Anima
Passeggiava
in quel cimitero. Era malinconica, triste e rassegnata. Per la prima volta
nella sua vita era rassegnata.
Eccola
la chiesa dalle pareti trasparenti dove doveva entrare. No, non doveva, dove
voleva entrare. Poche persone sedute, una bara davanti all’altare e un uomo che
parla.
Entrò,
come se fosse in un sogno e vide persone senza cuore, senza anima, senza mente
parlare di una persona che non conoscevano e parlarne come se la conoscessero
da sempre e per sempre.
Non
si sedette, ma si avvicinò al leggio. Voleva parlare, voleva fare quel che era
giusto, voleva dare a quell’uomo ciò che meritava: non quei discorsi senza
senso, ma quel discorso, quel discorso che lei aveva da sempre detto nel suo
cuore, ma che ancora non aveva mai pronunciato con le labbra.
Scostò
un uomo con una mano, uno di quegli altri che voleva parlare e dire cose
insensate e salì lei.
Posò
le mani sopra quel legno intarsiato e guardò uno ad uno tutti i presenti. Non
per giudicarli o per vedere le loro guance rigate di lacrime, ma solo per
vedere nei loro occhi l’Anima… Ma non c’era… no, non c’era. Eppure era così
strano. Chi aveva vissuto vicino a quell’uomo doveva avere l’Anima, chi l’aveva
conosciuto doveva averla. Eppure lì dentro nessuno l’avevo.
Respirò
profondamente e parlò:
- Lui
mi ha salvato. Sì lui. Lui mi ha salvato dalla pazzia e dalla morte. Non
allontanandomi da loro, ma avvicinandomi a loro, tanto che potevo toccarlo. Si
ho toccato la morte e ho toccato la pazzia. E non ne sono stata spaventata.
Perché al mio fianco c’era lui, la mia Anima. Lui mi ha detto di non avere
paura di diventare pazza, perché la pazzia era la cosa più bella che mi sarebbe
mai potuta capitare. La pazzia è solo una parte di noi, una fantastica parte di
noi. Qualcosa che noi disprezziamo e di cui abbiamo paura solo perché non la
conosciamo. E questo me l’ha insegnato lui, che si è tanto spinto nella pazzia.
Quante persone ho ascoltato dire che lui era pazzo, e quante volte sono stata
fiera di queste parole. Certo lui era pazzo e penso che invece di provare pena
per lui, voi dovreste provare pena per voi stessi, che non potrete mai provare
la vera pazzia, che non potrete mai conoscere voi stessi come lui si è
conosciuto. E poi la morte. Lui aveva conosciuto così a fondo la morte, era stato
sul punto di morte così tante volte, aveva visto tanto persone morire così
tante volte, da essere lui stesso la morte e da non averne più paura. Sentiva
per la morte, come per la pazzia, un sentimento di amore e fraternità. La morte
ci ha sempre accompagnato, dalla nostra nascita alla nostra, beh alla nostra
morte. La morte ci conosce meglio di qualsiasi altra persona, e noi lo
sappiamo, e quando qualcuno ti conosce così bene tu non puoi averne paura, tu
puoi solo provare gratitudine, perché sai che non sei solo, perché sai che la
morte è sempre con te e non ti lascerà per qualche tuo gesto inconsulto, per
qualche tua parola, per qualche tua pazzia, perché sa che tu sei così, perché
ti conosce e ti accetta così come sei, lei:
Lui
mi ha salvato e non potrò mai essere più felice di averlo incontrato, in
quell’ospedale mentre parlava al nulla di discorsi così strampalati. Beh adesso
credo di aver capito con chi parlava. Lui era riuscito a scorgere la sua Anima,
vi aveva guardato dentro e aveva trovato due creature straordinaria:
Grazie
mia Anima. Grazie. -
Si
guardò intorno. Tutti la guardavano come se fosse pazza. Non potè fare a meno
di sorridere e piangere. Gettò un ultimo sguardo alla bara e se ne andò. Usci
da quella chiesa desiderando di non guardarla mai più. E mentre andava via, con
le guance rigate dalle lacrime, il suo sguardo finì sopra una lapide con un
iscrizione: “L’amore è Anima e l’Anima è immortale.”
Sorrise
e corse via.