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Autore: Phantasmagoria    02/07/2012    3 recensioni
- Leorio. -
Un nome, il suo, velato da un palpabile e preciso bisogno di constatare ogni cosa tipico di Kurapika. E di sollievo. Simile a quello di chi si azzarda a riprendere per un istante una boccata d'aria dopo fin troppo tempo passato in apnea col perenne terrore di affogare. O magari, tutto ciò era soltanto il frutto della sua immaginazione.
Aspirava a diventare un medico, non uno psicologo.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kurapika, Leorio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Aspirante Medico

"Heart beats fast
Colors and promises
How to be brave
How can I love when I'm afraid to fall
But watching you stand alone
All of my doubt suddenly goes away somehow"

- A Thousand Years, Christina Perri


All'inizio non ci aveva fatto caso.

E dire che lui, nonostante le apparenze, era un tipo preciso. Un medico... un aspirante, almeno.
E per inizio intendeva durante il distruttivo esame per diventare Hunter nel quale, più volte, aveva rischiato di lasciarci la pelle. Ancora oggi era dell'avviso che l'accesso ad esso a certi psicopatici andasse proibito e che non era salutare che un semplice aspirante medico senza doti innate particolarmente rilevanti dovesse trovarsi a scappare da bestie demoniache - fossero state solo quelle, poi - al solo scopo di evadere le tasse universitarie.
E nonostante ciò, non l'aveva notato.
Forse per via dello stare continuamente assieme, si diceva.
Erano stati compagni prima dell'essere sfidanti. Erano stati amici.
Amici
Ormai non poteva più permettersi neppure quello.
Ma andava bene, si era detto. Avevano entrambi obbiettivi e strade diverse alle quali non avrebbero mai rinunciato e rimanere amici si sarebbe rivelato d'intralcio. Anche se una telefonata, una lettera, un messaggio. E dire che lo faceva un tipo da corrispondenza cartacea, con tanto di calligrafia minuziosa e ordinata e punteggiatura perfetta; chinato con eleganza su un foglio scritto per metà nell'impresa di riuscire a narrargli nel dettaglio in poche righe tutte le cose che gli erano successe.
Faceva molto Kurapika persino il solo pensarci, effettivamente.
Anche se forse, tale immagine mentale tendeva a ricalcare maggiormente il Kuruta che aveva avuto modo di conoscere durante l'Esame e non quello che era diventato in seguito ad aver ottenuto la licenza.
Ed era stato qui che se n'era accorto.
Qui che aveva provato a concretizzare ogni cosa.
Il Kurapika dell'Esame, il ragazzino biondo dall'aria sfrontatamente onnisciente e perfettamente pacata, l'ultimo sopravvissuto della tribù dei Kuruta i cui occhi si facevano cremisi al solo parlare di ragni gli... mancava.
A livello umano, per giunta, e non come una qualche sorta di coscienza parlante alla quale bisognava continuamente ripetere di stare zitta.
Il passo successivo, perciò, si rivelò estremamente semplice.
Possedendo a sua volta una licenza di Hunter, cercando in rete bastarono una manciata di giorni per risalire al suo - forse vero, forse no - numero di telefono. Anche se, una volta sul punto di chiamare, qualcosa di invisibile quanto potente sembrò renderlo incapace anche solo di premere quei tasti luminosi che gli avrebbero permesso di risentire la voce del biondo. Cosa diavolo stava facendo? Non poteva chiamare Kurapika e fargli sapere che aveva addirittura cercato il suo numero di telefono soltanto per un po' di inspiegabile nostalgia!
Però, ormai lo aveva fatto.
E allora al diavolo!
Compose rapido il numero ed aspettò, tamburellando una penna sul tavolo della cucina con inconsueta impazienza, puntellando i gomiti ossuti tra gli appunti sull'anatomia del cuore umano sparpagliati su di esso. Rispondi, si diceva. Il cuore è un organo incredibile, pensava osservando di sfuggita i disegni pressoché perfetti fatti in facoltà. Non sarai alla ricerca di qualche membro della Brigata dell'Illusione proprio ora.
- Pronto? -
Tum-tum
Si era trattato del proprio cuore, ne era certo. Aumento del flusso sanguigno e della pressione corporea. Era un medico - un aspirante - e di queste cose, almeno a livello tecnico, se ne intendeva. Era la pratica a mancargli, per il momento. Così come la voce, che faticò a ritrovare in fondo ad una gola fin troppo secca per una semplice telefonata.
- Non è carino sparire per tutto questo tempo senza farsi mai sentire, lo sai vero? -
Un sospiro, dall'altro capo della cornetta.
Forse Kurapika si aspettava chissà che razza di chiamata da chissà che razza di datore di lavoro folle e senza scrupoli che di certo non mancavano in una città come York Shin.
Per la verità non mancava nulla a York Shin City. Men ché meno persone folli e crudeli e criminali stermina tribù.
- Leorio. -
Un nome, il suo, velato da un palpabile e preciso bisogno di constatare ogni cosa tipico di Kurapika. E di sollievo. Simile a quello di chi si azzarda a riprendere per un istante una boccata d'aria dopo fin troppo tempo passato in apnea col perenne terrore di affogare. O magari, tutto ciò era soltanto il frutto della sua immaginazione.
Aspirava a diventare un medico, non uno psicologo.

