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Autore: _Renesmee Cullen_    29/06/2012    8 recensioni
Diletta, una ragazza che non ha più voglia di innamorarsi, incontra Matteo, un ragazzo in una situazione identica alla sua. Sono molto simili: entrambi orgogliosi ed entrambi con una personalità forte, entrambi con degli amici fantastici, Athena e Francesco.
L'odio che provano l'uno per l'altra è palpabile nell'aria che respirano, ma non sempre sarà così.... tra figuracce e situazioni romantiche che fine faranno??
leggete e scoprirete cosa succederà ai due.....
è la mia prima fanfiction e spero che vi piacerà!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazze! Eccomi qua con l'epilogo di questa storia. Sono davvero contenta di essere riuscita a concluderla... confesso che non avevo il coraggio di postare l'epilogo... mi viene quasi da piangere
ma adesso eccomi qui, e quindi smetto di rompere.
Scusate come al solito per il ritardo, am anche se è estate ho avuto molto da fare :(
Comunque non repoccupatevi, sto già lavorando a una nuova storia... non riuscirete a liberarvi di me xDxD
Se avete domande non esitate a farmele, sarò felice di rispondervi....
Bene. Dedico interamente questo capitolo a Cleppy_Ds che è un mito e mi ha fatto il Trailer di questa storia, e non riuscirò mia a ringraziarla abbastanza per questo!!! Ecco qua il link ( Trailer:
http://www.youtube.com/watch?v=aKP5GigayTI&feature=related ) spero che mi piaccia, a me personalmente è piaciuto ma morire *_*
Bene, e con questo ultimo capitolo vi auguro una buona estate e spero che la mia storia vi sia piaciuta...
ultima cosa: se votle pubblicherò anche dei missing moment... ditemi voi
grazie di tutto
kiss kiss
Nessie

 
EPILOGO

Pov Diletta

3 anni dopo

Guardai per la centesima volta l’orologio attaccato alla parete, sopra la lavagna.
Solo venti minuti. Mancavano solamente venti minuti a mezzogiorno. Potevano sembrare pochi, ma per me erano momenti di supplizio, perchè in realtà mi stavano sembrando un’eternità.
Quei giorni non erano mai passati, erano trascorsi lentamente, uno di seguito all’altro, sempre uguali, e dannatamente lenti Mi erano sembrati i gironi più lunghi mai passati in tutta la mia vita.
Era una settimana che non ci vedevamo ormai. Sette interminabili giorni. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno io sarei potuta diventare così sdolcinata. Chi avrebbe mai pensato che una persona mi sarebbe mai potuta mancare così tanto. Ma, direi quasi purtroppo, era così.
Matteo era andato in gita con la sua classe, ed era tornato solo Venerdì notte, cioè ieri. In teoria lui oggi non sarebbe venuto a scuola... se non fosse stato per me. Anche lui non vedeva l’ora di rivedermi.
All’intervallo non ero potuta uscire dalla classe perchè avevo avuto un compito di Italiano; così ci eravamo dati appuntamento nell’aula di fisica per mezzogiorno. Nella solita aula di fisica, intendo. Oramai, quel posto era diventato il nostro covo segreto.
Al diavolo il professore che avrei avuto all’ultima ora, Matteo era di gran lunga più importante di questo. Non sarei riuscita ad aspettare un altro giorno senza vederlo.
In realtà l’avevo convinto io ad andare in gita, visto che lui non voleva andarci per restare con me. Chi è causa del suo mal pianga se stesso... me ne ero pentita amaramente, dato che avevo realizzato di non riuscire a stargli lontana troppo tempo, a causa del bisogno che avevo di lui.
Ci mancava solo che fosse venuto a vivere a casa mia, e poi saremmo stati sempre insieme. Stavo con lui in ogni momento della giornata in cui potevo, ed era così dal giorno lontano in cui, tre anni fa, ci eravamo messi insieme. Lui era la mia droga. Ma una droga benefica.
