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Autore: ryuzaki eru    27/06/2012    6 recensioni
Prima della comparsa del caso Kira. La Wammy’s House in un momento quotidiano, apparentemente insignificante. Solo apparentemente. La consapevolezza di Elle e la sua decisione.
All’improvviso, quel chiasso si interruppe, seguito da un silenzio abbastanza singolare, se non teso…
Tutti i bambini adesso guardavano verso un angolo della stanza…
In basso, accovacciato a terra, Near osservava i pezzi del puzzle latteo che aveva dinanzi, i pezzi che adesso erano sparsi un po’ ovunque sul legno scuro del pavimento…
E ad un passo da lui, in piedi, con la braccia conserte ed il mento rivolto verso il basso, Mello scrutava spavaldamente il suo “rivale”, con un sorrisetto provocatorio e prepotente… «E adesso?» gli disse sogghignando «…Immagino che dovrai ricominciare da capo…» insinuò con un po’ di malignità infantile. [...]
Elle rimase immobile, ruotò solo appena lo sguardo e le sue pupille scure e adesso serie si fissarono su “quei due”.
Near non batté ciglio.
Lentamente e con pazienza riprese a raccogliere i pezzettini sparsi del suo puzzle, mantenendo il mento basso e lo sguardo rivolto al pavimento.
Non reagì all’ingiustizia. Passivo. E non rese il colpo…

Avevo un’ora di tempo al lavoro e ho scritto questo, di getto, senza pensarci troppo ^^,
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Mello, Near, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Il disco arancio del sole, grande e basso all’orizzonte e solo a tratti coperto dalle foglie rossicce degli alberi, mandava i suoi raggi obliqui e bassi a sbattere ancora contro una finestra obliqui, bassi e ormai poco caldi del sole che stava per tramo

Grazie di essere qui ^_^

 

I personaggi che compariranno sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata

 

“Quei due”

 

Dalla finestra si infiltrava ancora una lama di luce, che lunga, diritta e tiepida giungeva al pavimento di legno scuro e usurato e lo percorreva tutto per l’intera lunghezza di quella grande stanza…

Fuori, il disco arancio del sole, grande, basso all’orizzonte e solo a tratti coperto dalle foglie rossicce degli alberi, concedeva ancora ai suoi raggi obliqui di raggiungere l’angolo di quella finestra, pochi istanti prima di tramontare e sparire da quel cielo grigio di un novembre inoltrato.

Ma quella lama di luce tagliava e illuminava ancora il grande tappeto usurato e tante volte calpestato, il divano con i cuscini smossi e schiacciati, alcuni libri disordinatamente poggiati a terra ed una fetta di torta poggiata su un piattino, sul legno del parquet …

Elle se ne stava placidamente rannicchiato sul pavimento, nell’ombra, circondato dai volumi aperti, non toccato da quella luce fastidiosa che gli passava però davanti al volto senza sfiorarlo.

Placidamente allungò la mano affusolata verso il piattino che aveva davanti. L’acciaio della forchetta che teneva mollemente dal fondo, tra pollice ed indice, si conficcò nel pan di Spagna e luccicò, immergendosi in quella lama di luce.

Elle staccò un bel pezzo di quella torta e osservandolo accuratamente lo avvicinò con lentezza alle labbra.

Poi, quando le sue pupille grandi e scure furono sazie di quella visione, lo infilò in bocca, in un lampo, tutto quanto insieme, e iniziò a masticarlo con gusto, continuando a tenere la forchetta sollevata davanti alla volto, ma stancamente sostenuta dalle sue dita appese al polso.

E poi qualcuno accese la luce.

Elle alzò il capo verso l’interruttore, al fianco della porta, in modo distratto, continuando a masticare vistosamente.

Ingoiò…

E Watari poggiò davanti a lui, sempre sul pavimento, un vassoio con del tè e dei pasticcini ricoperti di zucchero a velo.

