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Autore: __MariMalfoy    02/07/2012    61 recensioni
July vive in una dimensione fuori dalla realtà: non è nessuno in quella insignificante scuola superiore e passa il tempo nell'aula di matematica e in biblioteca, a consumare barrette al triplo cioccolato bianco. Non essendo nessuno, vede e ascolta, proprio come una comparsa. Sa segreti che gli altri non immaginano neanche.
Liam è il contrario di July. Con una vita sentimentale intricata e quattro amici squinternati, è il protagonista costante dell'attenzione degli studenti e specialmente delle studentesse.
E se i loro destini si intrecciassero? Non resta che leggere! ;)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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lae epilogo
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lae

Epilogo

 
“E allora è finita che Alex Pettyfer si è sposato!”
Arleen sbuffò rumorosamente e si scostò con aria nervosa una ciocca di capelli di fronte al viso, visibilmente scocciata da quella notizia così nefasta per lei.
“Arleen, era praticamente impossibile che tu lo conoscessi da single per poi procrearci – borbottai mentre soffocavo una smorfia di dolore causata da Savannah, che aveva tirato i miei capelli durante la creazione dell’acconciatura. – Savannah, fattelo dire: non hai le mani di Rikki per quanto riguarda i capelli”
“Lo so, sono inimitabile - squittì l’altra dalla parte opposta della stanza. La sentii mentre zampettava verso la sua migliore amica e il grugnito di disappunto di Savannah mi arrivò chiaro alle orecchie; Rikki la sostituì e fui sollevata dal sapere che i miei capelli non sarebbero stati strappati alla radice. – Savannah, ti occupi del trucco?”
Mi sentivo strapazzata come una bambola: Rikki mi acconciava i capelli, Savannah mi truccava e Arleen mi rompeva amorevolmente le balle con le sue chiacchiere quando in quel momento avrei voluto che il silenzio inondasse la stanza per ripetermi continuamente le battute di Macbeth e la loro presenza – per quanto mi dispiacesse ammetterlo – non mi aiutava.
“Cavolo, a me sarebbe veramente piaciuto incontrarlo da single… - continuò a dire Arleen, convinta che l’ascoltassi. – Sarebbero nati dei bambini biondi e ricci e…”
“Dio Santo, sta zitta - la interruppe Savannah brusca mentre mi applicava un po’ di ombretto sulla palpebra destra. Rikki aveva appena finito di sistemarmi i capelli fintamente biondi (mi era costato moltissimo tingerli) in una treccia elegante. – Da quando sei uscita quella volta con Zayn sembra che il mondo sia diventato invivibile per te”
“Vuol dire che hanno trombato al primo appuntamento, te lo dico io” ridacchiò Rikki, sotto l’occhiata in tralice di Arleen.
Le cose dopo sette anni non erano cambiate affatto. A parte l'età matura - ormai venticinque - che non si addiceva per niente a noi vista la nostra età mentale, il rapporto con Rikki si era fatto ancora più stretto di quanto non potesse essere stato prima e mi ero ritrovata circondata da tre migliori amiche che passavano il tempo – ogni volta che dovevo recitare ad una prima – a distrarmi o anche ad acconciarmi i capelli o solamente a truccarmi.
Come attrice non pretendevo molto, solo loro tre al mio fianco.
Nonostante dopo la famosa rappresentazione di “Romeo e Giulietta” mi avessero proposto di partire per New York alla volta della Juilliard, mi ero rifiutata categoricamente: non volevo mollare quello che avevo acquistato in Inghilterra.
Considerando che Savannah viaggiava in lungo in largo per girare reportage di non so cosa e Rikki passava la maggior parte del suo tempo chiusa in uno studio con il suo amato computer ad aspettare l’ispirazione divina, avevo veramente pochissimo tempo per vederle e quando mi era possibile riuscivo a strappare un po’ di minuti da concedere loro. Arleen si divertiva in quei periodi a farmi da pseudo manager quando non ne avevo assolutamente bisogno: come attrice di teatro non ero famosa e non ero intenzionata a diventarlo, avevo già tutto quello che desideravo.
