Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: adamantina    28/06/2012    5 recensioni
Sono passati tre anni da quando Vanessa, Damien, Lily, Charlotte, Blake, Arthur e Jonathan si sono separati con l’intenzione di tornare alla loro vita normale. Ma cosa significa normale per chi è dotato di poteri che potrebbero cambiare il mondo? Blake non si è arreso e continua a lottare. Ma anche chi ha da tempo rinunciato a combattere per un mondo più giusto dovrà tornare in campo quando le persone a lui più care saranno minacciate …
«Non puoi biasimarci per averne voluto restare fuori, Blake. Quello che tu stai facendo è fingere di essere ancora al Queen Victoria’s, e ti rifiuti di andare avanti con la tua vita. […]»
«Stavo cercando di impedire un omicidio!»
«Sei un idealista» taglio corto, incrociando le braccia. «Ammettilo, lo sei sempre stato. E credo che il tuo vero scopo sia riportare Lily sulla retta via. Ammettilo, ancora ci speri […].»
Genere: Dark, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Queen Victoria's College'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccomi qui a postare l'epilogo di questa storia.

Che dire? Queen Victoria's College è stato un lungo percorso per me, durato oltre un anno e mezzo. La soddisfazione nel postare l'ultimo capitolo è pari solo alla malinconia che mi lascia in bocca. Forse è per questo che non sono riuscita a dare al tutto una conclusione positiva come era inizialmente nelle mie intenzioni.

Comunque sia, spero che questo epilogo vi piaccia tanto quanto è piaciuto a me scriverlo, e se è troppo amaro perdonatemi, ma è venuto fuori così!

Vorrei concludere con un grazie a tutti coloro che hanno continuato fedelmente a leggere e, soprattutto, a recensire.

Un ringraziamento speciale, perciò, a Felix White, il mio recensore più fedele in assoluto; a Yellow Daffodil; a Il Saggio Trent; a Priscilla.

Come promesso, posterò presto una one-shot a rating rosso su Arthur e Damien; a parte ciò, questa è davvero la fine della storia. Credo che i miei personaggi abbiano detto più o meno tutto quello che avevano da dire. Con ciò non escludo una possibile aggiunta di one-shot o di missing moments, però! Vedremo.

Ancora grazie a tutti voi!

 

adamantina

 

P.S.: Titolo e citazione iniziale, come al solito, sono presi dalla canzone “Superman” dei Five for Fighting.



 

 

~EVEN HEROES~

 

 

Even heroes have the right to bleed”

 

 

[Vanessa]

 

Quando la musica comincia, ci voltiamo tutti verso l'ingresso della chiesa.

La marcia nuziale si eleva con solennità. Il mio sguardo corre per un istante a Jonathan, in trepidante attesa all'altare; si ferma per un momento sui suoi testimoni, Blake e Damien; scivola su Lily, qui accanto a me nel ruolo di testimone per la sposa.

Alla fine mi decido ad ammirare Charlotte.

È splendida nel suo abito bianco senza spalline, con un corpetto in raso di seta finemente decorato con cristalli che formano motivi floreali ripresi anche sull'ampia gonna in tulle. I capelli biondi sono raccolti a formare un elegante chignon che regge un lungo velo bianco, il trucco è leggero e appena visibile.

I suoi occhi brillano per la felicità.

La cerimonia comincia e noi ci sediamo. Con una mano, quasi distrattamente, ogni tanto sposto avanti e indietro il passeggino dove dorme Dawn, accoccolata su se stessa sul sedile reclinabile abbassato.

La cerimonia dura a lungo, ma alla fine giungiamo alla parte fondamentale.

Quando sia Jonathan che Charlotte hanno pronunciato le loro promesse e il sacerdote li dichiara ufficialmente sposati, il mio sguardo incrocia per un istante quello di Blake.

Lui mi sorride e mi fa l'occhiolino e io guardo istintivamente la mia mano, dove spicca un anello meraviglioso che ho ricevuto appena la settimana scorsa.

La cerimonia si conclude e ci dirigiamo verso il ristorante.

Gli invitati chiacchierano allegramente tra loro.

La primavera è sbocciata in tutta la sua bellezza e i fiori profumano lo splendido giardino dove si tiene il pranzo.

