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Autore: dark_witch    27/06/2012    2 recensioni
Finalmente riesco a pubblicare il prequel di "Hello, Goodbye". I personaggi sono gli stessi, ma torniamo un po' indietro nel tempo, ai primi anni del liceo. Le avventure di Crystal (Sophia Bush)[in particolar modo], legate a tutti gli altri personaggi. Se vi va, date un'occhiata e fatemi sapere cosa ne pensate! Ve ne sarei grata!
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell'autrice: Finalmente ce l'ho fatta a pubblicare questo prequel! E' nato da alcuni commenti alla storia "Hello, Goodbye" e mi sono detta 'perché non provarci?' ed ecco a voi il risultato!
I personaggi sono gli stessi, nel primo capitolo di "Hello, Goodbye" vengono presentati, ma quì, essendo ambientata nei primi anni del liceo, mancheranno Alex, Ben e Pete. Sarà presente Michael, conosceremo Justin e verrà presentata l'amicizia tra Nick, Kim, Crystal e Justin. Insomma una storia per 'tappare alcuni buchi' dell'altra! :)
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se vi interessa o no, qualunque commento sarebbe prezioso per me!
Vi ringrazio per essere arrivati fino a quì!
Vi lascio al primo capitolo, buona lettura!
Claudia

P.S.= ovviamente non sarà una storia da 20/22 capitoli (anche perché mi potrei sparare sinceramente :D) dato che già "Hello, Goodbye" ci porta via un sacco di tempo. Saranno al massimo 4 capitoli (abbastanza lunghi però)! :)


Justin per chi se lo fosse perso! 


Capitolo 1.



 

15 maggio 2005
“Allora, non so bene come si tenga un diario, né tanto meno quello che ci potrei scrivere. Non sono mai stata una da diario segreto. In effetti, non sono mai stata una da segreti da non rivelare a nessuno, ma Kim me lo ha regalato e io lo devo usare. Oggi è il mio compleanno, 12 anni per la cronaca. È Kim quella a cui piace scrivere, ma mi ha detto che possiamo usarlo per comunicare tra di noi. Ancora non ho ben capito cosa intenda, forse potremmo inventarci uno di quegli alfabeti che nessuno capisce, ma che solo noi abbiamo la chiave per decifrare, così se Matt dovesse rubarcelo, non riuscirebbe a leggerlo. Ah, tu non conosci Matt. È il fratello maggiore di Kim, bello come il sole e insieme siamo come cane e gatto. Una specie di orco cattivo, però con l'estetica del principe azzurro, accoppiata terribile. Credo che come prima pagina possa bastare. Se avrò qualcosa da scrivere tornerò, o magari aspetterò che sia Kim a scrivermi qualcosa.”


20 settembre 2008

“Il primo giorno di scuola è sempre strano. Ho fatto fatica a seguire il mio programma delle lezioni. Letteratura, storia, matematica, arte. Un sali e scendi continuo per la scuola. Mi sono scontrata con una cheerleader e non è stato divertente. Mi ha subito insultata. Che hanno queste ragazze per la testa? Si credono dio solo perché indossano una divisa succinta, sculettano e agitano dei pon pon. Davvero? Siete migliori di me? Ne dubito fortemente. Poi nel pomeriggio l'ho visto. Il capitano della squadra di football, uno dei ragazzi più popolari della scuola, pur essendo solo al secondo anno. Seguiamo qualche corso insieme, ma ovviamente sono invisibile ai suoi occhi. Si sa che i giocatori frequentano le cheerleader. Probabilmente uscirà con quell'arpia con cui mi sono scontrata. Così è la vita no?”
 

30 settembre 2008

Se ne stava seduta ad un tavolino in giardino, anche se era autunno inoltrato. Era concentrata nella lettura, nella mano destra un evidenziatore giallo e tra i capelli una matita. Ogni tanto si spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ma cercava di non distrarsi troppo dai suoi libri. Come facesse, è un mistero. Poco lontano da lei c'erano gli allenamenti di atletica e le cheerleader che provavano i nuovi slogan, ma lei sembrava essere in un mondo tutto suo. Poi una folata di vento le aveva fatto volare i fogli su cui stava lavorando, sparpagliandoglieli per il giardino. Fu in quel momento che lo conobbe. Si alzò distrattamente dalla panchina, intenta a maledirsi ad alta voce per la poca cura che aveva usato nel sistemare i fogli. Batteva i piedi a terra come una bambina piccola e, agli occhi di qualcuno, che la stava osservando da lontano, era una delle creature più adorabili che avesse mai visto. Si erano piegati entrambi per raccogliere l'ultimo foglio e, prima che Crystal sollevasse la testa per ringraziarlo, aveva sentito una strana morsa allo stomaco. Una strana sensazione invaderle il petto e il cuore iniziare a batterle più velocemente.
- Grazie.
Aveva sussurrato poco prima di alzare le testa. I suoi occhi si erano scontrati con quelli blu oceano del ragazzo e le guance le si erano colorate di rosso immediatamente. Lui sorrideva, continuando a tenere il foglio, come se il tempo si fosse fermato. Crystal gli aveva sorriso di riflesso, piegando la testa da un lato come era solita fare. Le fossette ai lati della bocca erano spuntate spontaneamente, come quella felicità che le invadeva gli occhi. Lui era certo di aver sentito perdere un battito del suo cuore in quel momento. La osservava così intensamente che poteva contare tutte le lentiggini che aveva sul naso. Per un attimo si maledì mentalmente, perché lui era quello che non doveva chiedere mai, gli bastava schioccare le dita di una mano per ottenere tutto quello che voleva, compreso le ragazze, ma davanti a lei si sentiva completamente impotente. La popolarità, la sfacciataggine, l'arroganza, con lei erano inutili. Per un secondo pensò di comportarsi come i classici bravi ragazzi, solo per continuare a vederla sorridere, invece fece quello che era bravo a fare. Lo stronzo.
- Sta più attenta la prossima volta.
E, alzandosi, si era spazzolato i jeans. Appena tornò a guardarla, il sorriso di Crystal era sparito, la ragazza lo stava incenerendo con gli occhi e Michael sfoderò il sorriso che meglio lo rappresentava, quello arrogante. Crystal gli strappò letteralmente il foglio dalle mani, si voltò per tornare al suo tavolino, ma prima gli disse:
- Comunque nessuno ti ha chiesto di aiutarmi. Se ti dava così fastidio, potevi girarti dall'altra parte e lasciarmi perdere.
E lo aveva lasciato interdetto, ma non si era accorta che Michael continuava a guardarla, anche se gli stava dando le spalle ed era tornata a leggere il suo libro. Lui continuava a rimanere lì, incatenato ad una sensazione, legato ad un momento che probabilmente non sarebbe mai tornato, ma che gli aveva lasciato qualcosa dentro. Il richiamo dei suoi compagni di squadra lo avevano risvegliato da un sogno ad occhi aperti e si era diretto al campo di football.

