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Autore: Lady Trash    30/06/2012    3 recensioni
"Un giorno, quand’ero piccolo, mi portò in ufficio con sé. Mi spiegò tutto, io ascoltai, attento, ci mancava poco che prendevo appunti. Quand’ebbe finito gli chiesi solo una cosa: insegnami a fare quello che fai tu. Non ho mai visto gli occhi di mio padre brillare così intensamente come quella volta, sono un ricordo prezioso. Non so se sia un caso che io porti lo stesso nome di mio nonno."
La storia fa parte della serie Routines.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kyoya Ohtori, Nuovo personaggio
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Routines'
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Uno sguardo al futuro – ricordando il passato.

<< Signor Ootori, le ho portato alcune pratiche da firmare >> la segretaria  entrò nell’ufficio che un tempo era stato del nonno, poi del padre e adesso suo.
<< Grazie Naomi >> le disse rivolgendole uno sguardo gentile da dietro le lenti.
Ancora stentava a crederci: il fantomatico ufficio degli Ootori era finalmente suo! Dopo anni di fatiche, sacrifici, nottate passate di fronte al pc e ore rubate al sonno era finalmente riuscito a guadagnarsi quella poltrona, l’unica sedia sulla quale avesse mai voluto sedersi.
<< Dovere, per qualsiasi cosa io sono qua fuori. >> rispose lei cordialmente.
<< Naomi un attimo. Volevo chiederle … com’era lavorare con mio padre? >>
Gli occhi grigio chiaro di lei, adulta, incontrarono quelli di lui, plumbei, ansioso di ricevere una risposta. Si concesse un attimo per osservare il bel profilo della donna che  riteneva molto affidabile: chissà quante ne aveva passate con suo padre, chissà quante ne avrebbe vissute con lui.
<< Ci tiene davvero a saperlo signor Ootori? Suo padre aveva un modo di lavorare e insieme abbiamo affrontato alti e bassi, lei ne avrà un altro e sono sicura che onorerà la sua famiglia come i suoi predecessori. Non si preoccupi di quello che è stato, ma piuttosto di ciò che sarà. >> lo lasciò a riflettere su quelle parole, non molto convinto. Certo, era riuscito a raggiungere la sua meta ma … adesso? Anzi, dopo? Ovvero: cosa avrebbe fatto da quel momento in poi, quale traguardo si sarebbe posto per andare avanti? A soli trentun'anni era riuscito a prendere il posto di suo padre nelle industrie Ootori e poiché il suo vecchio aveva fatto molto a lui non restava che seguire la strada che gli aveva già spianato; oppure avrebbe potuto fare qualcos’altro, qualcosa che nessuno si aspettava da lui o meglio, dalla compagnia Ootori.
<< Bah, detesto la burocrazia >>  odiava leggere e firmare documenti. Lui preferiva trattare, acquistare, vendere; gli piaceva la parte attiva del suo lavoro, quella che lo spingeva a viaggiare, a fare meeting, a stare sveglio la notte, che lo impegnava. Altrimenti non era contento, non era soddisfatto. Gli piacevano i convegni, le cerimonie (che garantivano tante nuove conoscenze e una piccola pausa dalla vita quotidiana) e le cene d’affari.
<< Spero proprio di non avvizzirci, su questa poltrona >> borbottò sovrappensiero, osservando le tante fotografie che aveva posizionato sulla scrivania, rendendola così impraticabile: lui e un giovane fulvo, la sua famiglia al completo, lui e gli zii (di sangue e non) nel giorno del suo diploma, lui e la sua fidanzata, lui e i suoi fratelli e poi una foto più bella delle altre che ritraeva una comitiva di giovani dalle età tutte diverse.
Spiccavano al centro un giovane dalla carnagione scura che sorrideva, accanto ad una ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri; di fianco a loro una fulva dagli occhi ambrati che baciava un ragazzo dai capelli rossi, molto scuri, che aveva la faccia un po’ dura, ma l’espressione timida. Sparpagliati intorno, quasi ad arte, bambini dai capelli rossi, biondi,  neri e castani, tutti sorridenti, che si tenevano per mano.
Squillò il suo cellulare, l’unico che lo chiamava a quell’ora poteva essere …
<< Hola amigo! Que pasa? >> lo salutò amichevolmente il suo migliore amico, che in quel momento se la spassava in Spagna col suo fidanzato.
<< Kisa! Ma che piacere sentirti dopo … circa tre mesi che non ti vedo! Sono contento di sapere che sei ancora vivo. >>
