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Autore: Ceci Princessofbooks    23/06/2012    4 recensioni
Le ossa sono ciò che sostiene i nostri corpi, e ci infonde il potere di compiere i nostri viaggi; sono ciò che protegge le nostre debolezze, e che ci consente di sollevare lo sguardo verso il cielo; le ossa sono dure, forti, rigide. Ma le ossa sono anche ciò che permette alle nostre mani di accarezzare, ai nostri volti di ridere, alle nostre braccia di stringere: e talvolta possono anche spezzarsi e scheggiarsi, perché affrontano ogni scossa e ogni colpo che tenti di ferirci, e a volte sono tutto ciò che ci impedisce di cadere.
Una raccolta di racconti sul Dottor Leonard McCoy, e sui legami che ha saputo intrecciare con i suoi compagni: perché tutti prima o poi scoprono che le ossa sono preziose, e insostituibili.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo miliardi e miliardi di anni, sono finalmente riuscita a produrre il nuovo capitolo della mia storia sul duo più commovente e più stravagante dello spazio: ci ho combinato brani e frammenti e squarci scritti nelle condizioni più disparate, per cui non garantisco la più invidiabile e infallibile delle coerenze. Tuttavia, ci sono delle idee a me molto, molto care, e, in fondo, il fulcro di quello che io chiamo amicizia o amore o intesa: insomma, uno qualunque dei vincoli che inducono gli esseri umani a torcere il proprio sentiero per un altro, e ad avventurarsi nel buio per andare a cercarlo.

Come sempre, auguro a tutti buona lettura, sperando che questi due straordinari personaggi possano avvampare un istante, con le mie parole, nel vostro spirito.


