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Autore: selfisher    02/07/2012    10 recensioni
STORIA IN REVISIONE. UN MESE/DUE PRIMA DEL CONTINUO.
PROTAGONISTA: cambio nome Shani- Faith.
NON CONSIGLIO DI LEGGERLA ANCORA, DATO CHE CAMBIERANNO ANCORA UN BEL PO' DI COSE.
Fu allora probabilmente che si rese conto che non si sarebbe scocciato facilmente di quella piccola stronza.
Se ne accorse lì, mentre baciava quelle gambe ricoperte di lividi e di vari graffi. Se ne rese conto mentre entrava dentro di lei, senza preoccuparsi di farla abituare alla sua presenza, e pensando solo al suo di piacere.
L'importante era che però se ne era reso conto.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Primo capitolo revisionato. La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.
chapter one.



he was dangerous.

 

Harry guidava il suo enorme bestione nero per una piccola via sperduta di Holmes Chapel in cerca della sua prossima preda.

Casualmente, sfortunatamente o, a seguito del destino  in quello stesso momento, e nello stesso luogo  camminava persa nel suo mondo che era la musica, con lo sguardo rivolto alle sue converse sudice unasedicenne clandestina appena scappata dai suoi problemi: Faith.  
Sporca, vestita male, lavata appena. Poco curata, avrebbero detto. Eppure a lei non importava, avendo altro a cui pensare anziché i suoi capelli terribilmente grassi e pieni di doppia punte.
Esteticamente, senza dar conto alla poca cura, non era di certo la classica sedicenne la cui bellezza attirava a tal punto da voltarsi a guardarla, eppure c’era qualcosa, in questa comunque bellezza che incuriosiva il ragazzo. Non per questo, quando Harry la vide cosi misteriosa e cosi poco innocente decise che lei sarebbe stata la prossima sfortunata con la strabiliante occasione di essere rapito da lui.
Le si avvicinò lentamente e silenziosamente con il suo furgone nero, osservandola meglio. Era la classica ragazza che tutti avrebbero definito una poco di buono, la ragazza strana, e di certo non una compagnia consigliabile per le ragazze comunamente riassumibili in lustrini, pagliette e colori variopinti.
Lo smokey eyes a contornarle gli occhi all’apparenza chiari, i vari buchi alle orecchie lasciate scoperte dalla coda alta. I leggins strappati alle ginocchia con una felpa, all'apparenza tre volte la sua taglia, anche abbastanza leggera per il clima lì ad Holmes Chapel.
Harry fece scendere due dei suoi scagnozzi che a passo felpato arrivarono dietro di lei, ancora troppo applicata alla sua musica per capire cosa stesse succedendo.
Fu, quello, probabilmente, uno dei rapimenti più semplici e veloci che avessero mai fatto. Mentre il più potente dei due si portava dietro di lei con uno scatto a tenerla ferma, il secondo le portava il fazzoletto sul quale era stato  posizionato una piccola dose di cianuro, per stordirla. E ovviamente, senza che lei potesse infierire, cosa che, probabilmente non aveva neanche intenzione di fare, svenne tra le braccia dei due, mentre il suo amato telefono giaceva rotto a terra.
La trascinarono di peso fin nel al furgone, impresa anche abbastanza ardua, prestando cura ai movimenti, e in modo che nessuno li vedesse. La stesero sul piccolo divanetto situato in quello che all'apperenza furgone, veniva chiamato più comunemente camper.. Correndo poi  a comunicare al capo che l’operazione era andata bene.
Al risveglio, la testa di Faith girava vorticosamente, mentre un senso di nausea le attanagliava la gola, impedendole quasi di respirare: qualsiasi essere umano, ritrovatosi in quella situazione avrebbe avuto timore. Eppure, il suo di timore, era differente. Non era paura, ma non era tranquilla.
Un pesante senso di ansia la invase, non riuscendo ad orientarsi, costringendola a stringere gli occhi e a respirare profondamente.
«Buongiorno, raggio di sole.» Le si avvicinò uno dei ragazzi incappucciati e vestiti di nero. La paura provata pochi secondi prima svanì. Come se fosse tornato  tutto normale. Come da copione non rispose limitandosi a fissarlo con disprezzo e osservando il veicolo. Era come una grande casa, con il soggiorno, il bagno, la cucina, più una porta che forse conduceva alla camera da letto.
«Non guardarlo con quel faccino - la beffeggiò l'altro - tra qualche giorno sarà tutto finito.» quest'altro ragazzo, leggermente più basso del primo si fece spazio nella loro ‘conversazione’. Le si formò un un groppo in gola nel sentire quelle parole.Non perché non volesse, ci aveva provato tante volte senza riuscirci, era quasi elettrizzata all’idea che tra pochi giorni la sua orribile vita sarebbe finita. Sperando almeno che questa sua 'orribile vita' finnisse con una morte veloce e indolore. In tal caso: tanto vale tornare indietro.L’unica cosa che la preoccupava erano i cosiddetti 'questi giorni', aveva ricevuto già abbastanza dolore fisico e psicologico, così tanto da scappare, cosi tanto da non riuscire a riceverne ancora.
Eppure, la cosa che più stentava a credere era proprio questa.
Era appena fuggita via da un incubo. Dal terrore di una vita, per poi finire, probabilmente in una cruda realtà che si mostrava nettamente superiore a quella già vissuta. Le avrebbero fatto del male, ne era certa. Magari avrebbero martoriato il suo corpo, l'avrebbero violentata, molto sicuramente, e poi, magari, forse dopo le sue implorazioni, uccisa.
«E cosa succederebbe in questo lasso di tempo?» Chiese alzando lo sguardo senza lacrime o rancore portandolo ai due ragazzi. Le sue esperienza l'avevano portata alla consapevolezza che non avrebbe mai dovuto mostrarsi debole al nemico. La debolezza attirava, e procurava altro dolore. 
I due basiti, rimasero a corto di parole, in quanto, nessuna delle ragazze rapite in precedenza erano rimaste impassibili in quel modo, o almeno non prima di essersi prostrate in ginocchio implorando la libertà. Magari fossero state tutte tranquille come lei.
«Il capo giocherà con te, si stancherà, e poi vedrà lui di te che farne. Di solito la routine è questa. Noi ci limitiamo a rapire.» Annuì semplicemente.

