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Autore: Fiamma Drakon    23/06/2012    1 recensioni
Italia era in ritardo per l'allenamento mattutino, come al solito.
Germania, irritato, lo stava aspettando sul margine del solito campo che utilizzavano per la corsa, già vestito con il suo consueto abbigliamento più "sportivo": la sola canotta nera che portava sotto la casacca, i pantaloni dell'uniforme e gli stivali neri al ginocchio, il tutto corredato dal suo immancabile cappellino verde scuro la cui visiera gli proteggeva gli occhi azzurri dall'accecante luce del sole del primo mattino.
Giappone, vicino a lui, aspettava con la sua “uniforme da allenamento” in rigoroso silenzio, com'era tipico di lui.
Il ritardo di Veneziano sarebbe stata una cosa normalissima se solo Ludwig non fosse stato assolutamente consapevole del fatto che l'italiano era già perfettamente sveglio.

[GerIta - scritta per il Pasticcino!Fest indetto da maridichallenge]
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axis Powers/Potenze dell'Asse
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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With love from your sweetheart Italia era in ritardo per l'allenamento mattutino, come al solito.
Germania, irritato, lo stava aspettando sul margine del solito campo che utilizzavano per la corsa, già vestito con il suo consueto abbigliamento più "sportivo": la sola canotta nera che portava sotto la casacca, i pantaloni dell'uniforme e gli stivali neri al ginocchio, il tutto corredato dal suo immancabile cappellino verde scuro la cui visiera gli proteggeva gli occhi azzurri dall'accecante luce del sole del primo mattino.
Giappone, vicino a lui, aspettava con la sua “uniforme da allenamento” in rigoroso silenzio, com'era tipico di lui.
Il ritardo di Veneziano sarebbe stata una cosa normalissima se solo Ludwig non fosse stato assolutamente consapevole del fatto che l'italiano era già perfettamente sveglio: quella notte l'avevano passata nello stesso letto - il suo, che a quanto pareva al Vargas piaceva tanto invadere senza il suo permesso - a fare l'amore ancora e ancora.
Feliciano era stato encomiabile. Almeno a letto sapeva il fatto suo e gli aveva saputo dare soddisfazioni che il tedesco riusciva solo a sognare di poter riuscire ad avere sul campo di battaglia vedendolo difendere la loro causa strenuamente imbracciando una qualsivoglia arma da fuoco. Anche il biondo non era stato da meno, doveva ammetterlo: ci si era messo veramente d’impegno per dar del filo da torcere al suo partner. Si erano sfiniti a vicenda con una dedizione impareggiabile.
Al mattino, quando si era svegliato, Germania era miracolosamente riuscito a svegliare pure il suo "compagno di giochi", che si era poi subito dileguato indossando solamente la propria camicia sopra ai suoi boxer, recuperati per caso da sotto il letto.
Da quel momento Germania non l'aveva più visto e adesso struggeva d'impazienza per l'inizio dell'allenamento, arrovellandosi nel frattanto il cervello su dove quel disgraziato potesse essere andato a cacciarsi.
«Non può essere tornato a casa sua. Sa perfettamente che deve presentarsi all'allenamento e poi per tornare avrebbe dovuto attraversare il giardino di Svizzera e le sue grida di protesta o perlomeno gli spari li avrei senz'altro sentiti...» rifletté il biondo, spazientito e preoccupato «E allora è sempre in casa, per forza... ma dove?».
Se non arrivava non potevano iniziare e lo sapeva bene. Perché diavolo stava tardando tanto?!
«Germania-san...» chiamò timidamente Giappone, interrompendo il filo dei suoi pensieri «Non potrebbe essere che Italia-kun si sia sentito male?» chiese.
«Non credo proprio, stanotte era bello vivac...!».
Germania s'interruppe da solo, arrossendo: aveva risposto d'impulso, senza prima ragionare.
«C-come?» domandò Kiku, stupito dalla risposta tutt'altro che consona dato il carattere ligio al dovere e serio dell’alleato.
«N-niente!!» si affrettò a negare Ludwig, sperando di non aver appena fatto un danno irreparabile: nessuno doveva venire a sapere della sua relazione sentimentale con Italia.
Se si fosse saputo in giro che gli piaceva quella nazione smidollata e incompetente certamente gli Alleati avrebbero pensato che si fosse rammollito pure lui ed avrebbero di certo iniziato ad attaccarli fino allo sfinimento. Feliciano era un caro ragazzo e lui lo amava profondamente anche se non era certamente il miglior soldato in circolazione, ma non poteva permettergli di rovinargli la reputazione di fronte a nazioni come Francia e Inghilterra.
Dio solo sapeva cos'avrebbero potuto inventarsi e raccontare quei due se fossero venuti a conoscenza della sua storia d’amore con Italia.