Truths in the Bones


Per molto tempo, nessuno aveva davvero scalfito le loro corazze.
Certamente, non si trattava di armatura evidenti, abbastanza ostili e pesanti da impedire di percepire il tocco di un amico o il gelo di un odio: più che maglie di ferro e acciaio, le loro erano veli, trasparenti ma forti come ragnatele. La corazza di Leonard erano le sue sfuriate, le sue tortuose imprecazioni, la premura pungente e sbrigativa che scagliava sui suoi pazienti: uno scudo che graffiava la pelle di chi non ne conosceva la consistenza, ma che sapeva proteggere dal freddo e dal dolore più di molte sete e molte fredde carezze. Nel dottore però esisteva anche un altro nucleo, al di sotto delle rocce, un cuore più fermo, più complesso, più vulnerabile; un cristallo nudo, prodigiosamente limpido, che affiorava solo nei suoi occhi, e catturava e penetrava ogni luce irradiata dal mondo; e che, altrettanto facilmente, veniva incrinato dalle sue ombre. Il Capitano e i suoi uomini riconoscevano le imperfezioni e le sbavature del dottore, e accettavano con bonaria rassegnazione i suoi impulsivi, tempestosi malumori; apparentemente, fiduciosamente, comprendevano che anche lui fosse un essere umano, e potesse vacillare e sbagliare come tutti loro. Ma nel profondo, in corde grevi e sepolte di cui non erano forse neppure consapevoli, si aspettavano che lui li avrebbe accolti ogni volta in Infermeria con un borbottio di rimprovero e una mano gentile sulla spalla, pretendendolo con l'urgenza incosciente e feroce dei bambini; e senza quella rassicurazione, senza quella conferma chiara e concreta degli equilibri e delle leggi del proprio mondo, nessuno di loro avrebbe più avuto il coraggio di muovere un passo nel buio, perché non ci sarebbe stato più nessuno pronto ad afferrarli se fossero caduti. Se Spock si fosse spento, tutti loro sarebbero stati ciechi; se fosse accaduto al dottore, non avrebbero più potuto reggersi in piedi. Per molti anni, da quando per la prima volta aveva intravisto le leggi feroci che compongono e infrangono gli uomini, Leonard aveva calibrato scrupolosamente, con la spietata, leale lucidità che gli permetteva di scorgere gli schemi affondati tra il sangue e la carne urlante, le distanza e le vicinanze con i propri compagni: per timore di avvelenarli con le proprie ombre, o di ferirli con le sue schegge se fosse caduto a pezzi. A Jim aveva concesso di avanzare tanto profondamente, di giungere molto vicino alle radici intense e difficili del suo cuore, perché sapeva che avrebbe potuto difendersi dagli orli più taglienti, e sopravvivere alle sue tempeste. Ma ciò non gli impediva di rabbrividire pensando alle cicatrici che le sue spine gli avrebbero inferto, e più ancora delle crepe che gli avrebbe impresso nello sguardo dopo aver rivelato tutte le sue tenebre. Pur di non arrivare a quel momento, pur di non tradire il proprio giuramento, aveva accettato di porre tra sé e coloro che amava quel solco, esile come garza, ampio come pochi passi, quell'esilio impalpabile che gli permetteva di preservarli dai suoi sussulti, ma di raggiungerli in tempo se fossero stati loro a vacillare; e di tremare da solo nelle tormente, quando il vento soffiava troppo forte e non c'era nulla a proteggere la sua schiena.
D'altra parte, per Spock non era stata neppure necessaria una vera armatura: il suo sangue ambiguo, l'armonia vagamente ostile della sua logica, i suoi modi asettici, avevano eretto intorno a lui un silenzio ammirato, una distanza riguardosa come il recinto di un tempio. I suoi sottoposti, e più confusamente i suoi compagni, si ritraevano naturalmente dai confini della sua anima, raggelati in un rispetto reverente che somigliava molto all'ammirazione senza passione che si rivolge agli sguardi fissi dei santi e degli antichi: una devozione immacolata, preziosa e inviolabile come il candore di una chiesa, e che tuttavia non generava tepore.
Entrambi, seppur in modi diametralmente differenti, seppur per combinazioni di eventi intrinsecamente remote, aveva imparato ad apparire invincibili, incrollabili, inesorabili: entrambi si erano trasformati nei perni solidi e robusti attorno a cui ruotavano le orbite delicate di decine, centinaia di vite. Se il Primo Ufficiale doveva essere il vigile, infaticabile occhio di quell'immensa creatura di uomini e metallo, Leonard ne era diventato lo scheletro, la salda, sensibile impalcatura che sosteneva le scosse delle sue lotte e tratteneva insieme le sue carni. Tutti e due condividevano la nuda, mortale consapevolezza del peso di un simile compito: del fatto che un loro tremito avrebbe potuto infrangere per sempre quelle traiettorie sottili, che una sola indecisione avrebbe saputo annientare il loro equilibrio. Anche il capitano Kirk conosceva ovviamente la responsabilità di così tante vite, la pressione necessaria e terribile dei sentieri, delle speranze, delle memorie di un intero equipaggio: ma il suo ruolo era quello di infondere luce e energia a quel flusso di esistenze, di proteggerne e guidarne il potere verso splendenti trionfi o leggendari nemici. Erano loro due invece coloro che sostenevano le ordinate armonie necessarie al suo compito, che permettevano alla vertiginosa trama di ingranaggi dell'Enterprise di rispondere fluidamente ai comandi e ai tocchi del suo comandante; erano loro a conoscere le viscere di quel grande corpo levigato, ad aver scorto e raccolto le piaghe e il sangue abbandonati da ognuna delle loro vittorie luminose. L'anima dell'Enterprise, il benevolo sole dorato che la conduceva tra i freddi venti dello spazio, poteva anche urlare il proprio dolore, e tremare per le proprie ferite; il suo occhio e le sue ossa, no. E forse per questo, forse perché le loro mani si ustionavano e si agitavano sulle stesse dure, taglienti giunture nascoste dietro la meraviglia delle loro imprese, erano stati loro a riconoscere la corazza dell'altro.
