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Autore: LaFolie108    29/06/2012    1 recensioni
Dopo gli avvenimenti dell'ultimo episodio della quinta stagione, Lester riflette sulla giornata appena trascorsa mentre osserva il suo ufficio tornare alla normalità.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Normalità

James Lester zoppicò nel suo ufficio, mentre un sorriso ancora gli increspava le labbra. Il mondo era salvo, la squadra stava bene, e a giudicare dalle parole del ministro aveva ancora un lavoro. Cosa aveva detto Temple? Che quella si era rivelata una giornata “sorprendentemente positiva”? Forse non aveva tutti i torti.
Certo c’erano anche i lati negativi della situazione: ora avrebbero dovuto spiegare al mondo dell’esistenza dell’ARC, forse persino rendere pubbliche le loro operazioni. Si appuntò mentalmente di assumere un nuovo addetto alle relazioni pubbliche: per quanto Jess fosse brava non poteva fare tutto da sola, se n’era reso conto chiaramente durante l’emergenza di poche ore prima.
Non era nemmeno il tramonto, quasi non gli sembrava vero di aver sfiorato la morte da nemmeno tre ore. Forse avrebbe dovuto telefonare a sua moglie, solo per farle sapere che stava bene, e che sarebbe tornato per cena. Diede un’occhiata all’orologio, al diavolo le anomalie, per una volta non avrebbe fatto gli straordinari.
Prima però doveva richiamare il ministro e raccogliere i rapporti delle missioni:  gran parte delle squadre mandate sul campo non erano ancora rientrate, per il momento gli era dato sapere solo che non c’erano state vittime fra lo staff (praticamente un miracolo per un giorno come quello). La sua mente andò alla montagna di scartoffie che avrebbe dovuto compilare per giustificare i danni ai beni pubblici e per rilasciare gli indennizzi alle famiglie dei civili morti. Forse sarebbe stato il caso di assumere anche un nuovo assistente insieme all’addetto alle pubbliche relazioni, poteva tornare utile.
Versò un bicchiere di whiskey (al diavolo i medici, lui gli antidolorifici li mescolava con quello che voleva) e si lasciò cadere in poltrona, cullato dalla voce di Jess che borbottava coordinate e ordini nel suo cellulare. Nonostante l’ARC fosse mezzo devastato, la ragazza aveva già riavviato i computer e ripreso possesso della sua postazione, dimentica delle lacrime di terrore versate quello stesso giorno. Quella brunetta era veramente inarrestabile.
Riusciva ad immaginare perfettamente il resto del suo sgangherato team a King’s Cross, di nuovo al lavoro, ad ascoltare attentamente le istruzioni di Parker per riportare indietro quel treno (un treno nel cretaceo! Non voleva nemmeno pensare a quanti problemi avrebbe avuto a spiegare l’accaduto ai passeggeri).
Temple e Abby, mano nella mano e raggianti come non li aveva più visti da mesi, probabilmente si sarebbero stuzzicati con una serie infinita di battutine sarcastiche e totalmente idiote, almeno finché il capitano non li avrebbe ripresi con un grugnito di disapprovazione. Anderson sarebbe stato sicuramente più professionale, prendendo in pugno la situazione immediatamente, finalmente sollevato dal peso della sua missione. Emily con gli occhi accesi d’amore, gli sarebbe rimasta a fianco coprendogli le spalle, pronta a battersi per la sua nuova famiglia al primo segno di pericolo.
Quei ragazzi erano degli eroi e nessuno lo avrebbe saputo. Avevano sventato l’apocalisse e nessuno li avrebbe mai ringraziati, e nemmeno loro avrebbero mai preteso un riconoscimento per questo, James ne era certo. Stavano soltanto facendo il loro lavoro.
Almeno adesso avrebbero avuto un po’ di pace. Non gli erano sfuggiti gli sguardi furtivi fra Becker e Jess, quei due sarebbero stati la prossima coppietta a sbocciare sotto i suoi occhi, poteva scommetterci. Doveva emanare qualche direttiva contro i rapporti romantici fra colleghi, altrimenti il diabete l’avrebbe ucciso: prima Abby e Connor che da quando erano tornati dalla preistoria erano diventati una fonte inesauribile di miele e cuoricini, poi l’uomo dal futuro che attraversava ere intere per riprendersi la sua donna del passato, e ora questo... A volte più che un organo governativo top secret incaricato di missioni ad alto rischio gli sembrava di amministrare un’agenzia per cuori solitari. Certo non gli sarebbe dispiaciuto veder sorridere un po’ più spesso il burbero soldato, aveva già sofferto abbastanza per una vita intera. Lì dentro tutti avevano già sofferto abbastanza. Avevano davvero bisogno di una vacanza, una bella pausa dalle tragedie, almeno per qualche mese.
