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Autore: Remeny    30/06/2012    1 recensioni
Lei finisce in galera, accusata dell'omicidio del fidanzato e dell'amante di lui.
Lei, prima di essere salvata dal suo fidanzato, era una puttana.
Lei, non si è sempre chiamata Lei, una volta era Samanta.
Lei nega di aver commesso l'omicidio, nega con forza. Nega anche con il confessore che, a quanto sembra, vorrebbe aiutarla, ma poi?
Cosa fai quando ti accorgi di non essere più sola con te stessa?
Cosa fa Lei quando si accorge di essere diventata Lie?
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Avanti Lei, mi dica qualcosa >>, la supplicò ancora.
Era la terza, forse quarta volta. Lei aveva perso il conto.
<< Cosa dovrei dirle confessore? Prima di finire qui ero anche una puttana, spero che l’Altissimo perdoni i miei peccati >>, sussurrò con tono pacato, o meglio, stanco.
Aveva voglia di accendersi una sigaretta, intravedeva il pacchetto nel taschino della camicia del prete, lei, al contrario, le aveva già fumate tutte.
Era sempre la stessa storia da due mesi a quella parte. Forniva sempre la stessa versione, citava sempre le stesse persone. Ma no, no, gli inquirenti volevano di più, “ dettagli ”, dicevano. << Dev’esserci qualcosa, ricominci! >>, dicevano.
<< Oh, sono certo che lo farà. E lei? Riuscirà mai a perdonarsi per tutto il male che ha fatto, a se stessa e agli altri? >>
Tutto si fermò.
Lei si alzò velocemente dalla branda e raggiunse il prete che quella ancora scricchiolava. Lo afferrò per il bavero della camicia, sentì le vene del collo pulsare e, per una frazione di secondo, immaginò come sarebbe dovuto essere strangolare quell’uomo. Basso, ossuto e occhialuto.
Niente di speciale, si diceva. Di uomini così Lei ne aveva avuti a bizzeffe, tutti uguali.
Stavolta lentamente, prese il pacco di sigarette che aveva adocchiato poco prima e lo aprì, dentro c’era anche l’accendino. Prese una sigaretta, la accese e aspirò profondamente. Dopo, rilasciò il fumo giusto in faccia del confessore che, atterrito, guardava incredulo quella donna.
<< Stia a sentire lei, signor confessore, non so chi lei sia, non ne ho idea ma, francamente, non mi riguarda né mi incuriosisce particolarmente. Non so neanche se sono stati quegli stupidi inquirenti a convincerla a venire qui ma so una cosa. Io non ho commesso i crimini di cui mi accusate, può dire questo ai suoi inquirenti >>, e si allontanò dall’uomo, che immediatamente si rilassò sulla sedia.
Lei non si è sempre chiamata così. Samanta, questo era il suo nome e le piaceva molto. Col tempo, tuttavia, tutti hanno iniziato a chiamarla così, Lei.
“ E’ un nome facile da ricordare, baby, non prendertela su, vieni qui ”, le dicevano.
<< Signorina Lei, la prego di ascoltarmi. Sono stanco, lavoro al suo caso tra una messa e l’altra, giorno e notte, richiedo continue visite e tra poco mi vieteranno persino queste ma non riesco a capire. Non riesco a capire la dinamica dei fatti e, come me, anche gli inquirenti, quei tizi che odia tanto. Tutti si stanno preoccupando per lei, vogliono farla uscire di qui, non vogliono trattenere un’innocente più del dovuto ma lei deve aiutarci, deve dirci tutto quello che sa perché, al momento, ogni prova porta a lei. E’ lei la principale indiziata, se vuole uscirne deve aiutarmi a capire, signorina Lei >>, biascicò sfregando una mano contro il viso.
<< Prove, mi dice? Io lo amavo e avevo scoperto di Stephanie molto tempo fa. Non lo avrei mai ucciso, non dopo tutto quello che ha fatto per me >>.
<< Cos’ha fatto per lei, se posso saperlo? >>
<< Jimmy mi ha raccolto dalla strada, mi ha trovato un lavoro onesto, mi ha prestato i soldi dell’affitto. Mi ha amata >>.
<< Signorina Lei, la pistola è stata ritrovata in casa sua, e solo lei poteva avere un motivo per averli uccisi, quello di averli trovati insieme >>.
<< Si sbaglia. La pistola era regolarmente denunciata, inoltre, il calibro è leggermente diverso. Sottigliezze, dirà, ma nell’ambito di un’indagine persino le sottigliezze contano >>, e sorrise.
<< Allora, mi dica, da quanto il suo fidanzato riceveva lettere minatorie? >>.
Lei, è un nome italiano. Ha scelto di lasciarlo così perché le piace come gli uomini americani lo pronunciano.
<< Da circa due mesi. Era ossessionato da quelle lettere e voleva scoprire a tutti i costi chi fosse a mandargliele >>.
<< E lei ricorda se il mittente apponeva una qualche firma? >>
<< Bè..se non mi sbaglio…si chiamava Lie. La sera in cui è morto stava rileggendo una di quelle lettere, poi abbiamo litigato per via del suo contenuto e così sono uscita per prendere un po’ d’aria. Al mio ritorno, lui e Stephanie erano già morti >>.
<< Si, questo è il copione che recita a memoria, signorina Lei >>, sospirò.
<< Temo che dovrà accontentarsi di questo, signor confessore. Questa è la mia versione dei fatti purtroppo >>, e concluse, con quel sorrisino triste stampato in volto.
<< E io temo che rimarrà qui a lungo, signorina Lei. Il mio tempo è finito, ci vediamo domani >>, e si alzò.
Nella testa di Lei iniziarono a vorticare immagine, lampi. Lei vedeva Jimmy leggere la lettera, lui la guardava e poi…
<< Ho capito! Lie è l’anagramma di… >>
<< Bingo Jimmy >>
Poi, qualcuno bussava alla porta, era Stephanie, credeva che Lei fosse già uscita.
<< T’insegno io a fare la puttana col mio fidanzato >>, e giù un altro colpo.
Doveva uscire da quella casa, schiarirsi le idee.
Mentre il prete andava via, un sorriso si allargava sul viso di Lei.
<< Signor confessore >>, lo richiamò.
Lui si girò, speranzoso, ma aveva poco tempo.
<< Mi dica, signorina Lei >>
<< La prego, dica all’Altissimo che non volevo fare la puttana nella vita >>, e concluse.
Il prete andò via, sconsolato e lei ancora rideva.
D’un tratto, si chiese se sarebbe rimasta lì dentro per tutta la vita.

*Angolo dell’autrice*
Salve a tutti, questa è la prima storia che pubblico su efp, e mi piacerebbe tanto ricevere da voi critiche imparziali, anche solo una mi basterebbe. Fatevi sentire, grazie e alla prossima!
Remény
  
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