La luce l’aveva accesa Wammy, entrando. Entrando in quella stanza enorme e chiassosa…

Sì, chiassosa.

Le urla di tanti ragazzini si mescolavano nella confusione.

Il rimbombare sordo dei piedi che correvano agilmente e velocemente era incessante.

Le risate ed i gridolini scalmanati si confondevano in un unico sottofondo allegro e quotidiano, quasi cadenzato e noto.

Le piccole figurette degli orfani sfrecciavano davanti al detective, senza che lui se ne curasse minimamente, senza che lui li sentisse, senza che lui considerasse la loro presenza come un fastidio, un rumore.

Loro c’erano. C’erano sempre stati. Avrebbero continuato ad esserci.

«Hai bisogno del computer?» chiese Wammy placidamente, osservando il suo pupillo con gli occhi sottili ed un’espressione calda e premurosa.

Elle inclinò il capo in modo buffo e portò la mano a grattarsi la nuca «Uhm… Forse…» disse in modo annoiato…

Sì, noia.

Si stava annoiando.

Poi, all’improvviso, quel chiasso si interruppe, seguito da un silenzio abbastanza singolare, se non teso…

Tutti i bambini adesso guardavano verso un angolo della stanza…

In basso, accovacciato a terra, Near osservava i pezzi del puzzle latteo che aveva dinanzi, i pezzi che adesso erano sparsi un po’ ovunque sul legno scuro del pavimento…

E ad un passo da lui, in piedi, con la braccia conserte ed il mento rivolto verso il basso, Mello scrutava spavaldamente il suo “rivale”, con un sorrisetto provocatorio e prepotente… «E adesso?» gli disse sogghignando «…Immagino che dovrai ricominciare da capo…» insinuò con un po’ di malignità infantile.

Aveva appena distrutto, con un innocuo calcetto, il puzzle quasi concluso di Near

E tutti gli altri bambini tacevano, trattenendo il fiato, curiosi.

Perché comunque, in ogni caso, quei due non erano due qualunque, come gli altri, erano “quei due”, per l’appunto. Lo erano stati fin dal primo istante, irrazionalmente, istintivamente, in modo preponderante.

Per tutti.

Elle rimase immobile, ruotò solo appena lo sguardo e le sue pupille scure e adesso serie si fissarono su “quei due”.

Near non batté ciglio.

Lentamente e con pazienza riprese a raccogliere i pezzettini sparsi del suo puzzle, mantenendo il mento basso e lo sguardo rivolto al pavimento, noncurante.

Non reagì all’ingiustizia. Passivo. E non rese il colpo…

Prima che potesse succedere qualcosa, un altro ragazzino, un po’ tozzo e ben piazzato, comparve sulla porta, esplorò con lo sguardo torvo all’interno e poi, quando ebbe trovato ciò che cercava, gridò agitando una tavoletta di cioccolata «Eccola, l’ho trovata! Questa è mia! L’ho trovata sotto al tuo letto, ero certo che me l’avessi rubata tu!» digrignò i denti e partì di corsa, puntando Mello.

Lo travolse in pieno e trascinandolo violentemente lo scaraventò sulla parete.

Near non alzò la testa, ma ricominciò rilassato a incastrare i suoi pezzetti di puzzle racimolati qua e là…

Watari fece per intervenire tempestivamente.

«No.» sussurrò Elle lapidario, rivolgendo furtivamente uno sguardo deciso verso Wammy che allora si fermò e non intervenne, lasciando che le cose andassero avanti…

Così il detective del secolo, apparentemente disinteressato, iniziò a versarsi il tè nella tazza, senza voltare il capo verso “quei due”, in quel curioso silenzio di tutti...

Mello, spalle al muro, dopo un primo momento di sgomento seguito all’attacco, accennò un sorriso divertito e, senza attendere nemmeno un istante, sferrò un pugno alla bocca dello stomaco del ragazzino tozzo che gli era rimasto parato davanti.

