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Autore: ImInAcOmA    27/06/2012    0 recensioni
"Cosa…Cosa stava dicendo quella creatura così sovrumanamente perfetta e inspiegabile? Mi stava prendendo in giro. Ovviamente. Come poteva essere vera una tale affermazione…Ma lui aveva parlato di tuoni, di aria che bruciava…Aveva descritto quel fischio come se fosse stato anche lui provarlo…O come se fosse stato lui a…produrlo. No. No, no, no…Allontanati…Annael, allontanati da lui…
- Annael, aspetta. Fermati –
- Nathan. Hai ucciso la mia famiglia –
- Noi non abbiamo ucciso nessuno, Annael. Non ancora –
Mi prese il viso tra le mani. Oddio, un brivido. Non so se aver paura di te. Dovrei averne…?
- Ti chiedo perdono se ti ho fatto del male. Non era quello che volevo… -
Avvicinò quelle labbra perfette alla mia fronte, e le mie guance divennero rosse sotto il suo bacio."
Impatto diretto con un Buco nero di emozioni che collidono come stelle...Quel giorno in cui Amore, Amicizia, Musica e Passione scatenano la Fine del Mondo. Un amore maledetto risucchiato dentro l'universo di due occhi neri e ri-utilizzato per uccidere. Una storia che ha dentro ciò di cui è fatta l'umanità: un'anima, un cuore, una lacrima. E un omaggio ai grandissimi Muse...la colonna sonora della mia vita.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo odiavo a morte per ciò che aveva detto di me. Lo disprezzavo come si disprezza un violentatore, un assassino. Lui aveva profanato la mia purezza di sentimenti, e aveva ucciso il mio cuore.Eppure lo seguii. Seguii il suo passo veloce verso il retro del cortile, dove cielo e terra erano uniti in un unico manto color della notte. Un automa. Fu lì che mi resi conto che quanto più si odia…più si ama. Ed io, scusandomi in ginocchio di fronte al mio orgoglio, dovetti ammettere a me stessa che la mia battaglia contro i sentimenti non era altro che una causa persa sin dal principio. Non avevo null’altro da fare se non arrendermi. LUI era più forte. E aveva vinto.
Si fermò, lì dove il muro formava un angolo. Nell’oscurità, era una sagoma immobile con le spalle rivolte verso di me, e gli occhi al cielo. Non fiatai. La mia farsa da ragazza forte e indifferente doveva perdurare il più a lungo possibile. Con le braccia conserte, attesi il momento in cui si sarebbe voltato e avrebbe provato a biascicare qualche inutile spiegazione per tutto ciò che aveva fatto. Ma quando lo fece, mi chiesi chi tra i due in quel momento avesse più motivi per mostrare l’espressione incupita e adirata che era impressa sul suo volto.
- Mi devi spiegare che cos’hai che non va, Annael –
La dissonanza tra la superficialità di certi suoi atteggiamenti e la sua incredibile abilità nel mandarmi in tilt il cervello parlando per enigmi mi lasciava sempre interdetta.
- Non è giusto. Non puoi farmi questo – , continuò, scuotendo leggermente il capo, gli occhi nei miei.
- Nathan…Non capisco –
- No! Sono io che non capisco!! –
Il suo cambiamento di voce fu così brusco che mi spaventò. Ora aveva preso a camminare nervosamente avanti e indietro, prendendo a calci i resti di una lattina vuota. Sentii il cuore accelerare i battiti…Più che altro perché non l’avevo mai visto così serio in vita mia.
- Ho cercato…Ho provato in tutti i modi…Ma non ci riesco, non…ci riesco! –
- Cosa? Non riesci a fare cosa, Nathan? –
Si stava alzando anche la mia, di voce. Tu-tum…Tu-tum…Tu-tum…Mi venne vicino e tre centimetri separavano i miei occhi, atterriti, dai suoi.
- Tu continui a fare quello che vuoi, Annael…I tuoi ricordi, i tuoi pensieri, la tua PAURA…Continuano ad esserci…Ed io non posso fare niente per fermarli  -
- Allora aiutami a capire. Aiutami a dare una spiegazione a tutto questo!-
- Non capisci…Non posso –
- Perché non puoi?! –
- Perché dovrei essere io a fare in modo che tu non abbia alcuna spiegazione, Annael!!! –
“Nathan. Il cuore sta per scoppiarmi. Mi fai paura. Ti prego…”
- Sta lontana da me –
Percepivo la tensione come un fremente e febbricitante campo magnetico. Ma non potevo restare inerme a fissare le sue spalle un minuto di più.
- Nathan –
Lo afferrai da un braccio e lo costrinsi a voltarsi. Mi trovai davanti un viso che sembrava fosse sul punto di piangere, in preda alla frustrazione.
- Ho una famiglia scomparsa chissà dove. Ho delle immagini che mi attraversano la mente e sono troppi mesi che lo fanno senza preavviso attanagliandomi l’anima. Ho degli incubi ricorrenti che mi fanno rischiare l’infarto ogni notte e degli oggetti comparsi misteriosamente senza che ne io, ne mio fratello, ne nessun altro ce li abbia portati. Ho paura e sto impazzendo perché qui tutti vivono nella normalità, ma di normale non c’è proprio un bel niente…Aiutami. Non so cosa gli stia succedendo a questo mondo –
Nero. Nero. Nero, nero, nero…Tutto l’universo sembrava concentrato dentro ai suoi occhi, e dentro quei respiri che nel silenzio scandivano i secondi. “Aiutami…Aiutami, Nathan”
- Io lo so –
Tum. Nel mio petto, il vuoto.