“Ci sono uscita una volta! – replicò piccata la riccia, distogliendomi dai miei pensieri e facendomi scuotere la testa, tanto che Savannah si incazzò perché ero riuscita a rovinare il momento clou del trucco. – E comunque non è successo assolutamente niente”
“Sei ancora convinta che a distanza di un anno e mezzo ti possa credere?”
“Sì, e ricordati che ho tutte le carte in regola per ricattarti”
Rikki sbuffò. “Certo. Mi ero dimenticata che la pettegola ricattatrice qui sei te”
Arleen gongolò soddisfatta mentre Savannah si alzava di scatto dal mio viso e con un sorriso mi dava una spennellata sul naso. Lo arricciai infastidita dalle setole del pennello.
“Ho finito! – trillò. – Rikki non mi supererà mai in trucco”
“Ti supero nel resto”
Ridacchiai dalla scenetta che si stava svolgendo, scoprendo che Arleen era rimasta in silenzio per un po’, a squadrarmi.
“Sei meglio naturale, Juls, fattelo dire”
Cercai la treccia bionda e la sfiorai con le dita. “Rivoglio indietro i miei capelli” piagnucolai.
“Non preoccuparti – la riccia mi diede un tenero buffetto su una guancia. – Sei una gran figa anche così”
Mentre un sorriso di gratitudine mi si apriva sul viso, notai che Savannah e Rikki, seguite poi da Arleen, si stavano sistemando il vestito da sera con cura; la prima diede un’occhiata al suo orologio e mi sorrise.
“Mancano dieci minuti, Juls”
A quella frase sbiancai – se avessi potuto sbiancare visto la quantità industriale di fondotinta e fard che Savannah mi aveva gettato sul viso senza tanti complimenti -, con la conseguenza che i miei occhi si fecero vacui dall’ansia: Rikki si accorse della mia reazione e corse via, consapevole del fatto che in quel momento soltanto il suo ormai eterno ragazzo avrebbe potuto tirarmi fuori da quel casino di ansia in cui ero caduta.
Niall entrò nella stanza tutto trafelato, i capelli biondi scompigliati e la stessa gelosia che lo caratterizzava da sempre.
“Uscite tutte e due da qui - sbraitò l’irlandese rivolto a Savannah e ad Arleen, che si allontanarono rapide. Chiuse la porta alle sue spalle sospirando e si avvicinò, ma scoppiai a ridergli in faccia senza trattenermi. – Che c’è ora, Juls?”
“Niente… sei buffo” osservai.
Era sempre stato buffo, sin da quando me lo ero ritrovato come compagno di banco poi come nemico e poi di nuovo come amico. Si spettinò i capelli con una mano, si sedette sulla sedia vicino alla mia e sorrise.
“E tu sei assolutamente ridicola”
“Lo so, odio che i miei capelli siano biondi”
“Qualche problema con i biondi?” chiese stizzito, per poi tirare fuori dalla tasca un Mars, uno di quei fedeli Mars che ci avevano accompagnato per l’intera vita scolastica.
“Niall, se non mi dai quel Mars probabilmente avrò dei problemi con un biondo irlandese” osservai divertita.
Lui, il mio eterno compagno di banco, ridacchiò spezzando poi in due la barretta di cioccolato e porgendomene un pezzo. Sapeva benissimo come prendermi, in ogni situazione si trovasse, per questo la sua arma segreta contro la mia ansia da prestazione era appunto quel dolce che ci aveva così tanto accompagnato lungo gli anni del liceo.
“Non dovresti mangiarla, Juls, ma nessuno verrà mai a saperlo” commentò Niall quasi mi rimproverasse.
Gli scoccai un’occhiata mentre assaporavo il caramello che si scioglieva nella mia bocca e tiravo un sospiro di sollievo, leggermente più rilassata di prima.