1 ottobre 2008 
“Stronzo, stronzo, stronzo, stronzo! Non volevo scrivere ieri perché avrei inveito solamente, ma a quanto pare la rabbia non è passata, ma tu sei un diario, quindi devi accogliere il buono e il cattivo ed oggi è decisamente una brutta giornata. Hai presente che ti ho scritto di Michael Evans? Bè cancella il suo nome, non esiste più. Avrà pure un bel faccino, ma in quanto a garbo ed educazione è pessimo. Mi ha trattata come tutte quelle oche che gli scorrazzano intorno, forse non ha capito che io non sono come quelle, ma a breve lo scoprirà. Assaggerà l'ira di Crystal Isobel Lewis. Chiedi a Matt se conviene avermi contro. Credo si ricordi bene quella volta che gli ho rovesciato addosso un intero milk shake al cioccolato, solo perché si era rifiutato di portare me e Kim al cinema. Sì, sono vendicativa, ma noi ragazze non siamo da usare. Nessuno può metterci in un angolo e prendersi gioco di noi. Almeno non con me. La vendetta va servita fredda e io gliela servirò congelata. Sta attento Michael Evans!”

 

9 ottobre 2008

A New York faceva già freddo, eppure l'inverno non era ancora cominciato, ma Crystal era immersa nel suo maglione di lana preferito. Ascoltava distrattamente la lezione del professor Carter, ma la sua attenzione era rivolta al suo piano di vendetta. Ogni tanto sorrideva, ignara di quello che sarebbe poi accaduto. Aveva chiesto al professore se poteva andare in bagno e lui aveva acconsentito. Crys si aggirava per i corridoi del liceo da sola, aveva recuperato dal suo armadietto tutto l'occorrente e si era diretta a quello di Michael. Aveva infilato un tubicino tra le grate d'aria che ogni armadietto ha e aveva iniziato a spruzzarci qualcosa. Aveva fatto tutto di fretta, per paura di essere beccata. Dopo quasi un quarto d'ora era rientrata in classe, senza che il professore se ne accorgesse. Appena la campanella aveva suonato si era precipitata fuori a vedere la reazione di Michael. Il ragazzo si stava avvicinando al suo armadietto, accompagnato da un paio di ragazzi della sua squadra. Prima di arrivare, però, aveva adocchiato un gruppetto di ragazze e non se le era fatte scappare. Le aveva abbordate tutte con il solito sorriso strafottente e le aveva convinte a fargli i compiti per il giorno dopo. Crystal aveva roteato gli occhi platealmente davanti a quella scena disgustosa, ma il momento della vendetta si stava avvicinando sempre di più. Prima di girare la combinazione, Michael si era accorto di un paio di occhi che non lo avevano mai mollato da quando era entrato nel corridoio, si era voltato e aveva trovato Crystal ad osservarlo. Sorrideva in maniera strana, era più strafottente, non se la ricordava così. Le aveva fatto un occhiolino e aveva aperto l'armadietto. Non era nemmeno riuscito ad aprirlo del tutto che una schiuma bianca aveva iniziato a colargli sulle scarpe. Tutti i suoi libri, la borsa di football e le fotografie delle sue conquiste erano completamente immerse in quella sostanza spumosa. Aveva tirato una parolaccia e quando era tornato a guardare la folla, aveva notato Crystal ridacchiare di gusto. Le si era avvicinato e le puntava l'indice davanti al viso.
- Lo so che sei stata tu!
Crystal rideva così tanto che le lacrimavano gli occhi.
- Non hai le prove. E comunque, così impari a comportarti da stronzo!
E si era voltata di scatto, lasciandolo un'altra volta interdetto. Micheal stavolta non se la sarebbe lasciata scappare. Le aveva afferrato un polso e l'aveva ruotata verso di sé.
- C'è tutta la mia roba lì dentro! Ti rendi conto di quello che hai fatto?
Continuava ad urlarle contro, ma Crystal non si lasciava intimidire.
- Niente di prezioso. Libri che non usi, foto di galline e la tua preziosissima divisa da capitano. Niente di irrecuperabile.
- Sei una stronza.
- Scusa? Tu sei stato il primo!
- E tu hai continuato.
- Qualcuno doveva pur darti una lezione. Non sei dio!
- E tu non sei l'avvocato delle cause perse.
- Idiota!
- Stupida!
Il preside era arrivato di corsa nel corridoio, attirato dalle urla di entrambi i ragazzi. Li aveva ripresi e li aveva fatti andare nel suo ufficio.
- Ora mi spiegate cosa è successo.
- Signor Preside, questa stupida ha riempito il mio armadietto di schiuma.
Crystal stava facendo il verso a Michael mimando la sua faccia e questo fece imbestialire il ragazzo ancora di più.
- Signor Evans, moderi il linguaggio!
Crys aveva esultato davanti alla ripresa del preside.
- E anche lei, signorina Lewis, la smetta di comportarsi come una bambina.
Stavolta era stato Michael ad esultare.
- Il capitano qui presente, l'altro giorno, mi ha trattata come un oggetto. È stato maleducato, presuntuoso ed arrogante. E oggi ha continuato ad insultarmi.
Crystal lo aveva indicato con l'indice mentre continuava a parlare di Michael con un tono di voce più alto del normale. Poi avevano ricominciato a litigare.
- E tu dovevi conciarmi l'armadietto così? Maturo da parte tua!
- E tu potevi essere più gentile! Sono sempre una ragazza!
- Io non vedo ragazze qui dentro, ma solo bambine.
- E io vedo un moccioso prepotente che ha bisogno di una lezione.
- BASTA! Una settimana di punizione per entrambi!
Il preside era scoppiato. Solitamente cercava di lasciar correre quando c'erano discussioni che riguardavano i ragazzi delle squadre della scuola, ma stavolta era stanco di sentire quei due urlarsi contro. 
- Farà bene ad entrambi. Niente allenamenti di football signor Evans, almeno per una settimana. E lei, signorina Lewis, niente corso di canto per lo stesso tempo. Ora tornatevene in classe.
I due ragazzi si erano alzati dalle poltrone ed erano usciti dall'ufficio del preside con la testa bassa. Michael si era diretto a destra e Crystal a sinistra, senza rivolgersi una parola.

