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Autore: wingedangel    22/06/2012    0 recensioni
un brutto incidente che ha portato alla morte di tre persone mi ha fatto riflettere, e mi ha dato l'ispirazione per cominciare a scrivere questa storia: Nick uccide in un incidente stradale il padre e il fratellino di Harley. Distrutto dai sensi di colpa cerca il perdono di Harley. Lei invece non lo vede che come l'assassino di suo padre e suo fratello. Che succederà?
Dal 5 Capitolo:
Nick ci pensò su un momento, sarebbe stato un impegno serio ma capiva le paure di Emily, teneva a sua figlia come solo una madre poteva fare. Spostò lo sguardo dalla ragazza che piangeva stretta al suo petto alle lapidi di quelle persone cui aveva involontariamente tolto la vita e non ebbe più dubbi. Aveva portato via il padre a quella ragazza ed era suo compito rimediare. Con un dito sollevò il volto di Harley, rigato dalle lacrime. Guardandola negli occhi asciugò con un dito quelle lacrime lasciando la ragazza stupita, avvicinò il volto a quello di lei e le sussurrò:
“so che stai soffrendo, ma riesci a farmi vedere il tuo sorriso?”
Le labbra di lei si curvarono lentamente in un timido sorriso e a Nick bastò uno sguardo per capire che avrebbe smosso le montagne per vedere il sorriso su quel volto, Harley diventava davvero una ragazza carina con quel timido sorriso sul volto. Una lacrima solitaria le solcò la guancia, lui si chinò su di lei e gliel’asciugò con un soffice bacio.
“ sì, non potrei essere più sicuro della mia decisione.”
Sorridendo, la strinse nuovamente a sé.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 32