E rese il colpo…

Elle tuffò la sua prima zolletta di zucchero nel tè…

Il ragazzino tozzo si rannicchiò a terra, ai piedi di Mello, stringendosi l’addome, e lasciò la presa dalla tavoletta di cioccolata che scivolò sul parquet.

Mello lo guardò abbassando il capo mentre sorrideva duramente «Non sono stato io a rubartela, anche se l’avrei potuto fare tranquillamente. Ma allora stai certo che non l’avresti mai ritrovata.»

Si vinceva così.

Si vinceva anche così…

Elle lasciò cadere la seconda zolletta nella tazza...

Near inserì rilassato un altro tassello del puzzle che stava già riprendendo forma sotto i suoi occhi di ghiaccio e col capo sempre chino, mostrando agli altri soltanto i suoi capelli argentei, disse calmo «Dovresti dedicarti anche tu ai puzzle, invece di distruggerli, sono utili, non credo che riusciresti a finire questo, ad esempio. E invece potrebbe servirti. Bisogna sempre finire quello che si è cominciato. Ogni pezzo deve necessariamente andare al suo posto. È così che si vince.»

E incastrò senza alcuna difficoltà un altro tassello bianco…

Sì, si vinceva così.

Si vinceva anche così…

Il terzo cubetto di zucchero sprofondò nella tazza fumante, davanti ad Elle che la osservava serio…

Poi il detective sollevò lo sguardo su Watari, un’altra volta.

Adesso Wammy doveva intervenire. Adesso Elle non aveva bisogno di osservare più nulla. Adesso che sapeva che Mello avrebbe reso sicuramente in modo diretto il colpo presuntuoso sferzato da Near, dal gelido e intelligentissimo Near, dall’immobile e passivo Near, che riusciva a non essere mai intraprendente ed infantile, nonostante fosse un bambino…

Scegliere uno di “quei due”?

No…

Era il 28 novembre del 2006.

Dall’altra parte del mondo, in quel preciso istante, un sequestratore sentì il cuore spezzarglisi nel petto, colpito da un attacco cardiaco inaspettato, nell’aula di una scuola di Shinjuku, davanti agli occhi impauriti dei bambini che aveva segregato…

Era il 28 novembre del 2006.

Il sole a Winchester era appena tramontato.

Ed Elle, in quel preciso istante, seppe che non si trattava di attendere del tempo. Seppe che aspettare non sarebbe servito a nulla.

Seppe che non avrebbe mai dovuto sceglierne uno solo.

Quei due erano due.

Lo seppe proprio nel preciso istante che stava irreversibilmente segnando la sua fine.

 

 

 

Nel marasma dei miei impegni assurdi, oggi, nella pausa pranzo al lavoro, mentre aspettavo che il tecnico aggiustasse un maledetto programma che si era incatastato e non mi permetteva di lavorare, ho buttato giù questo racconto senza alcuna pretesa, di getto.

Spero possiate perdonarmi e che lo possiate prendere per quello che è ^^,

Non mi sono troppo preoccupata della coerenza, del fatto che forse L non incontrò mai in quel modo i suoi successori, del fatto che il primo omicidio di Light avviene nel tardo pomeriggio e che quindi contemporaneamente non può essere la stessa ora anche in Inghilterra…

Scusatemi, accettatelo così se potete, mi auguro solo di non aver stravolto e distrutto i personaggi… 0.o

A chi mi segue e mi conosce dico che il nuovo capitolo di Another World è in “fabbricazione” ed il week-end dovrebbe darmi l’aria per completarlo, ma al lavoro non avevo i miei sacri appunti, quindi mi sono lasciata andare un’oretta a quest’altra cosetta sciocca che non aveva bisogno di concentrazione né di uno schema prefissato.

Insomma non linciatemi, non ho perso tempo a scrivere altro, non lo farei mai!!! ^_^

 

Grazie a tutti di aver letto fin qui ^^

 

 

 

 

 

   
 
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