Era curiosa, questi ultimi giorni li avrebbe passati insieme al ‘capo’. Sperò vivamente che almeno fosse giovane, avrebbe facilitato sicuramente le cose. Sin da piccola, aveva il terrore degli uomini eccessivamente grandi che le mostravano interesse. La nauseavano, la terrorizzavano.  Sapeva,poi. che cosa avrebbe voluto fare con lei, e di certo, se fosse stato anziano non le avrebbe reso questi due giorni i più belli della sua vita.
«Horan, Malik, lasciateci soli ora.» A parlare non era stata certo la voce di Faith, tantomeno quella dei due ragazzi che senza dire niente uscirono da quel furgone, lasciando così il capo e lei da soli.
La sua voce era roca, non poteva certo appartenere ad uomo, tatomeno ad un bambino, era calda e suadente. Fece un sospiro di sollievo quando vide entrare nella stanza un ragazzo, riccio con gli occhi verdi.
«Niente dolore fisico.» Irruppe lei alzando di nuovo lo sguardo leggermente preoccupato. Non avrebbe sopportato altro dolore, il suo corpo lo avrebbe rifiutato, ne era strapieno.
«Non mettermi in condizione di fartene, semplice.» Lo gaurdò penosa. Per quanto il suo eccessivo orgoglio lo permettesse, non avrebbe fatto niente per contraddirlo, cosi questi due giorni sarebbero passati velocemente, senza dolore e senza frustrazione, due giorni come tanti, anzi no, totalmente diversi.
«Mi piace conoscere le prescelte prima - si leccò le labbra lasciando la frase a metà- quindi ti chiami...» Detto questo Harry si sedette accanto a lei, aveva uno sguardo bruto, non sorrideva e non aveva mai sorriso da quando aveva varcato quella porta.
«Piacere, mi chiamo Adrubale Arcobaleno, sono un trans, e chiedo l'elemosina per arrivare alla somma necessaria per potermi finalmente permettere la trasfusione completa di ormoni femminili» Si guardò le unghie rovinate ricoperte dallo smalto nero, regalatogli per il compleanno circa due anni prima.
«Fai anche l'ironica?» 
«Chiedo venia. Sono Faith» Si stupì perfino lei della determinazione che aveva usato dicendo quella frase, non era da lei essere cosi sfacciata, o meglio, si, lo era.Harry invece era compiaciuto, se l’era scelta bene stavolta, finalmente qualcuna che non piangeva e che non invocava la madre, lei sapeva che sarebbe morta, e non gli importava forse perché voleva morire.
«Lascia fare a me, Faith - pronunciò il suo nome con una tale lentezza- e il tempo passerà velocemente» Disse questa frase con quanta più malizia possibile, la ragazza se ne accorse, di certo non avrebbe sprecato la sua prima volta, anche se lo avrebbe fatto con colui che l’aveva rapita, doveva essere indimenticabile, o almeno doveva essere accondiscendente.
«Passerebbe velocemente per te, non per me - affermò acida - a meno che, io non ti ceda la mia femminilità.. »
Il ragazzo sorrise, mostrando agli angole delle sue labbra delle adorabili fossette.
«Andiamo allora!»la incitò Harry, ma lei non si mosse, voleva anche lei sapere almeno il nome di colui a cui avrebbe dato la sua prima volta, era pur sempre una ragazza, ci teneva a queste cose.
Harry era confuso da quel suo comportamento,gli aveva appena detto che era consenziente  e che non doveva costringerla, però lei non si decideva a muoversi.
«Non so, se non ti disturba, saresti, sempre se vuoi, pregato di dirmi come ti chiami. E' la mia prima volta, e se sei così bravo come dici, voglio qualcosa -che atteggiamento da  trasmettitrice di malattie veneree- urlare» Lui era scioccato, era la sua prima volta, di certo non era la prima a cui portava via la verginità in quel modo, ma il fatto che lei non avesse obiettato nemmeno al fatto che lui l’avrebbe portato via una parte di lei lo lasciava senza parole.
« Harry Edward. Ma tu devi chiamarmi Edward. Nessun Ed, Eddu, Wardy o nomignoli ridicoli.» Si leccò il labbro inferiore.
Faith ormai non poteva più rimandare, era il momento, tra meno di mezz’ora avrebbe perso la verginità, una parte di lei, e questo non la spaventava.

