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Autore: Sakura Kurotsuki    01/07/2012    3 recensioni
In questa One-Shot vedreta Gaara alle prese con la sua prima notte dopo l'estrazione di Shukaku dal suo corpo, dove scoprirà che non è ancora tutto perduto.
I personaggi non mi appartengono e la storia non è a scopo di lucro.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Bene, questa è la terza One-Shot che pubblico, questa volta su Gaara, che è anche lui uno dei personaggi che preferisco.

Buona Lettura

 

 

 

 

"Gaara, dovresti mangiare anche qualcos'altro"

Temari scrutava preoccupata il fratello dall'altra parte del tavolo.

"Ma dai Temari, e lascialo un po' in pace, no?" intervenne Kankuro. "Dopotutto è risorto solo quattro ore fa!"

"Non vedi com'è pallido?"

"E' sempre pallido" ribattè Kankuro vicino all'esasperazione, "e lo saresti anche tu se fossi morta e risorta nello stesso giorno".

"Non scherzare Kankuro" lo rimproverò Temari. "E' stato un miracolo che i ninja della Foglia siano venuti ad aiutarci".

"Scommetto però che non sei soddisfatta, vero?" disse Kankuro con un'aria vagamente maliziosa.

"Cosa vuoi dire con questo?"

Si trovavano nel palazzo del Kazekage, in sala da pranzo e avevano salutato i ninja di Konoha solo poche ore prima.

Nel frattempo, il diretto interessato se ne stava seduto al suo posto in silenzio, ascoltando i fratelli litigare, senza sentirli veramente; la mente del Kazekage vagava ben lontano da quella sala, intenta a ripercorrere gli avvenimenti di quei giorni.

"Cosa c'entra Shikamaru?" balbettò Temari, arrossendo lievemente.

"Bhè, è un peccato che non sia venuto, no?"

"Era occupato con un'altra missione" rispose meccanicamente Temari.

"Te l'ha detto lui? Magari al vostro ultimo appuntamento..." insinuò il fratello, implacabile.

Si presumeva infatti, cioè Kankuro lo presumeva, che Temari avesse una storia con il ninja della Foglia, Shikamaru Nara, e visto che qualche tempo prima il sopracitato era stato incaricato di fare da guida agli ambasciatori della Sabbia, pareva che i due ne avessero approfittato per mettere in atto delle scappatelle romantiche. Cosa che Temari continuava a negare.

"Ma lui lo sa di essere il tuo ragazzo?"

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: se possibile Temari divenne ancora più rossa e Gaara, prevedendo una lite coi fiocchi, decise di congedarsi in silenzio e segretamente grato a suo fratello per averlo salvato dalle premure di Temari.

Era distrutto, tuttavia non si diresse nella sua camera da letto; andò invece fuori dalle mura, più precisamente alla tomba della vecchia Chiyo, dove la sua mente aveva indugiato solo qualche minuto prima.

Era già scesa la notte, portandosi dietro il silenzio di cui Gaara aveva bisogno, interrotto solo da qualche grillo di passaggio; il ragazzo aveva la testa talmente pesante, che non desiderava altro che stare solo con la sua salvatrice.

Era strano davvero, visto che era stata proprio la vecchia Chiyo a strappargli la vita sedici anni prima, in accordo con il quarto Kazekage; il piccolo non aveva neppure un giorno di vita, quando fu consegnato al diavolo su un piatto d'argento, con tutte le conseguenze che ne sarebbero seguite negli anni a venire. E ora, quella vita che gli era stata rubata ancora prima di poter essere vissuta, gli veniva restituita. A volte, la vita stessa è imprevedibile.

"Gaara" lo chiamò una voce alle sue spalle. Baki. "Sono state giornate intense. Vai a riposare"

Il giovane annuì e insieme si avviarono verso gli interni, poi si diedero la buona notte, andando ognuno nelle proprie stanze.

 

Niente. Continuava a rigirarsi nel letto e per quanto si sforzasse, proprio non riusciva a prendere sonno; in realtà, quella sarebbe stata la prima vera notte, in cui avrebbe dormito. Uno degli effetti collaterali dell'aver fatto da contenitore a Shukaku, infatti, era proprio l'insonnia poichè ogni volta che si addormentava, c'era il rischio che il demone corrodesse la sua anima.