<< Eeeeeh, quanto sei rompiscatole! Mi sto solo divertendo un po’ con Raphael! Sai com’è quel ragazzo: tutto casa e chiesa! Appena torniamo in Giappone non vorrà vedermi per minimo tre anni! >>
<< Fammi un favore, non tornare. >> dichiarò spietato al telefono: lui sapeva come far disperare l'amico. Anche se alla fine entrambi scherzavano.
<< Uaaaaaaahh! Perché mi fai soffrire così mon ami? >>
<< Kisa, sei in Spagna! Che ti metti a parlare francese?! >>
<< Sai com’è zio Tamaki, riesce a influenzarmi persino al telefono! >>
<< Hai parlato con lui? Io l’ho visto ieri perché sono andato  a pranzo dalla famiglia Suoh. Ancora non vuole accettare che … >> Yoshio venne interrotto da Naomi che, discreta, posò sulla scrivania altre pratiche da firmare. Il giovane fu tentato di chiederle: “Naomi, quanto aveva in calligrafia a scuola?” anche se sapeva che la donna non avrebbe mai finto una grafia che non era la sua.
Naomi mimò con le labbra:  << Fra poco suo padre verrà a fare un sopralluogo >> sollecitandolo così a riattaccare.
<< Kisa, senti … non che non voglia parlare con te ma … >>
<< Capisco, capisco: devi lavorare. E anche io, ti ho chiamato per dirti che torniamo a Tokyo. È troppo tempo che trascuro il negozio, ma volevo passare una bella luna di miele con Raphael prima di buttarmi a capofitto sul lavoro. >>
“Strano” pensò Yoshio “di solito più poltrisce più è contento”.
<< Appena torni fammi uno squillo. Adesso chiudo, ciao. >>
<< Ciao e lavora sodo mi raccomando! >> così, dopo aver sorriso, Yoshio chiuse.
“Adesso è il momento di queste noiosissime pratiche. Mmmh, allora … vediamo un po’cosa dovrei firmare …”
Calò il silenzio nello studio: il giovane leggeva attentamente regole, clausole, vantaggi e svantaggi di ogni progetto decidendo poi se mettere la sua firma o meno. Dalla sua mano dipendevano mesi di lavoro per la costruzione di un edificio per la ricerca scientifica, di un nuovo ospedale o di una clinica specializzata.
Mentre stava osservando alcuni schizzi Naomi entrò nuovamente nel suo studio e si compiacque di vederlo al lavoro; posò sulla scrivania una tazza di caffè e uscì silenziosamente così come era entrata. Soltanto dopo aver chiuso la porta si ricordò una cosa molto importante, perciò rientrò.
<< Signor Ootori? >> domandò,  avvicinandosi alla scrivania.
<< Mi dica >> borbottò Yoshio osservando attentamente la rappresentazione grafica di una clinica privata e aiutandosi con una calcolatrice per verificare i calcoli.
<< Suo padre è qui fuori, posso farlo entrare? >>
<< No, gli dica di aspettare un attimo>>
Kyoya aveva avuto ragione a puntare su quel ragazzo quando era ancora un bambino: se Yoshio Ootori faceva una cosa, era matematicamente certo che l’avrebbe fatta più che bene. Esattamente come il padre.
<< Come desidera >> rispose cordialmente.
<< Però, gli dica che gli chiedo scusa. Dopotutto questo era pur sempre il suo ufficio. >> se Yoshio Ootori faceva una cosa era matematicamente certo che l’avrebbe fatta più che bene, restando, però, il ragazzo gentile di sempre.
<< Sì >>
Una volta uscita dalla stanza Naomi incontrò lo sguardo dell’uomo che fino a poco tempo prima era stato il suo capo.
<< Signor Ootori, suo figlio la prega di aspettare un attimo, le porge inoltre le sue scuse per non poterla ricevere subito. Posso portarle qualcosa? >>
<< No, Naomi grazie. Se Yoshio si libera mi avvisi: devo fare una telefonata. >>
Kyouya si allontanò dalla postazione di Naomi e chiamò un numero che componeva spesso.
<< Moshi moshi? >> gli rispose la voce gentile di una persona che conosceva da tempo.
<< Sono io. >> dichiarò Kyouya, conscio di aver perso una scommessa.
<< Lo so. >> disse la persona dall’altro capo del telefono che, Kyouya lo sapeva, stava sicuramente ridacchiando sotto i baffi.
<< Bene. >> non era cambiato di una virgola in tutti quegli anni: orgoglioso come sempre, non sapeva perdere.
<< Già. >>
Per un po’ ci fu silenzio, nessuno dei due parlò.
<< C’era qualcosa che dovevi dirmi? >> domandò la persona all’altro capo del telefono, sogghignando. Nel corso del tempo aveva imparato ad atteggiarsi un po’ come lui.
<< Ti amo. Torno a casa fra poco. >>
Kyoya chiuse il telefono, dall’altro capo Yozoro sorrise, ritornando a dedicarsi alle proprie rose. Anche se Kyoya aveva perso la scommessa fatta con lei, sapeva che non l’avrebbe mai ammesso, soprattutto davanti alla segretaria!
 
