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Autore: SunriseNina    02/07/2012    6 recensioni
[Revy x Rock]
[Linguaggio volgare]
Ormai era sempre più frequente che Revy e Rock litigassero per qualsiasi sciocchezza.
La cosa che però faceva imbestialire la ragazza era una verità inconfutabile: più quegli episodi accadevano, più lei si sentiva in colpa e cedeva facilmente alle scuse dell'altro. Perché non riusciva a fare la bastarda sostenuta, come aveva sempre fatto con chiunque?
-Quell'idiota!- ripetè, irritata. Ecco, iniziava già a sentire quel sentimento di inadeguatezza formarsi nel suo ventre e lambirle con le sue fiamme ardenti anche la gola.
Amore in fondo la vita mia è una bottiglia che si scola e non mi serve fra le lenzuola chi mi consola. Solo mi chiedo perché sto così bene con te, io, che non ho paura nella notte scura a far risse, guerre, scommesse, mille schifezze ...
Tremo, tremo forte tra le tue carezze.
[Mannarino, "Statte zitta"]
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Revy, Rock
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Che ne sai tu di quello che sento, ho una fitta ma non mi lamento.

Amore un corno, i panni si asciugano soli

e questo freddo non viene da fuori: io ce l'ho dentro.

Me ne andrò su una barca di fiori, me ne andrò però non mi lamento.




 

Con le mani rovesciò il tavolino in un fragore di bicchieri che andavano in frantumi e liquori che si versavano in terra. Inveendo e additando Rock con i peggiori epiteti uscì dal locale senza curarsi di pagare.

Si sedette sull'orlo del molo buio, si tolse gli anfibi luridi e lasciò che le punte degli alluci sfiorassero l'acqua gorgogliante del mare. Strinse le unghie sul legno incrostato di salsedine, fissando la luna: la sua schiena era attraversata da brividi dalla natura incomprensibile.

-Quell'idiota.- ringhiò, guardando il firmamento: ormai era sempre più frequente che lei e quel cretino litigassero per qualsiasi sciocchezza.

La cosa che però faceva imbestialire la donna era una verità inconfutabile: più quegli episodi accadevano, più lei si sentiva in colpa e cedeva facilmente alle scuse dell'altro. Perché non riusciva a fare la bastarda sostenuta, come aveva sempre fatto con chiunque?

-Quell'idiota!- ripetè, irritata. Ecco, iniziava già a sentire quel sentimento di inadeguatezza formarsi nel suo ventre e lambirle con le sue fiamme ardenti anche la gola.


 

Amore in fondo
la vita mia è una bottiglia che si scola
e non mi serve fra le lenzuola
chi mi consola.



 

Il legno del molo cigolò sotto i piedi di un nuovo arrivato; Revy si voltò di scatto e digrignò i denti:-Che cazzo vuoi, Rock?!-

L'altro si avvicinò senza dire una parola e le si sedette accanto; Revy si accese una sigaretta, reprimendo l'ira:-Ti ho chiesto cosa vuoi. Se non devi dirmi niente, vattene a fanculo.-

Improvvisamente sentì le braccia di Rock stringerla a sé, premendo il suo viso contro la camicia lisa :-Revy, piantiamola di litigare. Davvero.-

-Lasciami in pace...- mugolò l'altra con poca convinzione; cercò di svincolarsi, ma Rock le impediva di separarsi da quell'abbraccio forzato.

-Non ne posso più, hai capito?!- la voce di lui era imbarazzata: probabilmente stava raccogliendo tutto il suo scarso coraggio per fare quella sceneggiata.

Lei sbuffò:-Ok, ma almeno fammi mettere comoda, cazzo. Mi stai soffocando nel tuo tanfo di sudore, impegato da quattro soldi.-

-Sì, scusa!- disse lui, lasciandola immediatamente; lei lo guardò qualche istante con le palpebre semichiuse e la sigaretta ad un angolo della bocca, poi si sdraiò mettendogli il capo in grembo:-Rock, sei uno stronzo. Sono un maledetto cagnolino con te, ti dovrei ficcare qualche pallottola in testa al post che darti sempre retta.-

-Meglio per me, no?- ridacchiò lui.

-Tsk.- rispose lei, secca, mentre l'altro le accarezzava i capelli. Poteva davvero essersi fatta ammorbidire da un tale stupido? -Non vedo l'ora che tu te ne vada, davvero.-

-Ti mancherei, Revy.-

-Certo, sognatelo.-

Rock sorrise e abbassò il capo sul suo viso; Revy lo guardò perplesso, scostando la sigaretta dalle labbra:-Mi fai ombra.-

Lui, infischiandosene delle parole dell'altra, rise e fece sfiorare le punte dei loro nasi.

-Dio, sei così tenero e sdolcinato che mi stai facendo venire il diabete!- disse lei con una smorfia -Un po' di sana violenza o irruenza non te l'hanno mai insegnata?!-

-Provaci tu, se vuoi.-

Revy rimase immobile alcuni istanti, poi si aggrappò a lui e lo baciò con veemenza, lasciando cadere la sigaretta nelle acque salmastre del mare di Roanopur.

Revy si staccò dalla bocca di Rock e si passò la lingua sulle labbra con aria maliziosa:-Hai imparato la lezione, verginello?-

Lui alzò gli occhi alla luna, come per rifletterci:-No, penso di no.-

Lei rise e ribattè con voce roca:-Facciamo un piccolo ripasso...-

Nella città risuonavano spari, risa sguaiate, urla di donne derubate, risolini di prostitute e il proverbiale sgommare delle gomme sull'asfalto, ma in quel momento nulla arrivava alle orecchie dei due: i loro timpani erano colmi solo del battito concitato dei loro cuori.
-Mi hai morso!- esclamò Rock, passandosi il dorso della mano sulle labbra.
-Non fare la mammoletta...- Revy lo trascinò in terra, costringendolo a sdraiarsi sul legno scomodo e rovinato.
-Questa situazione è imbarazzante...- mormorò Rock, lanciando sguardi alla strada attigua al molo; lei, che gli si era sdraiata sopra, smise di baciargli il collo e si alzò con aria stizzita:-Sei davvero un bimbetto, oppure sei dell'altra sponda, cazzo!- si diresse a grandi falcate verso la strada, ma l'altro la raggiunse e la prese per mano.
Lo sguardo di Revy cercò di essere glaciale e irritato, ma davanti al viso dolce di Rock non potè che sorridere e lasciare che le loro dita rimanessero intrecciate.
-Andiamo a casa?-
-Se si può tradurre in un "riprendiamo sul mio letto" a me va bene.-
Lui rise:-Sei un maiale, Revy.-
Lei non ribattè, lasciando che la risata di Rock la inebriasse e cullasse la sua mente confusa.
La sensazione che aveva prima nello stomaco si era trasformata in un piacevole tepore.




Solo mi chiedo perché
sto così bene con te
Io, che non ho paura
nella notte scura 
a far risse, guerre, scommesse,
mille schifezze ...

tremo,
tremo forte
tra le tue carezze.

 

 





 

 

 

 

 

 

 


_______________________________
Spazio Autrice:
Questo piccolo racconto scritto di getto nel giro di una mezz'ora è stato ispirato dalla canzone di Mannarino, "Statte Zitta". Linguaggio semplice e un po' rozzo, ma adatto alla nostra Rebecca u.u
Spero vi sia piaciuta :3

Nina.

   
 
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