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Autore: Low_Armstrong    23/06/2012    4 recensioni
Avreste mai immaginato una Hermione amante dello sport?! Uno sport Babbano che più Babbano di così non si può, per giunta? Beh, io no. O almeno era così fino a quando il mio cervello malato non ha partorito questa storia. Vediamo, allora, Ron e Hermione alle prese con il tanto amato calcio!
«Sì, e guarda ora. Guarda come li scarta tutti, quello! Passala, passala!» Ecco, la calma che regnava fino a un secondo prima era andata. Insieme a ogni speranza di Ron di riuscire a Schiantare quel Ronaldo tramite la telemisione. Anche perché, se qualcosa fosse andato storto e l’avesse distrutta, il suo cervello avrebbe fatto la stessa fine del vetro che copriva lo schermo.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.




Era fuorigioco!




«Era fuorigioco, accidenti! Era fuorigioco! L’ha presa sei metri davanti alla difesa!»
Chiunque non abbia visto quella scena non se la sarebbe potuta nemmeno lontanamente immaginare: una Hermione rossa in viso e con i capelli spettinati urlava come una pazza saltando agitata davanti alla televisione babbana che aveva costretto Ron a comprare. Ovviamente, se avesse saputo a cosa andava incontro, il rosso non avrebbe neanche preso in considerazione l’idea di avere una di quelle scatole infernali in casa sua. E altrettanto ovviamente non lo sapeva. Hermione aveva fatto attenzione a non fargli capire molto a riguardo se non dopo che l’aveva già portata a casa.
«Per le mutande di Merlino, arbitro! Annulla quel gol, annullalo!»
Per giunta, nessuno avrebbe mai sospettato che poi Hermione l’avrebbe usata per guardare lo sport. Andiamo! Hermione e sport nella stessa frase, come si può immaginare una cosa del genere? Ah, beh, a meno che il verbo tra le due parole non sia ‘odiare’ o un suo sinonimo qualunque, certo.


Per il povero Ron, era stato un vero trauma tornare a casa dal lavoro una sera di marzo e trovarla che sbraitava davanti all’immagine di ventidue ragazzi in calzoncini e maglietta che correvano dietro a un pallone su un prato verde. Che diavolo era quello?! Ma un po’ di normalissimo Quidditch, no, eh? Lei quella sera lo aveva salutato appena, voltando la testa per guardarlo solo per pochi istanti. Insomma, quanto bastava per assicurarsi che fosse ancora tutto intero e via. Non aveva fatto molto caso allo sguardo sconvolto che quel gruppetto di “atleti” gli aveva dipinto addosso. Dal canto suo, un tantino spaventato, Ron era indietreggiato senza staccarle gli occhi di dosso per paura che potesse più o meno aggredirlo, ed era filato in camera. Cambiato e quasi rilassato dopo la doccia, era tornato in salotto. Appunto, quasi. La situazione non era cambiata molto, ma ora Hermione sedeva sul bordo del divano, sempre pronta a scattare a braccia spalancate per lamentarsi di questo o di quello. Ron aveva dovuto fare appello a tutte le forze che gli rimanevano dopo la lunga giornata al Ministero per farsi tornare in mente tutto ciò che Hermione gli aveva spiegato su quell’aggeggio babbano: no, quelli che si muovevano al suo interno non potevano né vedere né sentire quelli che li guardavano. Bene, almeno nessuno la vedrà mentre dà di matto, pensò, a metà tra il divertito e l’ansioso. Un po’ timoroso, si era avvicinato al divano e si era seduto in un angolo, il braccio destro appoggiato sul bracciolo. Hermione gli aveva lanciato solo qualche occhiata veloce tra un’azione e l’altra e lui, ogni volta, si era fatto sempre più piccolo, intimorito dal pazzesco interesse che provava per quello “sport”. Lei lo doveva avere intuito perché, mentre un giocatore con la maglia rosso scuro si stava preparando a buttare la palla in campo lanciandola con le braccia dietro la testa, i piedi appena fuori da una linea bianca, aveva detto, scandendo appena le parole: «All’intervallo ti dico, sette minuti!»
Inutile dire che quelli erano stati i sette minuti più lunghi della vita di Ron, tra scatti e urla di lei, che incitava quello o se la prendeva con l’altro, e circa cinque anni di vita in meno per lui, che ogni volta si prendeva un infarto.
Ma lei, come promesso, dopo un fischio più lungo degli altri di quello che scoprì poi chiamarsi arbitro, gli aveva spiegato tutto.
«Beh, è bello. Sembra esaltante, come il Quidditch» aveva commentato Ron, mentendo spudoratamente. Niente, niente, sarebbe mai stato paragonabile al Quidditch. E lo dimostravano i poster dei Cannoni di Chudley che tanto aveva insistito per appendere in camera da letto. Hermione gli aveva concesso di metterne due sulle pareti, ma lui ne aveva uno segreto appeso all’interno dell’anta della sua parte di armadio. Ovviamente, erano entrambi sicuri che lei sapeva che c’era, ma nessuno avrebbe mai detto nulla a riguardo. Era un gioco divertente, quello di fingere di non saperne nulla. E piaceva a tutti e due. Un po’ di bambinate, in effetti, non avevano mai smesso di concedersele.
«Ronald!» l’aveva apostrofato lei, le labbra incurvate in un sorrisino beffardo. «Andiamo, per te nulla è “come il Quidditch”!» aveva aggiunto, facendogli l’occhiolino.
«Miseriaccia, mi conosci troppo bene, ‘Mione» aveva detto lui in risposta, scuotendo la testa divertito.
«Avevi dubbi?» Ah, quell’aria da saccente non era mai cambiata.
«Beh, in effetti no!» si era arreso Ron, prima di abbracciarla e baciarla dolcemente.
«Uh, comincia!» aveva esclamato staccandosi in fretta da lui, che aveva ancora gli occhi chiusi. In quello stesso istante, Ron aveva promesso a se stesso che avrebbe odiato per sempre quel maledetto sport terribilmente babbano.


