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Autore: Lady Bracknell    10/01/2007    7 recensioni
Quant'è difficile trovare il regalo giusto per una persona che è più di un'amica, una collega, una conoscente... Specialmente se lei non lo sa e tu con questo regalo vuoi farle capire cosa provi...
Prologo a The Werewolf Who Stole Christmas.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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No Time Like the Present

Beh, eccomi di nuovo... Vi avevo promesso che avrei pubblicato non appena fossi arrivata in fondo al capitolo e...

In realtà speravo di finire prima e pubblicare in serata... Volevo tirare un po’ su di morale la mia Coccia, visto che oggi ( beh, ieri ormai... ) ha avuto una giornataccia, così questo capitolo è tutto per lei...

 

Per chi non ha idea di che cosa trattino le 5 pagine qui sotto, facciamo un piccolo riassuntino:

avete presente la storia di Lady Bracknell che ho iniziato a pubblicare poco tempo fa, The Werewolf Who Stole Christmas?

No??? Beh, che fate ancora qui? Correte a leggerla!!

A parte scherzi...

Qualche giorno dopo aver pubblicato il primo capitolo tradotto, Lady Bracknell ha iniziato a pubblicare una specie di prologo...

Il fatto è, che a lei non cambia niente, visto che ha all’attivo 16 capitoli pubblicati, mentre se io l’avessi saputo avei pubblicato il prologo ed il primo capitolo e non viceversa...

O forse no.

Comunque, tralasciando le mie opinioni sui tempi di pubblicazioni della nostra amata autrice, vi lascio leggere.

 

Forse dai miei vaneggiamenti non si è capito, ma quello che segue è il prologo di quella storia.

O almeno il primo capitolo ( saranno al massimo tre ).

 

Mi farò sentire presto.

 

Nonna Minerva.

 

No Time Like the Present

 

I regali di Natale erano sempre stati per Remus un’impresa titanica.

 

A Hogwarts, Sirius aveva sempre i soldi per regali esagerati. Nonostante i rapporti tesi con la sua famiglia, i suoi genitori si assicuravano sempre che avesse Galeoni a sufficienza per comprare regali costosi ai suoi amici – desiderando che mantenesse almeno le apparenze – ed anche James non era mai a corto di denaro, anche se per differenti motivi. Persino Peter a Natale spendeva più di quello che poteva permettersi, e Remus si chiedeva spesso se Peter temeva che gli altri l’avrebbero disprezzato se non avesse tenuto il passo, quando in realtà non era affatto così.

 

Remus non aveva mai avuto tutti quei soldi, ma non si era mai sentito a disagio per quello. Saltava sempre fuori con cose che sperava ai suoi amici sarebbero piaciute – cose che solo lui avrebbe potuto pensare di prendere per loro. Con Lily aveva iniziato a prendere nota mentalmente di chi aveva detto che desiderava cosa durante le uscite a Hogsmeade, di chi aveva visto qualcosa che avrebbe voluto da Zonko, a chi si erano illuminati gli occhi al pensiero delle Gomme Bollose ai gusti esotici, o ad un nuovo tipo di dolce. Spesso inventava incantesimi o nuovi scherzi che sapeva loro avrebbero apprezzato, cose che richiedevano più tempo ed applicazione che denaro.

 

Non aveva mai avuto la sensazione che ciò che faceva non fosse abbastanza.

Fino ad ora.

 

Era in piedi di fronte alla vetrina della gioielleria, e squadrava la vasta selezione di ciondoli disposti su elegante velluto blu, chiedendosi come mai le monete che aveva in tasca apparissero improvvisamente così pesanti, ed allo stesso tempo così leggere ed inconsistenti mentre fissava le targhette dei prezzi.