Sono seduta al tavolo con Blake, Lily e Damien, oltre ad altra gente che non conosco, probabilmente ex compagni di università di Charlotte o magari colleghi di lavoro suoi o di Jonathan.

Parlo soprattutto con Blake, perchè non vedo Lily da oltre sei mesi e francamente non saprei cosa dirle. In quanto a Damien... beh, è un caso a parte.

Quando Dawn si rifiuta di bere dal suo biberon e si mette a strillare, mi trovo costretta ad allontanarmi dal tavolo, cullandola tra le mie braccia per cercare di calmarla.

Percorro il giardino in lungo e in largo, finché lei non smette di singhiozzare.

«Hai proprio un talento naturale» commenta una voce familiare.

Mi volto verso Damien.

«Oh, non ti avevo sentito arrivare.»

Damien mi raggiunge e Dawn, riconoscendolo, inizia ad agitarsi.

«Ciao, Dawnie-bella» la saluta lui con un piccolo sorriso.

«Credo che voglia che lo zio la tenga in braccio» commento, e gliela affido senza troppi rimpianti.

«Accidenti, è cresciuta dall'ultima volta!»

«Si sente, eh?»

Damien annuisce appena mentre torce un braccio per riuscire a metterle in bocca il biberon di latte tiepido. Ci sediamo su una panchina e il silenzio cala impietoso.

«Ci sono novità?» chiedo alla fine, imbarazzata.

«Ieri mi sono trasferito definitivamente da Cape Coral a New York» annuncia. «Inizio il nuovo lavoro lunedì.»

«Bene! Cos'hai trovato, alla fine?»

«È un posto in una piccola stazione TV» replica Damien. Sembra vagamente imbarazzato. «Ehm, hanno visto Mutant Wars, qualche mese fa, e mi hanno contattato per fornirgli...»

Si interrompe, arrossendo, e io intuisco cosa sta cercando di dire.

«Non dirmi che farai le previsioni del tempo?»

Al silenzio rivelatore di Damien, scoppio a ridere senza riuscire a fermarmi. Riesco perfino a strappare una mezza risatina a Damien.

«Si fa quel che si può» annuncia, cercando di suonare serio.

«Beh, almeno vedere il futuro si rivelerà utile» dico, appena prima di riprendere a ridere.

Dopo un po', mi calmo e mi asciugo le lacrime.

«E tu? Novità?» mi chiede Damien.

Esito prima di allungare la mano verso di lui. Damien osserva l'anello e sorride.

«Blake si è deciso, finalmente» osserva. «Sono felice per voi.»

«Sì, è meraviglioso» concordo. «Pare che dovrai fare da testimone un'altra volta.»

Damien annuisce, ma vedo che la luce allegra nei suoi occhi è scomparsa. So che è già tanto che sia riuscita a farlo sorridere in primo luogo.

Damien guarda Dawn che, sazia, si rigira un po' prima di chiudere gli occhi e addormentarsi tra le sue braccia.

«Come stai, Damien? Sul serio, intendo» mormoro quando capisco che il momento delle risate non può continuare oltre.

Lui si stringe nelle spalle, continuando a guardare Dawn.

«Sto bene» replica, rigido. «Non devi preoccuparti per me.»

«Io mi preoccuperò sempre per te, Dam.»

«Non ne vale la pena. Dovresti pensare a tua figlia e al tuo futuro marito. Loro hanno bisogno che tu ti preoccupi per loro.»

«Anche tu ne hai bisogno.»

«No, non è vero.»

Rinuncio ad insistere. Damien depone Dawn di nuovo tra le mie braccia e si alza in piedi.

«Rinnova le mie congratulazioni a Charlotte e Jonathan» dice.

«Damien...»

«Ci sentiamo stasera» dice lui, quindi si allontana.

Rimango da sola e lotto per scacciare la tristezza che mi ha pervasa all'improvviso, quasi inspiegabile.

Osservo il visetto rilassato della mia bambina e mi sforzo di tornare a sorridere, quindi mi alzo e torno verso la festa, pensando con una certa impazienza che il prossimo matrimonio, finalmente, sarà il mio.

