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Autore: Georgina Holmes    30/06/2012    12 recensioni
Percepiva su di sé quello sguardo color ghiaccio, annoiato ma sempre attento che lo scrutava dalla testa ai piedi, per dedurre qualcosa dalla sua posa tesa, mentre era intento a seguire l’incontro.
"Tu hai scommesso", constatò l’amico dopo qualche minuto.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Inghilterra – Italia
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<< John  >>.
Silenzio.
<< John >>.
Uno sbuffo.
<< John, mi annoio >>.
John fece finta di non aver udito l’ennesimo lamento della serata da parte del coinquilino, tenendo fisso lo sguardo sullo schermo della televisione, in attesa che la partita iniziasse. Quella volta non avrebbe ceduto alle proteste di Sherlock, oh no. Quello era un incontro decisivo, non se lo sarebbe perso per nulla al mondo. Per  qualche motivo, non aveva potuto mai seguire interamente nessuna delle numerose partite trasmesse durante quegli europei, sia per le numerose lamentele che lo avevano condotto all’esasperazione, sia perché coinvolti nella risoluzione di qualche caso, sia per i numerosi tentativi di sabotaggio da parte di Sherlock sempre riusciti (non avrebbe mai dimenticato la figuraccia fatta con Lestrade, dal quale era stato invitato una volta, per poter seguire almeno uno degli incontri in santa pace).
Per il suo quieto vivere, dopo infinite urla, crisi isteriche, silenzi forzati colmi di risentimento, aveva stabilito che la scelta migliore fosse ignorare ogni molesto tentativo dell’amico di distrarlo e di godersi la serata.
Certo, ignorare un individuo che non faceva che passeggiare avanti e indietro per tutta la durata dell’inno italiano, ripetendo quanto fosse puerile gasarsi per “un mucchio di persone col cervello dell’homo erectus  che trae piacere rincorrendo un pallone” fermandosi (davanti allo schermo della TV, per di più!) solo quando la nazionale britannica iniziò a cantare “God Save The Queen” non sarebbe stato semplice.
Finalmente l’arbitro fischiò il calcio d’inizio, dando inizio al gioco. John seguiva rapito i vari passaggi, lanciando qualche incoraggiamento e numerose imprecazioni, ( << Dai, non vedi che la palla era buona?! >>, << Idiota, ti sei fatto levare la palla da sotto il naso! Come si fa ed essere così stupidi?! >> ) specialmente quando al 3 minuto gli italiani tentarono di passare in vantaggio, sbagliando clamorosamente. L’intera nazione sembrò trattenere il fiato.
<< Dannazione, ce l’hanno quasi fatta! >>, sospirò di sollievo il dottore, lasciandosi cadere sulla poltrona e bevendo un sorso di birra.
<< Era ovvio che quel tiro non sarebbe andato a segno, John. Bastava osservare l’angolazione della gamba del giocatore anche per capire che aveva messo troppa potenza >>, borbottò il consulente, appollaiato sull’altra poltrona mentre giocherellava con l’archetto del violino, palesemente annoiato. L’altro preferì ignorare il commento, continuando a guardare la partita.
<< Quando finisce questa tortura? >>, chiese, dopo diversi minuti di silenzio.
<< Tra poco più di un’ora, se non ci saranno tempi supplementari  o rigori >>, gli rispose rapidamente, senza neanche staccare gli occhi dallo schermo.
<< E’ ovvio che finirà ai rigori, non vedi che pensano solo ad intimorirsi senza avere altre intenzioni? >>, fu la risposta saccente di Holmes che si guadagnò un’occhiataccia. Sbuffò, per l’ennesima volta quella sera, fissando lo smile giallo disegnato sul muro che sembrava prendersi gioco di lui. Beh, effettivamente tutti si stavano prendendo gioco di lui, costretto in quella situazione di noia forzata.
<< John >>, ritentò.
<< Non ora, Sherlock >>.
<< Prendimi il violino >>.
<< E’ sulla scrivania, Sherlock, devi solo alzarti, fare due passi, prenderlo e cambiare stanza. Non mi sembra molto difficile >>.
<< E’ troppo lontano, prendilo tu >>.
<< Sto guardando la partita >>.
<< Non ha importanza >>.
<< Per la miseria, Sherlock! Non devi compiere un grande sforzo fisico, potresti anche rispettare questo momen- NO! >>, urlò il medico, in risposta ad un mancato goal dell’Inghilterra, << dannazione, vedi cosa succede a discutere con te?! Mi sono distratto! Accidenti a quel Buffoon* e alle sue parate! >>.
<< E’ Buffon, con una sola O >>, lo corresse un infastidito Sherlock.
<< Non mi interessa come si pronuncia, non vedi che parata di fortuna ha fatto? Ehi, aspetta, tu come fai a sapere il cognome del portiere dell’Italia? >>, chiese sbigottito, realizzando solo in quel momento il commento dell’altro.
<< L’ha appena detto uno di quei due tizi noiosi che non fanno altro che commentare >>.
<< Il cronista? >>, fece divertito John.