“E’ la mia unica fonte di distrazione adesso, altrimenti divento isterica, lo sai” dissi.
Nessuno di noi due proferì più parola nei successivi due minuti, tanto che appena ebbi finito il mio boccone – Niall l’aveva inghiottita in un secondo preciso – il biondo mi abbracciò come sempre e mi schioccò un bacio sulla guancia.
“Mancano cinque minuti, Juls… vuoi Lou?” chiese e annuii: la tradizione era che vedessi tutti eccetto Harry, perché lui portava sfiga, e Zayn che mi avrebbe fatta incazzare come sempre.
Neanche a farlo apposta, Louis apparve sulla porta senza domandare permesso o niente e si avventò su di me, travolgendomi tra le sue braccia.
“Juls, Juls, Juls” gongolò scaraventando la sottoscritta di qua e di là, mentre rischiavo di non riuscire a respirare.
Gli battei una mano sulla schiena. “Loui, non respiro”
“Dai, Juls, capiscilo: sta con una ragazza dopo cinque anni di astinenza, è totalmente normale – ridacchiò Niall, e si guadagnò un’occhiataccia dal ventisettenne, non cambiato di una virgola lungo quegli anni. – Poi, se quella si può definire normale…”
“Horan, diventi moro in due secondi se non la smetti subito” ringhiò Louis.
Niall si passò una mano tra i capelli e non si spaventò minimamente dalla minaccia dell’amico, visto che lui era già un finto biondo.
“Niall, non lo stuzzicare… se si è innamorato, lascialo stare – sorrisi a Louis, che annuì immediatamente per appoggiare le mie parole. – Dopotutto anche te sei innamorato di Rikki, no?”
Niall fece un gesto con la mano, quasi come se non volesse ammettere la verità di ciò che dicevo. Eppure si sapeva tutti che era la verità.
“Sì, ma sono dettagli – il biondo diede un’occhiata veloce al suo orologio e fece un cenno a Louis che si avvicinò alla porta. Erano stati decisamente poco con me e ciò significava che il tempo stava per scadere, che la scena si stava avvicinando e che se non muovevano quei bei culi di cui erano dotati, allora non avrei visto Liam. E io avevo bisogno di vederlo. – Andiamo via, Juls, ti stai incazzando”
“Come?”
Niall mi sorrise furbetto, comunicandomi che conosceva ogni singola mia reazione e che quindi si accorgeva quando il mio sguardo cambiava e una scintilla ‘da pazza maniaca’, come diceva lui, appariva nei miei occhi. Me lo ripeteva di continuo, solo che io me ne scordavo sempre.
Socchiusi gli occhi con un sospiro. “Sì, la scintilla da pazza maniaca, sì”
I due risero fragorosamente, poi uscirono con un gran rumore e aprirono la porta per fare spazio a Liam che entrò con la sua inimitabile camminata lenta. Non sapevo ancora come mai avesse cominciato a muoversi in quel modo, perché al liceo era normalissimo: evidentemente gliel’aveva attaccata Zayn.
“Andiamo, Payne, non farmi aspettare tre ore che tra poco devo essere Lady Macbeth e non mi ricordo neanche una battuta!”
Lui rise passandosi una mano tra i capelli castani, provocando una capriola del mio cuore. Avevo ancora le stesse reazioni di quando avevo diciotto anni: molte volte ero arrivata  a chiedermi se fossi mai cambiata oppure avrei rischiato un embolo ogni volta che quel coglione del mio ragazzo mi si fosse avvicinato.
“Dici sempre così e poi vai benissimo, bionda” sorrise lui divertito dalla vista della mia espressione accigliata.
Sapeva quanto odiassi essere chiamata ‘bionda’ da quando mi ero tinta i capelli per motivi di lavoro, eppure Payne amava farlo per urtarmi volontariamente i nervi e provocare le mie reazioni violente, soprattutto quando ero in ansia poco prima di una rappresentazione.
