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Autore: Daifha    30/06/2012    5 recensioni
“L’estate è un mondo a sé”
Dal primo capitolo: - “Dovreste mandarlo dallo psichiatra, non è normale che cerchi di portarsi a letto suo cugino” dice solenne Kidd, mentre litiga con la batteria del telefonino che non vuole incastrarsi in quel cazzo di buco in cui, invece, dovrebbe ficcarsi e anche alla svelta, perché la pazienza di Kidd è a livelli così minimi che c’è gente che dubita sia mai esistita.
Killer ridacchia nel cuscino e risponde semplicemente “Sarebbero soldi buttati nel cesso” quasi soffocandosi. Poi sembra ripensarci, si tira nuovamente su con un braccio e fissa Kidd con occhi seri “A proposito di cugini, ho un favore da chiederti, Kidd…”
E qui lascia la frase in sospeso perché conosce Kidd, sa il carattere di merda che si ritrova e sa che il suo migliore amico raramente concede favori. -
[KiddLaw] [PenguinKiller] [Casquette]
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Eustass Kidd, Killer, Penguin, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Summer is a world itself

1# - Questa è stata un’estate di merda!

 

Kidd saltella felice facendo incrociare di tanto in tanto lo sguardo con quello del suo miglior amico, Killer. Si tengono per mano, con quell’innocenza tipica dei bambini, e ridono, indicano le stelle e si creano una loro idea su cosa esattamente rappresentino, inventando costellazioni, unendo i mille puntini del cielo a formare immagini di cavalieri o dinosauri. Kidd è felice perché i genitori di Killer li stanno portando a comprare il gelato, nonostante quel pomeriggio abbiano fatto scoppiare un palloncino pieno d’acqua in casa, sul tappeto prezioso della signora Killer; ma faceva caldo, quindi lei li aveva perdonati subito, e aveva detto che quella sera, dato che Kidd si fermava a dormire da loro, avrebbero comprato un gelato enorme, con ben cinque gusti. Ora erano per strada, i genitori di Killer stavano poco dietro di loro a parlare, mentre loro due ancora fantasticavano sul cielo stellato.

“Ti dico che lì c’è un drago! La coda è là, e la testa di lì, come fai a non vederlo?” Kidd comincia ad innervosirsi, e alza la voce.

“Ma non è vero! Quella è solo una lucertola, i draghi sputano fiamme!”

“Ma sei scemo?” e qui abbassa il tono, perché sa che i genitori di Killer non vogliono che si dicano le parolacce “E’ ovvio che sta dormendo!”

“Kidd, lo sanno tutti che i draghi dormono solo di gior--”

Ma Killer non finisce la frase perché sente un urlo che gli fa morire le parole in gola, e non è l’unico a sentirlo, anche Kidd si gira di scatto, giusto in tempo per ricevere qualche schizzo di sangue in viso. E’ stata la madre di Killer ad urlare, ed ora lei e il marito sono riversi a terra, in un lago di sangue, mentre un uomo vestito di nero, con un passamontagna calato sulla testa, rovista nelle loro tasche, tirandone fuori quelle due monete che si erano portati appresso.

“Mamma! Papà!” Killer urla, correndo verso di loro, gettandosi e scuotendo i corpi dei genitori, e l’uomo gli intima di allontanarsi, brandendo il coltello sporco di sangue verso di lui, con mano tremante e occhi spiritati.

Kidd rimane fermo, atterrito e spaventato tanto da non riuscire a muoversi. Trema e non riesce a capacitarsi di quel che sta succedendo; Killer continua a scuotere i genitori, muovendo la testa alle parole dello sconosciuto, piangendo e allora l’uomo gli si avvicina, lo prende per capelli facendogli alzare il viso e gli avvicina il coltello all’occhio e “Taci, moccioso!” gli sbraita contro, affondando il coltello nella pelle chiara di Killer.