- Leorio un bel niente! Non con questo tono, almeno. Hai sentito quello che ti ho detto? -
- Riguardo al fatto che non è carino sparire? -
- No. Riguardo al fatto che avresti dovuto darmi tue notizie. -
E poi silenzio.
- Non potevo. E lo sai bene anche tu, perciò ti proibisco di recriminarmi una cosa del genere. -
Ecco, ora era sulle difensive.
Tum-tum-tum-tum
E lui, a giudicare da quel martellare che pareva volergli perforare il petto, si stava alterando. Ragazzino presuntuoso. Almeno da questo punto di vista non era cambiato di una virgola. E così come durante l'Esame, quell'accenno di battibecco bastò a riportargli alla mente i tanti altri che avevano avuto in passato e che si erano tutti conclusi col pugno destro del Kuruta contro il suo viso.
- Ehi, calma, scherzavo. - neppure tanto, forse, ma non voleva farsi riagganciare il telefono in faccia così presto. Né litigare come loro solito. - Comunque sia... come stai? - mi sei mancato, aggiunse mentalmente. Dio, che cosa melensa. Non l'avrebbe detta neppure sotto tortura. Anche se tutto era partito da lì, alla fine. Ma pensandoci ora, con Kurapika che respirava a pochi millimetri dal suo orecchio eppure dall'altra parte del globo gli sembrava stupido. Molto stupido. E né lui né Kurapika lo erano, perciò meglio evitare.
- Il riposo che mi è concesso e mi concedo è ben poco. Per il resto, ciò che mi ero prefissato sta cominciando a realizzarsi perciò posso ritenermi ben più che soddisfatto. Manca ancora tanto, ma per lo meno ho la sicurezza di andare nella direzione giusta. Mi aspettavo difficoltà del genere lungo una strada che come la mia è pregna di sangue e vendetta. -
Sangue e vendetta. Sangue. Vendetta. Non rispose.
- Tu... come stai? -
Kurapika sembrava avere difficoltà nel parlare con la solita scioltezza diplomatica di sempre. Ma non lo biasimava. Non poteva. Era strano per entrambi il trovarsi lì, a parlare come due amici di vecchia data che avevano scelto di abbandonarsi alla nostalgia dei ricordi. Portò lo sguardo ai fogli sotto ai suoi gomiti. Lesse almeno una ventina di volte la parola "arteria" e pensò nuovamente che quel piccolo organo pulsante fosse straordinario. Straordinario e al tempo stesso fragilissimo.
- Bene, non potrebbe andare meglio. Sono ad un passo dal laurearmi in anatomia e poi comincerò ad esercitarmi nel Nen interessandomi soprattutto al suo utilizzo in ambito medico e... -