Non mi stancavo mai di stare con lui.
La settimana scorsa gli avevo detto che non era giusto che lui fosse rimasto con me, rinunciando a divertirsi, perchè se ne sarebbe pentito. Non volevo essere troppo appiccicosa nei suoi confronti, e non volevo impedirgli di fare ciò che gli piaceva. Io per esempio, adoravo andare in gita, e a me non sarebbe piaciuto che qualcuno mi negasse di andarci. Quella era stata una delle pochissime volte in cui, con la mia decisione, non avevo pensato per niente a me stessa. Lo avevo fatto per lui e basta. Non per trarne vantaggi (anzi, era il contrario) ma solo perchè il mio cuore diceva così.
Matteo era stato molto indeciso: non voleva lasciarmi da sola per una settimana. Alla fine, però, aveva ceduto: la mia capacità di persuasione aveva avuto la meglio ancora una volta. Diletta vince sempre.
Sebbene ci fossimo sentiti tutte le sere per telefono e ci fossimo scambiati messaggi durante il giorno, avevo paura che mi avrebbe lasciata perchè aveva conosciuto qualche ragazza migliore di me. Non sarebbe stata una cosa poi tanto difficile, con il carattere che mi ritrovavo... Era un pensiero stupido: era impossibile che Matteo avesse cambiato idea in una settimana... eppure mi perseguitava, soprattutto durante la notte. Non avrei mai pensato di poter diventare così paranoica a noiosa... per colpa di qualcuno. Ma se il “qualcuno” in questione era Matteo... bhe non c’era da stupirsi. Dove avrei mai trovato un ragazzo come lui?
In quei giorni avevo fatto degli incubi terribili. Avevo massima fiducia in Matteo, ma avevo davvero paura che mi abbandonasse...  e che cosa sarei stata io senza di lui? Non volevo neppure pensarci... mi arrivò un messaggio sul cellulare: era proprio Matteo.
Il mio viso si illuminò palesemente e Lucia, che mi stava vicina di banco, sogghignò.
Sto contando i minuti E sto per uccidere quel poveraccio di Ludovico per l’agitazione: non vedo l’ora di rivederti, questa settimana è stata un inferno per me. Non partirò mai più, mi sei mancata troppo. Non riuscirai più a liberarti di me. Ti amo.
Non riuscii a non sorridere: quelle parole mi avevano scaldato il cuore.
E, sia chiaro, non avevo mai avuto intenzione di liberarmi di lui.
Quando mi diceva quelle cose ed era così romantico mi faceva salire il sangue al cervello. Sapeva che ormai bastava poco per farmi scogliere.
Feci leggere l’sms ad Athena, che mi stava dietro, e sorrise a sua volta. Per quanto riguardava Francesco, lui in gita non ci era andato perchè si era ammalato, così Athena gli aveva fatto compagnia tutti i santi giorni fingendosi malata a sua volta e non venendo lei stessa a scuola... non ci credevo neanche un po’ che erano stati buoni e fermi per una settimana intera. A chi volevano darla a bere? A me no di certo. Che “soggetta” che era Athena. Dopo tre anni, non era cambiata di una virgola. Ma neanche io, se escludiamo il carattere divenuto forse un po’ più mesto e dolce da quando stavo con Matteo, non ero molto cambiata da quando avevo quindici anni. E adesso ne stavo per compiere diciotto... eravamo due casi disperati, non c’era via di scampo.
Solo oggi Athena era tornata per il compito... in compenso Francesco era guarito in fretta... chissà come mai? Meglio sorvolare su certi particolari. In verità però non potevo biasimarla, io avrei fatto di peggio...
Cominciai a tremare per il nervoso, senza riuscire a controllarmi. L’impazienza restava ancora uno dei miei difetti più grandi. Lucia si stava sbellicando dalle risate... facile per lei, pff...
Mancavano ancora cinque minuti. Avevo consegnato il mio tema circa mezzora fa, impaziente di correre da Matteo.
