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Autore: Matsi    22/06/2012    7 recensioni
[Ciclo dei pirati della Malesia]
La stria segue la vita di Yanez, fino al "Re del Mare", capitoli finali esclusi.
Quasi non fai caso, scrutando l'orizzonte alla ricerca di uno stormo di volatili, ad un praho che sembra filare proprio verso la tua nave. Sulla cima dell'albero la bandiera agitata dal vento mostra la testa di una tigre che ruggisce su uno sfondo di sangue.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Doveroso disclaimer: nulla di tutto questo è mio. Se lo fosse non sarebbe così meraviglioso.

A Marco e Luca

Pennoni smussati

A diciannove anni ti senti vecchio.
Tuo padre ti ha preso da parte per un discorso serio, da uomo a uomo - tu che i discorsi seri li hai sempre odiati - e ti ha fatto intendere che la famiglia si aspetta che tu prenda in mano l'azienda. Con un gesto rigido del braccio ha indicato le vecchie zie accanto al focolare e i tuoi fratellini che sgambettano nell'aia: responsabilità che ti devi assumere, sacrifici che devi compiere, perché sei il primogenito ed è giusto che sia così.
Per una volta nessuna battuta sfugge dalle tue labbra, morsicate a sangue.
Un'infinita successione di giorni tutti uguali ti si profila dinnanzi, i confini dei duecento ettari della proprietà dei De Gomera stringono come un cappio al collo.

I vent'anni ti sorprendono in mezzo all'oceano, con un fucile da caccia di fianco e un peso nel petto.
Tua madre ha insistito così tanto - "Il ragazzo saprà guidare l'azienda con furbizia, se prima avrà visto quello che c'è fuori" - che tuo padre ha finito per cedere e ti ha permesso di imbarcarti su una crociera per le Indie. La mãe ti conosce e sa quello che vuoi, cerca di farti avere quello che può. Ma non è mai abbastanza.
Quasi non fai caso, scrutando l'orizzonte alla ricerca di uno stormo di volatili, ad un praho che sembra filare proprio verso la tua nave. Sulla cima dell'albero la bandiera agitata dal vento mostra la testa di una tigre che ruggisce su uno sfondo di sangue.

Sul mare, le braccia che manovrano il remo pesante insieme ai tuoi compagni e un kriss stretto tra le labbra, non ti accorgi del tempo che è passato. Ti sembrano trascorsi una manciata di giorni da quando sei sbarcato per la prima volta a Mompracem, allo stesso tempo ti sembra di aver passato tutta la vita a fianco dei pirati.
Non sai perché vi lanciate contro ogni nave inglese tanto sfortunata da incontravi, non sai cosa accende la ferocia nella voce del vostro capitano. Hai provato a chiedere ma malesi e dayachi ti evitano, la tua pelle chiara è un marchio che tiene a distanza. Non ti importa: schiavo di un uomo spietato e terribile, non sei mai stato così libero.
Una notte lo trovi sulla spiaggia, accovacciato a riva parla alla risacca, indifferente alle lacrime che corrono instancabili sul suo viso. Prende la sigaretta che gli offri, le mani ferme nonostante il pianto, e fino all'alba si confida con te e con il mare.
- Grazie per la sigaretta fratellino.

Sei sopravvissuto a molte tempeste ormai, hai combattuto insieme alla Tigre e guidato i vostri uomini contro innumerevoli navi, ma ancora adesso niente si può dare per scontato: ogni volta la vittoria va conquistata con sangue, ferro, audacia e valore.
Oggi il Leopardo inglese ha avuto la sua rivincita, solo Sandokan è sfuggito alla morte, raccolto dal tuo praho dopo ore di ricerche frenetiche.
Ora in preda alla febbre si aggira furioso nel quadro di poppa, il bicchiere di Porto che gli hai messo davanti giace in frantumi in un angolo della stanza. Impassibile come al solito ascolti le sue grida appoggiato alla parete, ma quando Sandokan ti si ferma davanti lo vedi barcollare e subito lo sostieni stringendolo in un abbraccio.  I suoi capelli hanno l'odore del mare e il suo corpo per un istante si abbandona, stremato dal lungo sforzo. Non si concede più di un attimo di debolezza, subito riacquista la sua forza, ma non si allontana.
Ti legge negli occhi una calma che non capisce e che invidia, le sue labbra ti cercano - salate - perché la rabbia, il dolore e la sconfitta sono troppo densi per poterli disciogliere in parole. È rassicurato dalla tua risposta, dalla carezza della tua lingua, perché non è solo, perché tu sei con lui, tu sai e capisci.
Si discosta dal tuo viso e ti appoggia la fronte sulla spalla: è troppo rischioso iniziare una sfida che nessuno dei due accetterebbe di perdere.

Devi correre molto indietro con la memoria, per trovare l'ultima volta che ti è stato concesso qualcosa per cui non hai dovuto lottare.  Forse a sedici anni, ricordi un bambino dal sorriso sdentato che ti porge una borraccia di acqua fresca su un campo assolato.
Ora con Surama hai scoperto la devozione - tutto per il suo sahib bianco - la scorgi nel suo viso ogni volta che ti guarda. È facile stare con lei, facile accettare il suo amore, facile ricambiarlo.
Forse non è la felicità che hai trovato, ma della serenità ti accontenti.

Non avevi mai pensato che prima o poi una sigaretta sarebbe stata veramente l'ultima. La segui con lo sguardo mentre cade nell'acqua turbinosa, in un attimo la tua mente si affolla di pensieri: rimpianti, immagini che pensavi di aver dimenticato, domande a cui non sei ancora riuscito a dare una risposta. Tutta quella confusione si dilegua in un attimo quando Sandokan ti cinge la spalle con la vostra bandiera: non vorresti essere in nessun altro posto né vicino a nessun altro uomo.
Mentre il Re del Mare affonda.




Note di fine capitolo:
Dopo secoli di inattività torno con questa storia! Ultimamente ho ripreso a leggere la saga di Sandokan e ho sentito il bisogno di scrivere qualcosa. Non sono riuscita ad esprimere tutto quello che volevo come volevo, ma questo è uscito e questo è.
Sono anche un po' gelosa di questo lavoro *si coccola la paginetta* e non ero sicura di volerla vedere pubblicata, ma whatev: in questo fandom dimenticato da Shiva e Visnù chi volete che la scovi...
Ultima cosa: il titolo è messo lì a casaccio ha un suo perché, ma immagino che non siate interessati e non voglio annoiarvi più a lungo (:

"Andate!... Ci rivedremo nella jungla."
Ah no, scusate, non era la mia battuta di uscita... Addio!
Matsi

  
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