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Autore: DeepBlueMirror    02/07/2012    4 recensioni
Nuovo capitolo della serie "Linda":
Anni dopo la morte di Matt e Mello, Linda racconta ad Halle alcuni eventi risalenti ai tempi di una collaborazione con Near durante un'indagine successiva il caso Kira : il rapporto equilibrato e neutro che li lega dall'infanzia si è spezzato, starà a Linda deciderne le sorti. OOC dovuto alla collocazione della storia al di fuori della linea cronologica di Death Note, tra il 2017 e il 2020.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Halle Lidner, Linda, Near, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Linda'
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                                                    UPSIDE DOWN




-Halle, ti prego, non insistere.


La mia interlocutrice sorseggia silenziosamente il suo caffè, per poi rivolgermi uno sguardo deciso: -Linda, francamente non capisco la tua ostinazione.

-Ti ha mandata qui lui?- domando, evitando accuratamente di pronunciare quel nome e notando l’irrigidirsi delle sue spalle.

-Ti è davvero di così gran peso prendere in considerazione per un istante la possibilità di un incontro faccia a faccia?- replica con una punta di rimprovero nella voce.

-Halle, ne abbiamo già parlato- mormoro con voce spenta, abbandonando la mia sedia per sostare accanto alla finestra; respirando profondamente l’odore pungente del mare e scrutando la spiaggia in cerca delle parole giuste da usare, conclusi: -Per quanto possa suonare deplorevole, non ho il coraggio di affrontarlo.

-Linda, Near non ha mai provato un minimo di rancore nei tuoi confronti. Ha di te la medesima stima che aveva prima di quell’indagine di tre anni fa.


-Halle…- inizio, esitante -…onestamente, trovo difficile crederlo- affermo seccamente, posando sul tavolo della cucina il mio bicchiere di sangria e iniziando a raccontare.

 


-Near.

-Linda.

-Ho terminato il rapporto e modificato l’identikit del killer seguendo la testimonianza della vicina di casa della vittima- dissi, porgendogli un plico di fogli e ricevendo un cenno d’assenso che interpretai come un ringraziamento.

Lo osservai disporre alcune biglie colorate secondo un ordine che mi sfuggiva:- Non è un po’ tardi per giocare con le biglie?- scherzai, sedendo accanto a lui sul freddo pavimento dell’ex-sede dell’SPK, a Manhattan, tramutata in semplice studio investigativo al termine del caso Kira.

-Sto riflettendo sul caso- replicò lui con un’ombra di divertimento nella voce, posando delicatamente una sfera di vetro ceruleo accanto ad una gemella scarlatta.

Scossi la testa, pazientemente:-Abbiamo passato l’intera giornata a riflettere sul caso, credo sia meglio dormire almeno un paio d’ore e riprendere domani. Abbiamo una buona pista per le mani, dopotutto…  

Osservai le sue dita avvicinarsi ad una biglia verde smeraldo, per poi colpirla seccamente: la sfera di vetro urtò una gemella poco distante, a sua volta condotta verso un’altra, in una catena di fluidi spostamenti che formarono un affascinante vorticare di riflessi colorati.


-Non è abbastanza.


Esitai, notando l’espressione tagliente e determinata che gli aveva appena indurito il volto. Era durata un istante, poi era sbiadita nell’usuale apatia.

-Near…-  mormorai -Sii ragionevole, ci servono più indizi, non risolverai nulla standotene qui a rimuginare alle due del mattino. Dobbiamo attendere il rapporto di Gevanni sulla scena dell’ultimo delitto, è inutile rompersi la testa su quel poco che abbiamo messo insieme.

Di nuovo, notai un lampo nei suoi tratti affilati: questa volta sembrava un misto di rabbia e rimorso. Per un istante il suo volto si sovrappose nella mia mente a quello di un giovane che aveva avuto la stessa espressione frustrata per gran parte della sua breve vita.

E improvvisamente capii.


