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Autore: Stateira    23/06/2012    13 recensioni
Le carovane dei Mormoni passavano attraverso la città come spettri borbottanti. Lì la verità la conoscevano un po’ tutti: non c’era Dio ad ovest del Mississippi. Di sicuro, non c’era Dio a Winnfield, e nemmeno niente per cui valesse la pena fermarsi, a parte la musica.
[Western!AU; pre-slash; cow boys, sceriffi, saloon e terribilezze assortite.]
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA
 
Ok, ok, dunque. Questa. È. Follia. Non prendetevela con me, sono le conseguenze della Notte Bianca, sono i prompt deliranti, sono gli ipod malvagi che sparano musica country a tradimento.
Gli avvertimenti sono molto relativi: si riferiscono esclusivamente a questa cosetta qui sotto. È OVVIO che, se mai trovasse una continuazione, si andrebbe a parare nello slash più becero e pieno di pistole e fruste e polvere. Ma questo prologhetto è praticamente una prova pg, quindi è generalissimo e adatto a chiunque. È solo per tirarsi su la storia, insomma. Tiratevela anche voi con me, o mi sentirò pazza. Gh.
Buona letturah!
 
 
 
 
 
 
Le carovane dei Mormoni passavano attraverso la città come spettri borbottanti. Lì la verità la conoscevano un po’ tutti: non c’era Dio ad ovest del Mississippi. Di sicuro, non c’era Dio a Winnfield, e nemmeno niente per cui valesse la pena fermarsi, a parte la musica.
Se non altro, quel posto dimenticato dal Signore era così tanto dimenticato che non si prendevano nemmeno la briga di darti un nome di battesimo. Il nome te lo facevi da solo, te lo costruivi negli anni, spaccandoti le ossa e prendendoti qualche proiettile. Collezionandoli, se diventavi abbastanza popolare.
 
Ad esempio, lo sceriffo Steve Rogers non era mai stato sceriffo per un solo giorno della sua vita. Per tutti quanti a Winnfield lui era il Capitano. Si diceva in giro che avesse fatto parte di una milizia regolare, che avesse combattuto da qualche parte su in Arkansas, contro gli Indiani o lui solo sapeva chi. E se si diceva in giro, doveva essere vero, anche se nessuno aveva mai visto il Capitano Rogers con addosso un’uniforme. Stark però giurava che ne avesse una. Che la tenesse ben pulita e piegata al sicuro nel suo armadio, e non c’era un’anima a cui fosse mai venuto in mente di chiedere a Stark come avesse fatto a mettere le mani nell’armadio del Capitano.
 
Tony Stark era capace di mettere le mani dovunque volesse, da quelle parti. Armadi, terreni, sottane. E, a proposito di nomignoli, lo chiamavano Iron Man. Forse perché fabbricava le migliori pistole del Nuovo Mondo. Forse. Ultimamente si era buttato anche sui fucili. Roba fatta bene, fatta benissimo. Ogni tanto arrivavano stranieri che si avventuravano dall’Est fino a lì per chiedere delle sue creazioni. Iron Man commerciava con chiunque senza farsi il benché minimo scrupolo. Anche con gli spagnoli, e Rogers lo sapeva. Disapprovava nel modo più feroce, ma poi non faceva mai niente, almeno finché nessuno gli creava guai in giro per le strade. I forestieri che venivano per Stark si fermavano spesso per una manciata di giorni, e facevano girare un po’ di soldi nel saloon.
 
Il saloon lo gestiva Natalie Vedova Nera. Era detta così perché ormai un cognome non ce l’aveva più, con tutti quelli che aveva cambiato. Che portasse una sfortuna diabolica, o che fosse una stramaledetta belva assassina, non era mai stato chiaro. E nessuno ci teneva a chiarirlo. Tanto, era così bella che la fila di spasimanti pronti a sfidare la sua fama non le mancava mai in ogni caso. E se la cavava parecchio bene a spaccare bottiglie in testa agli avventori più spiritosi.
Ma si diceva della musica.
 
Ma a proposito di musica. Al saloon suonava l’unica ragione per cui avesse senso fermarsi a Winnfield per più di un’ora. Le voci volevano che fosse francese, oppure britannico. Probabilmente non era nessuno dei due, è che all’orecchio richiamano posti di classe, posti europei, e Loki Laufeyson di classe ne aveva da vendere. Parlava con un accento che non apparteneva a nessun paese del mondo, si muoveva con la scioltezza, con l’agio di chi nella vita non aveva mai fatto nient’altro che suonare il pianoforte. Loki Silver Tongue Laufeyson. Di nomignoli lui ne aveva parecchi. Nessuno lusinghiero. Eppure, non c’era anima in città che non andasse a farsi un giro al saloon per sentirlo suonare almeno una volta al giorno.

Incluso Hawkeye Clint Barton, che era un tipo dall’aria svagata che veniva dal nord. Praticamente non gli serviva lavorare, visto che i soldi per vivere li tirava comodamente fuori dal gioco d’azzardo e dal tiro a segno. Era un mostro. Stringeva fra le dita il suo set di freccette e per un secondo, un solo secondo, proprio mentre tirava, il sorriso gli evaporava via dalla faccia. E poi le sue freccette erano quelle più al centro di tutte, fine dei giochi. Natalie se lo teneva volentieri nel locale perché attirava un sacco di sprovveduti, e perché in caso di rissa dava sempre volentieri una mano.
 
Uno che invece non si vedeva troppo spesso al saloon era Bruce Banner. Il Dottore, visto che lavorava come medico in città, l’unico degno di essere chiamato tale. Si era specializzato nell’estrarre pallottole nel modo più rapido e indolore possibile. Anche lui aveva qualche detrattore, un po’ come tutti: certa gente lo chiamava Bestia, e raccontava che quando beveva troppo perdeva completamente il controllo e se ne andava in giro a massacrare di botte i poveri passanti. Ma nessuno aveva mai visto il Dottore meno che mite, meno che accomodante, quasi spaurito. Bene o male lui era sempre aggiornato su quel che accadeva in città. I pazienti chiacchierano, fra una fasciatura e l’altra.
 
Fu lui, quel giorno, a dire che era appena arrivato uno nuovo in città.
Un cowboy, un mandriano senza una mandria, un uomo di ventura. Aveva il più bel cavallo che si fosse mai visto a Winnfield da quando era stata fondata. Un cavallo bianco, possente, che sembrava uscito dritto da qualche favola europea. Un cavallo abbastanza forte da tenerselo in groppa, visto che era una montagna d’uomo, persino più massiccio del Capitano Rogers. Naturalmente, era andato Stark a fare gli onori di casa. C’era da scommettere che a momenti sarebbero arrivati entrambi lì al saloon per brindare ad una nuova amicizia, e probabilmente a nuovi affari. Thor Thunder Odinson, gli aveva sentito dire quando si era presentato.
Dall’altra parte della sala, il pianoforte stonò.
  
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