 

[Lily]

 

Il pranzo è finito e gli invitati stanno ballando, oppure chiacchierando a piccoli gruppi. Io, com'era prevedibile, sono rimasta sola.

Non che questo mi abbia mai fermata: infatti mi avvicino alla pista da ballo e ben presto catturo l'attenzione di un bel ragazzo con i capelli scuri che mi invita a ballare.

Il vino che ho bevuto mi fa girare un po' la testa, ma mi diverto, rido, chiacchiero con questo sconosciuto carino che, deduco da come mi guarda, è stato attirato più che altro dalla scollatura abbastanza profonda del mio vestito rosso. Beh, poco male.

Dopo qualche minuto, una mano mi si posa sulla spalla. Mi volto per vedere un volto conosciuto.

«Posso avere questo ballo, signorina?» mi propone allegramente Blake.

Per un momento penso di rispondergli di no, poi alzo le spalle e annuisco.

La musica è lenta e tranquilla e Blake mi mette le mani sulla vita. Con un ghigno, gliele sposto dove dovrebbero stare.

«Pare che tu non sia un grande ballerino, Gray» lo schernisco.

«Devo parlarti, Lily» dice lui, serio.

Sospiro.

«Che meraviglia» commento, sarcastica.

Blake mi osserva con attenzione.

«Io e Vanessa ci sposeremo presto» mi annuncia alla fine.

Sollevo un sopracciglio.

«Congratulazioni» replico, atona. Blake tace. «Beh, è tutto qui quello che volevi dirmi?»

«Lily...» Blake si morde il labbro inferiore prima di continuare. «So che l'ultima volta che abbiamo parlato sul serio ti sei scusata. Però io ci ho pensato e... credo che tu non fossi l'unica a doverlo fare.»

Inclino leggermente la testa.

«Ah, è così?» il mio tono è un po' più acido di quanto vorrei, ma Blake sembra non farci caso.

«Sì. Insomma, è vero che anche tu avevi la tua parte di colpa... ma io non mi sono comportato correttamente. Né nei tuoi confronti, né in quelli di Vanessa. Volevo chiederti scusa per questo.» Fa una breve pausa. «Da una parte, vorrei che le cose fossero andate diversamente. Credo che avremmo potuto sistemare il casino successo dopo che sei andata via con Vahel... ma d'altra parte, tutta quella serie di eventi ha portato alla nascita di Dawn, che è la cosa migliore che mi sia mai capitata.»

Annuisco, rigida.

«Sì, lo capisco, e... va bene così, Blake. Quel che è stato è stato.»

Lui sorride, apparentemente sollevato.

«Bene. Sono contento che abbiamo chiarito questa cosa. Ma quello che volevo chiederti era un'altra cosa... Damien sarà il padrino di battesimo di Dawn. Ti piacerebbe essere la sua madrina?»

I miei occhi si spalancano.

«Dici sul serio? E... Vanessa è d'accordo?»

«Certo. Lo ha proposto lei.»

Sorrido sinceramente per la prima volta da tanto tempo.

«Sarà un piacere per me.»

 

[Charlotte]

 

Gli invitati ci salutano e, un po' alla volta, iniziano ad andare via.

Sorrido e ricambio i saluti, accetto con un grazie le congratulazioni.

Alla fine restiamo solo io e Jon. Mio marito.

Dio, è ancora così difficile da credere.

Dopo tutto quello che è successo, il dolore che abbiamo provato, gli sbagli che abbiamo fatto, gli anni in cui siamo stati separati, alla fine ce l'abbiamo fatta. Siamo sposati.

Mi sfugge un sorriso e Jon lo ricambia.

«Sei felice?» mi chiede.

Gli allaccio le braccia al collo e appoggio la fronte contro la sua.

«Come mai prima d'ora.»

 

[Damien]

 

L'aereo è in volo da pochi minuti, appena decollato da Baltimora e diretto verso New York. È notte inoltrata, sono quasi le due, ma di dormire non se ne parla affatto. D'altra parte, ultimamente non riesco a chiudere occhio se non prendo qualche sonnifero.

Le mie dita tamburellano leggermente sul vetro del finestrino. Fuori non si vede nulla -nè nuvole, né stelle.