Un attimo di silenzio, Kidd ancora rimane immobile a fissare la scena, le macchie di sangue ancora sul suo viso e il corpo scosso dai tremiti di paura. Vede le lacrime del suo migliore amico, i suoi occhi sconvolti fissi sul volto dell’uomo davanti a lui, le mani che stringono convulsamente la stoffa dei pantaloncini, come a volersi aggrappare a qualcosa.

Ancora un attimo di silenzio.

Poi Killer urla.
 

Kidd si alza a sedere di scatto sul letto, scostando le coperte, madido di sudore, gli occhi spalancati. Ha il respiro corto e le immagini di quel sogno ancora impresse nella mente. Si passa una mano sulla fronte, sospira e si volta verso l’altro letto che occupa quella stanza: Killer dorme ancora tranquillo, abbracciato ad un cuscino grande la metà di lui e con i capelli biondi sparsi un po’ ovunque, e Kidd non può che sentirsi rincuorato a quella visione. Kidd si sente sempre rincuorato a quella visione, quando quel sogno si fa avanti nel suo sonno. Lo odia ma non può farci nulla, ormai è diventata quasi un’ossessione, la sua. Forse perché, nonostante la quantità immane di tempo trascorsa, ancora il ricordo di quella sera è impressa a fuoco nella sua memoria, forse perché, ancora, si sente in colpa per non aver fatto nulla, o, più probabilmente, semplicemente perché quella scena lo ha sconvolto più di quanto non abbia fatto con lo stesso Killer.

Si passa la mano sugli occhi, è ancora stanco ma sa che non riuscirà a dormire di nuovo, come succede sempre dopo aver fatto quel sogno, e allunga l’altra al cellulare per vedere l’ora. Le undici e venti, non è poi così presto come pensava, ma sbuffa lo stesso, giusto per abitudine e, mentre riappoggia il telefonino sul comodino, non si premura certo di farlo con delicatezza, anzi, è contento di esser riuscito a svegliare Killer semplicemente sbattendocelo sopra - il fatto che poi sia caduto e si sia mezzo sfracellato a terra, non è affatto rilevante, no.

Killer sbadiglia, si muove sotto le coperte, mugugna qualcosa di simile ad un ‘Vaffanculo’ e si alza tenendosi con un braccio appoggiato al materasso, gli occhi a malapena aperti. Si guada intorno, poi, quando capisce dove si trova, fissa Kidd e storce il naso “Grazie”

Kidd alza un sopracciglio scettico, sa a cosa si riferisce Killer, dato che ormai è abituato a sentirselo dire, da poco più di un mese, ogni mattina. Perché Killer non ama dormire a casa dei suoi zii, anzi, lo detesta proprio. Sarà un po’ perché quelle persone sono fin troppo asfissianti e iperprotettive nei suoi confronti, un po’ per i rumori strani che la notte provengono dal piano di sopra, e un po’ di più, anzi, al novanta per cento, per il cuginetto gay che ogni notte prova a portarselo a letto, ma Killer davvero non può più sopportare di dormire in quella casa mezza diroccata. Kidd lo sa, e da tipo un mese, ogni sera, dopo aver bevuto abbondantemente e aver fatto il solito giro in moto ubriachi, evita di metter bocca e lo lascia dormire a casa sua, sul letto in più che casualmente si trova in camera sua.

Ma Kidd è, a modo suo, una persona educata, e risponde con un “Di niente”, ogni mattina, nonostante non voglia neanche sentirselo dire, quel ‘Grazie’ carico di tutta la stanchezza e il mal di testa da dopo-sbornia.

Dopo un ennesimo sbadiglio, Killer parla “Ho fatto un sogno schifoso”

Kidd sussulta un attimo, anche lui ha fatto un sogno schifoso, peccato che non possa dirglielo, perché sarebbe come ricordargli per filo e per segno quello che era davvero successo in quella schifosa notte di quella schifosa estate. Perciò si limita ad annuire mentre comincia a vestirsi.