9 ottobre 2008
“Caro diario è la fine. Oltre alla punizione scolastica, Rob ha voluto dire la sua. E dopo averla detta, mi ha proibito di uscire per due settimane. Non che io sia una che esce spesso, ma non posso nemmeno andare da Kim. Lei può venire da me, fortunatamente. Insomma il mio piano vendicativo mi si è ritorto contro. E io che speravo di farla franca. Ora mi toccherà sopportarlo anche dopo scuola. Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?”

 

12 ottobre 2008

Lunedì mattina. La settimana scolastica era ricominciata e con essa sarebbe partita la punizione che il preside aveva dato a lei e al suo compagno di scuola. A New York pioveva ininterrottamente da due giorni e avrebbe continuato così almeno fino a mercoledì o giovedì. Crystal amava la pioggia, la rendeva un po' scorbutica, ma solo perché adorava immergersi nel suo mondo fantastico senza dover dare spiegazioni. Osservava la pioggia sbattere contro la grande finestra della biblioteca e con lo sguardo seguiva le gocce d'acqua scontrarsi o 'accoppiarsi' come diceva sempre. Due sconosciutissime gocce d'acqua che durante un temporale si trovano su un vetro e con il vento sono 'costrette' ad accoppiarsi. Un po' come succede anche agli esseri umani. Stava scarabocchiando sul suo diario, quando la signora Palmer l'aveva raggiunta al tavolo.
- Dovete riordinare queste schede, in ordine alfabetico.
E aveva mollato uno scatolone pieno di fogli da sistemare. Crystal aveva sbuffato sonoramente e Michael si era avvicinato alla scatola e aveva iniziato a tirane fuori il contenuto.
- Dividiamoci i compiti così finiamo prima.
Aveva detto la ragazza, alzandosi dalla sedia. Michael l'aveva guardata e aveva annuito con la testa. Non le aveva rivolto una parola da quando avevano lasciato lo studio del preside il venerdì precedente.
- Intanto conviene dividere tutte le schede per lettera. Poi ordiniamo ogni lettera e le sistemiamo nello schedario.
Aveva continuato Crys, come se parlasse al vento, dato che Michael non le rispondeva, si limitava a muovere la testa.
- Ti hanno rubato la lingua, oggi?
Aveva chiesto infine, alquanto seccata dall'atteggiamento passivo del suo compagno.
- No, sono solo stanco di stare qui dentro. Con te, per giunta.
Aveva risposto col suo solito tono spavaldo e arrogante.
- Bè, è il primo giorno, fatti venire la voglia altrimenti conviene che ti suicidi direttamente!
Lo aveva avvertito Crystal facendo schioccare la lingua. Atteggiamento poco adatto ad una ragazza, glielo diceva sempre Matt. Michael le aveva passato la sua parte di compito e Crystal aveva notato che la mole di lavoro che aveva tenuto per sé era più abbondante della sua.
- Non hai diviso equamente.
- Lascia perdere, cominciamo. E smettila di parlare, che mi distrai.
Crystal aveva serrato la mascella dopo l'ultima affermazione di Michael. Lo odiava. Pensava di assoldare una banda incappucciata per prenderlo a bastonate, mentre col suo pacco di roba si sedeva vicino alla finestra sul pavimento. Il tavolino non sarebbe bastato a contenere tutte le schede, quindi aveva optato per il parquet della biblioteca. Aveva tirato fuori dalla sua borsa il suo Ipod e lo aveva infilato nelle orecchie. La musica l'avrebbe aiutata a superare quelle ore di noia. Aveva cliccato sulla sua playlist rinominata 'pioggia' e aveva fatto partire una serie di canzoni sdolcinate e tristi. Ancora non le era chiaro perché amasse quel genere di musica, probabilmente la faceva sentire meno triste di quello che era, o forse perché quelle canzoni avevano i testi migliori che potesse desiderare. Le note di “Angel” di Sarah McLachlan avevano iniziato a risuonarle nelle orecchie e dopo qualche secondo non si era accorta di star cantando. Non lo faceva ad alta voce, ma Michael riusciva a sentirla molto bene. La osservava dall'alto della sua sedia, senza farsi accorgere. Non riusciva a capire se fosse più concentrata sul canto o sulla separazione delle schede. Faceva entrambe le cose senza mai alzare lo sguardo da terra. Si era fermato un po' troppo a guardarla e, nel momento stesso in cui Crys aveva alzato lo sguardo, aveva ritrovato quegli occhi blu del loro primo incontro. Teneri e sinceri come quella volta. Gli aveva sorriso e si era alzata per avvicinarsi al tavolo.
- Ho già finito la mia parte. Ti do una mano?
Aveva chiesto inclinando la testa. I boccoli scuri le erano ricaduti sul viso e delicatamente li aveva spostati con la mano dietro l'orecchio. Michael era certo di essere finito in un grosso guaio con quella ragazza. Sentiva il cuore battergli più velocemente e le ginocchia tremare. Fortunatamente era seduto e lei non si sarebbe accorta di niente. Bastava continuare a fare lo stronzo. In quello era molto bravo e convincente. Ma la mano di Crystal era finita involontariamente sulla sua e la sua forza di volontà era andata a finire sotto le scarpe. Aveva annuito e le aveva sorriso. Crystal aveva riconosciuto anche quel sorriso, quello del primo incontro, dolce e gentile. Aveva scosso la testa, incredula davanti a quella doppia personalità. Gli si era seduta davanti e aveva afferrato un po' di schede. La musica le risuonava nelle orecchie e sulle note di “How deep is your love” non aveva resistito e aveva ricominciato a cantare, ignara del suo ascoltatore.
