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Autore: Mirokia    01/07/2012    4 recensioni
E non importa se ci hai appena litigato, in ogni caso lo guardi e vedi la luce. Lo guardi e vorresti portartelo via, nasconderlo a tutto e a tutti, perché non esiste che così tanta gente sia autorizzata a posare lo sguardo su di lui. E perché nessuno, nessuno al mondo può guardarlo come lo guardi tu.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo guardi

 

 

 

 

 

 

“Quando il mio mondo cade in pezzi,
quando non ci sono luci che possano spezzare il buio,
ecco che ti guardo.”

 



Ti sembra di sentire una melodia nell’aria nel momento in cui gli occhi ruotano fino ad incontrare quei capelli stirati sulla fronte, quel profilo dal mento sporgente, quell’occhio piccolo e dalle ciglia ipnotiche, quel sorriso che devi per forza sorridere anche tu perché è così che è andata, la tua vita ti ha condotto a lui, il tuo mondo sembra essersi personificato in lui.
Tenti di non sbattere le palpebre neanche per inumidire gli occhi, perché non vuoi perderti un istante, il minimo movimento di sopracciglia, di zigomi, di labbra, di occhi.
E non importa se ci hai appena litigato, in ogni caso lo guardi e vedi la luce. Lo guardi e vorresti portartelo via, nasconderlo a tutto e a tutti, perché non esiste che così tanta gente sia autorizzata a posare lo sguardo su di lui. E perché nessuno, nessuno al mondo può guardarlo come lo guardi tu. Come una profonda e dolorosa ammirazione, che diventa venerazione e ossessione, tanto che hai i suoi occhi durante il sonno, la sua bocca che ti parla anche quando è serrata, la pelle che brucia di una passione incontenibile anche quando è fredda di pioggia.
A volte vorresti cavarteli quegli occhi, perché sono sempre lì a cercarlo, non lo trovano e si inumidiscono, intercettano un paio di bretelle, tornano ridenti, si spostano sull’interlocutore e si spengono, ritornano su Louis e scintillano.
Non importa quanti torti lui possa averti fatto, perché ci stai male, piangi le tue lacrime, accusi male al petto, poi trovi la sua figura e fai scorrere gli occhi sul suo sorriso impossibile e non ce la fai, senti di aver dimenticato tutto, almeno in apparenza, e torni a ridere perché anche lui lo sta facendo, in una sorta di riflesso incondizionato. Perché è così che fai: il mondo sembra crollarti addosso, attorno a te non vedi altro che buio, vorresti solo cadere in ginocchio e procedere a tentoni, o stare fermo, occhi serrati, a dirigere i pensieri sul tuo dolore lancinante, ma è a quel punto che lo guardi. Perché sai che la tua vita è costruita attorno a lui, che ti condiziona con ogni parola pronunciata, ogni movimento della mano, ogni sussurro, ogni occhiata, ogni cenno del capo. E tu ti senti impotente, dipendente, come la droga che sai che è male, che ti farà stare male, ma che  continui a prendere perché con lei sei felice, con lei non temi nulla, con lei combatteresti un drago, con lei la vita ti giura amore eterno.
Dipendente, ossessionato, con il cuore che straborda amore denso e infinito, gli occhi pieni di lui, di azzurro, perché Louis ti sa di azzurro, del cielo terso a primavera, del fondo pulito delle piscine, del mare nei pressi della spiaggia dalle nove a mezzogiorno.
E ti dici che sei bravo a nasconderlo così bene, a nascondere questa tua dedizione per Louis Tomlinson, a nascondere quanto vorresti afferrargli la mano durante un concerto, quanto vorresti urlare di gioia quando ti ricambia un sorriso, quanto vai lontano quando ti bacia, quanto non senti di far parte di questo pianeta quando vi stringete contro le lenzuola, ripetutamente, fino a ricevere negli occhi la luce accecante del Nirvana.
Una musica dolce, violini e pianoforte, flauto traverso e arpa, le orecchie che captano i suoni del cielo nel momento in cui si stringe a te e si adagia sul tuo petto e ti chiede di accarezzarlo un po’, di prendergli la mano, di prendergliela per favore, perché non vuole mettersi a piangere davanti a te, perché Louis Tomlinson non s’azzarda a versare lacrime, eppure ti parla di piangere, e tu lo fai automaticamente al solo pensiero di vedergli le guance bagnate di lacrime.