 

Gli era sempre piaciuta Hogsmeade in inverno – gli alberi spogli si stagliavano neri contro il cielo della sera, ma scintillavano di ghiaccio, apparendo troppo magici per essere reali, nonostante sapesse che lo erano, e le strade ghiacciate, spruzzate di neve fresca ed i tetti bianchi ed i negozi erano idilliaci, come fossero appena usciti da una cartolina. Tuttavia tutta questa atmosfera ora gli ricordava malignamente quanti giorni mancavano a Natale, e quanto poco tempo gli fosse rimasto per trovare qualcosa che andasse bene, il regalo perfetto che avrebbe fatto intuire a Tonks – indirettamente, ma senza lasciar dubbi – quello che provava per lei.

 

Era rimasto lì in piedi sul marciapiede ghiacciato per così tanto che aveva i piedi intorpiditi e non riusciva più a sentirsi le dita. E ancora, non aveva deciso.

 

C’era un articolo che avrebbe potuto permettersi...

 

Ma era troppo fuori moda, troppo semplice, troppo... qualcosa.

 

Pensò fugacemente che forse avrebbe dovuto prendere in considerazione l’idea di Molly e scriverle invece una poesia, ma la scartò immediatamente, perché era semplicemente impossibile trovare qualcosa che facesse rima con ‘Tonks’ ed avesse il giusto tono romantico. Si spostò di qualche passo sui piedi ghiacciati, fissando un altro punto della vetrina sperando di trovarvi quello che un minuto prima non c’era – il perfetto paio di orecchini, il braccialetto perfetto, il perfetto qualcosa...

 

“Ehilà!”

 

Remus fece un salto.

 

Si portò una mano al cuore, scivolò leggermente sul marciapiede ghiacciato mentre atterrava e due occhi scintillanti incrociavano i suoi.

 

Tonks gli sorrideva allegramente da sotto un berretto verde acido, il collo avvolto da una sciarpa dello stesso colore, il naso dello stesso rosa delle ciocche di capelli che spuntavano da sotto il berretto. 

“Shopping Natalizio?” chiese.

 

“Mmh,” mormorò, il cuore che gli batteva forte per la sorpresa e per qualcos’altro di completamente differente.

 

“Visto niente che ti piaccia?” gli domandò. “Sei lì da secoli. Riuscivo a vederti da sopra la collina.”

 

Imbarazzato, Remus spostò il peso da un piede all’altro, schiarendosi la gola. Di tutte le persone che potevano sorprenderlo a fissare dentro la vetrina della gioielleria...

“No,” rispose, suonando molto più calmo di quanto in realtà si sentisse. “Non ancora.”

 

“Sono una frana in queste cose,” ammise Tonks, accigliandosi al pensiero. “Non so mai cosa regalare alle persone.”

 

“No?” chiese, era certo che chiunque avrebbe adorato un suo regalo, per il semplice fatto che l’aveva preso lei.

 

“Credo mi manchino un paio di geni femminili.” Affermò, sfregando le mani fra di loro. “Quello dello shopping, e quello per riordinare le cose senza scatenare un uragano.”

 

 Remus ridacchiò e dalla sua bocca uscì una nuvoletta azzurrina che fluttuò verso di lei. Tonks fece lo stesso e, per un istante, condivisero un sorriso, i loro respiri che si mescolavano, gli sguardi incatenati, senza rompere il contatto, trasmettendo qualcosa che lui non poteva decifrare.

 

Oppure poteva, ma non ne era certo.

 

Certe volte, quando si erano attardati a chiacchierare la sera, oppure bloccati insieme per una missione da qualche parte, aveva pensato che lei stesse flirtando con lui – sedendosi un po’ più vicino a lui di quanto avrebbe fatto un’amica, lasciando che la sua mano sfiorasse la sua nel passargli una tazza di tè o nell’offrirgli un biscotto. A volte pensava che fosse soltanto una sua impressione, che per nessun motivo una come Tonks avrebbe potuto essere interessata ad una patetica anima in pena lamentosa come lui, ma quei dubbi duravano fino a quando la vedeva di nuovo, e lei inciampava nel vederlo, oppure nei suoi occhi brillava una scintilla quando incontravano i suoi, o si sedeva più vicino a lui con un fare che era appena oltre l’amichevole, e lui si convinceva che non era solo un’impressione, che qualcosa sarebbe avvero potuto accadere.