Alla fine Gaara decise che c'era una sola cosa da fare, anche se l'idea di rifugiarsi da sua sorella maggiore, la figura più vicina a una madre che avesse mai avuto, non lo allettava, perchè aveva paura che lei ricominciasse a sommergerlo di preoccupazioni circa la sua salute, ma del resto non aveva alternativa.

Arrivato davanti alla sua camera, diede tre colpetti alla porta talmente piano, che si ritrovò a sperare che la sorella non li avesse uditi, quando andò ad aprirgli una Temari molto scarmigliata, segno che si era appena alzata dal letto.

"Gaara... Cosa ci fai qui? Va tutto bene?" gli chiese con la voce impastata.

"Sto bene... Solo..."

"Cosa?"

"Ecco mi chiedevo..." esordì lui, "come si fa a... dormire"

Passò un minuto buono prima che Temari assimilasse la domanda, poi, ricordandosi della precedente condizione del fratello, il suo sguardo si addolcì.

"Capisco" gli disse. "Perchè non proviamo insieme?".

Gaara, visibilmente imbarazzato, accettò l'invito ed entrò; era stato pochissime volte in quella stanza, perchè raramente si erano ritrovati in una situazione come quella. La stanza in questione era spaziosa e ariosa e in fondo c'era una finestra enorme, alta fino al soffitto e larga quanto tutta quella parete, da cui proveniva la luce della luna. Il giovane capì che quella camera gli piaceva molto: era così diversa dalla sua, dove era presente una sola piccola finestra che non lasciava passare nessuna luce, e l'oscurità era tanto opprimente che sembrava di soffocarci dentro. Forse era per quello che non riusciva a dormire, quindi prese mentalmente nota di far restaurare la sua camera al più presto: la voleva ancora più luminosa di quella di Temari.

"Vieni qui" disse Temari. Era seduta sul letto e gli faceva segno di avvicinarsi.

Gaara, che quasi si era dimenticato il motivo per cui si trovava lì, fece come lei gli aveva detto: le si sedette accanto e la sorella lo fece sdraiare a pancia in su con la testa sulle sue gambe, chiudendogli gli occhi e prendendo ad accarezzargli i capelli sulla fronte. Era il loro primo contatto da... Bhè, da quando erano nati.

L'unico rumore nella stanza era quello dei loro respiri e presto Gaara cominciò ad avvertire un torpore che non aveva mai sentito prima; l'unica cosa che percepiva era il tocco gentile di Temari, finchè anche quello cominciò a scemare, poi il nulla.

 

"Dorme?"

Kankuro era entrato silenziosamente nella stanza. Temari annuì, per paura di svegliare il fratellino che le si era addormentato in grembo.

"Sapevo che sarebbe venuto da te" sussurrò Kankuro.

"In che senso?"

"Sei una donna. E sei la più grande di noi" spiegò semplicemente il ragazzo.

Quelle parole, invece di rallegrarla, intristirono Temari.

"Che c'è?" le chiese il fratello

"Tu ci hai pensato. Io no. Io sono la sorella maggiore, ma non mi sono mai presa cura di lui in tutti questi anni", le lacrime cominciarono a rigarle il viso, "non gli ho mai chiesto se avesse bisogno di qualcosa, se..." il nodo che le si era formato in gola non le permise di continuare.

"Guarda che non vale solo per te" disse kankuro, "nemmeno io ci sono stato. E nel caso ti sia sfuggito, sono suo fratello maggiore anch'io".

Temari parve calmarsi un po' a quelle parole.

"La verità è che siamo due pessimi fratelli maggiori. Ecco tutto" concluse Kankuro.

Nel frattempo Gaara, che durante il loro dialogo aveva continuato imperterrito a dormire, si mosse nel sonno.

"Meglio che vada" disse Kankuro e si avviò verso la porta.

"Non resti?" gli chiese la sorella.

"Bhe..." soppesò per un attimo la cosa, "Ok"

Facendo attenzione a non svegliarlo, spostarono Gaara e gli si stesero accanto. Stretti l'uno all'altro i tre fratelli si addormentarono, tranne uno: il Kazekage piangeva in silenzio, stretto alle due persone a cui teneva di più al mondo.

 

 

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