-Ascoltami- sussurrai, posando una mano sulla sua e ostacolandolo in quel suo perpetuo tentare di possedere il controllo assoluto su tutto, persino su quelle dannate biglie.

Near si irrigidì, fissandomi in silenzio.

Poi si scrollò la mia mano di dosso:- Non serve, hai già compreso la mia linea di pensiero, Linda. Non ho bisogno di sentire cos’hai da dirmi- rispose, tornando il solito, freddo, criptico bastardo.

-Non osare trattarmi come un tuo subordinato- ringhiai, invadendo nuovamente il suo spazio e costringendolo a voltare ancora il viso verso di me -Non lo sopporto e lo sai bene. Se desideri il mio aiuto per procedere nelle indagini, sappi che non accetterò che tu mi rivolga la tua attenzione solo quando ti fa comodo - sibilai, perforando con un’occhiata truce le sue iridi grigio ferro, più luminose del solito per la luce dei numerosi monitor attivi nella stanza buia.


Il suo silenzio mi sorprese. Non era uno dei suoi soliti silenzi vuoti, al più punteggiati di disapprovazione o meditabondi, nel suo silenzio vi era qualcosa di terribilmente stonato, come un fischio di volume troppo basso per essere ben udito, ma abbastanza alto da infastidire l’orecchio.


-Near, ascoltami- ripetei, posando entrambe le mani sulle sue spalle: il contatto fisico gli rendeva meno semplice ribattere in quel modo astioso che sembrava aver appreso da un certo qualcuno.

Scossi la testa, tentando di rimuovere dalla mente il ricordo di un paio di ardenti occhi azzurri.

-A che pro- rispose lui, nessuna sfumatura nella voce o nello sguardo.

-Se la tua linea di pensiero contiene cazzate del tipo tenermi lontana dal pericolo ed eliminarlo in fretta, esigo il diritto di poter esporre il mio punto di vista- ribattei decisa, infischiandomene della buona educazione ricevuta e di ogni possibile tentativo di diplomazia: con lui non avrebbe funzionato, avrebbe come suo solito rigirato in qualche modo la frittata, convincendomi chissà come dell’irragionevolezza dei miei pensieri.

 


-Avevo intuito cosa gli passasse per la testa, Halle… credo tu possa immaginarlo da te.

La mia amica annuisce piano:-Il serial killer cui davamo la caccia… avresti potuto essere una delle sue vittime.

-Una ballerina, uno scrittore, una cantante d’opera, un cantante rock, una pianista, uno scultore… il cadavere di una pittrice famosa non avrebbe sorpreso nessuno. Era un’ipotesi remota, oserei dire, ma credo che Near mi abbia voluta al suo fianco per potermi sorvegliare- concludo con un sorriso triste -Voleva proteggermi. Dopotutto, ero l’unico debole rapporto umano rimastogli dopo il caso Kira …

 


Near strinse gli occhi, senza porre fine al suo ostinato e sgradevole silenzio. Respirai pesantemente:-Torna in te e usa il cervello, Near, questa perdita di lucidità non ti si addice. Lavoro nel tuo ufficio ventiquattr’ore su ventiquattro, non vedo nessuno, non esco se non scortata da uno dei tuoi collaboratori… quel pazzo non può farmi nulla finché resterò qui. Bisogna procedere con calma, raccogliendo informazioni e incastrando magistralmente il colpevole, sperando di perdere meno vite possibili durante il percorso: non è nulla che tu non abbia già portato a termine magistralmente molte volte, da ben prima di ereditare il nome di L. 

Le mie parole sembrarono sfiorarlo, in qualche modo, ma non era abbastanza. Non avevo ancora rotto il suo silenzio.


Tremai per un istante: la cattiveria che mi stava salendo alle labbra forse era eccessiva… ma non riuscii a fermarmi.

 -Mello ti prenderebbe a pugni se ti vedesse ora.