Giappone fece per parlare di nuovo, quando una voce fanciullesca e allegra risuonò nel silenzio, attirando l’attenzione di entrambi: «Germania! Germania!».
Il biondo tirò un impercettibile sospiro di sollievo nel veder Veneziano andargli incontro di gran corsa con uno dei suoi sorrisi un po' svaniti sul viso, espressione che Ludwig trovava oltremodo buffa e tenera.
Il sollievo di quest'ultimo venne annichilito letteralmente l'attimo successivo, quando i suoi occhi azzurri si posarono sul vassoio coperto che il Vargas trasportava, probabilmente la vera fonte della sua espressione carica d’entusiasmo: dubitava fortemente - dato il tipo - che tanta allegria scaturisse dalla prospettiva di una mattinata d’allenamenti.
Feliciano si fermò dirimpetto a Ludwig, alzando gli occhi ad incontrare i suoi. A quel punto, il biondo precedette qualsiasi sua parola: «Italia! Si può sapere dove ti eri cacciato?! Sei in vergognoso ritardo per l'allenamento!!».
Gli urlò praticamente in faccia con un cipiglio minaccioso e autoritario che non riuscì a mitigare in alcun modo, neanche volendo. Di solito quando parlava in quel modo a Italia, quest'ultimo squittiva una litania di scuse piagnucolando; invece, quella volta indietreggiò semplicemente di un passo senza lagnarsi né piangere. La sua espressione solare rimase inalterata.
Il biondo trovò tutto ciò eccessivamente strano, per non dire inquietante.
«Ero in cucina, Germania» spiegò innocentemente Veneziano «Ti ho preparato la colazione e volevo portartela a letto per ringraziarti della bella not...».
Germania gli afferrò d'istinto il ricciolo, stringendo la presa con fin troppa forza, le guance di un vivo rosso porpora. Il primo impulso in verità era stato tappargli la bocca con un bacio, ma con Giappone lì come spettatore aveva scartato a priori l'idea ed aveva soppresso immediatamente l'istinto.
Doveva zittirlo e metterlo in condizione di non poter raccontare ciò che era successo quella notte. Adesso che era finalmente arrivato Germania era impaziente di metterlo al lavoro, così da impedirgli di parlare.
Italia iniziò a tremare e piagnucolare, arrossendo senza neppure rendersene conto.
«Ge-Germania... mi fai maleee...!» frignò.
Ludwig un po' si dispiaceva per quello che gli stava facendo: non avrebbe voluto approfittarsi del suo inconsueto "punto erogeno" per una cosa del genere, ma era l’unico modo per trattenerlo dal dire cose che dovevano essere riservate a ben altri momenti e luoghi, entrambi ben lungi da quelli attuali.
«Per questo ritardo così grave dovrai fare dieci giri del campo di corsa!» impartì Ludwig in tono duro, lasciando andare il ricciolo.
«Eh?! Dieci?» ripeté l'italiano incredulo.
«Sì, forza! Muoviti!!» esclamò con forza il biondo, togliendogli il vassoio dalle mani.
Spaventato dall'improvviso tono autoritario che non ammetteva la minima replica, Italia obbedì senza perdere tempo.
«Vai anche tu, Giappone» aggiunse il tedesco in tono più controllato e pacato: Kiku era ragionevole ed avrebbe obbedito senza bisogno di dover mostrare il suo lato più autorevole.
«Sì» replicò infatti il giapponese, prima di allontanarsi e raggiungere l'italiano.
Rimasto solo con il vassoio in mano, il biondo fu vinto dalla curiosità e lo scoperchiò: Italia gli aveva preparato un caffè ed un piatto di biscotti rotondi sui quali erano stati messi dei cuoricini di cioccolato. Il margine non proprio perfetto di questi ultimi fece capire all'uomo che erano stati fatti da Veneziano quella stessa mattina, in fretta, e posizionati appena prima di essere serviti.
Ludwig arrossì mentre ne prendeva uno e lo addentava. Era buonissimo, come del resto qualsiasi cosa che usciva dalla cucina dopo essere passato per le mani del Vargas.
Bevve il suo caffè e mangiò i biscotti in fretta: gli dispiaceva di lasciare la colazione nel vassoio, specialmente sapendo che Feliciano si era tanto prodigato per preparargliela, infischiandosene addirittura di cercare di arrivare puntuale all'allenamento.
«Ti è piaciuta la colazione, Germania?» domandò Italia ad un tratto, fermandosi nel vedere il tedesco ricoprire il vassoio vuoto.
Quest'ultimo, imbarazzato dall'essere stato colto sul fatto, si affrettò a posare da una parte l'oggetto ed alzarsi in piedi, affrettandosi a raggiungere gli altri due.
«ITALIA!! Chi ti ha dato il permesso di fermarti?! Su, corri!».
   
 
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