«Che partita è?» chiese lui entrando in soggiorno. Indossava un paio di jeans scuri, una t-shirt bianca e una felpa blu col cappuccio slacciata. Era tornato da poco dal lavoro.
«Anche se te lo dico, che differenza fa? Non conosci molte squadre» rispose lei senza staccare gli occhi dallo schermo, a metà tra il divertito e l’annoiato. Era passata metà del primo tempo e il punteggio era sull’uno a uno.
«Ehi, mi sto impegnando a ricordarle, ma non puoi pretendere che le conosca tutte quante!» fece lui baciandole la guancia prima di sedersi sul divano.
«Scusa. Real Madrid e Bayern Monaco»
«Ah, queste le conosco! Maglia rossa Real Madrid, maglia bianca Bayner»
«Wow, Ronald, complimenti! Avevi il 50% di possibilità di prenderci e hai sbagliato! E, per di più, sbagli pronuncia: è Bayern, non Bayner!»
Ron scoppiò a ridere. Lei lo guardò male, rendendosi conto che, in quel momento, era tornata ad essere per un istante la ragazzina so-tutto-io del loro primo anno a Hogwarts, ma poi si lasciò andare e si fece coinvolgere dalle risate di lui. Ron si fermò per primo, riprese fiato e le si sedette più vicino. La abbracciò e lei si accoccolò contro il suo petto, la testa nell’incavo del suo collo, gli sguardi intrecciati. Ron le diede un piccolo bacio sulla punta del naso e lei gli scompigliò i capelli, prima che l’attenzione di entrambi venisse catturata dalla partita in corso. Era avvincente, Ron dovette ammetterlo.
«Si chiama Champions League, sai? Si fa ogni anno, ci sono solo squadre europee» disse Hermione, «La guardo sempre, ma solo le partite più belle»
«E ti pareva?» commentò Ron, che, subito dopo, si beccò una leggera gomitata in pieno stomaco.
«Questa è la seconda semifinale. Chi vince gioca la finale contro il Manchester United. Io tifo per il Real, mi è sempre piaciuto»
«Mmm, come mai?»
«Ci giocano i miei calciatori preferiti. Ecco, guarda, il numero sette: si chiama Cristiano Ronaldo. È portoghese. Beh, lui è bello, perciò…»
«Ehi, guarda che mi offendo! Vorrei vedere se riesce ad essere bello anche a trenta metri d’altezza su un manico di scopa mentre difende ben tre anelli!» fece Ron, fingendo di essersela presa.
«Oh, su, gelosone! Ho solo detto che è bello!»
«Gli farò spedire un pacco anonimo di Pasticche Vomitose da Fred e George, stanne certa!»
«Ehi! Non farlo! Non provarci nemmeno! Uh, guarda! Quello è Kaka»
Sentendo quel nome, Ron scoppiò a ridere. E, neanche a dirlo, si beccò un’altra gomitata.
«È il mio giocatore preferito da quando ero una ragazzina! Non osare prenderlo in giro! E comunque si chiama così perché è brasiliano e là tutti hanno nomi strani!»
«D’accordo, d’accordo, non lo prenderò in giro» tentò di rispondere Ron, senza riuscire a soffocare le risate.
«Guarda che rimpiazzo i tuoi poster dei Cannoni di Chudley con quelli di Ronaldo se non la smetti»
«Non scherzare, Hermione! Lo sai quanto ci tengo! Non farlo, non lo prenderò più in giro, mai più! Lo prometto!» si sbrigò a dire Ron, temendo seriamente per le sue amate immagini animate.
«Stavo solo scherzando, sciocchino! Ah, guarda: lui è uno dei migliori portieri del mondo. Si chiama Casillas. Quando ha giocato con la nazionale spagnola hanno vinto i Mondiali» Poi, in risposta allo sguardo interrogativo di Ron, aggiunse: «Sono come la Coppa del Mondo di Quidditch, si fanno ogni quattro anni e ci possono arrivare tutte le nazionali del mondo»
«L’ha presa bene» commentò Ron, atteggiandosi come uno che mastica solo calcio da una vita, alla parata di Casillas.
«Sì, e guarda ora. Guarda come li scarta tutti, quello! Passala, passala!»
Ecco, la calma che regnava fino a un secondo prima era andata. Insieme a ogni speranza di Ron di riuscire a Schiantare quel Ronaldo tramite la telemisione. Anche perché, se qualcosa fosse andato storto e l’avesse distrutta, il suo cervello avrebbe fatto la stessa fine del vetro che copriva lo schermo.