Una volta che le schede erano state tutte divise per lettera, si era tolta le cuffie dell'Ipod e si era nuovamente avvicinata a Michael.
- Conviene che questa parte la facciamo insieme, o potrei impazzire!
Le aveva detto semplicemente e il ragazzo non si era accorto di aver cominciato a ridere.
- In effetti questo lavoro potrebbe farci andare fuori di testa. E se sbagliamo ci tocca ricominciare da capo.
E Crystal, stavolta, aveva deciso di sedersi vicino a lui, girando leggermente il busto e le gambe nella direzione di Michael. Avevano cominciato con la A e, mano a mano che andavano avanti, avevano incominciato a parlare. All'inizio erano solo commenti sui cognomi delle schede. Poi erano andati avanti ad inventarsi delle storie dietro a quei nomi. La fantasia di certo non gli mancava, ma nel giro di un'ora erano ancora fermi alla A. Crystal rideva di gusto, dopo l'ultima battuta di Michael che aveva reso il Signor Mark Appleton una ragazza. Era andata al ballo con il capitano della squadra di nuoto. E dopo il bacio della buonanotte aveva scoperto che lei in realtà era un lui. Tutto solo perché lui era stato un'idiota.
- Un po' come quello che hai fatto tu con me...
Aveva affermato Michael, tornando a guardare Crystal negli occhi. La ragazza aveva annuito.
- Ma ti assicuro che sono una ragazza. Al cento per cento!
E aveva inclinato la testa un'altra volta e le fossette al lato della bocca erano spuntate nuovamente. Poi non sapeva come e non sapeva nemmeno il perché, ma Michael si era ritrovato a chiederle:
- Perché non sorridi più spesso?
E immediatamente si era maledetto per quella gentilezza. Crystal lo aveva guardato spalancando gli occhi.
- Bè, se tu fossi meno stronzo, riderei di più!
E aveva socchiuso leggermente gli occhi
- A proposito di stronzo, che fine ha fatto il tuo alter ego malvagio?
Gli aveva domandato la ragazza corrucciando le labbra, curiosa di sapere la risposta. Michael era rimasto sorpreso da quella richiesta e non sapeva che risponderle.
- Non sono sempre cattivo...
- È che ti disegnano così, no?
Aveva concluso Crystal, sorridendogli di più. Michael aveva semplicemente annuito, sorridendole di rimando. La signora Palmer si era avvicinata ai ragazzi per informarli che la loro punizione per quel giorno era terminata. I due l'avevano salutata cordialmente e si erano diretti all'uscita. Il temporale imperversava ancora fuori dalla scuola, ma Crystal non si era persa d'animo e, mentre osservava il cielo, sorrideva.
- Solitamente la pioggia non mette di malumore?
Aveva chiesto innocentemente Michael, convinto che quella regola valesse per tutte le ragazze. Evidentemente non aveva fatto i conti con quella ragazza. Crystal aveva scosso la testa.
- No, a me no. Diciamo che è come se mi facesse compagnia. Ma odio il tuoni.
Aveva ammesso Crystal, avvicinandosi leggermente a Michael. Poi, lentamente, si era buttata sotto la pioggia scrosciante.
- Che fai? Ti bagni tutta! Prenderai qualcosa!
Le aveva urlato Michael, alzando un braccio come a volerla prendere.
- Andiamo Evans! Slaccia la cintura di sicurezza!
Gli aveva risposto Crystal, mentre roteava sul prato a braccia aperte. La testa rivolta verso il cielo e la sua risata che risuonava nell'aria. Michael la guardava, ma non si schiodava dal portico della scuola. Quella era pazza e lui non si sarebbe lasciato trascinare nel suo vortice di follia. Poi era stato un attimo. Crystal era corsa fino a lui e aveva allungato una mano. Michael aveva continuato a scuotere la testa in un no. Allora Crystal aveva afferrato la sua mano con determinazione e lo aveva trascinato poco gentilmente fin sotto la pioggia. Ovviamente Michael non aveva opposto resistenza e si era lasciato trasportare fin sotto l'acqua. Crystal rideva sonoramente davanti all'immagine di Michael completamente bagnato, all'inizio era stato riluttante, ma poi aveva incominciato a divertirsi anche lui. Avevano saltato, ballato, urlato sotto la pioggia. Prima di lasciarla andare un'altra volta lontana da lui, Michael le aveva afferrato un polso e l'aveva fatta voltare nella sua direzione. Crystal continuava a sorridergli felice. Era completamente bagnata, i capelli arruffati e tremava leggermente. Michael le si era avvicinato e con una mano le aveva spostato i capelli che le erano finiti davanti agli occhi. Era la cosa più bella che avesse mai visto e la più pericolosa. Poteva giurare di aver sentito un tonfo in fondo allo stomaco quando l'aveva voltata e aveva incontrato i suoi occhi. Crystal era arrossita fino alle punte dei capelli e sperava con tutto il cuore che Michael non se ne accorgesse. Poi era riuscita a fare l'unica cosa intelligente che il suo cervello le aveva suggerito.
- E' meglio se andiamo a casa, o domani avremo la polmonite!
Gli aveva sussurrato e il ragazzo aveva annuito.
- A domani, compagno di punizione!
Aveva continuato Crystal facendogli l'occhiolino, prima di dirigersi alla sua macchina.
- A domani.
Aveva concluso Michael, rimanendo fermo sotto la pioggia e continuando a fissarla. Sì, era pericolosa, ma purtroppo il suo veleno gli era già entrato in circolo, e non esisteva una cura.

