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Autore: Shnusschen    23/06/2012    8 recensioni
Sherlock e John si trovano a badare per una settimana alla nipotina di quest'ultimo.
Come se la caverà Sherlock?
[ Affetta da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest. ]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-E questa chi è?

La voce di Sherlock, piuttosto contrariata, giunse dal salotto. John, alzando gli occhi al cielo, lasciò cadere il coltello col quale stava preparando dei sandwich e entrò nell’altra stanza.

Sherlock, in vestaglia, era stravaccato nella sua poltrona, fissando con aria interrogativa una bambina bionda in piedi davanti a lui, che ricambiava lo sguardo con altrettanta curiosità.

-Sherlock, te l’ho detto, è mia nipote, starà con noi per un po’. Sono andato a prenderla due ore fa… ma immagino che tu non ti sia accorto nemmeno che ero uscito.

L’uomo non rispose, continuando a studiare la bambina.

-Ha circa sette anni, ma è piccola per la sua età. È  abituata a prendersi cura di sé stessa, infatti si è vestita e pettinata da sola. Ha da poco imparato ad allacciarsi le scarpe. In metropolitana ha viaggiato da sola, seduta accanto ad un’anziana signora che le ha offerto caramelle al rabarbaro. Ha accettato per educazione ma non le ha mangiate. È contenta di essere lontana dalla mamma per un po’ ma ha paura di dormire da sola, per questo ha dietro un pupazzo.

Soddisfatto della sua analisi, Sherlock si accese una sigaretta. La bambina lo fissò ancora per qualche secondo:

-Sei strano.- sentenziò poi.

-Sarà una lunga lunga settimana- sospirò John, tornando in cucina a preparare da mangiare.

 

-Ma cero che è stato l’istruttore della palestra John! Perché non pensi? Perché non osservi le cose?

Erano in taxi, tutti e tre, di ritorno da una visita non ufficiale ad un sospettato di omicidio. Ovviamente Sherlock non aveva detto dove sarebbero andati, altrimenti John non avrebbe mai portato Helena con loro. Ma era tipico di lui non preoccuparsi degli altri, non pensare minimamente che una visita del genere potesse non essere adatta ad una bambina. Se Sherlock aveva voglia di fare qualcosa, di dire qualcosa, lo faceva e basta. Era una delle caratteristiche che lo rendevano così interessante. E che facevano venire voglia di picchiarlo. Esattamente come quando assume quell’aria di sufficienza, come in quel momento, e si preparava ad elencare una quantità di indizi, a suo dire evidentissimi, che dimostravano senza ombra di dubbio l’indiscutibile validità delle sue teorie.

John contò lentamente fino a dieci, prono a sorbirsi la solita tiritera, ma prima che Sherlock potesse parlare intervenne Helena.

-Il signore con cui avete parlato è buffo, aveva la faccia sporca di rossetto. Anche l’altro signore che era con lui era sporco, come me quando gioco con i trucchi della mamma.

Sherlock- incredibile a dirsi, persino John non riusciva a credere ai suoi occhi- sorrise alla bambina:

-Vedi, John? Persino lei è più brava di te.

John chiuse gli occhi. Di questo passo non sarebbe sopravvissuto alla settimana.

 

-Secondo me la signorina dell’ospedale è innamorata di te.

“Lo strano Trio”, come aveva cominciato a chiamarli Lestrade, stava tornando al 221b di Baker Street dopo essere passati dal laboratorio dell’ospedale, dove Sherlock doveva fare delle analisi.

John era piuttosto arrabbiato con l’amico. Giusto il giorno prima aveva tentato di spiegargli in modo semplice e chiaro perché non poteva continuare a trascinarlo in giro senza alcuna indicazione su dove stessero andando dal momento che avevano una bambina con loro e obitori e scene del crimine non erano certo il posto giusto per lei. Ovviamente il suo lungo discorso non aveva sortito alcun effetto, come dimostrava il fatto che erano appena usciti dall’obitorio. Era incredibile come una mente geniale come quella di Sherlock non riuscisse a capire concetti così elementari.

Doveva però ammettere che era piuttosto divertente vederlo alle prese con Helena. La trattava esattamente come trattava tutti gli altri, cioè con un mix di supponenza e condiscendenza che risultava estremamente fastidioso, lei però sembrava trovarlo divertente, e non si lasciava zittire facilmente.

Come in quel caso.

-L’amore non esiste. È attrazione, sono solo reazioni chimiche che si innescano nel cervello di alcuni essere umani.

-Secondo me lei è innamorata di te- ripeté Helena testardamente -È carina, dovresti essere gentile con lei, portarle dei fiori.

-E perché mai dovrei farlo?

-Perché si fa così. Papà porta sempre i fiori alla mamma.

-Probabilmente la tradisce. Le persone non fanno mai nulla per nulla, se le porta dei fiori ha qualcosa da farsi perdonare. Le regala anche dei gioielli?

John decise che per il bene suo, di Helena e del matrimonio di sua sorella sarebbe stato meglio intervenire.

-Helena, andiamo a prendere un gelato.- e tu, aggiunse rivolto a Sherlock- Smetttila.

Mancavano ancora tre giorni alla fine della settimana.

 

-Sherlock, abbiamo bisogno del tuo aiuto.

-Non ora Mycroft, sono impegnato.

Sherlock ed Helena erano sdraiati sulla moquette davanti alla televisione. Tra di loro, il tabellone di gioco di Cluedo. I due erano impegnati in una discussione molto intensa mentre John, seduto sul divano, osservava la scena incerto se scoppiare a ridere o iniziare a disperarsi.

-Cosa…?

-È mia nipote- disse John, in risposta all’incompleta domanda di Mycroft, facendogli cenno di sedere accanto a sé- ha appena battuto Sherlock a Cluedo e lui le sta dimostrando come sia il gioco ad avere torto e lui indiscutibilmente ragione. Si stava annoiando. Aggiunse poi, in risposta allo sguardo perplesso dell’altro.

-Non può essere stato il Colonnello nella biblioteca, per arrivarci sarebbe dovuto passare davanti a Miss Reed e al Signor Smith, ed è ovvio che quei due hanno una relazione. Questo gioco è privo di senso!

-Sei davvero strano, sai?

-Me l’hai già detto questo, ma non cambia il fatto che ho ragione.

Helena scrollò le spalle e si alzò, spolverandosi i pantaloni:

-Ok. Zio John, ho fame.

John si alzò trattenendo le risate, e seguì la nipote in cucina mentre Sherlock continuava ad elencare gli indizi incongruenti che dimostravano la totale stupidità e incompetenza dell’ideatore di quell’insulso gioco da tavola.

 

-John?

La voce di Sherlock lo raggiunse nell’esatto momento in cui rientrò in casa. Dal tono, e dal volume, intuisce che lo sta chiamando già da un po’. Tipico di lui non accorgersi che era uscito.

-Che c’è?

-Dov’eri?

-Ero uscito, come ti ho detto appena prima di uscire.

-Helena non è più qui e non ci sono neanche le sue cose.

-Lo so, l’ho appena riaccompagnata da mia sorella…

Sherlock tacque. Se fosse stato qualcun altro, forse avrebbe fatto  un commento sull’assenza della bambina, o avrebbe ammesso di  sentirne la mancanza. Ma era Sherlock quindi non disse nulla di tutto ciò.

-Bene. Possiamo tornare a lavoro allora. Qualcuno mia dia un caso, ho bisogno di un caso.

John sorrise. Non sarebbe mai cambiato, e a lui piaceva così.

 

Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? GOD SAVE THE SHIP! I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

   
 
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