 

Se ne avesse avuto il coraggio.

 

Se avesse trovato il regalo perfetto.

 

Se non fosse morto assiderato prima di riuscire a comprare qualcosa.

 

Voleva prenderle qualcosa di significativo, qualcosa che esprimesse più di quelle serate a far tardi bevendo cioccolata e chiacchierando amichevolmente, qualcosa che significasse davvero qualcosa per lei, ma ogni volta che cercava di coglierla di sorpresa chiedendole cosa si aspettava di ricevere per Natale, lei si era rivelata maledettamente evasiva, affermando che sarebbe stata felice di trovare un dolcetto ed un topo di zucchero sotto l’albero, e nessuno di due gli sembrava particolarmente romantico.

 

Tonks accennò con la testa alla vetrina.

“Stai cercando qualcosa di particolare?” chiese. “Sono una frana, ma se ti serve un consiglio...”

 

“Oh,” mormorò Remus, cercando di non suonare troppo scosso per il suggerimento. “Ehm... sì. Stavo pensando ad un braccialetto con dei ciondoli...”

 

“Devi fare un regalo ad un amico nudista calvo?” domandò e lui scosse la testa, leggermente spiazzato riguardo al tipo di amici che lei credeva avesse. “Allora me ne terrei alla larga.”

 

“Oh.”

 

“Magari sono solo io,” spiegò, “Ma i ciondoli mi si impigliano sempre nei capelli o nella manica e cose così.”

 

“Oh. Grazie,” disse, eliminando il braccialetto dalla sua lista mentale. “Oppure pensavo a degli orecchini, ma...” si interruppe con una scrollata di spalle, indicando la vetrina, “Non so da dove iniziare.”

 

Tonks gli sorrise brevemente e poi fece un passo avanti, appoggiando la fronte alla vetrina del negozio e sbirciando dentro, il suo respiro che appannava il vetro. Ispezionò gli oggetti esposti per un attimo, stringendo le labbra mentre pensava ed i suoi occhi scorrevano lungo l’assortimento di gemme di ogni colore, collane di ogni tipo, anelli di tutte le dimensioni e forme immaginabili.

“L’antico anello con zaffiro rosa è carino,” disse infine. “Li hai novecento Galeoni?”

 

Incrociò il suo sguardo, sorridendo, e lui scosse la testa.

“Forse dovrei fare un salto a Grimmauld Place e guardare sul divano.” Disse.

 

“Io non lo farei,” lo avvertì, fingendo un tono serio. “C’è di tutto là dentro. Rischi di perderci un dito.”

 

“Mmh,” mormorò, mentre l’espressione compita di lei lasciava lentamente spazio ad un sorriso che avrebbe definito timido, se non fosse che ‘timido’ era una parola che difficilmente avrebbe associato a Tonks.

 

“Per chi è, comunque?” gli chiese, inarcando un sopracciglio.

 

“Mia madre,” rispose, leggermente sorpreso per quanto poco la sua mente ci avesse messo a trovare una scusa.

 

“Oh,” esclamò, sorpresa. “Non sapevo avessi una madre.”

 

Aveva a malapena notato la sua gaffe, quando Tonks sussultò, arrossì violentemente, più di quanto non lo fosse già per via del freddo, richiamando ancora più attenzione su quello che aveva appena detto. “Voglio dire... è ovvio che tu hai una, perché, sai, tutti ce l’hanno,” farfugliò velocemente, alzando gli occhi al cielo per la sua stupidità in un modo che lui non poté fare a meno di trovare estremamente attraente. “E’ solo... non ne parli mai.”