Il silenzio è quasi totale, eccezion fatta per la musica che giunge attutita dagli auricolari della ragazza che dorme sul sedile accanto al mio.

Mi sfugge un sospiro.

Odio questo silenzio. Lascia troppo spazio alla mia mente e le permette di vagare tra pensieri e ricordi, la cosa peggiore che potrebbe fare.

Eppure... c'è una strana, stupida, malinconica dolcezza nel chiudere gli occhi e abbandonarsi a ricordi dolceamari che, lo so già, mi faranno stare peggio più tardi.

Ma non riesco ad impedirmelo.

Ricordo...

 

La prima volta che ci siamo visti, il primo giorno di scuola al Queen Victoria's College, a soli dieci anni di età. Io ero nervoso, teso, già affetto da una bruciante nostalgia di casa; lui vagamente annoiato e infastidito.

 

La prima volta che abbiamo parlato, quella sera stessa. Le presentazioni formali e un po' imbarazzate, le dimostrazioni, di nascosto dagli insegnanti, dei nostri poteri. La sua risatina di disprezzo quando Charlotte ha recitato un intero brano della Divina Commedia a memoria, in lingua originale; il suo sguardo interessato quando ho affermato di vedere nel futuro.

 

La prima volta che abbiamo riso insieme, per uno scherzo abbastanza stupido ai danni di Vanessa che l'aveva lasciata a strillare contro di noi, i capelli impiastricciati di miele e farina, per almeno due ore.

 

La prima volta che abbiamo parlato seriamente, mi ha descritto il suo futuro nei minimi particolari. Se ne sarebbe andato dal Queen Victoria's College, naturalmente, e, anche se non sapeva ancora dove sarebbe andato di preciso, sicuramente avrebbe usato il suo potere a fin di bene. Sarebbe diventato anche famoso, magari -o forse avrebbe avuto un'identità segreta, chissà?- e, tra l'altro, avrebbe guadagnato un sacco di soldi.

E in tutto questo, io sarei stato lì con lui.

 

La prima volta che mi ha detto che ero il suo migliore amico, quando avevamo forse tredici anni. Gli era appena arrivata una telefonata da parte dei suoi genitori che lo informava che non sarebbero potuti venirlo a prendere quell'estate, perchè avevano organizzato una vacanza in Europa con degli amici, e che perciò avrebbe dovuto passare l'estate al Queen Victoria's. Art è salito in camera, ha afferrato il costoso portatile che i suoi gli avevano regalato per il compleanno e lo ha scagliato contro il muro, furioso. Io l'ho raggiunto e ho aspettato in silenzio che la rabbia sbollisse, senza fare nulla per impedirgli di distruggere la stanza.

Alla fine, quando si è calmato e si è lasciato scivolare per terra, con il respiro ancora affannoso, mi sono seduto accanto a lui e gli ho proposto di passare l'estate da me.

Mi ha guardato con gli occhi spalancati.

Grazie, Dam. Sei il mio migliore amico.

 

La prima volta che sono stato geloso di lui avevamo quattordici anni. Era un pomeriggio come tutti gli altri, in cui avrei dovuto studiare ma non avevo voglia di farlo, il sole primaverile che mi distoglieva da ogni ottimo proposito. Avevo deciso di cercare Art per convincerlo a fare un giro in giardino, o magari a teletrasportarsi in città e portare qui qualche nuovo gioco in scatola. Però, quando sono uscito dalla scuola, l'ho visto su una panchina dietro ad un albero, in giardino, intento a baciare Lily.

Non avevo idea della ragione per cui mi avesse dato tanto fastidio; fatto sta che era stato il primo segnale d'allarme. Poi le cose erano precipitate.

 

La prima volta che ho capito di essere innamorato di lui è stato poche settimane più tardi. Non è successo nessun episodio particolare -niente di straordinario, insomma. Semplicemente, eravamo seduti in riva al laghetto nel giardino della scuola, lanciando pezzi di pane ai pesci e osservando come risalivano in superficie per afferrarli. Era quasi estate, mancava poco alle vacanze. Ho alzato gli occhi su Art, che mi stava raccontando con entusiasmo di come avesse battuto Blake a calcetto la sera prima, e il sole gli illuminava i capelli neri, e sorrideva in un modo che, non so come né perchè, mi ha semplicemente tolto il fiato.