16 ottobre 2008
“La settimana di punizione è finita, finalmente. È stato tutto strano, è cominciata come una tortura e adesso già mi manca. Non fraintendermi, preferisco tornare a casa e fare quello che voglio, piuttosto che rimanere chiusa in quella biblioteca per due/tre ore in più al giorno. Ma vedi, quel posto era nostro. Michael è strano. Fuori da quelle quattro mura torna ad essere il solito cretino e arrogante. Quasi quasi non mi saluta nemmeno nei corridoi nella scuola, ma appena mette piede in biblioteca si trasforma e diventa quello dolce e tenero che mi fa tremare il cuore. Non riesco a capirlo, non so se fidarmi, è capace di tutto. Martedì, dopo il nostro 'avvicinamento', quando sono arrivata a scuola l'ho visto, mi dava le spalle e, mentre mi stavo avvicinando per salutarlo, il capitano delle cheerleader gli è letteralmente saltata al collo, lasciandogli un bacio sulle labbra. Io li ho oltrepassati come se niente fosse, ma mi sono sentita una sciocca, ridicola e ancora una bambina. Quella Nancy sicuramente sarà la sua ragazza, o forse vuole diventarlo, così regneranno nella scuola. Non so nemmeno cosa ci possa trovare in Nancy. Una sgallettata che va in giro sempre con i pon pon attaccati alle mani e saltella e urla per qualsiasi stupidaggine. E quello che ancora non riesco a comprendere è come sia stata eletta per due anni la reginetta della scuola. Se i canoni sono: stupidità, ignoranza e idiozia, bè è chiaro perché abbia vinto sempre lei. Però è carina. Esteticamente intendo. Non bella, ma un tipo. Uno di quei classici tipi moderni, che per ottenere quello che vogliono gli basta schioccare le dita e aprire le gambe. Cioè, ad esercizio fisico è messa bene, ma è quello mentale che mi preoccupa. Forse troppo 'esercizio fisico' le ha atrofizzato il cervello. Non ci sono altre spiegazioni. Io resto tranquillamente nella mia ombra, impegnata nelle mie cose e a sognare ad occhi aperti. Se solo avessi Kim con me anche a scuola...”

 