<< Sono tornato! >>
<< Sei rincasato presto! La cena è quasi pronta! Com’è andata oggi? >>
<< Bene, è passato mio padre dall’ufficio, ma se n’è andato prima che potessi riceverlo. Stavo facendo dei calcoli importanti. I progetti che ho approvato oggi li discuteremo fra un paio di giorni in consiglio, e lì passeranno quelli che avranno la maggioranza. >>
Si sedettero a tavola.
<< Sembra che tutto vada come debba andare, no? >>
Domandò lei, sporgendosi dal tavolo per dargli un bacio prima di iniziare a mangiare.
<< Itadachimasu! >> dissero in coro.
<< Sì, sembra di sì. >>
<< Ma...? >>
<< Ma non lo so, Bisco,vorrei osare, ma mi spavento, temo di rovinare tutto. >>
<< Yoshio, tu sai che io ti amo -tremendamente sincera, proprio come la madre- e che ti resterò sempre vicino, fino all’ultimo dei miei giorni, ma non voglio che tu debba vivere una vita già stabilita, senza sorprese. So che non posso renderti felice da sola, anche tu devi contribuire. Io ho il mio libro, tu che cosa hai? Un lavoro che ti piace, che ti garantisce sicurezza, ma sei sicuro di non volere altro? Ti sei guadagnato quella poltrona, l’hai strappata coi denti e con le unghie a tuo zio Akito e a suo figlio, è tua di diritto e nessuno te la può togliere. Devi solo decidere cosa farne. Ma sii attento, perché se non osi adesso, non oserai mai più. >> Era uno dei discorsi più lunghi che avesse mai fatto.
<< È una di quelle cose che fai dire a tuoi personaggi? >> domandò lui, con un sorriso ilare sul volto.
<< Molto spiritoso, ma tanto so che farai di testa tua, come al solito. >>
<< Sei tremendamente bella. >>
<< Esagerato. >>
<< Pensi che tuo padre potrà mai accettarmi come genero? >>
<< Pensi che tua madre potrà mai smetterla di mandarci rose? Le adoro, ma stanno invadendo la casa! >>
<< Da quando ha aperto il negozio di fiori non pensa ad altro, mio padre si sente trascurato. >>
<< Povero Kyoya, geloso delle rose di sua moglie! >>
<< Geloso, ma non per questo meno scaltro. Ha assunto insieme a okaa-san Koji, lui adora le cose kawaii, proprio come suo padre, e Kazuha. La mamma si fida di loro, anche se si ostina a non volerli lasciare da soli al negozio. >>
<< Eccerto! Koji è il figlio di Honey e Ruko, e per quanto possa amare le cose carine, è più bravo in matematica che con i fiori,  mentre Kazuha ha la testa all’Ikebana, trancerebbe tutti i fiori di tua madre! >>
<< Non a caso è la figlia di Kaoru, e mio padre che credeva di aver fatto un grosso affare … >>
<< Se il mio intuito non mi inganna, lo troveremo presto al negozio, a darsi da fare per farlo fruttare. Conoscendolo, potrebbe avviare una produzione internazionale! Ritengo che ti abbia lasciato la poltrona troppo presto! >>
<< Non lo farà, mia madre ha aperto il negozio per rilassarsi, l’unico che non sa stare con le mani in mano è lui. >>
<< Posso fare una domanda? >>
<< Dimmi. >>
<< Perché tu, e non Ichigo? >>
<< Mio padre ha intuito subito che Ichigo è un artista, non vive a Parigi per niente,  e che nessuna delle mie tre sorelle, nemmeno Yana che fra tutte è quella più simile a lui, era interessata all’attività di famiglia. Ma non poteva tollerare che l’impresa passasse ai figli dei suoi fratelli, dopo tutta la fatica che aveva fatto. Mia madre, d’altronde, non gli avrebbe concesso di impormi uno stile di vita che non mi fosse piaciuto, considerando che ero io l’unico rimasto. >>
<< Ma …? >>
<< Un giorno, quand’ero piccolo, mi portò in ufficio con sé. Mi spiegò tutto, io ascoltai, attento, ci mancava poco che prendevo appunti. Quand’ebbe finito gli chiesi solo una cosa: insegnami a fare quello che fai tu. Non ho mai visto gli occhi di mio padre brillare così intensamente come quella volta, sono un ricordo prezioso. Non so se sia un caso che io porti lo stesso nome di mio nonno. >>
<< La storia del nome me l’hai già raccontata, certo che Kyoya è cambiato negli anni. >>
<< Più che cambiato, direi che è sbocciato. Anche grazie a tua madre e ai membri dell’Host. >>
<< Te lo ricordi quand’eravamo piccoli e giocavamo tutti fra noi, dicendo che volevamo formare anche noi un Host club? Al gioco stavano anche Akira e Orihime, mi ricordo che badavano sempre a noi, i più piccoli, e che noi dovevamo badare a quelli più piccoli di noi! >>
<< I Natali migliori sono quelli che ho passato con la famiglia allargata, te lo ricordi l’albero con tutti i regali sotto? >>
<< Mi ricordo anche di quando Uryu e Tatsuki hanno aperto tutti i regali di Natale prima che li potessimo scartare! La cosa divertente fu che i grandi colsero la palla al balzo e ci spinsero ad indovinare ognuno il nostro dono. >>
<< Parli del passato solo quando soffri nel presente. Cos’è che ti turba? >>
<< Non sento mia sorella Orihime da un po’. >>
<< Cosa aspetti a chiamarla? >>
<< È che siamo entrambe molto impegnate,  lei con il lavoro, la gravidanza e io con il mio libro … Io temo sempre di disturbarla, ma lei non chiama. >>
<< Forse pensa la stessa cosa. >>
<< Non è che ti scoccia se … >>
<< Sparecchio io. Ma ci vediamo in camera da letto! >> e le sorrise, malizioso.
<< Ah, Bisco! >>
<< Sì? >>
<< Ti amo. >>
Bisco osservò l’anello di fidanzamento che era stato della madre di Kyoya, di Yozoro e che adesso era suo. Guardò negli occhi Yoshio. E sorrise.