- Tu non dovresti neanche aver bisogno di una spiegazione. Perché…la tua mente…dovrebbe essere nelle mie mani…Assieme a quella di tutti gli altri –
No, non potevo parlare. Non adesso, non ora…che non intendevo neanche il senso di ciò che stava dicendo.
- L’aria bollente, la terra tremante, rumori assordanti in cielo…Queste sono le immagini nella tua mente che ti tormentano. E poi quel fischio…Te lo ricordi? Così sottile da lacerare il cervello come con la punta di un trapano…Quello…avrebbe cancellato ogni ricordo dalla mente umana…Ogni ricordo…tranne i tuoi. Loro ancora non sanno che tu sei qui. Ma…lo sapranno presto…  -
Uscire come non più di un flebile sussurro era tutto ciò che la mia voce era in grado di fare.
- L-Loro…Loro…chi… -
- Annael. Noi non siamo propriamente di questo mondo –
 Cosa…Cosa stava dicendo quella creatura così sovrumanamente perfetta e inspiegabile? Mi stava prendendo in giro. Ovviamente. Come poteva essere vera una tale affermazione…Ma lui aveva parlato di tuoni, di aria che bruciava…Aveva descritto quel fischio come se fosse stato anche lui provarlo…O come se fosse stato lui a…produrlo. No. No, no, no…Allontanati…Annael, allontanati da lui…
- Annael, aspetta. Fermati –
Le sue mani si chiusero per la terza volta attorno alle mie spalle, che tremavano.
- Ormai ci sono troppo dentro. Ciò che ti sto dicendo è la verità. Devi dirmi perché non riesco a controllarti la mente… -
- Nathan –
Se era vero tutto ciò che avevo appena ascoltato, avrei preferito centomila volte non essere l’unica superstite…e fare la fine che avevano fatto tutti gli altri.
- Hai ucciso la mia famiglia –
Non sapevo chi mi trovavo davanti. Di certo non era il normale, umano, misterioso e magnetico ragazzo di cui mi ero innamorata. Mi guardò come se gli avessi tirato una pugnalata dritta al cuore.
- Noi non abbiamo ucciso nessuno, Annael. Non ancora –
Disse ciò come se fosse l’affermazione più normale di questo mondo. E rabbrividii. Tuttavia, sul suo volto immacolato continuava ad albergare una sensazione di tristezza.
- Tutti loro… - , disse, alludendo alle quindici persone al di là di quelle mura e alle altre sei miliardi di questo mondo  - Sono convinti che noi siamo persone comuni, nate fra loro, vissute in mezzo a loro, presenti da sempre. Quando siamo arrivati, abbiamo immesso nelle loro menti tutti quei ricordi che ci avrebbero permesso di rimanere e agire indisturbati…Fino al Giorno Finale. E il momento del nostro arrivo è stato cancellato dalla loro memoria per sempre –
Vi erano tutte le condizioni favorevoli affinché si trattasse di un film, e non della realtà. Tuttavia, finalmente ora l’aggroviglio di domande si stava districando. Tutto stava cominciando a prendere una piega. Tutto aveva un senso assurdo, inconcepibile. Ma aveva un senso.
- Non tutti però sono stati destinati al giorno Finale - , continuò Nathan – Alcuni di voi sono stati prescelti e mandati in un’altra dimensione. Un universo parallelo. Narwain. È un mondo creato per assicurare continuità alla razza umana. In quest’ultimo periodo, come conseguenza a quella che tu definisci “catastrofe”, c’è stata qualche instabilità di linee energetiche, e quando ciò accade le linee di demarcazione fra le dimensioni spaziali si assottigliano, così è possibile che le menti di due persone con una particolare affinità e un legame molto forte si connettano, in un certo senso, e che i pensieri dell’una vengano proiettati nella dimensione dell’altra –
Seguire il filo logico di un discorso al di fuori della conoscenza umana non fu molto semplice. Ma compresi abbastanza da collegare immediatamente le parole di Nathan ad un nome: Michael.
- Annael, prima hai detto che hai trovato degli oggetti. Forse qualcuno della tua famiglia è stato mandato a Narwain, e sta cercando di comunicare. Quali sono questi oggetti? –
Ancora sotto shock, non riuscivo a parlare. Il mio cervello però fu ancora lucido quanto bastava per trasmettere alla mia mano tremante l’impulso di infilarsi nella tasca della felpa grigia da cui mai mi separavo, e tirare fuori un oggettino rosso fiammante. Lo porsi a Nate, che cominciò a rigirarselo fra le mani esaminandolo con una certa concentrazione. Poi, fece qualcosa che mi lasciò senza fiato. E da lì dovetti rassegnarmi al fatto che il “normale” non poteva più esistere. Io ero solo un’insignificante, piccolo atomo in uno fra i miliardi di granelli di sabbia sospesi nell’immensità dell’universo. Nathan strinse il giocattolo in una mano, ed esso si frantumò. Letteralmente, divenne polvere…che fluttuò per un secondo nell’aria prima di posarsi sull’erba, ai nostri piedi.
- Era solo un ricordo, non era reale. Annael, tuo fratello è salvo –
Guardò i miei occhi essere attraversati in un istante da cento emozioni diverse. Felicità, commozione, confusione, tristezza, paura…Specchiò quelle due iridi senza fine, luccicanti, inspiegabili, aliene, nel mio sguardo. E non mi sembrarono mai più dolci e umane di così.
Mi prese il viso tra le mani. Oddio, un brivido. Non so se aver paura di te. Dovrei averne…?
- Ti chiedo perdono se ti ho fatto del male. Non era quello che volevo… -
Avvicinò quelle labbra perfette alla mia fronte, e le mie guance divennero rosse sotto il suo bacio.
 
 
  
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