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Autore: dragon_queen    24/06/2012    2 recensioni
Può un agnello innamorarsi di un lupo? Può un carceriere provare qualcosa per la propria vittima? Può un amore sbocciato nell'oscurità di una prigione rivelarsi qualcosa di vero?
[Comunicazione di servizio: ho concluso di modificare e/o ampliare alcuni dei capitoli. Grazie ;D]
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hidan, Nuovo Personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Naruto Shippuuden
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Era freddo in quel luogo, illuminato solo dalla fioca luce di una torcia. Le pareti erano rese umide dalle infiltrazioni d'acqua, la quale, non trovando ostacolo alcuno, raggiungeva il pavimento formando delle maleodoranti pozze di acqua stagnante.

L'odore poi era quello del sangue, chiaro segno di ciò al quale quel posto era adibito.

Lei se ne stava inerme, la schiena poggiata contro quell'umida parete, le braccia abbandonate lungo il corpo, lo sguardo basso e i neri capelli a coprirle il viso.

Era sveglia, ma estremamente debole. Le braccia e le gambe pesavano tonnellate, un torpore strano le invadeva il corpo, mentre la testa le gravava sul petto, come se il collo non fosse più in grado di sorreggerla. Non ricordava con esattezza cosa fosse accaduto, ma sapeva nel profondo di aver fallito.

 

INIZIO FLASHBACK (EIKO)

Quella mattina l'Hokage l'aveva chiamata nel suo ufficio, cosa all'apparenza normale.

Probabilmente doveva affidarle una qualche sorta di missione come era consueto, vista la sua appartenenza al corpo speciale degli Anbu. Nonostante la giovane età, era una delle migliori e il capo villaggio aveva piena fiducia in lei. Era abituata a lavorare in solitaria. La cosa non le dispiaceva, dato che almeno non sarebbe dipesa da nessuno in niente, neanche nella riuscita o nel fallimento della missione.

Quando però si presentò davanti alla donna, qualcosa le sembrò diverso dal solito. Era come se lo avvertisse nell'aria, una strana tensione, quasi palpabile.

Lei le dava le spalle.

-Ho una missione importante da affidarti e tu sola sei in grado di portarla a termine- sospirò l'Hokage, continuando a non guardarla.

Il tono non faceva presagire niente di buono.

La poca luce che filtrava dalla grande finestra che dava sul villaggio di Konoha faceva assumere all'intera scena un'aria di estrema gravità.

-Sono pronta- rispose lei.

La donna finalmente si voltò: i suoi occhi verdi erano duri e preoccupati, come non le era mai capitato di vedere aveva ben intuito.

Sapeva che da qualche tempo il villaggio era sotto un celato attacco da parte di qualcuno. Volevano qualcosa che le mura della Foglia nascondevano.

-Sai cos'è l'Akatsuki, vero?-

La domanda la lasciò per un attimo spiazzata.

-Si-

-Ci è giunta voce che stanno preparando qualcosa di pericoloso, ma per quanto ci siamo sforzati, le nostre spie non hanno scoperto niente-

-E qui entro in scena io-disse lei con tono piatto.

-Esatto. Tu sei una delle migliori e l'unica di cui mi fidi a tal punto da affidarti questa missione: dovrai raccogliere informazioni e comunicarle direttamente a questo ufficio. Chiaro?-

Si limitò ad alzare e abbassare la testa in segno di assenso. Intuiva che la missione poteva rivelarsi pericolosa, ma in fondo lei era un elemento sacrificabile, nessuno si sarebbe dispiaciuto. Apprezzava che però l'Hokage avesse quella spropositata fiducia in lei tanto da farle carico di una simile responsabilità.

Nascosta dalla maschera da Anbu, per un attimo, sorrise.

-Bene, conto su di te-

 

Ormai, per calmare i nervi, si era messa a contare quante volte la piccola goccia d'acqua toccava la pozza che si era formata nell'angolo più lontano da lei. Tentava di mettere a fuoco quell'oscuro ambiente, ma la vista era annebbiata, come se fosse perennemente sotto l'effetto di una strana di una strana droga.

Non sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando l'avevano chiusa in quella prigione e sentiva di stare per impazzire, nonostante il suo famoso autocontrollo.

La pelle del viso le tirava, e avvertiva qualcosa di rappreso che le scendeva dalla fronte. Probabilmente, quando l'avevano tramortita, doveva aver sbattuto la testa da qualche parte. Di quel frnagente ricordava un ombra davanti a lei, la quale la superava di almeno venti centimetri, dagli strani occhi. Poi un colpo alla base del collo e tutto si era fatto nero.

Come aveva fatto a non sentirli arrivare? Un orecchio attento come il suo non avrebbe dovuto lasciare che la cogliessero di sorpresa.

In quel mentre avvertì un chiavistello aprirsi e una chiave girare nella toppa. Alzò un poco lo sguardo. Finalmente vedeva il volto del suo carceriere.

 

                                                                                                    ***

  
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