Risposi al messaggio non facendomi vedere dalla prof.
Anche tu mi sei mancato da morire. Non ho alcuna intenzione di scollarti di dosso... ti amo.
Di li a poco avrei tirato qualcosa a quell’idiota (e in più con la mente bacata) della professoressa di italiano. Stavo impugnando la colla quando... “Driiiin”. La campanella mi sorprese piacevolmente. Mi alzai di scatto dalla sedia, lanciai un’occhiata d’intesa ad Athena, che già sapeva tutto e, salutando appena la prof e con la scusa di andare in bagno, mi avviai verso l’aula di fisica.
Salii le scale: dato che orami facevo il quarto anno, la mia classe era stata spostava al piano terra, nella parte della scuola riservata ai “grandi”, e le scale da fare per arrivare di sopra erano davvero molte.
Passando per quei corridoi dove avevo passato ormai quattro anni,e ricordando l’importanza che quelle mura avevano avuto nella storia tra me e Matteo, non riuscii a fare a meno di ripensare a tutte le cose che erano successe da quando, quel bellissimo giorno, ci eravamo messi insieme.
Dopo quel giorno, non ero più riuscita a rimanere arrabbiata con Athena, sebbene le avessi detto un sacco di cose cattive. Era tassativo: se non fosse stato per i suoi intrighi, se non si fosse impicciata dei fatti miei, non mi sarei mai messa con Matteo, e non avrei mai capito quello che davvero sentivo per lui. Non era stato tutto facile: ci era voluto del tempo prima che fossimo tornate amiche come un tempo, ma ormai, era da molto che eravamo anche più unite di prima.
La sua storia con Francesco procedeva a gonfie vele: in tre anni non li avevo mai visti litigare, e molti credevano che finito il liceo, quei due si sarebbero addirittura sposati. Si amavano davvero molto. Francesco si era presentato ai genitori di Athena e viceversa, ed entrambe le famiglie erano state molto contente di questo.
Francesca, per ironia della sorte, durante l’estate di quel “fatidico anno” si era fidanzata con Ludovico: anche loro due si volevano molto bene, ma essendo molto diversi, battibeccavano su tutto. Erano davvero una coppia simpatica. Ludovico aveva perso il vizio di andare dietro alle persone sbagliate, ed era sempre rimasto fedele a Francesca, che da parte sua non l’aveva mai deluso.
Il destino inoltre aveva anche favorito la nascita di un’altra coppia: prima che Gabriele avesse dato la maturità, grazie a me aveva conosciuto Lucia. Era stato amore a prima vista e i due, entrambi sensibili, buoni e gentili, non avevano tardato a dichiararsi i loro sentimenti. Gabriele frequentava ormai da due anni l’Università ”Alma mater studiorum” qui a Bologna, e si vedeva spesso con Lucia, che abitava proprio vicino all’Università.
Poco dopo aver conosciuto Lucia, Gabriele aveva fatto pace con Matteo, e i due erano tornati ad essere molto amici. A breve avrebbero anche frequentato la stessa Università: Matteo infatti, quell’anno avrebbe dato gli esami di maturità. Per l’Università aveva scelto di prendere l’indirizzo di Giurisprudenza: aveva deciso di seguire le orme del padre e della madre e lo attendeva un lungo periodo di studio.
Persa nei miei pensieri, continuai a camminare, affrettandomi per i corridoi e cercando di non farmi notare dai professori e dai bidelli che si sarebbero sicuramente chiesti dove stessi andando. Vabbhe, chi se ne importava, per Matteo questo ed altro...
Accelerai ulteriormente il passo incurante delle occhiate che mi lanciava la gente vedendomi passare, impaziente di essere stretta tra le sue braccia. Quando giunsi davanti alla porta chiusa dell’aula esitai un attimo prima di aprirla. Forse tutto queste era soltanto un sogno? Bhe, se lo era non avevo alcuna voglia di svegliarmi. E se lui non fosse venuto? Se ci avesse ripensato? Basta con questi pensieri stupidi, erano idee che non stavano né in cielo né in terra. Mi feci coraggio, posai la mano sulla maniglia e spinsi.