 

Near smise di respirare.                                                                                    

Il suo silenzio fu rotto solamente alcuni secondi dopo da un sospiro appena udibile, dovuto alla necessità di introdurre nuovo ossigeno nei polmoni.


Improvvisamente mi sentii un mostro. Ammutolita, in preda ad un’ondata improvvisa di disperazione, mi allontanai da lui bruscamente.


Mello… dunque Matt. Semplice e devastante associazione di idee.

Il suo sorriso buono mi tornò alla mente, facendo crollare il mio precario equilibrio mentale, ricostruito con fatica negli anni di solitudine che avevano preceduto l’attuale collaborazione con Near.

Nel tentativo di scuotere il mio vecchio compagno d’orfanotrofio, avevo inferto l’ennesimo colpo alla mia fragile volontà di vivere: la mia esistenza aveva senso solo alla luce delle ultime volontà di colui che avrebbe dovuto rimanere al mio fianco ben più a lungo di quanto fosse stato possibile. Non volevo negargli quell’ultimo desiderio.

A tale dolore si aggiungeva la consapevolezza del fatto che Near soffriva il mio stesso destino, se non uno peggiore: lui era riuscito solamente a sfiorare la possibilità di essere amato, per poi vedere ogni cosa crollare davanti ai suoi occhi.


Rinfacciargli quel momento di debolezza notturna, che si sarebbe probabilmente dissolto alle luci dell’alba con l’inizio della giornata di indagini, era stato imperdonabilmente crudele.


Feci per levarmi in piedi, con l’intenzione di fuggire chissà dove in quella struttura immensa e fredda, impossibilitata a tornare nella mia casa, tra i miei quadri e i ricordi felici. La vista cominciava a farsi sempre più sfocata, la gola sempre più stretta.

Near aveva seguito i miei movimenti lenti, in silenzio, respirando appena. Poi una delle sue mani grandi e affusolate si levò ad afferrare con decisione il mio polso.

-No, Linda- rispose lui con voce calma, levandosi in piedi – Ho ascoltato come avevi chiesto, adesso rispetta la mia volontà di… sì, “esporre il mio punto di vista”.

Vederlo in posizione eretta aveva del surreale, senza contare che in altezza ormai mi superava di parecchio, e non ci avevo mai fatto particolare caso. Tentavo disperatamente di concentrarmi su dettagli di lui o della stanza che mi impedissero di levare gli occhi verso il suo viso, di leggervi il disprezzo che meritavo, o la compassione per la mia pietosa figura.

-Linda, io ho ascoltato. Tu guardami, per favore- furono le sue parole, pronunciate con un tono gentile che mi ricordò in modo troppo nitido la voce morbida usata da Mello per rivolgermi le ultime parole prima della partenza per il Giappone.

Era come se…

 


-Col tempo avevo notato che sembrava aver acquisito una sua capacità di lasciar trasparire emozioni… Quasi avesse interiorizzato quella parte di Mello che gli era meno vicina e comprensibile.

-Un cambiamento che abbiamo notato tutti, dopo la morte di Mello... pur essendo appena evidente- concordò Halle, non riuscendo a celare un velo di tristezza mentre pronunciava il suo nome: a quanto avevo capito il rapporto tra lei e Mello era stato un tempo ben più profondo di quanto potessi comprendere.

-Halle…

-Non fare caso a me, davvero, continua.


 

Riuscii a sostenere il suo sguardo serio solo per una manciata di secondi. -Lasciami… io… io…- mi trovai a balbettare tra le lacrime, incapace di darmi un contegno e odiandomi per il mio comportamento debole, per poi invadere nuovamente il suo spazio con un’audacia portata dalla consapevolezza di aver ormai varcato quel limite invisibile che in quegli ultimi anni ci aveva permesso di conservare un rapporto di educata cordialità.


Ormai si trattava di interrompere il rapporto definitivamente, o di mutarlo in qualcosa che potesse dare forza ad entrambi.

O forse solo a me.