23 ottobre 2008


Il preside, quella mattina, aveva chiamato Crystal nel suo ufficio. Ignara della motivazione, si era precipitata, lasciando la lezione di Storia dell'arte, una delle sue preferite. Quando era entrata in presidenza, aveva ancora il fiatone. Una volta sola era stata chiamata in quell'ufficio ed era stato per un mezzo incidente accaduto a Rob. Ogni volta che l'interfono suonava, rimaneva col respiro in gola, sperando che non riaccadesse. Respirava a fatica mentre avanzava per sedersi sulla poltroncina davanti alla scrivania del preside. Un ragazzo le dava le spalle e, appena si era messa seduta, gli aveva lanciato una rapida occhiata senza farsi vedere.
- Signorina Lewis, l'ho chiamata per presentarle un nuovo studente. Lui è Justin Brown.
Crystal si era voltata in direzione del ragazzo, gli aveva sorriso ed era tornata a guardare il preside, non capendo la motivazione della sua presenza lì.
- Vede, solitamente quando arriva un nuovo ragazzo, gli facciamo fare il giro della scuola mostrandogli le varie aule e i laboratori. Leggendo la scheda di Justin, abbiamo scoperto che ha quasi tutte le lezioni in comune con lei e quindi l'abbiamo scelta per fargli da Cicerone. In più, lei è una delle migliori studentesse del primo anno, quindi abbiamo pensato che sceglierla come guida fosse la decisione migliore.
E le aveva sorriso. Nella testa di Crystal erano impresse varie immagini di quel preside. Soprattutto del giorno in cui l'aveva messa in punizione, per niente gentile e cordiale.
- Ah, per questo motivo oggi lei è libera dal frequentare le lezioni. La scuola è grande, quindi ha tutto il giorno per mostrare la scuola al signor Brown.
Crystal aveva annuito ed erano usciti dall'ufficio.
- Buona giornata ragazzi.
- Grazie Signor Preside.
- Anche a lei.
Il signor Scott era rientrato e i due ragazzi si erano fermati un attimo. Il silenzio era abbastanza ingombrante e Crys aveva deciso di intervenire.
- Ok, ora che tutte le formalità sono finite, che ne dici di divertirci un po'?
Aveva domandato al suo compagno.
- Perché no? Ogni volta che cambio scuola, ripeto questa tiritera. Ormai sono abituato ai tour. Ma nessuna accompagnatrice è mai stata carina come te.
Le aveva detto. Crystal si era leggermente imbarazzata per quel complimento, piovutole dal cielo e forse, in quella giornata scolastica, non si sarebbe sentita sola come le accadeva sempre. Non sapeva che, alla fine, non avrebbe rimpianto l'assenza di Kim.
- Prima di tutto: numero dell'armadietto?
Aveva chiesto a Justin. Il ragazzo aveva frugato nella tasca del suo zaino e aveva tirato fuori un bigliettino con impresso il numero per sbloccare il lucchetto.
- Bene, 203. Credo tu sia sotto di me.
Justin l'aveva guardata un attimo perplesso e qualche secondo dopo le era scoppiato a ridere in faccia. Crystal non riusciva a capire la causa di tanta ilarità. Si era portata entrambe le mani sui fianchi, in attesa di una risposta da parte del ragazzo.
- Bè, potrei facilmente fraintendere quello che mi hai detto...
Crystal era improvvisamente arrossita. Con la mano destra cercava di sventolarsi il viso.
- Come mai voi ragazzi siete sempre così maliziosi?
Aveva chiesto di rimando, per far risultare la sua battuta meno maliziosa di quanto in realtà non fosse.
- Forse perché voi ci servite le battute su un piatto d'argento?
Aveva ribattuto Justin sorridendole.
- In effetti… Ma non era mia intenzione, lo giuro!
E si era portata la mano destra sul cuore e aveva alzato la sinistra. Justin era scoppiato a ridere vedendola e Crys gli era andata dietro a ruota.
La mattinata era scorsa allegramente. Justin era spiritoso, gentile ed intelligente. Aveva tante cose in comune con Crystal, come la mania per certi telefilm e la passione per il canto. Nel giro di un paio di ore, Crys conosceva tutta la storia del suo compagno. Costretto a trasferirsi quasi ogni anno a causa del lavoro di suo padre, un ambasciatore. Non aveva né fratelli né sorelle quindi, ogni trasferimento era più difficile per lui, che doveva affrontarlo da solo. Per non parlare delle scuole. Era difficile ambientarsi e quando ci riusciva, era sempre il momento di trasferirsi nuovamente. Una tortura, insomma.
- Facciamo così. Io in questa scuola sono la classica solitaria. Che dici se ti do una mano io? Saltiamo tutta la parte dei convenevoli e diventiamo amici?
E gli aveva sorriso genuinamente, facendo spuntare le fossette ai lati della bocca e aveva allungato la mano destra per stringere il patto con Justin. Il ragazzo l'aveva guardata, stupito da quella richiesta, non gli era mai capitato. Più continuava a guardare Crystal, più il suo subconscio gli diceva di fidarsi e di non lasciarsela scappare.
- Accetto.
Aveva risposto Justin, allungando la mano per stringere quella di Crystal.
- Ora, cosa importante, dovrai imparare anche il numero del lucchetto del mio armadietto. E ovviamente io il tuo. Non si sa mai... Numero due, stai attento. Se ti vedo ciondolare con una cheerleader la mia ira si abbatterà su di te. Sei troppo intelligente per sprecare tempo con quelle.
Crystal continuava a parlare mentre si incamminavano nei corridoi, con una mano contava tutti i punti del suo discorso e spostava continuamente gli occhi dal soffitto a Justin.
- Numero tre, niente sport. Non mi sembri un tipo da football o basket, quindi che ne dici di unirti al gruppo di canto? Sarebbe bellissimo, potremmo fare duetti, divertirci e aumentare di numero. Da sette diventeremmo otto. Un record!
Crystal continuava a parlare come una macchinetta, elencando circa dieci/dodici punti del programma 'amici in un batter d'occhio', ma Justin annuiva solamente, senza mai interromperla. Era troppo attento a scrutarla e a divertirsi vedendola così impegnata. Era entrato nel vortice di Crystal Lewis e non ne sarebbe uscito tanto presto. Sì, si sarebbe divertito quell'anno, e forse sarebbe riuscito anche a costruire un'amicizia prima di dover ripartire.
Poi la campanella era suonata e nei corridoi si era ammassata una folla di ragazzi. Justin si era fermato, spintonato a destra e sinistra. Crystal continuava a parlare e ad andare avanti, quando si era accorta di averlo perso. Si era voltata e lo aveva cercato con lo sguardo, sollevandosi sulle punte dei piedi. Quando l'aveva ritrovato, gli si era avvicinata e lo aveva preso sotto braccio.
- Quando suona la campanella, questi corridoi diventano come campi di battaglia. Devi stare attento o rischi di diventare un ferito o, peggio, una vittima di guerra.
Justin era scombussolato. Troppo e tutto in un solo giorno. Rischiava di sembrare una specie di silenzioso e noioso ragazzo. Cosa che non era mai stato, ma gli eventi di oggi lo avevano portato a chiudersi. Durante l'ora della mensa era riuscito finalmente a sciogliersi un po' di più con Crystal. Avevano scelto un tavolino un po' in disparte.
- Sai? In bagno ho sentito che parlavano di me. Dicevano che la 'solitaria si è trovata il fidanzato'. È sottinteso che parlavano anche di te. Siamo l'argomento del giorno! Yu-uh!
Aveva fintamente esultato Crystal, sollevando una mano al cielo in un gesto ironico.
- Non sono mai stato popolare e, a meno che tu non sia popolare, non vedo perché debbano parlare di me. O di te. O di entrambi.
