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Autore: cheekbones    01/07/2012    13 recensioni
[Emma Stone; Andrew Garfield]
"Già. Volevo cenare da solo ma... per errore mi hanno preso un tavolo per due. Nel posto più appartato. Senza pericolosi paparazzi intorno"
"Sarebbe un peccato sprecarlo da solo"
"Già. Vieni?"
"Ci penserò"
"Mi chiamerai?"
"Non lo so"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EmmaAndrew

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Call me, maybe.






"Spiderman? Oh, è Andrew Garfield"

C'è un momento. Quel momento nella vita di un essere umano che ti da un calcio e ti fa cambiare totalmente binario. Quel momento in cui ti sembra tutto normale ma, come un livido, ti accorgi dopo degli effetti che ha provocato.
Il mio momento? No, non quando sono diventata un'attrice. Troppo facile. In fondo, l'ho sempre fatto: recitare, intendo. Teatro, cinema, tv. Non è che sono diventata un'attrice... lo sono sempre stata. E' cambiato solo come la gente mi vede. Si, questo mi da fastidio, per esempio.
A casa, in Arizona, sono sempre stata Emily Jean. Quella simpatica, che sta sempre sul palco, a scuola. Si, che fa l'accademia di teatro!
Quella che ride sempre.
Quella che disturba le lezioni.
Quella che non ha detto niente, quando l'hanno vestita da carota.
Quella che cambia sempre colore di capelli.
Ma si, dai. Quella. Una quella non ben identificata. Adesso, a Scottsdale, sono una specie di eroe nazionale. Quella non esiste più, adesso sono Emma Stone, l'attrice famosa. Sono questi i momenti in cui mi chiedo: quando facevo la cretina a casa non ero nessuno; ma se faccio la cretina a livello mondiale e divento ricca, mi apprezzano? Strano mondo, vero?!
Mio fratello Spencer dice che non è giusto che io venga pagata milioni per fare quello che so fare meglio. Fare le faccine.
Beh, secondo me non è vero. Mi hanno preso per girare Spiderman. Non dovrò fare nessuna faccina, suppongo. Non è una commedia.
Quando mi dicono che Spiderman sarà nientemeno che Andrew Garfield un pò ci rimango male. Non l'ho mai sentito nominare.

"Screen-test. Emma Stone"

Forse dovrei smetterla di dannarmi su Twitter. Non mi piacciono quello che scrivono su di me. Basta digitare -Andrew Garfield- che il primo articolo parla della mia bellezza: perchè si, tutti ritengono che io sia troppo bello per interpretare Peter Parker.
Ed è terribilmente strano. La bellezza non è mai stata un ostacolo alla mia carriera. Mai. Anche perchè, non sono l'esempio perfetto di attore Belloccio. A Londra, a scuola, non ero tra i più popolari. Ero un tipo. Si, un tipo comune. Nè brutto, nè bello. Un tipo. E adesso scrivono che sono troppo bello per fare Peter Parker.
E' da quando sono diventato famoso che devo fare i conti con i giornali, i rotocalchi, le foto. Devo ancora abituarmi per bene, in realtà. Forse hanno ragione, noi inglesi abbiamo una timidezza e una freddezza innati. E' nel nostro DNA. Mio padre dice sempre che, se non fosse per il sangue americano, non avrei mai tirato fuori le palle per diventare attore.
Probabilmente è vero.
Così mi ritrovo allo screen-test. In realtà è solo una formalità, il regista ha già deciso che vuole Emma Stone nel ruolo di Gwen. L'ha detto a tutti e scommetto che lo sa anche lei. Sarò sincero, non la ricordo. L'avrò intravista al braccio di Ryan Gosling, ma non sono sicuro che, rivendendola, la riconoscerei. So per certo che è stata indicata come la stella nascente di Hollywood.
"Smettila di cazzeggiare" il mio manager mi tira una gomitata e io smetto di giocare con la bottiglietta d'acqua.
La verità è che mi sto annoiando a morte. Non capisco perchè anche io debba assistere al provino di Emma Stone. E' vero, dovrò baciarla, ma se è carina come dicono non sarà un problema. Voglio solo andarmene a dormire.
Mentre formulo il mio ultimo pensiero, lei entra. E il pensiero, non ancora concluso, si azzera.
Ha i capelli rossicci. Morbidi. Voglio toccarli. Le labbra fini, gli occhi da gatta e chiari. Non è vestita come mi aspettavo: ha una camicetta, un paio di jeans, e degli stivali da cowgirl. Sembra una di quelle ragazze che trovi a Broadway, durante le file per i casting.
"Emma, ma cosa ti sei messa?" ride qualcuno.
"Stivali da cowgirl, tipo" schiocca la lingua. "Vengo dall'Arizona, straniero" dice, con l'accento tipico delle sue parti. La crew scoppia a ridere. Tutti, anche i macchinisti. Non posso evitare di farlo anche io.
"Dai, leviamoci il pensiero" il regista fa un vago cenno con la mano, mentre registra il provino.
Emma Stone, quando recita, ti travolge. Si, sono stato travolto. Lei è un fiume, io quello che si lascia trascinare: perchè la verità è che non mi va neanche di aggrapparmi da nessuna parte, per salvarmi.
Quando finisce, mi alzo in piedi e faccio l'applauso più lungo della mia vita. Molti mi guardano stupiti e divertiti.
"Wow. Ho fatto colpo" schiocca di nuova la lingue sul palato e mi fa un inchino. Rido.
"Sarà un piacere lavorare con te" mi avvicino e le porgo una mano.
"Non mi dire: Andrew Garfield?" aggrotta le sopracciglia.
"Esatto"
"Emma"
"Lo so. Adesso lo so"