Lo strinsi in un abbraccio soffocante, disperato, il respiro spezzato da qualcosa di molto vicino al panico, ripetendo sconnesse parole di scusa nella stoffa candida della sua camicia troppo larga, in attesa che mi respingesse, o tutt’al più rimanesse inerme, in attesa del mio rinsavire. Un singhiozzo più forte degli altri mi scosse quando avvertii le sue braccia avvolgere impercettibilmente la mia vita, ricambiando cautamente la stretta. In quei pochi minuti piansi più di quanto non avessi fatto in quei lunghi anni di solitaria agonia: anche durante il nostro ultimo incontro al cimitero mi ero illusa di poter vivere in una relativa serenità, in una sorta di dolce rimembranza del passato.

Appena rimesso piede in casa, avevo capito di essermi solamente presa in giro.


Levai il volto solamente quando tra di noi cadde nuovamente il silenzio, sbirciando la sua espressione: il suo volto sembrava stanco, ma aveva avuto la forza di modellare un breve sorriso per me.

Mi chiesi perché non ci fossimo ancora separati, ma qualcosa mi impedì di farmi ulteriori domande: avevo fatto giusto in tempo a notare il movimento delicato di Near, un istante dopo avevo percepito con sorpresa immensa le sue labbra sulle mie.


Tremai, irrigidendomi completamente: non riuscivo a credere che il rapporto con Mello avesse stravolto a tal punto la sua personalità; non era mai stato una persona espansiva, se poteva evitare anche solo una stretta di mano, lo faceva.

Confusa, avvertii il lieve sfiorarsi delle nostre labbra; improvvisamente incapace di opporre una qualche resistenza, rafforzai involontariamente la mia stretta su di lui, lasciando che parte del mio peso gravasse su di lui.

Gli occhi di Near occupavano interamente il mio campo visivo: notai distrattamente che le sue ciglia rade avevano sfumature che tendevano al bianco, un bianco sporco, simile all’argento. Affascinata, scrutai le sue iridi grigie in cerca di una risposta, del perché del suo gesto. La mia mano salì timidamente alla sua chioma disordinata, ogni dito si immerse in una ciocca inanellata, attirando il loro proprietario verso di me.

Durò pochi secondi, poi Near si scostò di qualche centimetro.


-Credo che seguire l’istinto porti spesso a conseguenze poco piacevoli- sospirò Near, piegando la testa di lato con aria meditabonda.

-Cosa intendi?- domandai, avvertendo una sorta di turbamento farsi largo nella confusione: istinto e Near non erano due sostantivi da accostare con tanta leggerezza.

-Sembri sconvolta- constatò lui senza scomporsi, iniziando ad allontanarsi lentamente -Mi scuso.


Improvvisamente, il mio corpo agì come mosso da volontà propria:-No- mi sfuggì, mentre le mie braccia gli impedivano di liberarsi.


Finalmente ottenni da parte sua una reazione simile alla sorpresa: mi osservò avvicinarmi al suo volto, senza muoversi di un millimetro, permettendomi di posare le mie labbra tremanti sulla sua bocca dischiusa.

Inspirai cautamente, assaporando piano la pelle liscia del suo labbro inferiore e il lieve profumo di pulito della sua pelle eccessivamente pallida. Osai persino percorrere la superficie del labbro con la punta della lingua, guadagnandomi l’accesso alla sua bocca e approfondendo quel bacio silenzioso, notando che il suo respiro sembrava aver perso il solito ritmo regolare, accelerando impercettibilmente.


C’era qualcosa di folle in tutto ciò, di sbagliato.


Mi sembrava di tradire Matt, mi sembrava che Near stesse tradendo Mello, mi sembrava che il mondo ci stesse crollando addosso in una cascata di frammenti taglienti . Un istante dopo avevo dimenticato tutto ciò, perdendomi nel groviglio di sensazioni che mi  assalivano. Passavo dalla disperazione all’abbandono nell’arco di pochi secondi.

Era assurdo, ma baciare Near sembrava fornirmi una calma che credevo aver dimenticato.