Crystal aveva aggrottato le sopracciglia e arricciato le labbra per pensare a quell'ultima frase che Justin le aveva appena rivolto.
- In effetti, perché stanno parlando di noi? Sono invisibile solitamente...
E aveva notato un gruppo di ragazzi che la indicavano e ridevano. Con la divisa della squadra di football. Crystal li aveva raggiunti, seguita da Justin. Una volta vicina, si era portata una mano su un fianco e aveva sorriso.
- Si può sapere cosa avete di tanto divertente da ridere?
Aveva chiesto gentilmente. Uno della squadra si era alzato e si era posizionato esattamente davanti a lei. Un armadio a quattro stagioni sarebbe stato più piccolo di lui.
- Di niente. E anche se fosse, non sono fatti tuoi.
Le aveva risposto.
- Billy Parker, dimmi immediatamente di cosa stavate ridendo o rivelerò a tutti il tuo 'piccolo incidente' di un paio di anni fa!
Il ragazzo era improvvisamente sbiancato. Si stava passando una mano tra i capelli, visibilmente imbarazzato.
- Bè, circola una voce sul tuo conto.
- E sentiamo, che dice questa 'voce'?
Aveva chiesto Crystal, iniziando a battere un piede.
- Bè, tutti si sono chiesti come fosse stata la settimana di punizione che è toccata a te e a Michael e bè, le voci circolano.
Crystal stava per esplodere. Se fosse stata in un cartone animato, l'avrebbero disegnata col fumo che le usciva dalle orecchie.
- A me queste voci hanno già rotto le scatole. Vuoi dirmi che cosa si dice, o devo rivelare il tuo segreto? Muoviti, che sto invecchiando qui!
Aveva alzato leggermente la voce. Tutta la mensa era silenziosa, nessuno osava proferire parola e Crystal aveva tutti gli occhi puntati addosso.
- Si dice che tu e Michael ci avete dato dentro in biblioteca. E che tu sia tremendamente cotta del capitano.
Crystal era allibita. La mascella si era staccata dal resto della bocca. Prima era sbiancata e poi diventata bordeaux dalla vergogna. Stringeva i pugni lungo i fianchi e non toglieva gli occhi da Bill. Lo avrebbe potuto incenerire, avrebbe potuto incenerire l'intero corpo studentesco in quel momento. Justin le aveva appoggiato una mano sul braccio, come a volerla calmare.
- Credo che queste voci si sbaglino. E l'interessato che dice? Intendo il capitano...
Aveva chiesto Justin avvicinandosi e oltrepassando Crystal.
- Non dice niente e chi tace acconsente, giusto?
Aveva risposto Bill, ricevendo il consenso dal resto del suo gruppo di amici.
- Prima di spargere delle voci, dovreste almeno sapere se è vero.
E si era allontanato, trascinando Crystal per un braccio. Avevano fatto pochi passi, quando Justin si era voltato nuovamente.
- Devo dire che l'invidia è una brutta bestia in questa scuola. E dalle 'voci' che ho sentito in giro, si dice che tu ce l'abbia piccolo. E intendo il gioiello di famiglia, non il cervello. Che è chiaro si sono dimenticati di dartelo alla nascita.
E aveva messo un braccio intorno alle spalle di Crystal, portandola lontano da quell'ammasso di idioti. Bill aveva tirato un pugno sul tavolino della mensa e gli aveva urlato contro un 'me la pagherai cara questa' prima che i due sparissero dalla sua visuale. Una volta tornati al loro tavolino, Justin aveva chiesto a Crystal se andasse tutto bene. Lei aveva annuito e poco dopo era scoppiata a ridere.
- E sentiamo, queste voci sono vere? Quelle del gingillo di Parker intendo...
Justin aveva scosso la testa e le aveva sorriso.
- No, cioè non lo so, ma dato che qui si inventano di tutto mi sono detto 'perché non farlo anch'io'?
E aveva sollevato lo sguardo, abbastanza fiero di quello che aveva fatto. Un attimo dopo, si era ritrovato Crystal tra le sue braccia. Lo aveva intrappolato in una morsa gentile ma forte.
- Grazie.
Gli aveva sussurrato vicino all'orecchio.
- Quando vuoi!
Le aveva risposto il ragazzo, noncurante di Michael che, da lontano, li stava osservando. Le aveva stretto i fianchi poco prima che Crystal allontanasse il busto dal suo petto per guardarlo negli occhi.
- Non mi interessa che sparlino di me, ma vorrei che lo facessero per qualcosa di vero, non per stupidaggini vietate ai minori di 15 anni!
E stavolta anche Justin era scoppiato a ridere, contagiato dalla simpatia e autoironia di Crystal. Sì, quest'anno sarebbe stato diverso, si sarebbe divertito e avrebbe trovato la sua migliore amica.
Alla fine delle lezioni, Crys si era diretta al suo armadietto, pronta per andare a casa, ma il chiacchiericcio di due persone l'aveva attirata. Aveva svoltato l'angolo del corridoio e li aveva visti. Michael e Nancy Porter. Lei che cinguettava vicinissima all'orecchio di lui e Michael che carinamente le sorrideva di rimando. Una visuale che aveva fatto contorcere lo stomaco di Crystal e le aveva provocato un leggero scricchiolio all'altezza del cuore. Poi era stato un attimo, era rinsavita, aveva raddrizzato le spalle, il petto in fuori, lo sguardo fiero e si era diretta dai due.
- Scusate il disturbo. Vorrei sapere solo una cosa. Cosa diavolo hai raccontato ai tuoi compagni di squadra riguardo alla nostra settimana di punizione?
Michael l'aveva guardata, inizialmente un po' irritato, ma appena aveva capito la domanda aveva allargato gli occhi, tra l'incredulo e il colpevole.
- Niente! Perché, che cosa si sono inventati stavolta?
Crystal aveva spalancato la bocca per la risposta e per l'atteggiamento menefreghista del ragazzo.
- Che io e te ci abbiamo dato dentro in biblioteca.
Gli aveva risposto, continuando a spostare l'indice tra lei e lui. A quell'affermazione era anche arrossita violentemente, ma aveva fatto finta di niente.
- Ah.
- Ah? Tutto qui quello che riesci a dire?
- E cosa dovrei dire?
- Non so, magari potresti arrabbiarti perché non è vero?
E Michael non le aveva risposto, anzi le aveva sorriso arrogantemente.
- Se questo è quello che vuole pensare la gente è liberissima di farlo.
- No, se è a spese mie! Ho una reputazione, io!
Aveva continuato Crystal, mentre si sentiva abbastanza offesa e irritata per l'atteggiamento superficiale di Michael.
- Se non ricordo male, tu in questa scuola non hai una reputazione. E queste voci non hanno fatto altro che aumentare la tua popolarità, quindi fossi in te, mi calmerei e ne gioirei.
Era intervenuta Nancy, con quell'uscita poco felice che aveva mandato ancora più in bestia Crystal.
- Uno, nessuno ha chiesto il tuo parere, due, questo genere di 'popolarità', come la chiami tu, è falsa e inopportuna, tre, non tutte siamo come te, che sarebbero felici di essere considerate le sgualdrine della scuola, quindi lo ripeto: a me questa popolarità non interessa, tanto meno se è fatta a spese della mia reputazione. Non so con chi hai a che fare, o meglio sì – e aveva assottigliato gli occhi guardando prima Nancy dall'alto al basso e poi aveva spostato lo sguardo su Michael - ma io non sono come tutte quelle che ti ronzano intorno e non ne vorrei fare parte, quindi la prossima volta vedi di lasciarmi fuori da queste voci, da questi racconti sconci e da eventuali fantasie che la tua mente perversa è in grado di elaborare. Grazie.
E se ne era andata, aumentando sempre di più il passo, fino a che non era arrivata alla sua macchina. Si era chiusa dentro, aveva tirato un grosso sospiro di sollievo e aveva ricominciato a respirare regolarmente. Non sapendo cosa stava accadendo tra quei due all'interno della scuola.

