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Autore: DaughterOfDawn    26/06/2012    6 recensioni
Questo è un pezzo un po' particolare che ho scritto in un momento in cui l'ispirazione era decisamente giocosa. In apparenza potrebbe sembrare un non-sense, ma secondo me invece ha un significato, che però dipende da cosa ci vede il lettore. Sarei molto curiosa di sentire cosa ne pensate voi.
Solo un avvertimento: dimenticatevi la logica razionale, vi confonderà e basta!
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avrei una domanda


Avrei una domanda. Il problema è che non ho nessuno a cui farla. O meglio, ci sono tantissime persone a cui potrei porla ma, anche se mi decidessi a rivolgerla a uno di loro, il mio sarebbe uno sforzo inutile. Vano già, perché dubito che qualcuno potrebbe capirla veramente. Si metterebbero a contestarla e così facendo finirebbero per perdere di vista la mia richiesta. Già, perché lo sappiamo tutti, quando ci si mette a discutere si perde il filo del discorso e ci si ritrova a litigare su qualche argomento insensato e ben lontano dal principio della conversazione. E poi anche se fossero in grado di afferrare quello che sto domandando non mi saprebbero comunque rispondere e calerebbe il silenzio, uno di quelli imbarazzati, che verrebbe rotto da patetici tentativi di cambiare argomento. E di nuovo il discorso verrebbe deviato. Tanto vale allora non porla, la domanda. Si risparmiano energie preziose e si evitano spiacevoli malintesi. Già, meglio evitare.

Chissà poi che non sia io a sbagliare. Magari sono io che non so porre la domanda in modo comprensibile e non è colpa degli altri che non sanno capire. Già, magari l’errore di comunicazione è mio, non loro. Ma capire chi sbaglia non è mai facile. E poi chi mi assicura che qualcuno stia sbagliando? Magari è giusto che loro non capiscano e che io non sappia porre la domanda. In fondo il mondo si rovescia tanto spesso. Basta pensare alla frequenza con cui la veglia diventa sonno e il sonno veglia, con cui il giorno diventa notte e la notte giorno, con cui la normalità diventa follia e la follia normalità, con cui la vita diventa morte e la morte vita. Tutto così semplice, così immediato. Tranne nell’ultimo caso. Lì ce ne vuole di fantasia. O forse è tutto troppo complicato, troppo inspiegabile. In fondo non si riescono mai a capire le cose ovvie. E poi è così difficile decidere quale sia il verso corretto. Siamo morti svegli o vivi dormienti? Siamo sani folli o folli sani?

Ma sto divagando. Visto che avevo ragione? Ecco cosa succede a fare la domanda alla persona sbagliata. Si perde di vista il nucleo del discorso. Già, certe domande non le si possono porre neanche a noi stessi, si finiscono per fare pensieri bizzarri. Meglio tacere perché il mio Io poi si comporta come gli altri, a seconda che capisca o meno. Ma non gli si può dare la colpa, è giustificato data la sua situazione. E anche il Giudice, lui, che crede di sapere tutto, lui è peggio. È anche colpevole. O forse, come il mio Io, è fatto così e non ci può fare nulla. Sta di fatto che non ci prova neanche a capire, ha le sue idee e non si scolla. Infatti non mi sogno neanche di porla a lui, la domanda. Sarebbe una perdita di tempo ancora maggiore. Però chissà, magari la risposta ce l’ha lui ma non lo saprà mai perché non vuole ascoltarmi. E io rimango qui senza qualcuno a cui chiedere.

E se provassi a fare la mia domanda senza indirizzarla a nessuno? Si dice che il silenzio vale più di qualsiasi parola. Già, ma chi mi assicura che anche questo grande saggio non si comporterà come tutte gli altri? O magari non saprò porla neanche a lui. Magari è giusto così. Però anche ponendola indirettamente al silenzio la domanda avrebbe comunque un interlocutore. Dovrei rivolgerla al Nulla. Quello assoluto, con la maiuscola. Ma anche così sto parlando a qualcosa. Sempre che il Nulla possa essere definito qualcosa. A volte è più pieno del Tutto. Basta sapere dove guardare. In fondo l’esistenza è vuoto perché è astratta, però esiste per definizione, così come la vita.

Lo sto facendo di nuovo, sto divagando. Neanche porre la domanda senza interlocutore è servito. Chissà, forse è destinata per sua natura a non essere espressa. Ma ma domanda può essere una domanda se non le si dà voce? Se non raggiunge neanche la forma di un pensiero? Se resta rinchiusa nel buio dell’antro? Nel mio mondo di paradossi risolvibili e di opposti conciliabili potrebbe anche darsi. Se anche le scelte che si escludono a vicenda possono realizzarsi contemporaneamente anche una domanda che non è tale può essere una domanda. Non è ovvio? Lo è, e per questo non lo capiamo.

Credo di aver trovato la risposta. Per averla basta non porre la domanda. Può esistere una risposta senza che venga preceduta da un interrogativo? Non vedo perché no, se possono esistere domande che non sono domande ma lo sono di sicuro ci sono anche risposte che sono risposte ma non lo sono. Logico direi. O almeno, lo direi se la logica esistesse. Ma a che serve la logica? Tutto si risolve in niente alla fine. La domanda non posta ha avuto la sua risposta non data. Il Giudice non apprezzerebbe questi discorsi, vanno contro le sue idee testarde e il mio Io mi guarderebbe spiazzato per poi far finta di non aver sentito. Come sempre. Però sono contento di aver risolto la questione.

C’è un solo problema però. La risposta non data che è una risposta ma non lo lascia uno spazio. Avrei un’altra domanda adesso per questo. E tutto si ripete.

  
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