- Ne sono felice. Davvero Leorio, sentirti così realizzato mi rallegra. Sapevo che ce l'avresti fatta. -
- Ma se non facevi altro che sottolineare la mia mancanza di perspicacia e le mie scarse capacità durante l'Esame per diventare Hunter! -
Rise. Kurapika rise. Non si trattava di uno scherzo né di una registrazione. Rise appena, col suono di chi, ormai, non era più abituato a farlo da parecchio tempo.
Tum-tum
Da che ricordava, riusciva a sopportare a lungo Kurapika solamente quando rideva. E siccome ciò, durante l'Esame, era accaduto estremamente di rado, sentirlo nuovamente ridere dopo chissà quali sanguinarie azioni compiute in nome dell'estenuante vendetta contro i membri del Ragno fu una specie di miracolo. Perdeva di tutta la sua garbata arroganza mentre rideva. Gli occhi azzurri gli si illuminavano di una luce particolare; la pelle chiara gli si tirava appena sugli zigomi e le labbra si allungavano verso l'alto, con grazia, e senza alcuna traccia della solita espressione di glaciale cortesia che lo rendeva peggio del più impenetrabile dei muri.
- ... Leorio! Mi stai ascoltando? -
No, lo stava pensando.
Tum-tum
Doveva esserci un modo per bloccare quell'innaturale afflusso di sangue che rischiava di fargli esplodere il cuore. Lì, in quei fogli, per forza. Bastava soltanto cercare. Detestava non essere già un medico in situazioni del genere.
- N-no, scusami i-io... -
Kurapika sospirò. - Stavo dicendo: che ingrato! Io ero uno dei tuoi più grandi sostenitori durante l'Esame per diventare Hunter! -
- Ah sì? E con cosa, di grazia, mi avresti sostenuto? -
- Sostegno morale e psicologico, Leorio. Dovresti essermene grato. -
- Tsk, scordatelo ragazzino. -
- Non posso, signor Leorio. -
Tum-tum
Maledetto cuore traditore. Maledetto ragazzino in vena d'ironia.
- Non ti manca nemmeno un po'? -
- Cosa? -
Prese una boccata d'aria più profonda del necessario, abbassando il capo. Sentiva la presenza dello sguardo indagatore negli occhi turchesi del Kuruta come se fosse stato di fronte a lui. Con la stessa, disarmante, intensità.
- L'Esame. - e poi, un secondo dopo - Il non avere milioni di miglia a separarci. -
Avvertì il respiro dell'altro farsi più flebile. Era sicuro che fosse diventato talmente tanto forte da annullarne completamente la presenza se solo ne avesse avuto voglia.
- No. -
Tum-tum
Tum-tum
Tum-tum

