-E
questa
chi è?
La
voce di
Sherlock, piuttosto contrariata, giunse dal salotto. John, alzando gli
occhi al
cielo, lasciò cadere il coltello col quale stava preparando
dei sandwich e
entrò nell’altra stanza.
Sherlock,
in
vestaglia, era stravaccato nella sua poltrona, fissando con aria
interrogativa
una bambina bionda in piedi davanti a lui, che ricambiava lo sguardo
con
altrettanta curiosità.
-Sherlock,
te l’ho detto, è mia nipote, starà con
noi per un po’. Sono andato a prenderla
due ore fa… ma immagino che tu non ti sia accorto nemmeno
che ero uscito.
L’uomo
non
rispose, continuando a studiare la bambina.
-Ha
circa
sette anni, ma è piccola per la sua età.
È
abituata a prendersi cura di sé stessa, infatti
si è vestita e pettinata
da sola. Ha da poco imparato ad allacciarsi le scarpe. In metropolitana
ha
viaggiato da sola, seduta accanto ad un’anziana signora che
le ha offerto
caramelle al rabarbaro. Ha accettato per educazione ma non le ha
mangiate. È
contenta di essere lontana dalla mamma per un po’ ma ha paura
di dormire da
sola, per questo ha dietro un pupazzo.
Soddisfatto
della sua analisi, Sherlock si accese una sigaretta. La bambina lo
fissò ancora
per qualche secondo:
-Sei
strano.- sentenziò poi.
-Sarà
una
lunga lunga settimana- sospirò John, tornando in cucina a
preparare da
mangiare.
-Ma
cero che
è stato l’istruttore della palestra John!
Perché non pensi? Perché non osservi
le cose?
Erano
in
taxi, tutti e tre, di ritorno da una visita non ufficiale ad un
sospettato di
omicidio. Ovviamente Sherlock non aveva detto dove sarebbero andati,
altrimenti
John non avrebbe mai portato Helena con loro. Ma era tipico di lui non
preoccuparsi degli altri, non pensare minimamente che una visita del
genere
potesse non essere adatta ad una bambina. Se Sherlock aveva voglia di
fare
qualcosa, di dire qualcosa, lo faceva e basta. Era una delle
caratteristiche
che lo rendevano così interessante. E che facevano venire
voglia di picchiarlo.
Esattamente come quando assume quell’aria di sufficienza,
come in quel momento,
e si preparava ad elencare una quantità di indizi, a suo
dire evidentissimi, che
dimostravano senza ombra di dubbio
l’indiscutibile
validità delle sue teorie.
John
contò
lentamente fino a dieci, prono a sorbirsi la solita tiritera, ma prima
che
Sherlock potesse parlare intervenne Helena.
-Il
signore
con cui avete parlato è buffo, aveva la faccia sporca di
rossetto. Anche
l’altro signore che era con lui era sporco, come me quando
gioco con i trucchi
della mamma.
Sherlock-
incredibile a dirsi, persino John non riusciva a credere ai suoi occhi-
sorrise
alla bambina:
-Vedi,
John?
Persino lei è più brava di te.
John
chiuse
gli occhi. Di questo passo non sarebbe sopravvissuto alla settimana.
-Secondo
me
la signorina dell’ospedale è innamorata di te.
“Lo
strano
Trio”, come aveva cominciato a chiamarli Lestrade, stava
tornando al 221b di Baker
Street dopo essere passati dal laboratorio dell’ospedale,
dove Sherlock doveva
fare delle analisi.
John
era
piuttosto arrabbiato con l’amico. Giusto il giorno prima
aveva tentato di
spiegargli in modo semplice e chiaro perché non poteva
continuare a trascinarlo
in giro senza alcuna indicazione su dove stessero andando dal momento
che
avevano una bambina con loro e obitori e scene del crimine non erano
certo il
posto giusto per lei. Ovviamente il suo lungo discorso non aveva
sortito alcun
effetto, come dimostrava il fatto che erano appena usciti
dall’obitorio. Era
incredibile come una mente geniale come quella di Sherlock non
riuscisse a
capire concetti così elementari.
