Serie TV > Spartacus
Ricorda la storia  |      
Autore: TheComet13    02/07/2012    1 recensioni
I pensieri e le emozioni di Lucretia dopo la morte di Gaia.
[Spoiler per chi non ha visto il finale di Vengeance, in quanto la storia parte da Gods of the Arena, ma fa un salto temporale fino all'ultima puntata di Vengeance]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Gaia, Lucretia
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NOTE DELL'AUTRICE: Come già detto nell'introduzione, questa storia contiene qualche piccolo spoiler del finale di Vengeance, quindi se non l'avete visto, non leggete (o leggete ma non lamentatevi poi XD). La storia mi è stata ispirata da un tweet di Lucy Lawless in cui ha detto che da quando Batiatus e Gaia sono morti, non c'è più amore nella vita di Lucretia. È stato bello per me vedere riconosciuto l'amore tra Lucretia e Gaia, perchè molto spesso ho letto in giro commenti che dicono che erano solo amiche che ogni tanto facevano sesso. Per me non è mai stato così. Per me è sempre stato amore, e mi sono immaginata che Gaia possa essere stata il primo amore di Lucretia.
Il titolo è semplicemente la frase che Lucretia dice a Gaia ("Tu non sarai mai sola, finchè io avrò vita") in originale (molto più poetica della traduzione).
Questa storia partecipa al contest "Cuori infranti".


YOU’RE NEVER ALONE WHILE I DRAW BREATH

 
 
Nuvole scure attraversavano il cielo tinto di colori pastello all’alba di un nuovo giorno. Un cielo che sembrava riflettere il tumulto e l’infelicità nell’animo di Lucretia. Il vento forzava le tende in una danza irrequieta; i primi, timidi raggi dorati del mattino estendevano i loro arti il più possibile, come a cercare di voler raggiungere quel balcone e, con esso, il cuore di Lucretia. Ma il suo cuore non poteva essere riscaldato da quei raggi. L’unico sole che aveva sempre potuto riscaldare il cuore di Lucretia era tramontato quella notte, e non sarebbe mai più sorto.
“Aspettate.” Quella ferma parola di comando che arrestò le guardie nel loro compito, mentre Lucretia si dirigeva verso di loro, mantenendo una compostezza degna di una sovrana. Non sapeva da dove stava traendo la forza di reggersi in piedi e di mostrarsi ferma davanti a quegli uomini, non quando davanti ai suoi occhi si presentava un simile spettacolo.
Le bende biancastre che nascondevano la chioma corvina di quella vittima della crudeltà umana erano tinte di cremisi, il sangue ancora scorreva da una ferita che non si sarebbe mai rimarginata.
Gaia era morta.
Lucretia si chinò a sfiorare le pallide labbra di Gaia con le sue, in un soffice bacio che esprimeva quell’addio che Lucretia non sarebbe riuscita a pronunciare ad alta voce.
Un flebile cenno col capo per intimare le guardie a completare la loro opera, e Lucretia si voltò, procedendo lentamente verso il centro del balcone.
Dieci, quindici, venti secondi dopo, un tonfo sordo raggiunse le orecchie di Lucretia, mentre le guardie scomparivano attraverso le tende, lontani dagli occhi della loro padrona e dai suoi pensieri in tumulto.
Finalmente sola, Lucretia fu libera di lasciarsi andare, di perdere quella compostezza che aveva mantenuto di fronte alle guardie, e di lasciarsi schiacciare dal peso della perdita appena sostenuta. Lacrime calde scorrevano sul volto della donna, mentre la sua mente ripercorreva gli eventi di quella fatidica notte. Il suo respiro divenne sempre più affannoso, i muscoli del volto contratti; Lucretia poteva sentire la rabbia crescere dentro di lei. Una rabbia ancora impotente, ma che presto sarebbe mutata e avrebbe trovato degno sfogo.
Gaia era morta, e qualcosa di nuovo era nato in Lucretia.
Avrebbe avuto la sua vendetta. La vita di Tullius per quella di Gaia. E se Titus voleva fermarla, si sarebbe reso solo un ostacolo tra Lucretia e il suo scopo. Un ostacolo che Lucretia avrebbe eliminato. Avrebbe avuto la sua vendetta, avrebbe visto il sangue e le cervella di Tullius scorrere sul terreno come il sangue di Gaia aveva imbrattato per sempre il pavimento di quella casa, e il cuore di Lucretia. Tullius avrebbe pagato caro il prezzo di aver privato Lucretia del suo sole radioso, quel sole che non avrebbe dovuto spegnersi così presto.
Gaia era morta e con lei si era spenta anche l’ultima fiammella di innocenza che aveva brillato dentro Lucretia prima di quella sera.
Se Lucretia conosceva l’amore, lo doveva a Gaia. Prima di Quintus, prima del matrimonio, c’era stata Gaia.
Memorie di interminabili notti d’estate, quando Lucretia e Gaia erano ancora due fanciulle senza marito, memorie di oppio consumato, baci, carezze e gemiti nel buio, memorie di parole d’amore appena sussurrate…quelle memorie ora si andavano a confondere con la vista di Gaia che giaceva senza vita in una pozza del suo stesso sangue.
Lucretia si sentiva una vedova, anche se non aveva diritto di esserlo, anche se nessuno l’avrebbe considerata tale. Nel suo cuore, Lucretia si sentiva una vedova, perchè aveva perso l’amica migliore che aveva mai avuto, l’unica forse, e la persona che aveva amato da quando era appena una fanciulla. Perdere Quintus non sarebbe stato altrettanto devastante per lei.
Nella mente di Lucretia eccheggiavano le parole che lei stessa aveva sussurrato a Gaia solo due giorni prima. “Tu non sarai mai sola, finchè io avrò vita.” Mai avrebbe pensato che sarebbe stata Gaia a spegnersi per prima e a lasciarla sola. E Lucretia aveva fallito, non aveva mantenuto la promessa fatta a Gaia. Non era stata in grado di proteggerla, l’aveva lasciata sola nelle mani di Tullius, e ora Lucretia pagava quella mancanza con i cocci del suo cuore.
Gaia era morta, e Lucretia si sentiva schiacciare dal peso della colpa.
La vendetta avrebbe assolto parte di quella colpa nel cuore di Lucretia. Non era stata in grado di proteggere Gaia, ma non avrebbe più spezzato la promessa fatta. Gaia non sarebbe mai stata sola. Lucretia l’avrebbe tenuta con sè nel suo cuore, avrebbe punito il colpevole della sua morte e chi aveva cercato di mascherare quel crimine come un banale incidente, addossandone la colpa alla povera vittima, che altro non aveva fatto dal momento del suo arrivo a Capua, se non cercare di aiutare a innalzare il nome di Quintus Lentulus Batiatus e della sua casa. Se Lucretia non aveva protetto Gaia in vita, l’avrebbe protetta nella morte e avrebbe onorato la sua memoria. E un giorno l’avrebbe raggiunta, e Gaia non sarebbe mai più stata sola.
Intorno a Lucretia, la vita scorreva con il suo regolare ritmo, e lei si chiedeva perchè il mondo non aveva cessato di esistere il momento che il corpo senza vita di Gaia aveva toccato il fondo del dirupo su cui la casa di Batiatus era costruita. Era adirata contro gli abitanti di quella casa, di Capua, e dell’Impero intero, che avevano continuato a esistere come se nulla fosse cambiato, quando Lucretia invece sentiva che una parte di sè se n’era andata e non sarebbe più stata completa. Era adirata contro gli Dei che avevano permesso a una tale tragedia di compiersi, mentre ancora preservano la vita di un bastardo come Titus, che avrebbe dovuto trarre il suo ultimo respiro anni addietro.
L’ira di Lucretia non si sarebbe placata, non quel giorno, non nel vicino futuro. L’unico modo per Lucretia di rimanere in vita con un cuore spezzato, era alimentare quel fuoco di rabbia e vendetta che la stava divorando dall’interno.
La sua vendetta stava per avere inizio.
 