Zampettai verso di lui, afferrandolo per la vita. “Ti conviene stare zitto, Scooby Doo, o ti ritrovi castrato”
“Smettila di chiamarmi Scooby Doo. Non gli assomiglio affatto” si lamentò Liam, assumendo un tenero broncio.
L’avrei mangiato da quanto sembrava tenero, ma non era il caso.
“O ti chiamo Panda o Scooby Doo, scegli un po’ te - ridacchiai, sentendo la tensione che un po’ si scioglieva nel suo abbraccio. Sospirai divertita e socchiusi gli occhi. – Hai una vasta gamma di scelta”
“Sceglierò a patto che tu non ti addormenti sulla mia spalla ora, visto che ti stai rilassando”
“Non so quanto posso odiarti adesso, grazie per avermelo ricordato”
Liam rise. “In realtà mi ami, lo so, ma ti scoccia ammetterlo – mi tirò un buffetto sulla guancia mentre mi ritiravo con una smorfia. – Dillo, Juls, dillo”
“Ma te lo dico ogni istante della mia vita che ti amo, Payne, e te l’ho pure scritto sull’elastico delle mutande una volta con il pennarello indelebile per fartelo capire… fatti meno seghe mentali, tanto lo sai”
“Mi piace farti saltare i nervi in questo modo – disse Liam sorridendo. Mi toccò alzarmi sulle punte per avvicinare il mio viso al suo, mi sentivo veramente handicappata. – Andiamo, nana” disse lui scherzosamente prendendomi facilmente in collo.
Risi mentre mi aggrappavo alla sua schiena, poi scoccai un’occhiata all’orologio che era posato sullo scaffale in tutta la sua ansiosa presenza e ticchettava rumoroso.
“Liam – dissi, affondando nella sua spalla e poi guardandolo per bene negli occhi. Notai la luce nei suoi occhi cambiare non appena incontrò il mio sguardo lievemente preoccupato. – Hai esattamente un minuto per distrarmi prima che tutto inizi, sei in ritardo”
Lui mi guardò allarmato. “Scooby Doo è in ritardo!”
Scoppiai a ridere fragorosamente, risate che si spensero non appena mi travolse in un bacio così appassionato da togliermi il respiro. Ne era totalmente capace, da sette anni a quella parte quando ancora non riuscivo a realizzare che stessimo veramente insieme. Se avevo sempre temuto nel passato che Genevieve o Chloe potessero costituire un problema serio che avrebbe compromesso ciò che io e Liam avevamo costruito, mi ero accorta che le mie supposizione erano totalmente sbagliate: era sempre rimasto mio, e loro non si erano intromesse in alcun modo. Da quel punto di vista sentivo un senso di gratitudine nei loro confronti, soprattutto verso Genevieve che sembrava quella più riluttante a mollare visto che Chloe si era ormai rassegnata da un bel pezzo e non si era neanche fatta domande sul perché Liam Payne avesse scelto me, una nana da giardino coi capelli rossi e gli occhi di un colore improponibile, invece che lei, una stangona bionda tanto intelligente quanto sensibile e carina.
Durante gli anni del liceo avevo rinunciato all’idea di essere una protagonista e in un attimo mi ero ritrovata proiettata nel futuro provvista di ragazzo, lavoro che mi piaceva, amiche e per la prima volta nella mia vita della faccenda della comparsa non me ne fregava assolutamente niente. Avevo capito che non dovevo basare la mia vita su qualcosa di teorico che aveva condizionato le mie scelte e mi aveva frenato in tutte le cose che facevo: non avrei più fermato me stessa né i miei pensieri né le mie azioni e anche se la discoteca non era diventata casa mia o il mio luogo preferito in cui rifugiarmi, se il trucco era ancora il mio acerrimo nemico, se i vestiti lunghi e i jeans la mia fissazione, la recitazione e i libri di Shakespeare la mia vita e il mio lavoro, la mia vita sociale era cresciuta di un minimo grazie soprattutto a Liam  e a quella banda di ‘squinternati’ di amici che aveva e che erano diventati una parte di me, una parte che dapprima avevo denigrato e ignorato arrivando fino a dubitare di loro.
