerco"
- "Oh... ora mi sì che mi sento apprezzato" Sospira triste.
- "No scusa, sono una frana, vedi? Non volevo dire quel che ho detto"
- "Però l'hai detto" scherza "Vieni qui piccolè" mi stringe a sè pizzicando il mio fianco facendomi sorridere.
 
FINE FLASHBACK
 
Sorrido amaramente a quel ricordo.
Il battito del suo cuore riempie la stanza e scandisce il tempo in modo regolare. Vedo il suo petto alzarsi e abbassarsi per la respirazione artificiale. Da sotto il camice azzurro, aperto per una decina di centimetri sul petto, escono i tubicini degli elettrodi che lo stanno monitorando.
- “Devi svegliarti! Hai capito? Perchè sennò come faccio senza di te? Chi mi sopporta?” inspiro profondamente “Stefano di prego. Non fare lo stronzo ti prego, apri gli occhi.” Una lacrima riga il mio viso ormai non mi preoccupo nemmeno di asciugarla.
Il silenzio ci avvolge, solo il bip della macchina che controlla il suo battito scandisce i secondi.
Prendo posto sul letto al suo fianco. Mi faccio piccola, piccola, non dovrei farlo in realtà ma stringerlo forte è l'unica cosa da sollievo al mio povero cuore stremato. Poggio la testa sul suo petto e ascolto il suo battito, che incessante scandisce ogni secondo di silenzio. Tempo tiranno fermati. Fermati adesso. Fammi addormentare qui sul suo petto e svegliami quando si risveglia lui.
 
E mi addormento.
 
 
POV Stefano


 

Mi trovi qui e mi parli
Voglio sentirti ho bisogno di ascoltarti.

 
Mi sento indolenzito, anzi per essere sinceri non sento molto. Il mio corpo e leggero mi sembra di volare. Sento solo un suono melodioso. E’ la voce della mia piccola Sara, mi parla ed io ho bisogno di sentirla. Non vedo niente, mi sembra di essere in mezzo ad una fitta nebbia, all’orizzonte vedo solo una fioca luce. Cerco di capire dove sono, mi sembra di sognare. Ad ogni parola di Sara la luce sembra avvicinarsi.
 
Tu sei la luce,
che mi sta portando nel posto 
dove trovo pace di nuovo.

 
Proprio come nei sogni cerco di risponderle, di urlare per farmi sentire. “Sono qui” vorrei dirle. “Ti sento” Ma le mie labbra si muovono soltanto, nessun suono esce da esse. Ma quando la sua mano sfiora la mia. Quando sento la sua voce rotta dal pianto, un brivido mi attraversa le membra sento il mio cuore sul punto di aumentare la sua corsa. Una strana forza mi investe.
 
Tu sei la forza
che mi fa continuare a camminare.
Tu sei la speranza
che mi fa continuare a credere.

 
Capisco che niente è perduto, le sue parole e la sua disperazione mi fanno capire che vale la pena vivere. Lei è la mia speranza di vita, lei è la mia forza, lei è la mia Vita.
 
Tu sei la vita
per la mia anima.
Tu sei il mio scopo
Tu sei tutto.

 
Lei è tutto.
 
E come posso 
starmene qui con te
e non essere mosso da te.
Mi diresti
come può andare
meglio di così.

 
Non m’importa se sono e sarò sempre e solo il mio migliore amico. Quello che mi importa è essere al suo fianco, stringerle la mano e abbracciarla. Consolarla, difenderla, ridere e piangere insieme a lei. Non posso rimanere fermo qui, devo svegliarmi. La mia migliore amica mi sta chiamando, mi sta implorando, ha bisogno di me. Non posso starmene qui.
 
Tu calmi le tempeste
e mi dai riposo.
Mi stringi tra le tue braccia
e non mi fai cadere.



La sento accoccolarsi tra le mie braccia il mio cuore perde un battito. Lo sento, mi sto svegliando. Mi sto muovendo.