“Cedevo alle avance di Rowan e… Che schifo! Che ci provi soltanto quel moccioso ad avvicinarsi tanto!” Killer affonda il viso nel cuscino, e smette di parlare, mentre Kidd finisce di vestirsi e inizia a raccattare da terra i pezzi sparsi del cellulare.

“Dovreste mandarlo dallo psichiatra, non è normale che cerchi di portarsi a letto suo cugino” dice solenne Kidd, mentre litiga con la batteria del telefonino che non vuole incastrarsi in quel cazzo di buco in cui, invece, dovrebbe ficcarsi e anche alla svelta, perché la pazienza di Kidd è a livelli così minimi che c’è gente che dubita sia mai esistita.

Killer ridacchia nel cuscino e risponde semplicemente “Sarebbero soldi buttati nel cesso” quasi soffocandosi. Poi sembra ripensarci, si tira nuovamente su con un braccio e fissa Kidd con occhi seri “A proposito di cugini, ho un favore da chiederti, Kidd…”

E qui lascia la frase in sospeso perché conosce Kidd, sa il carattere di merda che si ritrova e sa che il suo migliore amico raramente concede favori. E il favore che lui ha da chiedergli, non è qualcosa da nulla, tutt’altro, e Killer ha quasi paura per la sua incolumità a chiederglielo. Se non ne avesse davvero un bisogno disperato, probabilmente non ci proverebbe neanche, anzi, sarebbe ben felice di chiederlo ad altri. Ma, purtroppo, Killer ne ha davvero un bisogno disperato.

Perciò, è con la ferma convinzione che lui e Kidd sono amici e che Kidd non gli farebbe mai del male, che, dopo lo scocciato e minaccioso “Eh?” di Kidd, Killer si decide a parlare.

 

 

Kidd non ha idea di come abbia potuto farsi convincere tanto facilmente da Killer. È una cosa talmente impensabile ed improponibile che sfugge alla sua comprensione; lui, Eustass Kidd, ventenne irascibile, incosciente e convinto che una scuola non serva a nulla se il destino è contro di te per principio - convinto che a lui una scuola non serva a nulla, sapendo che il destino gli è contro per principio -, ragazzo che ormai da tre anni lavora come bagnino in una spiaggia semideserta solo per non dover far lo sforzo di indossare una qualunque uniforme lavorativa, individuo incapace di reprimere le proprie pulsioni, aveva accettato solo poche ore prima di ospitare in casa sua, per l’intero periodo delle vacanze estive, un vivace marmocchio, nipotino amato di Killer, di cui, l’unica cosa certa che sapeva, era che si chiamasse Law. Trafalgar Law.

In un certo senso, Kidd si sente di aver appena firmato la sua condanna a morte. In primo luogo, per il nome del suddetto marmocchio: perché Kidd non è scemo, non completamente, almeno, e sa che Law, in quella lingua odiosa che alle medie è stato costretto a studiare – se di studio si può parlare, passare cinque minuti su un libro di inglese poco prima di un test – significa ‘legge’. E un bambino normale, non si chiama Legge, non si chiama Legge per principio. Perché Kidd non ha un gran rapporto con la legge in generale, non tanto perché non vanno d’accordo, quanto perché neanche ci prova a rispettarla. Lo si può considerare come un rapporto mai approfondito: Kidd non segue la legge, la legge non intralcia Kidd, una specie di patto sancito che gli permette di vivere senza doversi preoccupare troppo delle conseguenze. Però se un bambino di nome Legge gli si infiltra in casa, questo patto viene meno, e Kidd non vuole questo, non lo vuole proprio per niente.