E mentre mi baciava schiacciata contro il muro, pensavo a quanto fossero stati assurdi quegli anni.
Perché tutte le comparse possono diventare protagoniste se afferrano le redini e danno uno strattone alla carrozza della vita.

***
1° Luglio 2012, ore 17.19. Divano, casa sconosciuta, città sconosciuta, Toscana, Italia, Mondo.
"Avevo lasciato questo spazio a parte, scritto in una pagina di Word lontana dalla storia, da Like An Extra, dai personaggi, dedicata solo ai ringraziamenti infiniti che devo porgere a tutti voi. Se lo volete sapere, oggi è il 26 giugno quindi un giorno dopo dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo… temo che tutto quello che devo dire se ne andrà se non lo esprimo sin da subito: non voglio ritrovarmi con delle schifezze di ringraziamenti. Non saranno mai abbastanza, e lo so. Ho visto questa storia crescere, le vostre recensioni mi hanno fatto scoppiare di gioia ogni santa volta all’idea che potesse veramente piacere a qualcuno… mai pensato che una mia storia potesse raggiungere tali livelli, ma grazie a voi ho visto di essere apprezzata quando avevo più volte pensato di buttare la spugna e smettere di dedicarmi ad una delle mie più grandi passioni sin da sempre.
Grazie davvero. Grazie per quei tweet incoraggianti, grazie per le lacrime che mi avete fatto buttare giù con alcune recensioni, grazie per le risate, grazie davvero per il senso di soddisfazione che mi avete creato. Penso di dovervi tutta la storia.
Grazie a Rebecca, Giulia, Sarah, Andreea per essere le mie migliori amiche, per sopportare i miei scleri, per incazzarsi con me.
Grazie ad Agh perché non si stressa mai quando le chiedo o gli spoiler o gli aggiornamenti o i banner per le fanfictions, per la sua disponibilità e gentilezza.
Grazie a Jas, perché è Savannah e perché mi fa morire ogni volta dal ridere. E perché anche lei non si stressa quando le chiedo i banner.
Grazie a Mel, perché è cogliona fino al midollo. E perché mi fa prendere i collassi ventiquattro ore su ventiquattro facendomi temere di aver fatto una figura di merda su Facebook (vedi episodio dello swag).
Grazie a Pia, perché poverina deve sorbirsi la sottoscritta quando sbraita.
Grazie a Eleonora, perché lei sa che è meglio della Calder. 
Grazie a tutti voi lettori che avete letto e seguito perché non vi siete sprecati nel dire le vostre opinioni, perché vi siete incazzati con i personaggi, perché avete voluto essere attivi, perché vi siete riconosciute in July. July sono io: grazie per aver capito me stessa.
Grazie ai 196 preferiti, ai 54 ricordate, ai 252 seguite. Un enorme grazie alle 107 persone che mi hanno inserita tra le autrici preferite.
Grazie ai Paramore e ai The Pretty Reckless perché le loro canzoni sono quelle che mi hanno accompagnata lungo la scrittura di questa storia.
Ho deciso di scrivere un seguito. Non so come farò, quando lo farò, ma ci sarà su questo fottuto sito un cazzo di giorno. HO FATTO DEI RINGRAZIAMENTI SERI, FUCK YEAH! …Okay, la mia dignità è andata a puttane."
Okay, questi erano i veri ringraziamenti che avrei dovuto postare perchè oggi come oggi mi ritrovo senza parole se non grazie. Grazie davvero.
Spero di ritrovarvi nella mie nuove ff - ebbene sì, mi sono buttata anche con la sovrannaturale - di cui vi lascio i banner qui sotto! Seguitemi su twitter: __ohluna
Grazie oisjdaoisjodia, GRAZIE.
Mari xxx

love is

hill
 
  
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