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Autore: SamanthaMcQueen    29/06/2012    6 recensioni
La mia prima storia Larry.
Spero vi piaccia. :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, mi presento. Sono Sam (no, non è il mio vero nome lol). E’ la mia prima FF, e spero sinceramente che vi piaccia e che qualcuno la seguirà. D: Ne dubito ma okay. Non mi ritengo una grande scrittrice, ma mi faccio fin troppi filmini mentali su questi due, così ho pensato di metterli per iscritto.
Con la speranza che mi seguiate, un bacio a tutti. :)
°Sam.




Prologo.
 

-SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!-
Sobbalzai di scatto e mi tirai a sedere sul letto.
–M-Ma che diavolo?!- Cos’erano tutte quelle urla di prima mattina? Santo cielo che razza di casinisti in quella casa. Mi grattai la testa e lentamente iniziai a girarmi, per guardare cosa stava accadendo. Mia sorella Gemma stava in piedi davanti a me, saltando avanti e indietro come una pazza. Istintivamente guardai la sveglia accanto al letto; le 7 e 15.
–Mi spieghi che diavolo fai vestita a quest’ora?! E di domenica poi?- Mia sorella smise all’istante di svolazzare avanti e indietro per la mia stanza, e mi guardò torvo, quasi le avessi bestemmiato in faccia.
-Insomma Harry, possibile che te ne sia dimenticato?- La guardai con una faccia decisamente sorpresa, cosa mi ero dimenticato, ora?
Gemma iniziò a sbattere i piedi per terra e a sbuffare, scocciata. –Non è possibile, sei sempre il solito! Avevi promesso che il giorno prima che iniziasse la scuola avremmo fatto visita a Lottie!- La guardai con un’espressione decisamente enigmatica. E quando diavolo gliel’avevo promesso? Mah..
Mi alzai piuttosto riluttante della cosa dal mio caldo e confortevole letto, e sgusciai fino all’armadio, infilandomi la prima maglietta pulita e il primo paio di jeans che trovavo.
–Sinceramente- cominciai voltandomi verso di lei –non lo ricordo proprio. E ti avverto, se ero ubriaco quando l’ho promesso, non vale!- Mia sorella sorrise compiaciuta, e scese le scale urlando
–Muoviti o faremo tardi, le avevo detto che saremmo arrivate da lei tra meno di un quarto d’ora. Ti aspetto in macchina!- E sentii sbattere la porta.
Tra tutte le ragazze che giravano a Londra, doveva proprio trovarsi un’amica di penna? E poi poteva anche prendere la metro o un autobus e andarci da sola a conoscerla, e che diamine.
Corsi in bagno a sistemarmi i capelli, particolare importantissimo senza il quale non uscivo di casa, dovevano essere semplicemente perfetti, i miei ricci. Era l’unica cosa che amavo veramente di me stesso. Mi diedi un’ultima occhiata allo specchio, e poi corsi giù per le scale, infilai le scarpe e uscii in fretta a raggiungere Gemma in auto.
-Ora mi spieghi perché a trovare la tua amica non ci puoi andare da sola?- Cominciai con un tono leggermente scocciato. Diciamo che alzarmi verso queste ore la domenica con una pazza furiosa che ti urla in un orecchio, non è certo il massimo.
-Mamma mi ha detto che da sola non posso andarci, e lei non aveva voglia di accompagnarmi, per cui l’unico con la patente qui sei tu.- Sorrise tutta felice. –E poi stai tranquillo, ha un fratello poco più grande di te, magari potete fare amicizia!- Si voltò a guardarmi speranzosa, ma la mia faccia era sempre quella di un cane bastonato.
-Sarà, ma mi hai sempre rovinato la domenica.- Sbuffai e cominciai ad accelerare, altrimenti saremmo arrivati in ritardo.
In una decina di minuti, ringraziando il poco traffico londinese di quella mattina, arrivammo finalmente a casa Tomlinson. Non feci in tempo nemmeno a spegnere il motore della macchina che Gemma si era già fiondata sul campanello; guardandola non potei fare a meno di sorridere, era così contenta che un po’ aveva messo di buon umore anche me. Non capivo sinceramente cosa ci trovasse di così eccitante nel conoscere una persona che non aveva mai visto, le aveva solo scritto tramite e-mail, quindi non si poteva dire che si conoscessero per davvero. Forse ero io, che non avendo mai avuto relazioni di questo tipo non potevo capire, forse.