«Su Kaka, è libero, è libero!» Quasi quasi Ron cominciava a capirci qualcosa. «Accidenti! Stupido piede in fuorigioco!»
«Questa cosa del fuoripoco non me l’hai spiegata» fece Ron quando la palla finì in rimessa laterale e l’arbitro mandò tutti negli spogliatoi per l’intervallo.
«Fuorigioco, Ronald, fuorigioco. Non te l’ho spiegato semplicemente perché è una delle regole più complesse del calcio, forse la peggiore»
«Vuoi dire che non la capirei?» la punzecchiò lui.
«No, voglio dire che se non capisci bene tutto il resto prima, faticherai a capire quella» gli sorrise.
«Dai, ‘Mione! Lo sai che odio quando mi metti addosso la curiosità e poi non mi spieghi! Come con quel coso laggiù! Quel formo a microonte!»
«Sì, Ronald» fece lei, scuotendo la testa nel sentire che nemmeno ne ricordava il nome. «Comunque, quello là è un forno a microonde. Ma questo te lo spiego un’altra volta, ok?»
«Mmm, ok. Dimmi del fuorigioco, allora»
«Allora, un giocatore è in fuorigioco se, quando il compagno di squadra tocca la palla l’ultima volta per passargliela, si trova davanti alla linea immaginaria parallela alla linea di fondocampo che passa per il punto dove si trova il difensore più arretrato della squadra avversaria». «Vedi? Te l’avevo detto io, che era difficile» aggiunse, guardandolo in faccia. Sembrava sconvolto, come se gli avessero appena detto che i Cannoni di Chudley non erano più tra le migliori squadre del mondo.
Hermione gli mosse una mano davanti agli occhi per riportarlo alla realtà.
«Tu sei pazza! Nessuno con un quoziente di intelligenza nella media potrebbe mai capire una cosa del genere, nessuno! Davvero, te lo assicuro!» esclamò sicuro e spaventato allo stesso tempo.
«Dai, Ron, non fare così! Per molti rimane ancora un mistero, pensa un po’! Anche per arbitri incapaci come questo, che non ne vedono di così palesi che anche un cieco li avrebbe visti! Sta uno pari solo perché ha detto di non averne visto uno dell’attaccante del Bayern!»
«Oh, certo, lo dici solo per non farmi rimanere male» fece Ron, un po’ mogio e abbattuto.
«Su, Ron! Non dire sciocchezze! E poi, vuoi sapere una cosa?»
«Mmm…?»
«Io ci ho messo anni a capire cos’è il fuorigioco» disse sottovoce sorridendogli, le dita intrecciate nei suoi capelli rossi.
«…Davvero?»
«Sì, Ronald, davvero» ammise, il viso vicinissimo a quello di Ron.
«Davvero davvero?»
«Davvero davvero, Ron!», ripeté.
«Davvero davvero davv…»
«Sì!» esclamò. «Sì, Ron, davvero davvero davvero».
Ron dischiuse appena le labbra e lei si augurò che non fosse per ricominciare con una cantilena di “davvero”.
E, in effetti, non ci fu nessun “davvero”.

Solo un dolce bacio che fece perdere a Hermione l’inizio del secondo tempo.




















Angolo dell’autrice
Ok, mi rendo conto dell’eccessiva fluffosità di questa fic, però non so che farci: così è nata, così la pubblico! L’idea mi è venuta dopo la seconda semifinale di Champions, una delle poche partite che ho guardato spontaneamente dall’inizio alla fine; la cosa deve avermi shoccato parecchio, evidentemente, e questo ne è il risultato! Ah, tanto per la cronaca: la finale non era contro il Manchester, ma contro il mio adorato Chelsea, che ha anche vinto! Ho cambiato per non portare sfiga a nessuno! Nel caso non si fosse capito, le opinioni di Hermione in realtà sono le mie! Solo che penso che Cristiano Ronaldo sia insopportabilmente odioso e che il look “mi-ha-appena-leccato-una-mucca” non gli stia per niente bene! E poi non ho citato l’altro mio giocatore preferito, Ozil! Ecco, ora che l’ho fatto sono contenta! ;)
Recensite, se vi va! Mi fa sempre tantissimo piacere sentire cosa pensate dei miei tentativi di scrittura! Sì, anche se mi dite che fanno schifo!

Un bacio,
Lally_Weasley
  
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