Il giorno dopo Hope andò a lezione come ogni giorno, ma quando stava per uscire per il pranzo sentì la mancanza di Justin, lui di solito era sempre lì fuori ad aspettarla, e andavano a mangiare insieme, e ora già sapeva che si sarebbe sentita sola a mangiare un panino dalla panetteria vicino alla facoltà senza di lui, e con la consapevolezza che lui non ci sarebbe mai più stato.
Quando uscì dalla facoltà però, lo trovò li ad aspettarla, come ogni giorno. Solo che questa volta era tutto diverso.
“ che ci fai qui?”
“ Sono venuto per offrirti il pranzo e spiegarti quello che è successo, non me ne hai ancora dato la possibilità.” Disse, mentre sollevava un sacchetto di carta, mostrandoglielo.
“ E io ti ho già detto che non voglio ascoltarti. Che devo fare perché tu mi lasci in pace?” chiese, esasperata.
“ Voglio che mi ascolti, poi se vorrai me ne andrò…” disse, triste.
Hope sospirò, l’avrebbe accontentato e se ne sarebbe liberata, stava male all’idea di non vederlo più ma sapeva che se continuava a vederlo non l’avrebbe mai dimenticato.
Lo accompagnò all’interno dei cancelli su una panchina libera nel giardino della facoltà. Si sedettero vicini e lei dovette combattere con la tentazione di appoggiargli la testa sulla spalla, come faceva di solito.
“Allora? Cos’è che avevi tanta voglia di dirmi?”
Hope guardava dritto davanti a sé le mani stringevano il bordo della panchina, nervose.
“Guardami.”
Lei lo assecondò e appena i loro sguardi si incrociarono lei potè vedere la sincerità del suo sguardo, e in quel preciso istante dimenticò la rabbia e davanti a sé c’era soltanto l’uomo che amava.
“ Karen, la ragazza che hai visto con me, è mia sorella.”
Hope non riusciva a credergli, che ci faceva sua sorella mezza nuda nel suo letto?
“ Ah si? E io dovrei crederti? Ti ricordo che era mezza nuda a letto con te!”
“  Lasciami finire. Io ero in doccia quando lei si è letteralmente attaccata al campanello. Sono uscito di corsa dalla doccia e mi sono messo un asciugamano per coprirmi e sono andato ad aprire visto che sembrava urgente. In realtà speravo che fossi tu, ma quando ho aperto mi sono trovato davanti mia sorella con un cappotto fradicio visto che pioveva, che tremava come un pulcino. Cosa dovevo fare? Lasciarla fuori? L’ho fatta entrare e quando l’ho aiutata a togliersi il cappotto ho notato che aveva solo l’intimo addosso. Le ho chiesto spiegazioni ovviamente, mentre le prendevo un asciugamano, e lei mi ha confessato che nostro padre aveva tentato di violentarla” il tono di Justin a questo punto si era fatto rabbioso. Poi si calmò e continuò. “ Cosa dovevo fare Hope? Mia sorella mi arriva a casa, zuppa come un pulcino e mi dice che è stata quasi violentata, non potevo certo dirle di tornare a casa no? Era tardi, così l’ho accompagnata in camera mia, non la volevo lasciare sola, era terrorizzata, e ci siamo addormentati insieme. Poi sei arrivata tu e… beh.. il resto lo sai.” Ammise triste, le mancava da morire la sua Hope.
Hope era rimasta senza parole, non gli sembrava una storia che lui si potesse essere inventato, e i suoi occhi erano sinceri, poi a questo punto capiva perché Karen sentendola urlare contro Justin si era raggomitolata terrorizzata. Probabilmente stava rivivendo la scena da cui era appena scappata. Hope si sentì una stupida per avere fatto quelle scenate, per non aver avuto fiducia in Justin… però la situazione era davvero ambigua, chiunque avrebbe tratto le stesse conclusioni. Poi c’era ancora una cosa che non quadrava…
“ Ma se le cose stanno veramente così, perché non mi hai fermato? Potevi corrermi dietro, spiegarmi subito come stavano le cose. Perché hai aspettato?”
Hope sapeva che non era questo che contava, però se lui avesse davvero tenuto a lei le sarebbe corso dietro, l’avrebbe fermata.
“ Volevo farlo credimi, volevo correrti dietro con ogni fibra del mio corpo, volevo fermarti, anche costringerti con la forza ad ascoltarmi pur di non perderti, ma non potevo lasciare Karen da sola, ero preoccupato per lei, era lì, raggomitolata sul letto che tremava… è la mia sorellina, Hope… aveva bisogno di me, probabilmente più di quanto ne avessi bisogno tu, quindi anche se in quel momento io avevo solo bisogno di te, e pensavo solo a te, dovevo stare a casa a prendermi cura di mia sorella.”
Hope avrebbe voluto ribattere che anche lei aveva bisogno di lui, ma sapeva che lui aveva ragione, Karen aveva bisogno di suo fratello più di lei. Ora lo capiva, ora capiva il comportamento del suo ragazzo e sapeva che lui l’amava, che non l’aveva tradita, che non l’avrebbe mai fatto. Hope si sentiva una stupida per non averlo voluto ascoltare, per aver pensato che lui amasse Karen, per averle dato della sgualdrina… ma ora non voleva più parlarne. Ora voleva solo stare accanto a Justin, vivere di nuovo tutte le emozioni che solo lui le sapeva regalare, voleva di nuovo dargli il suo cuore, o perlomeno i cocci che ne avanzavano, tenuti più o meno saldamente insieme con lo scotch, e di nuovo voleva darglielo così com’era, senza difese, anche se lui avrebbe potuto ferirla, perché lei ora sapeva bene che lui non l’avrebbe mai fatto.
Appoggiò la testa sulla sua spalla, lui sorrise e prese a carezzargliela, si era sistemato tutto, era felice, la sua ragazza era di nuovo sua.
“ Perdonami” gli disse, sentendosi una stupida per quello che era successo.
“ Non preoccuparti, non lo potevi sapere. Chiunque avrebbe reagito così.” le sussurrò lui, rassicurandola.
Stava bene così, su quella panchina a carezzare la testa alla sua Hope, ma gli era mancata, gli era mancato accarezzarle la testa seduti su una panchina, ma ancora di più gli erano mancate le sue labbra. Così le pose un dito sotto il mento e le sollevò la testa,  in modo che lei lo guardasse. Poi lentamente entrambi chiusero gli occhi e si avvicinarono, permettendo alle loro labbra di incontrarsi di nuovo, in un contatto che era stato loro negato da troppo tempo.
E ora in quel bacio pacificatore Hope ritrovò davvero la felicità, e lo stesso provava Justin. I loro cuori battevano all’unisono, al ritmo di un’armonia tutta loro. Come sempre, e allo stesso tempo, più di sempre. Avevano superato la loro prima difficoltà, l’avevano superata insieme, come insieme avrebbero superato tutte le altre.
E allora forse si, pensò Hope, insieme alla persona giusta un cuore infranto si può davvero aggiustare. Come una fenice che rinasce dalle ceneri, il suo cuore era rinato più forte di prima, ed era tutto merito dell’uomo che ora la stava stringendo tra le braccia mentre le regalava un casto ma significativo bacio.
Il bacio durò solo qualche secondo, poi lui allontanò lentamente le labbra dalle sue, le fece appoggiare la testa sulla sua spalla, e all’orecchio le sussurrò due parole:
“ ti amo.”
Hope alzò di scatto la testa, sorpresa. Un grande sorriso si era allargato sul suo volto. Guardò negli occhi il suo uomo mentre, convinta, affermava:
“ ti amo anche io, Justin.”
E di nuovo appoggiò la testa sulla sua spalla, lasciandosi stringere dal suo uomo.


Angolo Autrice:
E dopo troppo tempo eccomi! Con questo capitolo salutiamo Justin e Hope, quindi non potevo essere troppo crudele e li ho fatti riappacificare. Devo ammetterlo, il capitolo era pronto da parecchio, ma forse inconsciamente non volevo salutarli, dopotutto sono affezionata a Justin e Hope, ma almeno adesso potranno essere felici senza dover sottostare alle manie sadiche di una autrice che è stata fin troppo crudele in questa storia.  Ma dopotutto c'è l'idea dello spin-off su di loro... Justin, Hope, mi sa che dovrete prepararvi a soffrire! Ma no dai, magari sarò buona stavolta dai..
Beh il capitolo in se non mi convince molto, ma spero vi piaccia lo stesso, ora vi lascio che vedo di decidermi a trovare qualcosa di decente da scrivere nel prossimo capitolo, l'ultimo ( troppe idee e ben confuse :D). A presto dolcezze, un bacio.
   
 
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