James pensò che magari avrebbe potuto costringerli ad accettare una settimana di ferie, come premio per le loro ultime azioni meritevoli. Poi pensò che doveva essere impazzito: se volevano andare in ferie potevano andarci di loro spontanea volontà quando non ci fosse stato un allarme apocalisse all’orizzonte. Era già abbastanza paziente a sopportare tutti i guai che combinavano ogni volta che si mettevano in testa di contravvenire a qualche regola. Quando volevano, i suoi dipendenti sapevano diventare delle vere mine vaganti, soprattutto Temple, con la sua mania di inaugurare i suoi giocattolini sempre nei momenti meno opportuni, o Anderson, così cocciuto da non dare mai retta a nessuno se non a sé stesso. A volte erano frustranti, eppure se fossero morti gli sarebbero mancati, quei ragazzi. Li considerava degli amici, anzi, quasi dei parenti, dei fratelli, dei figli.
Anche quel giorno avevano sfiorato la fine, James lo sapeva bene.
Si sistemò la fasciatura con una smorfia di dolore e prese il telefono, aveva perso già fin troppo tempo a riflettere inutilmente, probabilmente era colpa di quelle pasticche per il dolore che gli avevano fatto ingoiare. Maledetti predatori del futuro! Proprio lui dovevano sventrare? E come se non bastasse gli avevano anche strisciato la macchina. Prima di digitare il numero pensò anche un’ultima volta a quel pallone gonfiato di Philip. Non poteva dire che gli dispiacesse della sua morte, l’aveva odiato con tutto sé stesso e fidarsi di Helen era stata probabilmente la cosa più idiota che avesse mai fatto (ormai anche le pareti conoscevano la regola d’oro “mai fidarsi di Helen Cutter”), ma era morto cercando di rimediare ai propri errori e di certo non meritava una fine del genere.
James scosse la testa, infastidito. Sì, dovevano essere quelle stupide pillole a renderlo così sentimentale. Avviò la chiamata giocherellando con il bastone che gli avevano dato in infermeria. Alcuni tecnici di laboratorio entrarono in quel momento nella sala operativa e cominciarono ad armeggiare con gli strumenti danneggiati dall’incursione. Il tenente Collins fece il suo ingresso brandendo un EMD con un braccio e sostenendo il tenente Williams, della squadra otto, con l’altro. Jess si alzò e gli gridò qualcosa, i due soldati risero di gusto continuando a procedere verso il corridoio successivo. Rex, ormai promosso a mascotte ufficiale dell’ufficio, volò attraverso la porta terrorizzando un ragazzino dagli occhiali spessi che stava trasportando dei fascicoli. Una donna corpulenta sulla cinquantina, Anne del reparto zoologia, rincorse la lucertola attraverso la stanza urlando, andando quasi a scontrarsi con la squadra gamma appena rientrata, sanguinante e sfinita. Jess ora stava pestando con decisione la tastiera del computer abbaiando qualcosa attraverso il microfono, arrabbiata. Un telefono cominciò a squillare da qualche parte, mentre con un ronzio la macchina del caffè riprendeva a funzionare.
Avevano salvato il mondo, ma era solo un giorno come un altro.
Avevano rischiato la vita, ma a conti fatti stavano tutti bene.
Non era nemmeno il tramonto e tutto era già tornato alla normalità.
James Lester non riuscì a trattenere un sorriso ottimista mentre dall’altro capo della cornetta una voce femminile chiedeva chi mai avesse osato disturbarla.
-Buon pomeriggio, cara. Stamattina mi ero dimenticato di dirti che ti amo- cominciò Lester, alzando gli occhi al cielo, felice.

NOTE DELL'AUTRICE FOLLE
Mi dispiace, questo scempio non è colpa mia. Era stato scritto subito dopo la visione della 5x06 ed era rimasto lì, memorizzato nei meandri del computer. Ora, a causa di una scommessa persa, mi ritrovo a pubblicarlo. Voleva essere l'inizio di un progetto più ampio, ma poi ha preso vita come one shot e tale è rimasta. Lester è violentemente OOC, ne sono certa, e quella dell'ultima riga sarebbe la moglie, quella che doveva chiamare, non riesco a capire se si capisce.
Se per caso passate di qua e volete farmi sapere cosa ne pensate siete i benvenuti. Amo sempre le recensioni, anche quelle critiche...

A presto, forse

Marta

  
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