Si alzò entrando in quella stanza che, come aveva pensato lei, era la camera da letto mentre il riccio la seguiva.
Con una velocità mai vista prima Harry si ritrovo schiacciato al muro.
«Intrapendente» le intimò ad un’ orecchio facendola sorridere, di tutta risposta lei lo baciò. Di certo non era la prima volta che baciava, o faceva eccitare una ragazza. Sapeva che era l'unica cosa per ridurre il ragazzo ad un cagnolino. Aveva un corpo, senza cuore, tanto vale sfruttarlo.
Il loro primo bacio, tanti per lei, troppi per lui, ma era comunque la prima volta per loro, era un semplice bacio approfondito quando il riccio incominciò a percorre il contorno delle labbra di lei facendole capire di volere qualcosa di più che ottenne quando lei dischiuse la bocca lasciandosi trasportare da quel bacio.
Le mani di lui erano salde sui suoi fianchi mentre lei le aveva nei suoi ricci.
Si staccarono da quel bacio solo per riprendere aria, la ragazza sorrise beffarda, incominciò a dare tanti piccoli baci partendo dalla guancia del riccio fino ad arrivare al collo, lo stava torturando, lo aveva sottomesso, e con dei semplici ed innocenti baci sul collo, che non era di certo il suo punto debole. Si stava eccitando, e per cosi poco, non era da lui, ci volva molto per farlo eccitare come si deve, e lei ci era riuscita. Inclinò la testa chiudendo gli occhi dal piacere.
«Oh, Edward»Quel nome detto da lei suonava fin troppo eccitante, tanto che gli uscì un sospiro, la ragazza rise tornando ad assaporare le sue labbra.
Le sue mani le accarezzarono i pettorali da sotto la maglia fino a toglierla, rimase a fissarlo per un po’ con la bava alla bocca: era perfetto.
Lui, nonostante gli piacesse, si era scocciato di essere sottomesso: era lui l’uomo doveva farsi valere.