Così alla fine nel dolore ci siete entrambi, solo che tu lo guardi e sei sereno. Come il cielo che ritrovi nei suoi occhi, quell’azzurro che forse è per quello che ti ricorda lui, quello del cielo terso e delle piscine e del mare a mezzogiorno. E non sai se lui è sereno guardando i tuoi di occhi. Ma da come torna a sorridere ti dici che un po’ lo è, e si aggancia alla tua bocca per comunicarti che non sei solo, che sta lottando quanto te, solo che tu lo guardi e sei tranquillo. Lo guardi, e pensi possa essere un sogno, pensi che tra un po’ ti scivola via dalle mani, o si tramuta in un mucchio di polvere, o semplicemente finisci a stringere il niente. E allora intensifichi l’abbraccio per non lasciare andare la cosa più bella che hai, e lui ti chiede di stringergli la mano per favore, ti prego non lasciarmi solo eh, mai, hai capito? guai a te, e per favore, stringimi ancora un po’ la mano, e facciamo l’amore un’altra volta, che è già l’alba.
E tutti e due odiate l’alba. Forse tu un po’ di più, perché è proprio all’alba di un giorno come gli altri che Louis non ti prega più di stringergli la mano, e tu vai per afferrargliela, ma lui la lascia scivolare via, e ti dà le spalle, e stringe la guancia scura contro il cuscino, e la linea sinuosa della sua schiena non ti è mai sembrata tanto tesa. Senti il mondo pronto a crollare, già il buio rapirti gli occhi, e allora cerchi il suo sguardo, ma lui non c’è, non ti vuole vedere, stringe gli occhi, non ne vuole sapere, una, due parolacce, non ne può più, quasi sta male più di te, e stai  male anche tu perché non gli hai impedito di stare male, e domandi, fai domande perché hai gli occhi che bruciano come l’inferno e vorrebbero uno squarcio di paradiso che non vuole arrivare, non vuole venire a riempirti i sensi.
Poi lo dice, ed è come recidere il filo della vita, come abbandonare le provviste e morire di fame, come rinunciare all’acqua e morire di sete, come ricevere un pugno allo stomaco, no, una coltellata al petto: “Non ti amo più!”, esclamato, quasi urlato, la porta che sbatte e i singhiozzi.
Non hai resistito una notte: l’hai passata a piangere fino a raschiarti la gola e a comprometterti la voce, a chiederti cosa può averlo ferito, a domandarti cosa c’è di sbagliato in te, a mangiarti le mani, a strapparti i capelli, a graffiarti la faccia, a morderti a sangue le labbra, e a sentire il cuore che non regge più, per poi vedere Paul spalancare la porta proprio nel momento in cui cadi a terra, vinto dal dolore lancinante al petto che t’acceca gli occhi e poi te li spegne, in secondi, se non istanti.

 

“Era reale, era giusto, ma bruciava in modo troppo intenso per sopravvivere.”

 

Nel coma che dura un anno e otto mesi, Harry rivive la storia con Louis fino al punto di rottura, e in effetti gli sembra tutto così luminoso e perfetto che decide di continuare a vivere in quella realtà e di morire nell’altra. E ricominciare dall’inizio quella loro storia, quella reale, giusta e che sopravvive nonostante la fiamma troppo intensa che sprigiona. E quel “Non ti amo più” muore con lui dopo averlo ucciso.




“Nessuno ha detto che fosse semplice,
nessuno ha mai detto che sarebbe stato così difficile,
sto tornando all’inizio.”

 

 

 

 

 

 

§

 

 

Allora, la prima frase in corsivo proviene dalla canzone “When I look at you” di Miley Cyrus: “When my world is falling apart, when there’s no light to break up the dark, that’s when I look at you”, la seconda da “Bottom of the ocean” sempre della Cyrus: “It was real, it was right, but it burned too hot to survive”, e l’ultima daThe scientistdei Coldplay: “Nobody said it was easy, no one ever said it would be so hard, I’m going back to the start”.

 

 

Mirokia

   
 
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