Non appena l’enorme cancello finalmente si aprì, entrammo nel giardino di casa Tomlinson. Era veramente grande, così come si vedeva dall’esterno la casa. Si vedeva che erano messi bene economicamente, urca. Da dietro il portone principale, spuntò fuori una ragazzina bionda, con due guancette rosse molto carine, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Rimase un attimo ferma sulla soglia con lo sguardo fisso verso Gemma, poi le saltò direttamente addosso. Feci due passi indietro per lasciarle un po’ sole, per così dire. Sembravano talmente contente, diamine.
Dopo ben cinque minuti di abbracci e anche qualche lacrima, finalmente pare che la biondina si accorse della mia presenza.
La prima che mi venne incontro fu Gemma. –Lottie, questo è mio fratello Harry.- Mi sporsi in avanti porgendole la mano –Piacere di conosceri Lottie.- E per fortuna era più educata di metà delle sue amiche, perché mi venne incontro e mi strinse la mano gentilmente, presentandosi a sua volta.
-Beh, comunque non restiamo qua, andiamo nel giardino sul retro, c’è la piscina e gli sdrai, così possiamo stare un po’ al sole e parlare.- Lottie prese mia sorella per mano e la tirò in casa, e automaticamente io le seguii. Già l’ingresso era immenso, e tutto perfettamente pulito e.. brillante, direi. Il pavimento era in marmo chiaro, e davanti a noi si alzava un’enorme scala, con la ringhiera in ferro con piccoli decori con quello che a me parve proprio oro. Le porte erano enormi e in legno massiccio, e i mobili non erano da meno. Veramente una casa stupenda, non c’è che dire.
Lottie tirò mia sorella verso le scale, e dopo aver fatto due grandini si ferò e si girò verso di me.
–Ti dispiace precederci in giardino? Ci sono delle limonate e delle granite se vuoi, poi c’è la piscina in caso volessi fare un tuffo, anche se… beh, non hai il costume che sciocca.-
Si ferò un attimo a pensare e poi continuò –Tra un attimo dovrebbe tornare Lou, così al massimo ti fai prestare un suo costume, oppure giocate a pallone o… non ne ho idea!- Prese a fare strani gesti con le mani, quasi cercasse di spiegarmi qualcosa non a parole, ma con i gesti. In un attimo si voltò e tornòp a correre su per le scale, con mia sorella al fianco. Che strana ragazza….
Beh, prima di tutto chi era Lou? E poi dove diavolo era il giardino sul retro?! Quella casa era enorme. Mi ci volle un attimo, finii in due o tre sgabuzzini (che data la grandezza erano stanze vere e proprie) e in qualche bagno, ma alla fine riuscii a trovare la cucina, dove vi era l’uscita per il giardino.
Una volta uscito mi misi a girare qua e là.. sinceramente non sapevo bene cosa fare, non era casa mia quella e non conoscevo nessuno, probabilmente sarei dovuto tornare a casa, invece che preoccuparmi per Gemma e restare come un idiota a gironzolare in quella sottospecie di villone per ricconi. Su un tavolino trovai delle limonate, così ne presi una e cominciai a sorseggiarla, andando davanti alla piscina, per poterla vedere meglio. Non appena mi chinai per toccare l’acqua, curioso di sapere se era calda o no, sentii qualcuno urlarmi contro -ATTENTOOOOOOOO!!!-
Non feci in tempo a voltarmi che una pallonata mi colpì in piena faccia con una tale forza che non riuscivo a capire se stavo volando o se i miei piedi stessero ancora toccando terra. In un attimo sentii una sensazione di freddo, bagnato… non riuscivo a respirare. Mi si bloccò il respiro e non riuscivo più a muovermi, mi sentivo pesante.
Di colpo sentii qualcosa afferrarmi forte per la vita, e in un attimo mi sentii meglio, riuscivo di nuovo a respirare, e sentivo le mattonelle di bordo piscina calde per il sole sulla schiena e sotto la testa. Sforzandomi con tutto me stesso riuscii ad aprire gli occhi quel poco che bastava per capire cosa mi stava succedendo intorno, ma l’unica cosa che vidi furono due occhi color del cielo penetrarmi fino alle ossa, due occhi lucenti come il sole e profondi come gli abissi. Rimasi impietrito da quegli occhi, anche se dopo pochi secondi, nonostante i miei sforzi, mi addormentai.

  
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