- P-però... mi mancate v-voi. Tu, Gon, Killua... mi mancate anche se tale sentimento dovrebbe essermi estraneo. -
- E perché? -
- Il sangue di cui le mie mani si sono macchiate non è inferiore a quello di cui si vantano i membri della Brigata. E per quanto le mie azioni esulino, in un certo senso, dal semplice bisogno di morte provato da quegli individui, questo mio desiderio di vendetta non può essere giustificato. Né accompagnato dal benché minimo sentimento. -
- Kurapika... -
Tum-tum-tum-tum-tum-tum
- Tu sei umano, mettitelo in testa! Sei fatto di carne ed ossa e sentimenti e non puoi privarti di essi soltanto per questa crociata che intendi portare avanti a costo della vita! - gridò, senza neppure sapere bene come. Odiava quando faceva così. Odiava quando parlava con quel tono da martire e si estraniava da ogni cosa al di là di quella vendetta che dal basso della sua condizione di aspirante medico non avrebbe mai compreso.
Intanto, il biondo non rispondeva. Leorio avrebbe giurato che fosse caduta la linea se non fosse stato per il leggero fruscio che continuava a percepire in lontananza.
- E p-poi... mi manchi anche tu. Persino la tua brutta faccia e quel tuo modo di correggere tutti e... -
- Leorio... -
- Mh? -
Sospiro. - Grazie. -
Tum-tu-...?
- Grazie del fatto che ti ho urlato addosso e tu, stranamente, non hai fatto altrettanto? - chiese, anche se no. Ovvio che no. Non era così stupido e l'attesa delle parole del biondo lo costrinse a stringere involontariamente tra le dita due o tre fogli che si accartocciarono all'istante.
- No. Grazie del fatto che credi ancora nella mia umanità. -
Tum-... tum
- Beh, che vuoi farci. Sei il mio migliore amico. Meriti un briciolo di fiducia. -
- Migliore amico... - ripeté Kurapika, assaporando la consistenza di tali parole tra le labbra. Gli sembrarono amare, quasi inadatte, ma non disse nulla. Lui, a differenza di Leorio, non era mai stato un grande esperto dei sentimenti che non fossero rabbia, odio e vendetta. Poteva anche sbagliarsi.
- Perciò... rimarrai a York Shin City ancora per molto? -
- Finché mi sarà necessario. -
Tum-tum-tum-tum
Rischiava di bucarli, quei poveri fogli, continuando a stringerli in quella maniera impietosa.
- Potrei passare a trovarti... -
Gli sembrò quasi di sentirlo scuotere il capo color grano, sebbene a distanza di chissà quanti chilometri.
- Le guardie del corpo della famiglia Nostrade non posso ricevere visite di cortesia. -
- Hai un datore di lavoro veramente odioso. -
- E' la prassi, Leorio. -
E' la prassi, Leorio. Era incredibile come non riuscisse mai a scomporsi. Avendocelo avuto davanti avrebbe provato a colpirlo. Ma ciò che non riusciva a capire era come mai il proprio cuore non si accontentasse di provare lo stesso. Batteva - sfarfallava - a ritmo con le parole del biondo e non ne capiva il motivo. O forse sì, ma non era ancora un medico e certe supposizioni erano del tutto azzardate.
- Almeno qualche telefonata sei libero di farla? -
- Quando non sono in servizio... ufficiale e non. Potrei mandarti delle lettere, però. E' da tanto che non ne scrivo una e la corrispondenza epistolare è di gran lunga più sicura di una chiamata, se effettuata nel modo giusto e al riparo da occhi indiscreti. -
Oh, lo sapeva. Kurapika era davvero in tipo prevedibile.
- Ora devo andare. Mi ha fatto... p-piacere ricevere questa tua telefonata. Ti farò avere il mio indirizzo appena mi sarà possibile. A presto. -
E senza nemmeno attendere un saluto da parte sua, il Kuruta pose fine alla conversazione, lasciandolo ad ascoltare il tu-tu ritmato che proveniva dall'altro capo della cornetta ormai vuota per almeno dieci secondi.
Tum-tum
Allora ecco cos'era.
Non c'entrava con l'anatomia e non l'avrebbe trovato in nessun altro libro e, per quanto improvvisa, tale consapevolezza bastò a fargli spuntare un sorriso. Bastava essere un aspirante medico per capirlo. Anzi, poteva essere compreso da chiunque.
Bastava soltanto prestarci attenzione.



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Bene, ecco, non so di preciso cosa sia.
Sto riguardando HunterXHunter a distanza di svariati anni dalla sua messa in onda iper censurata su Italia 1 e ho riscoperto l'immenso amore nutrito per quest'anime.
Perciò ecco a voi un primo, banalissimo, approccio con due dei tanti personaggi che adoro svisceratamente. Ho messo l'avvertenza OOC per ogni evenienza, comunque. E per Missing Moments, beh... fate finta che questa chiamata arrivi a Kurapika mentre è ancora sul dirigibile diretto a York Shin.
Per il resto, lo ammetto: sono un'inguaribile Leopika. Che volete farci.
Infine, non credo che la canzone scelta ci azzecchi particolarmente. Ma continuavo a canticchiarla mentre scrivevo e allora eccola qui. (:
   
 
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