In secondo luogo, Kidd non vuole marmocchi in casa in generale. Insomma, i suoi divani sono in pelle, non sono adatti ad un bambino, capace solo di saltare e macchiare tutto in modo irreversibile. La sua cena è a base di pizza, cinese o, in casi estremi, cibo precotto, e Kidd non crede proprio che ad un moccioso possa far bene una dieta del genere, dove l’unica verdura sono i piselli del riso alla cantonese. Inoltre, ha rinunciato al matrimonio anche per potersi evitare la noia di avere un bimbetto odioso sempre in giro per la casa a fare disastri e vomitare pappina ovunque, e se ora gli viene detto che presto dovrà subirselo ugualmente, nonostante la rinuncia ad una donna fissa, Kidd sa che potrebbe cadergli il mondo addosso.

Per questo, Kidd si sente di aver appena firmato la sua condanna a morte.

Ancora non si spiega bene cosa l’abbia esattamente spinto ad accettare quella quantomeno assurda richiesta di Killer: perché proprio lui, rinomato per essere un ragazzo freddo, crudele e ben poco disposto ad aiutare il suo prossimo, avrebbe mai dovuto rispondere positivamente ad una disperata richiesta di aiuto da parte di qualcuno che non fosse se stesso? Va bene che Killer è suo amico, va bene che, conoscendo il suo passato, non se la senta proprio di essere crudele pure con lui, va bene pure che quella faccia da cucciolo bisognoso lo ha sempre lasciato un po’ titubante, ma perché, Kidd continua a chiederselo, perché avrebbe mai dovuto rispondere di sì ad una simile richiesta? Perché Kidd dovrebbe mai firmare da solo la propria condanna a morte? Solo uno scemo lo farebbe. Uno fortemente scemo.

Kidd sospira… Non si è mai reputato una persona particolarmente intelligente e, nonostante non lo ritenga un valido motivo per dimostrare costantemente la sua idiozia, decide di calmarsi e accettare il fatto di aver compiuta un’altra, nuova, colossalmente grande scemenza.

Certo, doveva ammettere che Killer era stato bravo a giocarsela, stavolta. Aveva posto le cose in modo tale da far sembrare il tutto privo di esiti catastrofici e, al contrario, pieno di privilegi. Sì, se l’era giocata proprio bene. Con una serie di ‘perché sai, la sorella di mio cugino Rowan vorrebbe tanto una vacanza’, un paio di ‘povera, il marito l’ha lasciata’, qualche sparpagliato ‘ha bisogno di affidare il bimbo a qualcuno’, una ventina di ‘io proprio non me la sento, Kidd, non sono bravo come te con i bambini’ e infine un diretto ‘non è che terresti tu mio nipote, per le vacanze estive?’, era più che ovvio che il cervello malformato dalla nascita di Kidd non sarebbe resistito ad una tal mole di informazioni tutte in una volta, con l’unico risultato che si era messo ad annuire a caso, fingendo poco intelligentemente di capire tutto. E rimanendone irrimediabilmente fregato.

Quando, alla fine, aveva compreso il significato di tutte quelle parole messe insieme, Kidd aveva telefonato a Killer senza pensarci due volte - sì, ci aveva messo parecchio tempo a capirle, tanto che Killer aveva fatto in tempo a tornare a casa, farsi una doccia e uscire di nuovo - con la chiara intenzione di dirgli che no, lui non avrebbe fatto nulla del genere e che sì, lui era un uomo morto se riprovava a tirargli un altro di quei suoi giochetti sporchi.

E allora Killer aveva tirato fuori il suo asso nella manica, elencando tutti i vantaggi che ne sarebbero derivati: Rowan e gli zii sarebbero andati in viaggio con la sorella del primo, lasciando finalmente la casa libera, Killer sarebbe tornato per un paio di mesi a casa sua, Killer avrebbe potuto rilassarsi finalmente solo in casa, Killer avrebbe passato delle vacanze perfette, una volta tanto, Killer, Killer, Killer, Killer, Killer. Killer ne avrebbe tratto tutto i vantaggi possibili ed immaginabili, in conclusione.