Tranquillizzi il mio cuore
e mi togli il respire.
Mi accoglieresti?
Mi fai sprofondare ora.


La luce ormai è accecante. Sento il mio petto stringersi, una fitta di dolore, il mio battito accelera.

Perchè tu sei tutto quello che voglio.
Tu sei tutto quello di cui ho bisogno.
Tu sei tutto.
Tutto.


POV SARA


 
- “Sara, vuoi accogliere Stefano come tuo sposo…  la tristezza mi attanaglia il cuore, gli occhi pungono per le lacrime, che da giorni non fanno altro che rigarmi il viso. 
…promettendo di essergli fedele sempre…  come posso promettere di essere fedele se il mio cuore urla un altro nome
…nella gioia e nel dolore… lo guardo, bello come sempre, emozionato e preoccupato per me, per la mia scelta
…nella salute e nella malattia… è arrivata l’ora. Sara è tempo di scegliere. In mano stringo la bussola. Quella bussola che non volendo ha segnato la mia vita. Indica me, ancora me.
…e di amarlo e onorarlo… Sara è la cosa giusta da fare, l’unica. L’amore verrà, col tempo. E col tempo ti dimenticherai di quel matto che ti ha sconvolto l’esistenza. Stringo i pugni, tutto sembra girare, intorno a me.
…tutti i giorni della tua vita?” .
- “Si!”
Senza fiato rispondo, un sussurro, un sospiro. Ma è la mia risposta, è la mia scelta. Una lacrima riga il mio viso. Maledette lacrime! Il mio cuore perde un battito. Traditore!
“Stefano, vuoi accogliere Sara come tua sposa,
promettendo di esserle fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarla e onorarla
tutti i giorni della tua vita?”

“S…” Quando tutto ormai sembra andare in un certo modo, basta un attimo a cambiare tutto. Stefano è sul punto di dire “Sì” quel “sì” che potrebbe cambiare le nostre vite, ma, si ferma, mi guarda.
- “Sara io ti amo”  incatena i nostri sguardi e io tremo. Trattengo il respiro, sono spaesata e lo guardo interrogativa. Mi chiedo che gli salta in mente. E probabilmente anche lui se lo sta chiedendo. Come tutta la chiesa del resto, visto il brusio di sottofondo.
Rafforza la stretta sulla mia mano e continua a parlare “Ti amo con tutto me stesso, da sempre. Probabilmente da quella volta in cui abbiamo provato a baciarci” lo scruto con attenzione, i miei occhi pizzicano e come se con lo sguardo voglia leggere il mio pensiero, “Sara io però voglio solo la tua felicità, e anche se non hai idea, di quanto mi costi dire quello che sto per dirti, la tua felicità non sarà mai con me. Tu ami Mirko, ed è lui la tua felicità.” i miei occhi si accendono di una nuova luce. La luce dell’amore. Le lacrime ormai libere, possono scorrere copiose sul mio viso. E il mio cuore ha ricominciato a battere, il respiro è rotto dall’emozione. Lo guardo negli occhi e vedo un luccichio diverso. E il mio cuore perde un battito. “Va’ Sara. Sei libera.” Sussurra, libera le mie mani dalla sua stretta. Sono libera, libera di correre via.
 
Il bip anomalo mi sveglia, il mio respiro affannato. Mi guardo intorno spaesata e riconosco la stanza dell’ospedale. Il battito del cuore di Stefano è diverso rispetto a prima di addormentarmi. Guardo il monitor segna sessantacinque battiti, il battito è accelerato, alzo lo sguardo verso Stefano, ma gli occhi sono ancora chiusi. Sospiro sconfitta, mi sono sbagliata. Scendo dal letto e mi siedo sulla sedia a fianco a lui, non so nemmeno quanto ho dormito, se minuti o ore. Mi sembra un secolo. La mia mano sfiora di nuovo la sua, e di riflesso lui la stringe, sussulto. Le lacrime rigano il mio viso, sono lacrime di gioia.
- “Stefano. Dottore, dottore.” Urlo pigiando il pulsante rosso per le emergenze. “Stefano.” Non riesco a crederci, stringe la mia mano e socchiude gli occhi. Non può parlare, ma è di nuovo con noi. E’ questo che conta. “ben tornato tra di noi. Non farlo mai più” singhiozzo. Mentre entrano i medici e le infermiere, qualcuno mi tira fuori dalla stanza. Solo fuori mi accorgo che è stato Mirko, mi stringo al suo petto singhiozzando.
 