Le sue mani stavano accarezzando la mia schiena con la punta delle dita, in quel modo prudente che gli era caratteristico. Un mio gemito flebile si mischiò alla nostra saliva, mentre tentavo disperatamente di capire il da farsi.

Near mi precedette, interrompendo delicatamente il bacio.

 


-Sorprendente- mormora Halle incredula, un mezzo sorriso misto a stupore sul volto affascinante.

-So che è incredibile, credimi- borbotto, sentendo il volto andarmi in fiamme per l’imbarazzo causato dal ridacchiare bonario di Halle.

-Non riesco seriamente ad immaginarmi la scena… Tu e Near…

-Ha iniziato lui!- sbotto, causando un aumentare delle sue risa.

-Oh, certo, con le doti di seduttore che si ritrova deve essere difficile resistergli… andiamo, Linda.

-Io…io…uhm…- balbetto, pentendomi di aver introdotto il discorso, subito rassicurata dal sorriso della mia confidente:-Rilassati, stavo scherzando. In realtà ai tempi mi chiedevo quando sarebbe successo qualcosa del genere tra voi due.

-Oh?- commento sorpresa, ricevendo un cenno di convinto assenso.

-Lo hai detto, condividete lo stesso passato, sin dall’infanzia, vi comprendete a vicenda, siete rimasti soli e vi siete confortati l’un l’altro come potevate… e senti un po’ questa, Rester mi ha fatto spesso notare come dopo ogni conversazione telefonica con te Near sembrasse quasi… di buon umore, sì. Un spettacolo piuttosto inquietante, credimi…- replica Halle divertita, salvo poi farsi seria -…non avresti dovuto sparire per tre anni, per il bene tuo e suo.

Taccio, sentendomi in colpa, per poi aggiungere flebilmente:-...altro...

-Come?

Mi schiarisco la gola, ritentando:-C’è dell’altro… in realtà.

Halle sembra per una volta brancolare nel buio.

 







Allora, intanto PRETENDO grossi applausi e grida di giubilo per la mia maturità appena terminata!!!

Ebbene sì, ora sono un'incredula diplomata noiosamente nostalgica della mia gioventù ormai agli sgoccioli... Ahem.

Un anno, diamine, ho passato un anno senza quasi entrare nel mio account EFP.

Troppo tempo, decisamente... oltretutto, sono in uno dei miei periodi bisognosi di una cavolo di storia d'amore NON a senso unico.

E cosa fa Irene Kirsh in questi casi?

Scrive una bella fanfiction d'amore NON a senso unico.


Il titolo esprime solo i capovolgimenti che sconvolgeranno (e siamo già partiti bene, direi, con un Near adulto, in qualche modo segnato dalla breve ma intensa relazione precedente, ben diverso dal ragazzo goffamente corteggiato da Mello -povera stella, lui e Matt mi mancano parecchio ç___ç-) la vita di Linda. Nulla di IC, dato che ci muoviamo oltre la linea cronologica del manga.

Non so perchè mi sia venuto spontaneo riprendere la vecchia "Linda's portraits" e non so bene dove finirà questa seconda serie di memorie e pensieri di una Linda ormai adulta (siamo 8 anni dopo lo special in cui Near ha la meglio sul nuovo Kira, i nostri ragazzi hanno 28 anni). Non avrei mai pensato ad un risvolto del genere, ma alla fine mentre scrivevo non potevo fare a meno di pensare che se Linda fosse esistita, e fosse stata così come l'ho immaginata, forse questa storia sarebbe potuta nascere.

Non spoilero nulla, vi avverto che tenterò di non essere TROPPO troppo OOC.

Quindi no resurrezioni, mi dispiace.

Ci avevo anche pensato, ma no.

Non so nemmeno bene quando e se Linda troverà l'ispirazione per una delle sue opere.


Ringrazio chiunque leggerà e recensirà.


Un abbraccio,

Irene

  
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