Cinque anni dopo

<< Buongiorno signor Ootori, posso portarle un caffè? >>
<< Grazie Naomi, sì, e anche quei progetti della sezione tre, è ora di costruirle queste cisterne in Africa. >>
Naomi sorrise, aveva fatto bene a puntare su quel ragazzo. 

 

Lady Trash (ex Argentea Michaelis) è ritornata! 
Questa shot riposava un po' fra i documenti del mio computer, l'ho allungata, modificata, corretta, riveduta e alla fine l'ho postata. Come dice il titolo, questo è uno sguardo al futuro (precisamente il futuro del figlio di Kyoya, Yoshio). Per capire questa shot, dovreste aver letto quella precedente, ossia "Routine - accudendo la prole" che ci proietta in un mio immaginario futuro per i membri dell'Host club, che hanno figli e che, ogni tanto, fanno delle grandi rimpatriate. 

Ricordo che: 
Uryu è il figlio di Nekozawa;
Tatsuki è la figlia di Takashi;
Bisco è la terzogenita di Tamaki e Haruhi;
Yoshio è il quartogenito di Kyoya;
Yozoro è la moglie di Kyoya, compare in "Routines - accudendo la prole";
Kisa è il figlio di Kaoru. Come avrete capito, è gay ed è anche spostato;
Raphael NON È NESSUNO XD, nessuno che voi conosciate! Se volete saperlo, ha i capelli tinti di azzurro e gli occhi verdi (è parigino). 
Naomi è stata la segretaria di Kyoya ed è adesso la segretaria di Yoshio, ha sempre contato molto su entrambi. 
Nomino altre persone, come ad esempio il fratello minore di Yoshio, Ichigo. 

Immagino Yoshio come uno dei migliori capolavori di Kyoya, la prova provata che lui è stato un buon padre; nella mia mente il loro rapporto è molto forte, se avete letto la storia che precede questa, capirete anche il perché della discussione sui nomi. 

Per quanto riguarda il "cinque anni dopo", ho immaginato che Yoshio fosse riuscito a fare quel qualcosa che lo distinguesse, e che stesse per avviare la costruzione di alcune cisterne e pozzi pubblici in Africa.

La storia fa parte della serie Routines, anche se non parla propriamente di una Routine. Spero di essere riuscita a rendere come volevo.
Vi ringrazio
Lady Trash
   
 
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