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Autore: raptasum    24/06/2012    4 recensioni
Tranquilli:
non ho lavorato tutta notte per stendere questa OneShot, ma l'ho scritta in due o tre giorni, perciò...
la mia seconda Jock (o come cavolo si chiama), nata proprio tra i banchi di scuola!
Sono conscia che la maggior parte delle mie FanFics sono ambientate in scuole/licei, ma io passo 30 ore a settimana della mia vita ad ascoltare delle prof, perciò mi sento a posto e so come funziona!
Au revoir!
NyKy
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brick, Jo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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- Che hai da guardare, Scott? – chiedo inviperita al ragazzo pallido e con i capelli rossi che ho davanti.
- Niente, se non la tua ORRIDA faccia! – mi risponde, per poi andarsene ridendo.
Mi siedo al mio posto, accanto a Brick McArthur.
- Ehi, Jo, che hai?
- Niente, solo Scott che mi prende in giro, come al solito.
- Lascialo perdere, non capisce niente, lui! – mi sorride, e io ricambio.
Brick è un ragazzo come tanti altri: moro, con gli occhi neri, che crede di integrarsi nel gruppo vestendosi da militare. È spontaneo, semplice, mi capisce quando parlo: insomma, è un vero amico.
Io, invece? Jo Justice (inventato al momento, NdA), capelli tristi e biondi, occhi di una vaga sfumatura violetta, amo lo sport più di chiunque altro, a sedici anni ho già quattordici coppe vinte nella corsa.
- Già, come se la sua ragazza, Dawn Moon, fosse chissà quale bellezza! – commento, uscendo dai miei pensieri.
Inizia la lezione, il prof Chris McLean ci spiega le bellezze dell’apparato cardiocircolatorio.
Durante la spiegazione Brick mi fissa continuamente, crede che io non lo vedo ma me ne accorgo comunque… ad un certo punto, mi passa un bigliettino. “Per Jo”.
Lo apro incuriosita, è la grafia del mio compagno di banco: “Aspettami nel parco alle quattro, Brick”.
Mi giro, lo guardo: è girato dall’altra parte, di sicuro sta fingendo…
 
Il suono della campanella segna la fine della giornata, alleluia! Non ne potevo più.
Metto (a dir la verità TIRO) la mia roba nello zaino, e me lo carico in spalle: nella mano destra ho il bigliettino che mi ha dato Brick.
Corro a casa, sono le due, ho tutto il tempo di prepararmi, anche se ho la pelle d’oca, ma che mi sta succedendo?
Appena entrata, scaglio lo zaino sul divano bianco e vado in cucina a prepararmi qualcosa da mangiare. Sul tavolo c’è un biglietto di mia mamma: “Purtroppo dovrò lavorare fino alle dieci di domani, baci”. Sì, il suo lavoro di promoter di cosmetici la tiene spesso lontano da casa, perciò mi so arrangiare, ma non è mai stata via così tanto tempo prima d’ora.
Mi faccio un panino, non ho molta fame, anzi, ho un nodo allo stomaco! Possibile che… mi sia innamorata di McArthur? Nah. Però, quando penso a lui, sento qualcosa volare nella testa…
 
Mi sono addormentata, guardo l’orologio: le quattro?!?
Oh mio Dio sono in ritardo estremo! Non ho neanche il tempo di cambiarmi e devo tenere su la tuta grigio-blu che indossavo stamattina a scuola.
Chissà cosa sta pensando Brick ora, mi ammazzerà di sicuro!
 

Brick

 
Uffa, ma che fine ha fatto? E io che la aspettavo qui dalle quattro, è già passato un quarto d’ora e non è ancora arrivata!
Un momento… ma quella figurina che corre nella mia direzione non è mica Jo?
- Jo! – urlo.
- Arrivo! – mi risponde: è proprio lei.
- Sei in ritardo – commento, appena giunta da me.
- Lo so, non c’è bisogno che tu me lo faccia notare, ho sedici anni e so come si legge un orologio! Comunque, perché mi hai fatto venire fin qui?
- Beh, perché c’è una cosa che ti dovrei dire da un po’ di tempo…
 

Jo

 
- Che cosa? – chiedo al ragazzo arrossito che mi ritrovo davanti.
- Sai, ti ho sempre trovata carina, anche se Scott ti perseguitava come fa adesso, volevo solo che tu lo sapessi… mi hai sempre messo in soggezione, tu, così perfetta, così sportiva, e tutti i miei amici mi dicevano: “Sareste una bella coppia”, ma non ho mai trovato il coraggio per confessarti tutto!
- Sul serio? Grazie… ma ti dovrei spiegare una cosa, Brick. Preparati, perché potresti piangere! Ecco, non so come mai, ma ogni volta che ti penso mi si annoda lo stomaco e mi passa la fame. Forse perché mi fai così schifo da voler vomitare, oppure l’opzione più valida: che mi sono innamorata di te.
- Vuoi stare con me? – mi chiede a bruciapelo, mi coglie alla sprovvista.
- Oddio, non so che dire… potrei pensarci un po’ su?
Brick si intristisce – Okay, come vuoi.
- Senti, ora devo andare, ci vediamo domani a scuola okay?
- Okay… allora ciao, Jo.
Mi avvio verso l’uscita dal parco, alle spalle del mio soldato preferito: si è seduto per terra, sconsolato.
Mi avvicino silenziosamente dietro Brick, mi inginocchio e gli abbraccio il collo e la testa, teneramente: so che è arrossito, lo conosco abbastanza bene!
- Jo? – mi chiede, piuttosto insicuro e tentennante.
- Sì, voglio stare con te.
E rimaniamo lì così, lui mi tiene le mani poggiate sul petto, in qualche maniera abbracciati, in qualche maniera uniti, con la consapevolezza che non ci separeremo tanto presto, o forse mai.
  
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