-o-
 
Li aveva sentiti mormorare negli spazi chiusi di quella che era stata la sua casa, aveva sentito le risa di scherno di chi diceva che aveva perso il senno. Stolti ingenui! Perdere Quintus e il figlio che portava in grembo, essere stata sull’orlo di perdere lei stessa la vita, non avrebbe mai potuto portarla alla follia. Lucretia conosceva il dolore della perdita e del lutto. Era sopravvissuta quando il suo cuore era stato straziato dalla dipartita della sua amata Gaia. Se quell’evento non le aveva fatto perdere la lucidità, il massacro che aveva preso luogo tra le mura della sua dimora per mano dei suoi stessi schiavi non l’avrebbe spezzata.
No, Lucretia non aveva perso il senno. Si era finta folle per portare a termine il suo grande piano.
Aveva curato la sua amicizia con Ilithyia, l’aveva fatta crescere nonostante il disprezzo che aveva sempre provato per quella donna.
Lucretia non avrebbe mai dimenticato le parole di Quintus quando Ilithyia era entrata a fare parte delle loro vite. Le aveva detto che forse avrebbe trovato il rimpiazzo per Gaia e finalmente il dolore nel suo cuore sarebbe svanito. Ma Ilithyia non avrebbe mai potuto prendere il posto di Gaia. La donna mancava di quella dolcezza e luce di cui invece Gaia era stata portatrice.
No, Ilithyia era stata ospite indesiderata e incubatrice per quel figlio che era il dono degli Dei alla casa di Batiatus. Nulla di più, e il paragone che Quintus aveva fatto tra le due donne non aveva fatto altro che alimentare l’odio che Lucretia provava nei confronti di Ilithyia.
“Siamo amiche, non è vero?” aveva chiesto Ilithyia, la paura dipinta sul volto pallido di quella sgualdrina, mentre Lucretia avanzava brandendo una daga e ricoperta di sangue.
“Le migliori amiche.” aveva risposto Lucretia, senza emozione alcuna al pronunciare quella menzogna. L’unica amica che Lucretia aveva avuto era stata Gaia, e ora finalmente l’avrebbe raggiunta.
Mentre si lasciava cadere da quella rupe che era stata la tomba del suo primo e vero amore, Lucretia chiuse gli occhi e vide il dolce sorriso di Gaia prendere forma nella sua mente.
Il suo ultimo pensiero prima di toccare il fondo, fu che finalmente Gaia non sarebbe più stata sola. Dopo tanto tempo, il cuore di Lucretia sarebbe tornato completo.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Spartacus / Vai alla pagina dell'autore: TheComet13