 
UN ANNO DOPO
“Mirko, suonano alla porta. Per favore vai tu, devo finire di truccarmi.” Urlo dalla camera. Mio marito è pronto da un’ora, ma, è così commosso e felice da non sapere che fare.
“Sì amore” lo sento rispondere.
Quando arrivo in salotto, trovo Mirko e gli ospiti sul divano.
“dov’è la mia bimba?”
“Eccoci qui.” esordisco.  Stefano mi viene in contro felice.
- “Eccola la mia bimba” mi schiocca un bacio sella guancia e mi prende dalle braccia, mia figlia.
- “Sei sempre il solito.” Scuoto la testa mettendo un finto broncio. Dietro di lui fa capolino la donna che lo ha sopportato per questo intero anno e che lo sopporterà per il resto della loro vita. “Anna tesoro, sono così contenta di vederti. Come stai?”
- “Bene, grazie. Ti vedo in gran forma, Sara.”
- “Sì, mio marito mi tiene in allenamento.” Sussurro e le strizzo l’occhio. Sorridiamo complici ammirando i nostri mariti.
La vita ti mette di fronte a delle scelte che molte volte è difficile prendere. Però se si segue il cuore la scelta sarà sicuramente quella giusta. Ci sono ostacoli da superare, ma dopo che li hai superati ti guardi indietro e dici “Credevo fosse più difficile.”
A me la vita ha insegnato che il cattivo tempo non dura per sempre. A tutto c’è rimedio. Basta solo credere in se stessi e all’amore.
All’amore verso la propria famiglia, verso i proprio amici, verso il proprio uomo.
Non esistono amori da favola, ma solo amori VERI.
E adesso sono qui, con il mio uomo, la mia famiglia di nuovo unita, la nuova famiglia, con il mio migliore amico, che è stato il mio compagno d’infanzia, il mio confidente, il mio testimone e adesso sta battezzando mia figlia. Sono qui con i miei amori veri e non potrei desiderare nient’altro.
 

FINE

 
SPAZIO PER ME
Con il cuore che mi batte forte come non so nemmeno io che cosa. Ho appena scritto la parola fine. Dopo più di un anno “Where were you?” giunge al termine. Sono felice, commossa, entusiasta e anche orgogliosa di me. Sì, per una volta nella vita sono orgogliosa di me. Questa storia è nata per caso, volevo mettere per iscritto le mie emozioni. E’ nata in un momento critico per me e non avrei mai creduto di arrivare fino qui.
La parte in cui Sara sogna il matrimonio è stata scritta tanto, tanto tempo fa. E non avevo idea, a quel tempo, che la storia avrebbe preso questa piega. Ma come dico sempre, non posso decidere io. Loro dettano e io scrivo.
Scusate se può essere strana come storia, stancante e a tratti confusa. Ma la vita non è certo meno strana.
Volevo ringraziare tutte le ragazze che hanno seguito, sostenuto e recensito questa storia. Senza di voi non ce l’avrei mai fatta.
Un ringraziamento particolare va alle ragazze che hanno sorbito le mie crisi in questo lungo anno. Grazie di cuore.
Ma un ringraziamento speciale va ad Aurora, che è stata la mia prima sostenitrice. E’ stata la prima a credere in me. E per questo volevo ringraziarla con tutto il cuore.
Ragazze non ci credo è davvero finita. Grazie di tutto.
Ps: la canzone citata è Everything dei Lifehouse
Se vi va questo è il link: http://www.facebook.com/groups/219558934821653/ potete iscrivervi.
 
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