 

“Per un attimo, poco fa,” le sussurrò avvicinandosi leggermente, ed abbassando la testa in modo da guardarla attraverso un ciuffo di capelli scomposti, “Temevo che sarei stato costretto a tirarti da una parte e mandare all’aria le tue convinzioni, rivelandoti che i bambini non nascono dai cavoli.” Terminò, e lei rise.

 

“Vuoi dire che non è vero?” domandò , mettendo su un’espressione scioccata che era davvero molto convincente.

 

“No,” rispose. “Vedi, Tonks, quando due persone si amano davvero tanto...”

 

Lei ridacchiò e gli diede un colpetto di avvertimento, ma facendo così perse l’equilibrio e scivolò sul marciapiede ghiacciato, il sedere all’indietro e la testa in avanti, rischiando di andare a sbattere contro Remus. Le mani di lui scattarono di loro accordo, afferrandola per le braccia ed interrompendo la sua caduta, tenendola ferma, stabile, sicura. L’espressione confusa di Tonks si trasformò in qualcosa che poteva essere sollievo, ma non ne era sicuro, incrociando lo sguardo di lui con speranzosa prudenza che faceva fare le capriole al suo stomaco.

 

E per un istante che sembrò un’eternità rimasero lì, semplicemente a guardarsi.

 

Lei si morse il labbro.

 

Il cuore di Remus accelerò i battiti.

 

Ringraziò la sua stella fortunata per i marciapiedi ghiacciati.

 

“Grazie,” mormorò, e la sua voce era meravigliosamente, deliziosamente, dolce.

 

“Tutto bene?” le chiese, stabilizzandola e poi lasciando riluttante la presa.

 

Tonks deglutì e annuì, e Remus si chiese se fosse tempo, il momento giusto per dirle che gli piaceva; Che gli

piaceva più di un’amica, una compagna di lavoro, qualcuno con cui fai quattro risate; dirle che, se lei l’avesse voluto, lui sarebbe sempre stato al suo fianco nel caso pavimenti ghiacciati avessero preso il sopravvento.

 

Lei sorrise, e Remus dimenticò all’istante quello che stava pensando.

“La spilla è carina,” disse infine, tornando a guardare la vetrina. “Si abbina con sciarpe e cose del genere. Le starà molto bene se ha la tua stessa carnagione.”

 

“Pensavo ti mancassero un paio di geni femminili

!” le disse con dolcezza.

 

Tonks rise brevemente scacciando le ultime tracce di gelo dal suo corpo infreddolito.

“Forse quello ce l’ho.” Scherzò con una scintilla negli occhi che fecero accelerare il suo respiro.

 

L’orologio dell’Ufficio Postale batté le ore e Tonks sussultò.

“Merlino, sono in ritardo!” esclamò, tirandosi il cappello sulle orecchie. “Devo incontrare un amico ai Tre Manici di Scopa,” aggiunse, con un sorriso di scusa mentre indicava il pub in fondo alla strada. “Ma se vuoi resto a darti una mano.”

 

“Facciamo un’altra volta?” suggerì. “Ho ancora un paio di commissioni da fare prima di Natale.”

 

“Mmh,” acconsentì Tonks, sorridendogli in un modo che lo faceva vibrare di aspettativa e speranza. “Sono certa che... beh... ci vedremo in giro.”

 

Lui annuì, sperando di non mostrare troppo entusiasmo all’idea – che era difficile quando il suo stomaco dentro di lui stava facendo un per nulla tranquillo balletto.

“E’ meglio che vada.” Disse la ragazza.

 

“Certo.”

 

Lo salutò calorosamente e quindi si incamminò verso i Tre Manici di Scopa, lasciando Remus con i piedi insensibili per il freddo, ma completamente conscio del sangue che gli pulsava nelle vene, del cuore che batteva forte, e di quella bellissima sensazione allo stomaco.

."e quello ce l'

  
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