La porta fece un lieve cigolio.
Entrai e me la richiusi alle spalle con gesti meccanici.
Mi voltai lentamente, quasi per ritardare quel momento che avevo atteso a lungo... e lui era lì! Appoggiato sulla cattedra con le braccia incrociate e con una maglietta aderente che metteva in risalto i pettorali scolpiti, non che da urlo. Era bellissimo, come sempre. Gli occhi verdi che brillavano e il solito sorrisino che mi faceva impazzire sulle labbra.
E dallo sguardo che mi rivolse capii che era con me che voleva stare e con nessun’altra. Non mi avrebbe mai tradito, perchè noi due ci completavamo. Non mi trattenni e gli corsi incontro, buttandogli le braccia al collo. Lui mi cinse i fianchi e mi fece girare. Poi tra i miei capelli disse:
-Non sai quanto mi sei mancata...- restammo così per un po’. Matteo mi strinse forte a se e assaporai lo dolcezza di quel momento. Poi alzai la testa, che era appoggiata al suo petto, e sussurrai
-Anche tu...- mi si avvicinò ancora e posò delicatamente le sue labbra sulle mie, e le dischiuse. Approfondimmo il bacio e continuammo a baciarci ancora e ancora. Mi strinse di più a lui e insinuò le sue mani sotto la mia maglietta, e me le appoggiò sulla vita.
Il contatto con le sue mani calde mi fece rabbrividire, e mi diede alla testa. Sentii che le mie guancie si infiammavano. Il sangue mi salì alla testa e non riuscii più a ragionare, come inebriata da ciò che stava succedendo. Ci baciammo ancora, sempre più con foga. Tutto questo stava seriamente compromettendo la mia sanità mentale. E penso anche la sua, dato che non sentimmo la porta dell’aula aprirsi.
-Wow, ci date dentro eh ragazzi!?- io e Matteo ci staccammo di scatto e arrossimmo violentemente. Io mi sentivo ancora intontita, come ubriaca. E lo ero... ubriaca di lui, dei suoi baci, delle sue carezze, solo che, mentre un ubriaco dopo aver bevuto si sentiva male, io stavo sempre meglio. E come un ubriaco ne volevo sempre di più.
Misi a posto la maglietta, cercando di non far notare quanto fossi imbarazzata.
-Ehm... non è come sembra...- cercò di farfugliare Matteo.
-Ohè ragà ve stimo!- disse uno, poi un altro
-Quanta passione...- qualcun altro ancora ribatté
-Eheheh le generazioni d’oggi- io cercai di aggiustare l’irreparabile
-E’... che... io... mi ero dimenticata... mi ero dimenticata le chiavi di casa proprio qui...- che scusa mediocre. I ragazzi, fortunatamente, non erano accompagnati dal professore, altrimenti ci saremmo ritrovati nell’ufficio del Preside. Si misero tutti a ridere come dei matti. Una ragazza esclamò
-E la chiave se l’era messa in bocca lui e tu dovevi riprenderla...- scoppiarono di nuovo a ridere. Io che facevo sempre passare la gente per fessa con le mie bugie, non riuscivo a mentire? Mi ero ridotta proprio male, e solo per colpa di quello là...
-Siete due grandi... comunque adesso andate, sta arrivando la nostra prof...- aggiunse qualcun altro, seguito subito da un altro
-E datevi un’aggiustata... potrebbe sembrare che... ahahahah- scoppiarono nuovamente a ridere.
Matteo, sfrontato come al solito, mi prese per mano ed io arrossii ancora. Oh cielo!
E così, imbarazzati ma veramente felici di esserci ritrovati, uscimmo da quella classe che ci aveva regalato tante stupende emozioni.

FINE

  
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