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Autore: donteverlookback    24/06/2012    1 recensioni
[...]Ti renderò parte di un segreto, un segreto così orribile, che dopo probabilmente non vorrai più saperne di George Haterton.
Vuoi leggere, Elizabeth?
Anche se per te poi non sarò mai più lo stesso?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La cercai trai miei ricordi

 

Ero partito da due giorni, e il convento non era molto lontano. Avevo cavalcato velocemente, spingendo il mio baio al limite della sopportazione.
Avevo voluto andare da solo: il viaggio , in quella stagione, aveva un che di incredibilmente romantico, e ricordava molto uno dei miei romanzi cavallereschi.Era una sera tiepida, ventilata al punto giusto, e io me ne stavo davanti al fuoco a cuocere la carne salata che mi ero portato appresso per nutrirmi durante il cammino. Se non mi sbagliavo, mancava solo mezza giornata perché io giungessi in vista del convento.Durante quei due giorni, centinaia di ricordi mi erano tornati in mente.
Il primo, l'inizio di quella scia di ricordi era anche l'ultimo ricordo che avevo di mia madre.
Ero nella mia camera, e mia madre era entrata senza fare rumore , col passo leggero caratteristico di quella donna forte e silenziosa. Si era fermata a pochi passi da me e aveva cominciato ad osservarmi con un sorriso quasi enigmatico disegnato sulle labbra, per poi passarsi una mano sul pancione rigonfio.
Era il giorno prima che nascesse Daphne,
Quando l'avevo guardata, la sua espressione non era cambiata; solo il suo sorriso si era accentuato.Poi, lentamente, mi aveva fatto cenno di avvicinarmi a lei. Quando avevo obbedito, mi aveva preso la mano e se l'era poggiata sulla pancia, nascosta dal lungo vestito blu.Timoroso, avevo poggiato la mano sulla stoffa. Il corpo di mia madre emanava calore, e il suo profumo era inebriante. Mentre tenevo la mano aperta all'altezza dell'ombelico, avevo sentito un colpo. Ma non da fuori. Quel tonfo leggero proveniva dall'interno della pancia di Aliena.Avevo ritratto il braccio, spaventato. Cos'era successo?
-È il tuo fratellino, o sorellina, che ti saluta.- Disse serena, senza smettere di sorridere.
Mia sorella faceva già sentire la sua forza, ma noi ancora non lo sapevamo.
Aliena Haterton uscì dalla camera di suo figlio. Nessuno lo sapeva, ma quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto mia madre.Uscii da quel ricordo come si esce da un sogno:frastornato, un po' incredulo. Ma avevo anche le lacrime agli occhi: l'ultima visione che avevo avuto di mia madre era idilliaca, quasi surreale. La polvere che le danzava attorno, il calore, quel colpetto leggero, quasi impercettibile. Ti confesso, Elizabeth,che questo è il ricordo più bello e più triste che io abbia.Ricordo ancora la prima volta che ho visto Daphne: erano passati un paio di giorni dalla sua nascita.Io non riuscivo a capire che fine avesse fatto mia madre, visto che nessuno si era dato la pena di spiegarmi cosa fosse successo. Ancora non sapevo che non avrei più rivisto Aliena, che non ne avrei più osservato le movenze leggere, che non ne avrei più ascoltato la voce idilliaca mentre cantava.Giravo per il castello colmo di curiosità:dov'erano tutti?Perché la mia balia passava quasi tutto il suo tempo nella stanza accanto alla mia?Dovevo scoprirlo.

Mi avvicinai alla massiccia porta di legno scuro lentamente, con passo quasi furtivo, per poi tirare giù la maniglia con delicatezza,cercando di fare meno rumore possibile. Poi, vidi la culla.
Selima, la mia balia saracena, era chinata su una cesta di vimini, piena di coperte, e sussurrava con dolcezza verso qualcosa al suo interno. A quel punto rimasi un attimo impalato sulla porta, incerto sul da farsi. Dopo un paio di minuti di esitazione mi avvicinai alla balia, cercando in mezzo alle cortine di seta il motivo di tutto quel mistero, e fu allora che la vidi.Stava nella culla, supina, e si guardava intorno con curiosità, alla ricerca di suoni e odori. Muoveva la testolina, ricoperta di boccoli scuri, e emetteva versi stupiti quando vedeva qualcosa di nuovo. La balia le teneva un dito sul mento e glielo passava su e giù. Come si accarezza un gatto o un cane.
Ma la cosa che più mi sorprendeva erano gli occhi, blu come zaffiri. Fu proprio quella la parola che sfuggì alle mie labbra di bambino quando la vidi.
-Sapphire.- Dissi solo. La balia,che evidentemente no si era accorta di me, si girò con un'evidente sorpresa sul viso;si ammorbidì, però, quando capì chi fossi.
-No, piccolo- disse Selima sorridendo e prendendomi in braccio per farmi vedere meglio il minuscolo fagotto poggiato nella culla.-Questa, George, è Daphne.-La bambina mi aveva guardato con quei due zaffiri, che già risplendevano di un fuoco interno.-E la mamma?- Domandai. Dov'era mia madre?
-È in lei,piccolo. Tua madre vive dentro Daphne,adesso.-

 

 

Scusa, Elizabeth. Dopo questo ricordo mi sono dovuto fermare Perché tutti quei ricordi mi avevano fatto venire da piangere. Tutto questo fa male, fa molto male. Ma continuerò a raccontare, come ti ho promesso.
Di Daphne ho molti altri ricordi, naturalmente. La prima parola, detta con voce tremula, I primi passi fatti con gambe esitanti, il primo vestito che non aveva mai voluto mettere, la prima volta che, disobbedendo a mio padre, aveva cavalcato come un uomo. Era sempre stata volitiva, Daphne. Come mi aveva detto mio padre quando mi aveva parlato della mamma“Voleva la luna?ebbene, in un modo o nell'altro l'avrebbe ottenuta.”.ù
Comunque, quella notte scivolai in un sonno agitato, popolato da Daphne bambina, da mia madre e e dal suo sorriso e dalla voce di mio padre che ordinava alla mia balia di pulirmi il viso. Il mattino dopo mi alzai e camminai più in fretta, determinato a riportare mia sorella a casa.


Note dell'autrice

 

Capitolo un po' più corto, ma avevo piacere a darvi qualche brandello di passato in più. In realtà avrei voluto scrivere altre cose, ma il mio computer ha cancellato le idee che avevo buttato giù e ho dovuto fare tutto da capo. Mi dispiace, è un brutto periodo :(Ooooooooooooook, siete pochi ma buoni. Alla prossima!

 

  
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