<< Sì, uno dei due decerebrati che danno man forte ai trogloditi che corrono dietro al pallone >>.
<< Non puoi proprio far a meno di insultarli? >>.
<< No, finché sarò costretto a dovermi sorbire una partita di calcio >>, fece schifato.
<< Nessuno ti costringe - dai, dai, passa, non vedi che è libero?! Perché ti fai marcare in quel modo, avevi tutto il tempo di tirare! >>, urlò John, battendo con foga un pugno sulla poltrona, << crossa, crossa! >>.
Percepiva su di sé quello sguardo color ghiaccio, annoiato ma sempre attento che lo scrutava dalla testa ai piedi, per dedurre qualcosa dalla sua posa tesa, mentre era intento a seguire l’incontro.
<< Tu hai scommesso >>, constatò l’amico dopo qualche minuto, << ed anche qualcosa di sostanzioso, a giudicare dal nervosismo che ti pervade >>.
<< Ma cos- e tu come fai a sap- no, aspetta, non dirmelo, non voglio assolutamente saperlo! >>, esclamò il dottore leggermente sbigottito, venendo però ignorato dal coinquilino.
<< Sei nervoso, comprensibile –non so davvero fino a che punto, non capirò mai voi persone normali- per una partita decisiva, come l’hai definita stamane, ma decisamente eccessivo, considerando che non sei un fanatico del calcio. Continui a guardare nervosamente il cellulare, hai scritto un messaggio a Lestrade in proposito. In più, ieri sera, tu ed Angelo non avete fatto altro che punzecchiarvi –normale, considerando che tiferete per due squadre diverse- ma lui ha accennato ad una promessa da mantenere nel caso in cui l’Italia avesse vinto ed ha sogghignato, mentre tu sei sbiancato leggermente. Quindi la scommessa l’hai fatta con lui, per forza ed avete scommesso su qualcosa che ti coinvolge in prima persona. Semplicissimo, caro John >>, snocciolò il detective con tono piatto e disinteressato, soffocando uno sbadiglio, << l’unica cosa che mi rimane da capire è di che tipo di scommessa si tratta >>.
John arrossì, fissando ostentatamente lo schermo della TV e provando ad ignorare l’improvviso batticuore e tutte le altre reazioni incontrollate del suo corpo. Mani sudate, farfalle nello stomaco, respiro leggermente accelerato, i muscoli rigidi. Sperare che il coinquilino non se ne accorgesse era come sperare che le scimmie iniziassero a saltellare sulla coda.
<< Oh >>.
Oh.
Quel dannato sociopatico sapeva dire solo “oh”?
Si voltò leggermente verso di lui, quasi temendo la reazione del compagno.
Sherlock aveva un sorrisino consapevole disegnato sul viso perfetto, un sopracciglio leggermente alzato ad accompagnare l’occhiata maliziosa che gli stava lanciando. Si alzò lentamente dalla sua poltrona, afferrando il telecomando e spegnendo il televisore, ricevendo una debole protesta da parte di John. Protesta subito spenta dagli occhi dell’altro, improvvisamente vicini ai suoi e troppo intensi per essere affrontati senza avere nessuna reazione fisica. Deglutì faticosamente, affondando le unghie nella stoffa della poltrona.
<< Un bacio. A me >>.
<< Eh? >>, gli uscì, leggermente isterico.
<< Tu ed Angelo avete scommesso questo, un bacio >>.
Silenzio.
La risposta del dottore venne interrotta dalle urla dei vicini e dal cellulare che scelse proprio quel momento per suonare. Salvato in extremis.
Sherlock si allontanò, tornando a sedersi sulla poltrona senza però staccare gli occhi da John, intento a rispondere al cellulare con mani tremanti.
<< John! >>, urlò la voce di Lestrade dall’altro lato della cornetta, << ma l’hai visto che parata? Accidenti, a quest’ora non saremo ai supplementari! >>.
<< Ciao Greg! Uhm… Supplementari? >>, fece con voce incerta, cadendo dalle nuvole.
<< Ma non stavi guardando la partita? >>, chiese l’altro, leggermente sbigottito, << pensavo la stessi seguendo anche tu >>.
<< Io, ecco… Sì, ehm, la stavo seguendo, ma Sherlock aveva spento la TV >>, spiegò, riappropriandosi del telecomando e riaccendendo. La voce del cronista riempì nuovamente il salotto del 221 B, mentre il sopracitato coinquilino sbuffava.
<< Finirà ai rigori e l’Inghilterra perderà >>, fu il commento di Sherlock, prontamente ignorato.
<< Ah, capisco >>. Pausa.
<< Cosa mi sono perso? >>.
<< Niente di che, siamo ai supplementari, durante il primo tempo c’è stato qualche tentativo da parte degli italiani di segnare ma niente di che, non hanno sper- >>, la voce di Greg fu interrotta da un urlo.
Goal per l’Italia, immediatamente annullato, con il conseguente disappunto della tifoseria azzurra.
<< Cristo, meno male che era fuori gioco! Io vado John, ci sentiamo per commentare davanti ad una bella birra! >>, non ebbe il tempo di rispondere che Lestrade aveva già chiuso la chiamata.
Stordito, si mise a guardare la restante parte dei tempi supplementari, finiti ingloriosamente zero a zero e con grande disappunto della tifoseria inglese che protestava.