Sono innamorato di lui, ho realizzato in un misto di stupore e shock.

Poi, quando lui mi ha lanciato un pezzo di pane e mi ha accusato di non aver ascoltato una parola di quello che aveva detto, sono tornato in me. Ma quella sensazione non se n'è mai più andata.

 

La prima volta che ci siamo detti addio avevamo quindici anni. Art aveva elaborato il suo piano già da settimane, ma non pensavo che l'avrebbe veramente messo in pratica. Poi, un pomeriggio, mi ha preso da parte; siamo usciti in giardino, abbiamo camminato in silenzio per un po'... e alla fine me l'ha detto. Parto domani.

Ho lasciato che mi spiegasse che non resisteva più, che il Queen Victoria's era diventato una prigione, che a Las Vegas lo aspettavano fama e soldi e successo e ragazze, che avrebbe davvero voluto che io potessi andare con lui, ma che non poteva teletrasportare altre persone con sé e che comunque mi avrebbe aspettato.

Ho risposto con frasi di circostanza.

Fai quello che devi fare.

Lo capisco.

Non voglio esserti d'intralcio.

Alla fine è sceso il silenzio.

Mi mancherai, ha aggiunto alla fine, come per un ripensamento.

Io avevo risposto anche tu e mi ero tenuto in gola parole d'amore e di sofferenza che non avevano voluto lasciare la mia bocca.

Portami con te.

Non andartene.

Ti amo.

 

La prima volta che l'ho rivisto, tre anni dopo, eravamo in un casinò di Las Vegas. Mi ha squadrato attraverso un tavolo da poker e ha giocato sporco. L'ho battuto nascondendo le mie carte e giocando d'astuzia e di fortuna; ho cercato di ingannarlo senza credere davvero che avrebbe potuto funzionare. La mia gola si è chiusa quando ho visto l'espressione dura nei suoi occhi. Mi ha iniettato il Pentothal senza sapere cosa fosse... non gli ho mai chiesto se pensasse che si trattava di un veleno mortale. Ha creduto, almeno per un momento, che io avessi davvero intenzione di ucciderlo?

 

La prima volta che ci siamo baciati, mi aveva appena torturato con un coltello ben affilato. La mia testa girava per la perdita di sangue, e lui era così vicino e così bello e così pungente. Gli ho confessato quello che voleva sapere e l'ho convinto che la cosa giusta da fare era consegnarsi all'Area 51. Bene, allora. Puoi anche prendermi prigioniero, se vuoi.

E poi, l'impulso -stupido, forse; dettato dalla stanchezza, dal dolore e dal sollievo- di allungarmi e posare le labbra sulle sue.

Una breve esitazione... e poi ha risposto. E la sua espressione sconcertata quando alla fine si è allontanato...

Era lui che mi aveva preso prigioniero, solo che nessuno di noi due ancora lo sapeva.

 

La prima volta che abbiamo fatto l'amore, eravamo nel nostro appartamento a Cape Coral. Eravamo tesi, imbarazzati, eppure ci siamo cercati e abbiamo imparato a conoscerci anche sotto quell'aspetto.

Ti amo.

Le parole trattenute tanto a lungo che finalmente siamo stati liberi di dire.

Ti amo...

 

La prima volta che mi sono sentito male, Art ci ha teletrasportati entrambi all'ospedale. Era più spaventato di me, probabilmente.

Sono stato ricoverato e sottoposto ad una serie di esami. Uno di questi era particolarmente invasivo; l'infermiera gli ha detto che, se avesse voluto, avrebbe potuto restare accanto a suo fratello. E Art le ha risposto Non è mio fratello, è il mio ragazzo, e io, nonostante quell'esame fastidioso, mi sono sentito la persona più fortunata del mondo.

 

La prima volta che ho visto Art piangere è stata anche l'unica, ed è avvenuto quando Charlotte ci ha comunicato che avevo l'AIDS. Mentre io cercavo di elaborare quella parola, mentre cercavo un significato in tutto quello che mi stava succedendo senza che avessi la possibilità di impedirlo, ho visto le lacrime che Arthur lottava per scacciare. Si è voltato per far sì che non lo vedessi. Le mie mani si sono posate sulle sue spalle.