Ma Kidd non se ne era accorto subito, anzi, aveva subito trovato la sua un’idea geniale, abbandonare il nipotino all’amico scemo e godersi della vacanze da dio! Sembrava perfetto! Così aveva riagganciato forte del fatto che quella sarebbe stata un’estate memorabile.

E quando si era reso conto che il caro amico scemo, altri non era che lui stesso, si era sentito talmente ferito nell’orgoglio, da decidere di prendere quella come la giusta punizione per la propria idiozia.

 

 



 

Un dito, lungo e tatuato, si poggia sul campanello, pigiando pigramente, mentre gli occhi scorrono annoiati sulla scritta della targa malamente inchiodata alla porta dove il nome ‘Eustass’ è inciso a caratteri enormi.

Una mano afferra il cuscino ormai a terra, trascinandolo a schiacciarsi completamente contro l’orecchio dello stesso proprietario della mano sopracitata. ‘Fanculo a Killer, se proprio vuole dormire fuori, che almeno si porti dietro le chiavi - poco importa se non le ha perché Kidd gli ha vietato categoricamente di averne un mazzo suo -, o eviti di rincasare alle nove di mattina.

Il dito tatuato torna nuovamente sul campanello, stavolta suonandolo con più energia e più a lungo.

Kidd digrigna i denti e affonda il volto tra le coperte: non ha davvero alcuna intenzione di andare ad aprire.

Il dito insiste ancora sul campanello, lasciando che il fastidioso suono si prolunghi all’interno della casa.

Kidd lancia il cuscino dall’altra parte della stanza e si fionda a passo di carica verso l’ingresso, pronto a far fuori, una volta per tutte, quell’idiota di Killer.

E’ la prima mattina di giugno, e il sole ha deciso di presentarsi alto nel cielo, quel giorno: gli uccellini cinguettano, il caldo riempie d’afa le case, i fiori sbocciano nei parchi e Kidd spalanca la porta incurante di tutto, un’espressione scazzata in volto e le mani che gli prudono dalla voglia di picchiare a sangue il suo migliore amico. “Cazzo di idiota senza cervello, ma lo sai che ore sono? Dovevi portare quel tuo fottuto culo qui proprio alle nov--” ma Killer non c’è.

Non lui, almeno. O comunque, non sotto le sue sembianze. Perché, che lui ricordi, e si può dire quel che si vuole di lui, ma Kidd ha una buona memoria, Killer non i capelli corti neri, non ha gli occhi del medesimo colore, non ha la barba, e soprattutto, è infinitamente più grosso e muscolo di quel cosino che ora si ritrova davanti.

Kidd alza un sopracciglio scettico, e l’altro sorride mellifluo. Vorrebbe chiedergli ‘Chi cazzo sei?’, ma invece mugugna un ‘Mmh?’ minaccioso e scocciato.

L’altro alza le braccia, si gratta la testa, socchiude gli occhi, se la prende con calma, e poi, solo poi, pronuncia quelle due parole che fanno spalancare gli occhi a Kidd.

Perché tutto, tutto Kidd si sarebbe aspettato, tranne che il caro, piccolo, amorevole nipotino di Killer, avesse diciassette anni passati.

 

 

 

- Fine 1# -

  

 

 

 

 
 

 

Dan dan dan!

Finalmente pubblico sto primo capitolo!

Il fatto che stiate leggendo qui significa che avete letto anche tutto il resto! Woah, ma voi siete matti!

A parte questo, grazie!

Parto col dire che io non ho mai letto One Piece... Però mia cugina mi ha spinto ad adorare Trafalgar (con laccento sulla prima a ^^’’), Eustass, Killer, Penguin e Casquette e quiiindi, tanto valeva sfruttarli per una AU!

Ok… In realtà non ho altro da dire, solo che adoro le note delle autrici simpatiche, e ogni tanto piacerebbe anche a me farne una… Son dilettante.

Spero di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo prima della fine del mondo… Chissà!

Adorerò chiunque metterà questa fic tra preferiti/seguiti e/o recensirà
 

By Ming

  
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