Mi guardo allo specchio e sono splendida. Non lo dico con vanità, è vero. Ma, per il cinquanta per cento, è tutto merito del trucco. Io sono incapace nel truccarmi, per questo mi avvalgo di una truccatrice, nonchè amica fidata. Oggi è il primo giorno di riprese e, mentre mi sistemo il gloss sulle labbra, mi arriva un sms.

Buona fortuna, splendida donna. Mi raccomando, spara tutte le ragnatele che puoi.
Mila Kunis.

Il numero non è il suo, ma la cosa non mi stupisce. Cambia spesso numero e, a quanto ne so, ha tre cellulare. Mi salvo il nuovo numero e le rispondo velocemente. Devo ancora mettere il blush sulle guance, sistemare la ciocca di capelli...
"Sei bellissima" Andrew è sulla soglia del mio camerino e gioca col cellulare. Sorrido. Abbiamo fatto, più o meno, amicizia.
Esattamente non so cosa vuole, da me. Ci sono giorni che mi tiene a distanza, altri mi ronza intorno. La verità è che mi sento terribilmente attratta da lui e questo comportamento infantile mi da la nausea.
"Grazie. Merito del trucco" dico quello che penso.
"Nah" scuote la testa. "Merito tuo"
"Bei vestiti" lo indico e mi metto a ridere. Sembra appena uscito da un telefilm per adolescenti arrapati.
Fa un giro su sè stesso. "Si, vero? Ultima moda in fatto di casual"
"Già. Sono in ritardo?"
"No, abbiamo ancora un pò di tempo, stanno montando le luci" si siede accanto a me, mentre finisco di truccarmi. Sembra un bambino, col mento poggiato sulla mano e l'espressione assorta. "Te l'ho dato il mio numero?"
"Ancora no, Andy" lo prendo in giro. "Dovresti darmelo" sorrido.
"Si, dovrei" sorride anche lui. Me lo da davvero. Si avvicina a me lentamente e mi sfila il cellulare dalla tasca, senza staccare gli occhi dai miei. Non stacco gli occhi, voglio vedere cosa ha intenzione di fare. Salva il numero, fa uno squillo sul suo, e poi salva il mio.
"Qui c'è il mio numero" me lo porge. "Chiamami, se ti va"
"Potrei farlo"
"Non aspetto altro" mi sorrise e esce fuori dal camerino. "Ah!" si blocca sulla porta. "Ti va di venire con me all'Excelsior, stasera?"
"Il ristorante più caro della città" ricordo, compiaciuta.
"Già. Volevo cenare da solo ma... per errore mi hanno preso un tavolo per due. Nel posto più appartato. Senza pericolosi paparazzi intorno"
"Sarebbe un peccato sprecarlo da solo"
"Già. Vieni?"
"Ci penserò"
"Mi chiamerai?"
"Non lo so"
Mi scoppia a ridere in faccia. "Emma Stone. Prevedo che mi creerai parecchi problemi"
"Andrew Garfield, non abbiamo ancora cominciato" dico, sorridendo.


  
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