Farò qualunque cosa...qualunque, hai capito?

Ha mantenuto la promessa.

 

La prima volta che abbiamo litigato su qualcosa di veramente serio è stato al ritorno di Art dal Queen Victoria's, dove era stato per farsi prelevare i poteri da Vahel. Io avevo deciso di non prendere più medicine e lui non riusciva ad accettarlo; voleva far ripetere il prelievo a Charlotte, ma io mi sono rifiutato.

Non puoi impedirmi di farlo.

Posso rifiutarmi di accettare.

 

La prima volta che Art mi ha tradito è stata del tutto inaspettata.

Charlotte.

Se ci penso, ancora fatico a crederci.

Stavo così male... Lei ha detto che saresti morto comunque -avrei voluto ucciderla.

Il mio tentativo di sminuire il tutto, di non farlo stare male. Eppure, il dolore che ho provato quando ho capito che la sua vita sarebbe stata così, d'ora in poi -libera.

Se solo avessi saputo...

 

L'ultima volta che siamo rimasti soli, Art mi ha parlato sottovoce di quanto avesse avuto paura per me, di come avrebbe parlato con i terroristi pur di non permettere loro di farmi ancora del male.

Io non ho saputo dirgli nulla se non ti amo.

Ti amo.

Le ultime parole che ci siamo detti faccia a faccia.

 

L'ultima volta che ho sentito la sua voce è stato in un grido che ho riconosciuto immediatamente. Quando ho visto il suo corpo a terra, ormai privo di vita, credo di aver urlato. Non ne sono certo, i ricordi sono confusi.

So che ho cercato di trovare un senso in quello che mi circondava -i suoi occhi spalancati, il sangue ovunque, il battito mancante, le parole di Charlotte- e poi ricordo che Blake mi ha supplicato di alzarmi, di aiutarli a compiere quell'ultima missione, per far sì che Arthur non fosse morto invano.

Da lì in poi, sono solo immagini confuse: la corsa, l'ingresso nello Studio Ovale, le urla del Presidente, l'avvertimento gridato da Blake, l'evacuazione forzata, il nostro arresto (come se fossimo davvero stati noi i criminali) e, infine, l'esplosione avvenuta pochissimi minuti dopo a causa della bomba sganciata dai terroristi.

La Casa Bianca in fiamme e noi fuori, in manette, a guardarla bruciare.

Nessuna vittima, grazie all'evacuazione avvenuta appena in tempo.

Nessuna vittima, se non una: l'hanno definito effetto collaterale.

Un mese dopo hanno assegnato a tutti noi una medaglia al valore per il servizio reso al Paese.

Quella di Art l'ho gettata in faccia al Presidente prima di andarmene.

Solo un effetto collaterale.

 

Le mie dita scivolano via dal finestrino mentre l'aereo atterra con un sussulto all'aeroporto di New York.

Quando mi alzo in piedi, le mie gambe sono incerte.

Mi aspetta il mio nuovo appartamento: una casa vuota, senza ricordi, senza vestiti non miei nell'armadio.

Salgo su un taxi e lascio che tutto ciò che è successo resti alle mie spalle, per quanto è possibile. Baltimora, il matrimonio, il Presidente, Vanessa, Blake, Jonathan, Charlotte, Lily, Arthur.

Un passato che un giorno non sarà che un ricordo fumoso, ma che adesso brucia ancora, come la Casa Bianca in fiamme, quel giorno, contro il cielo scuro.

Il Queen Victoria's College svanisce in silenzio alle mie spalle, senza più alunni, schiavi o supereroi da addestrare.

Quello che il Queen Victoria's ci ha insegnato, alla fine, è il prezzo che paga chi tenta di essere un eroe.

Tutto quello che resta, alla fine, è una medaglia al valore che riposa su una pila di vestiti da buttare.

 

 

 

~THE END~

 

*Ultima noticina*: In caso interessasse a qualcuno, l'abito da sposa di Charlotte è questo: http://i45.tinypic.com/5b2nb7.jpg

 

Bye bye... e ancora grazie <3

 

adamantina

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: adamantina