Per qualche bizzarra, complicata combinazione di eventi, nel corso del tempo avevano visto il peggio e il meglio di ognuno: Spock lo aveva guardato quando il terrore della sua malattia lo aveva strangolato, e il disinvolto coraggio con cui aveva affrontato Jim e il mondo si era infranto in una tempesta di singhiozzi, scomposti e irrefrenabili come quelli di un bambino; quando mostri antichi e crudeli, dai volti dolorosamente familiari e incalcolabilmente alieni, lo avevano toccato appena troppo vicino ai graffi non ancora rimarginati, e lui non aveva potuto che ringhiare come un cane ferito; quando un uomo scivolava nell'abisso sotto il tocco delle sue mani, e la passione che animava i congegni della sua mente lo costringeva ogni volta a straziarsi e scorticarsi le dita contro il cuore muto dell'universo. E il Dottor McCoy era stato presente quando il Primo Ufficiale aveva cominciato a temere le crepe che quegli umani stavano schiudendo nella sua crisalide, e aveva voluto pungerli con gli orli aspri della sua logica; quando le urgenze che aveva sempre orgogliosamente tralasciato gli avevano ruggito nelle viscere, e si era ritrovato a torcersi singhiozzando su una branda; quando pur di non incrinare la sua austera filosofia, pur di non dubitare di nuovo della via severa ma salda che aveva scelto molti anni prima, aveva scagliato i propri compagni nelle fauci oscure delle minacce da cui avrebbe dovuto proteggerli, dimenticando di muovere uomini e non tasselli di un gioco.
Ognuno di loro aveva visto le ombre che minacciavano gli occhi dell’altro, le fragilità che nascondevano al mondo, gli angoli in cui le cicatrici potevano ancora sanguinare. Ognuno di loro aveva visto l’altro nel dolore, nella gioia, nella rabbia, nella miseria, senza nebbie, senza eroismi, senza confini: senza filtri che potessero mitigare la realtà, o inasprirla. Erano entrambi, in fondo, scienziati: era stato loro insegnato ad osservare i fenomeni lucidamente, con precisione, ma mai con crudeltà, mai spingendo lo sguardo abbastanza a fondo da graffiare; ed era stato così, con la pietà scabra che condividevano, che avevano osservato le oscurità più vischiose, le debolezze più inconfessabili dell’altro.
All’inizio avevano provato ad usare quella conoscenza per colpirsi, durante i loro primi furiosi battibecchi, quando ancora erano davvero uno scontrarsi selvaggio di ossa e menti; ma le ferite che quelle stoccate lasciavano si erano rivelate troppo profonde, e si erano fermati entrambi, perché nessuno dei due aveva mai voluto davvero trafiggere l’altro. Lentamente, senza accorgersene, avevano cominciato a ricorrere a quella conoscenza per sostenersi a vicenda, e tentare di ricucire fessure che gli altri non sapevano neppure esistere. Non potevano ignorare che quelle rivelazioni, scomode e taglienti ,e tuttavia così intime, così profondamente intrecciate alle loro vene, avevano plasmato un legame tra di loro, un legame differente da qualunque altro: più adulto, più doloroso di quello che allacciava entrambi al Capitano. Inconsapevolmente, inesorabilmente, si erano trasformati in moniti, nei contrappesi brutali e inestimabili che bilanciavano e trattenevano i voli troppo azzardati dell'altro, quando era accecato dal dolore o dalla superbia: riecheggiando in silenzio gli scricchiolii dei suoi sbagli, sussurrandogli all'orecchio che anche lui era mortale. Ed in quel ruolo entrambi si risultavano odiosi, irritanti, offensivi; ma necessari, al modo spigoloso e scarno di un ingranaggio banale, o di un tessuto grossolano. Jim era stato il primo a rivelare le loro luci; ma erano stati loro due a vedere le reciproche ombre. Non era stato facile, comprendere che quella precisione spietata, quei confini troppo permeabili che balenavano nelle loro discussioni non scaturivano da una distanza incolmabile, ma da una vicinanza eccessiva; che quei giudizi sapevano percuoterli non perché si abbattevano sulle loro corazze, ma perché colpivano le corde che vi si celavano. Negli occhi dell'altro, Bones e Spock avevano scorto le loro colpe, le loro ferite, le loro incertezze i riflessi di sconfitte ignobili, gli spettri di rimorsi infami. C'era voluto più tempo prima che vi riconoscessero anche le luci dei loro trionfi; e scoprissero quanto radiosi apparissero fra quelle ombre. Il Dottor McCoy ricordava ancora la frustrazione, la vampa di rabbia che lo aveva attraversato quando si era reso conto che ognuno di loro sapeva come spezzare l'altro: che ognuno di loro era ormai capace di strappargli il cuore. Leonard aveva affidato più volte la sua vita a qualcuno, e aveva stretto centinaia di volte gli intrecci sfilacciati di quella degli altri; ma quei compiti, quei legami, erano sempre appartenuti solo allo spazio e al tempo della sala operatoria, alla terra aspra e nitida in cui si combattevano vita e morte. Si era anzi sempre impegnato per recidere al più presto i vincoli di quegli istanti e liberare il prima possibile i suoi pazienti, perché il suo compito era preservare le possibilità della mente e del corpo di un essere umano, e non trasformarlo in un agglomerato di carne e tendini che lui poteva dominare o dilaniare. Con Spock, invece, aveva travalicato quei confini, ritrovandosi a riconoscerne i tremiti, a ricordarne le incrinature anche fuori dall'Infermeria, e comprendendo che anche l'altro poteva vedere così profondamente oltre la sua pelle. Così, Bones non aveva trovato che una soluzione:concedere anche al Primo Ufficiale la fiducia dei medici, la fiducia dei pari; la sicurezza che l'altro saprà come aiutarti e quando sorreggerti, semplicemente perché conosce le tue tenebre e le tue luci. Anche Spock, appena era diventato consapevole di quel nuovo patto, lo aveva apprezzato: la conoscenza troppo brutale e troppo intima che lo aveva turbato fino a quel momento era diventata riposante, quasi balsamica, la certezza confortante e sconvolgente che vi fosse qualcuno, nell'universo, che non avrebbe più potuto offendere o scandalizzare davvero. E non importava che continuassero a pungersi e azzuffarsi nei loro eterni litigi, o quanto potessero infuriarsi con l'altro, o quali insulti e insinuazioni si lanciassero contro, perché la catena d'acciaio, la catena segreta del loro vincolo, non si spezzava; e piano, continuava ad accarezzarli, in ogni gesto e ogni sguardo che si scambiavano, sussurrando la loro promessa: di vigilare sulla schiena dell'altro, impedendogli di smarrirsi nei suoi baratri, e di dimenticare lo splendore dei suoi trionfi. Perché sebbene mostrassero al resto dello spazio il contrario, avevano scoperto che entrambi avevano bisogno di qualcuno che potesse sorreggerli quando cadevano, e non distogliere lo sguardo quando tremavano come tutti gli altri uomini.
E tacitamente, inconsapevolmente, sia il dottore che lo scienziato si erano offerti per quel ruolo.

   
 
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