Primo rigore, battuto dagli italiani. Balotelli, goal.

Secondo rigore, battuto dagli inglesi. Gerrard, goal.

John esultò, bevendo un altro sorso di birra e muovendo un piede, in ansia.

Di nuovo rigore per gli italiani, Montolivo. Niente.

Turno degli inglesi, più rilassati dopo l’errore degli avversari. Rooney, goal. Britannici in vantaggio.

Il dottore si lasciò scappare un “Sì!”, meno teso di prima e certo di vincere la scommessa.

Italiani, un po’ demotivati. Pirlo si fa beffe del portiere inglese con un goal ad effetto.

Trattenne il fiato.

Young si avvicina un po’ timoroso, se sbaglia rischiano di farsi raggiungere dagli avversari. Traversa.

Grande aspettativa della tifoseria italiana, per niente delusa dal goal di Nocerino. Italia in vantaggio.

Preoccupazione da parte degli inglesi. Cole, parata.

Numerosi versi di disappunto si levarono dai tifosi inglesi.
L’attesa era tanta, quel goal avrebbe segnato le sorti della partita.

Diamanti, il goal decisivo spetta a lui. Goal.

La telecamera inquadrò un’abbattutissima nazionale britannica, in contrasto con gli italiani che esultavano, gioiosi.
Nel salotto del 221 B calò il silenzio, spezzato dai cronisti che commentavano la sconfitta subita.
John fissava con sguardo vacuo lo schermo davanti a sé, senza avere la forza di commentare. Avevano perso la partita e lui aveva perso la scommessa. Oh merda. Fu distratto dal coinquilino che si alzava, spegneva il televisore e gli si avvicinava.
<< John >>.
Alzò la testa, perdendosi in quegli occhi azzurri, limpidi e magnetici. Sherlock fece un sorriso sardonico.
<< Hai perso la scommessa, dottore >>.
Deglutì.
<< Dovresti pagare >>.
Vide Sherlock annullare le distanze tra i loro visi, posando un lieve bacio sulle labbra del compagno.
Il mondo per John sembrò fermarsi in quell’istante, talmente lungo da sembrare eterno, talmente breve da desiderare durasse di più. Ne voleva ancora, e ancora e ancora. Tremando leggermente, chiuse gli occhi e sollevò una mano per posarla sul viso del coinquilino, ricambiando.
Aveva il cuore in gola ed il respiro corto, soprattutto quando percepì la lingua di Sherlock intrufolarsi audacemente nella sua bocca per approfondire il bacio, nato da una scommessa ma segretamente agognato da entrambi. John si alzò dalla poltrona, mettendosi in ginocchio e costringendo Sherlock a fare lo stesso. Scivolarono lentamente sul pavimento, l’uno sopra l’altro, le mani che vagavano curiose ed impazienti sotto i vestiti, sempre più fastidiosi. Si staccarono un istante per pura necessità respiratoria e poi tornarono a baciarsi furiosamente. Via le camicie, via i pantaloni. Rimasero in intimo, esplorando i rispettivi corpi nudi a contatto e sospirando per lo sfregamento dei loro bacini. Finirono di spogliarsi con foga, ormai persi l’uno nell’altro.
Si dimenticarono di tutto ciò che li circondava, quella notte, abbattendo numerose barriere createsi tra di loro, fragili e sottili come carta, fregandosene di ogni scusa, ogni giustificazione. Al diavolo la scommessa, la sconfitta, Angelo, tutto il resto poteva aspettare il nuovo giorno.  Quella sera niente contava più dei loro baci, dei sussurri, dei gemiti soffocati e delle emozioni, accolte in modo diverso da entrambi, che li pervadevano. Quella notte segnava la nascita di qualcos’altro di più importante, sentimento timido e delicato che si sarebbe rinforzato col tempo. Quella notte, John si appuntò mentalmente di ringraziare Angelo e di seguire di più il calcio, prima di lasciarsi andare alle sensazioni che lo sopraffecero totalmente.
 
 


 
Inghilterra – Italia
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*Ho voluto giocare sull’assonanza tra Buffon e “Buffoon”, termine arcaico inglese che significa proprio “buffone”.



N.d.A.*asciuga il sudore dalla fronte* Buonasera a tutti! Questo è il mio primo tentativo di Johnlock, chiedo scusa se mal riuscita. Questo mostro lungo ben 7 pagine mi ha tolto tutte le energie e non è ancora stato betato. Provvederò a farlo ricontrollare il prima possibile. Che ne pensate? Troppo OOC? Fa pena? Commenti?
 
  
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