Invertì le posizioni facendo trovare lei attaccata al muro, la prese per i glutei stringendoli, lei attaccò le gambe al bacino di lui, le loro intimità si sfiorarono ancora coperte da due strati di stoffa.
Adesso toccava a lui farla soffrire, la spinse un altro po’ al muro facendo attaccare ulteriormente i loro corpi.
Lei sorrise, le piaceva l’uomo dominante, l’uomo che la rendeva vulnerabile.
Il riccio percorreva con piccoli baci tutta la scollatura della camicetta di lei incominciando a sbottonarla. Ogni bottone che slacciava scendeva sempre più giù con i baci, e ad ogni bacio lei si irrigidiva sempre di più inarcando la testa dal piacere.
Sbottonato l’ultimo bottone era praticamente arrivato fin sopra all’allacciatura degli shorts della ragazza, risalì su percorrendo sempre con dei baci tutta la pancia e il seno della ragazza mentre le sue mani le stringevano e accarezzavano i glutei.
Le tolse totalmente quel pezzo inutile facendola rimanere il reggiseno. La ragazza lo baciò un ultima volta prima di dirigersi al letto dove si stese sotto lo sguardo del ragazzo.
Harry era rimasto incantato a guardarla: era impossibile che tanta bellezza si celasse tutta dietro una sedicenne,mentre continuava a guardarla si accorse che tutto il suo addome era pieno di lividi e tagli alcuni ancora freschi altri invece abbastanza recenti.
Corrucciò lo sguardo ma poi si diresse verso di lei. Era ancora lui a comandare,  mentre la baciava prese a giocherellare con il gancio del suo reggiseno, era sempre stato negato con quegli affari, lei accortosi della difficoltà del riccio scoppiò a ridere, gli levò le mani da dietro la sua schiena spostandole sulle sue cosce.
Quella volta fu strana per il ragazzo. Aveva fatto sesso così tante volte, specialmente negli ultimi anni, che ormai, una vagina in più o una in meno. Si era così abituato che era quasi difficile che si eccitasse in modo così disarmente. 
Un altro poco che si sarebbe reso ridicolo, supplicando la ragazza di farlo entrare. Cosa mai successa. Fu allora probabilmente che si rese conto che non si sarebbe scocciato facilmente di quella piccola stronza.
Specie quando la ragazza lo spinse via, ridendo, e correndo in bagno.
Oltraggiato.
Era forse questo lo stato d'animo che provava in quel momento. Aveva osato ribellarsi e correre via.
Se ne accorse lì, mentre baciava quelle gambe ricoperte di lividi e di vari graffi. Se ne rese conto mentre bussava contro la porta del bagno per farla uscire,quando, dopo esserci riuscito, con una potenza innata, la sua mano si era scaraventata contro di lei,
L'importante era che però se ne era reso conto.

    
                                                                                                    *

Revisionato il 22.05.2013 alle ore 23.50
love ya
Faith c:

  
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