- Quella ha una cotta stratosferica per te! Mi dovrei preoccupare?
Aveva chiesto Nancy, mentre cercava di intrecciare le sue dita con quelle di Michael.
- Cosa? Ma che stai dicendo! È impossibile che Crystal abbia una cotta per me!
- Non capisci niente di ragazze! Si vede lontano un miglio che ti sbava dietro! Secondo te perché è diventata bordeaux quando ti ha raccontato delle voci di corridoio che vi riguardavano?
- Perché era arrabbiata?
- Sei proprio ottuso!
Gli aveva risposto Nancy, prima che Michael sciogliesse la morsa che legava le loro mani per guardare meglio la sua ragazza.
- Sei sicura?
- Ci posso mettere la mano sul fuoco.
E la ragazza aveva annuito visibilmente con la testa. Si erano incamminati verso la macchina di Michael in silenzio, prima che la bionda ricominciasse a parlare.
- Non hai risposto alla mia domanda, comunque. Mi devo preoccupare per la sua cotta?
Michael si era voltato leggermente per guardarla negli occhi e le aveva sorriso.
- Assolutamente no. Quella Crystal non è proprio il mio tipo.
E Nancy, dopo quell'affermazione, si era rilassata e aveva appoggiato la schiena contro il sedile. Aveva sorriso e aveva iniziato a smanettare con lo stereo della macchina. Non si era accorta della tremenda bugia che Michael le aveva appena rifilato. Nemmeno Michael se ne era reso conto, o faceva solamente finta di non saperlo. Accantonando quella sua strana fantasia per Crystal, pensava che un giorno o l'altro gli sarebbe passata. Si sbagliava di grosso e forse iniziava a rendersene conto solamente adesso.

14 novembre 2008
“Stamattina è successa una cosa strana a scuola. Nancy Porter mi ha invitata alla sua festa di compleanno questo sabato. Non è normale, e infatti sia Kim che Justin sono un po' preoccupati per la cosa. Ripeto, in quella scuola sono invisibile, a parte le due settimane in cui circolava la voce di me e Michael e della biblioteca. -.-'' Poi queste voci sono state sostituite da quelle riguardanti Michael e Nancy, ovviamente. Voci allucinanti, da loro che fanno shopping al centro commerciale (e chissenefrega non ce lo mettete? -.-), a racconti dettagliatissimi di loro due sotto le lenzuola. Sinceramente? Secondo me sono proprio loro due che mettono in giro queste cose, solo per aumentare la loro popolarità e per rimanere al centro dell'attenzione. Bè, capito, alla faccia del Presidente degli Stati Uniti e della sua First Lady! -.-'' No, davvero, manco fossero degli Dei! Non ti dico le quotazioni di Nancy a che livello sono salite per questi gossip! Praticamente ha già la corona di reginetta in tasca e mancano ancora sei mesi e mezzo prima dell'incoronazione! Come se nella realtà tutto questo servisse a qualcosa. Comunque i ragazzi non vogliono che vada a quella festa da sola, ma Justin non è stato invitato quindi vedrò di farlo entrare di nascosto io. Sono brava in questi piani astrusi. Ti racconterò come è andata, ovviamente.”

 

   
 
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