Doveva
però
ammettere che era piuttosto divertente vederlo alle prese con Helena.
La
trattava esattamente come trattava tutti gli altri, cioè con
un mix di
supponenza e condiscendenza che risultava estremamente fastidioso, lei
però
sembrava trovarlo divertente, e non si lasciava zittire facilmente.
Come
in quel
caso.
-L’amore
non
esiste. È attrazione, sono solo reazioni chimiche che si
innescano nel cervello
di alcuni essere umani.
-Secondo
me
lei è innamorata di te- ripeté Helena
testardamente -È carina, dovresti essere
gentile con lei, portarle dei fiori.
-E
perché
mai dovrei farlo?
-Perché
si
fa così. Papà porta sempre i fiori alla mamma.
-Probabilmente
la tradisce. Le persone non fanno mai nulla per nulla, se le porta dei
fiori ha
qualcosa da farsi perdonare. Le regala anche dei gioielli?
John
decise
che per il bene suo, di Helena e del matrimonio di sua sorella sarebbe
stato
meglio intervenire.
-Helena,
andiamo a prendere un gelato.- e tu, aggiunse rivolto a Sherlock- Smetttila.
Mancavano
ancora tre giorni alla fine della settimana.
-Sherlock,
abbiamo bisogno del tuo aiuto.
-Non
ora
Mycroft, sono impegnato.
Sherlock
ed
Helena erano sdraiati sulla moquette davanti alla televisione. Tra di
loro, il
tabellone di gioco di Cluedo. I due erano impegnati in una discussione
molto
intensa mentre John, seduto sul divano, osservava la scena incerto se
scoppiare
a ridere o iniziare a disperarsi.
-Cosa…?
-È
mia
nipote- disse John, in risposta all’incompleta domanda di
Mycroft, facendogli
cenno di sedere accanto a sé- ha appena battuto Sherlock a
Cluedo e lui le sta
dimostrando come sia il gioco ad avere torto e lui indiscutibilmente
ragione.
Si stava annoiando. Aggiunse poi, in risposta allo sguardo perplesso
dell’altro.
-Non
può
essere stato il Colonnello nella biblioteca, per arrivarci sarebbe
dovuto
passare davanti a Miss Reed e al Signor Smith, ed è ovvio
che quei due hanno
una relazione. Questo gioco è privo di senso!
-Sei
davvero
strano, sai?
-Me
l’hai
già detto questo, ma non cambia il fatto che ho ragione.
Helena
scrollò le spalle e si alzò, spolverandosi i
pantaloni:
-Ok.
Zio
John, ho fame.
John
si alzò
trattenendo le risate, e seguì la nipote in cucina mentre
Sherlock continuava
ad elencare gli indizi incongruenti che dimostravano la totale
stupidità e
incompetenza dell’ideatore di quell’insulso gioco
da tavola.
-John?
La
voce di
Sherlock lo raggiunse nell’esatto momento in cui
rientrò in casa. Dal tono, e
dal volume, intuisce che lo sta chiamando già da un
po’. Tipico di lui non
accorgersi che era uscito.
-Che
c’è?
-Dov’eri?
-Ero
uscito,
come ti ho detto appena prima di uscire.
-Helena
non
è più qui e non ci sono neanche le sue cose.
-Lo
so, l’ho
appena riaccompagnata da mia sorella…
Sherlock
tacque.
Se fosse stato qualcun altro, forse avrebbe fatto un
commento sull’assenza della bambina, o
avrebbe ammesso di sentirne
la mancanza.
Ma era Sherlock quindi non disse nulla di tutto ciò.
-Bene.
Possiamo tornare a lavoro allora. Qualcuno mia dia un caso, ho bisogno
di un
caso.
John sorrise. Non sarebbe mai
cambiato, e a lui piaceva
così.
Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? GOD SAVE THE SHIP! I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »