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Autore: Just a Shapeshifter    03/07/2012    8 recensioni
Dopo 3 mesi di convivenza "civile" si erano finalmente abituati alla loro vita, completamente opposta e diversa.
Scott a fine reality fu completamente abbandonato dalla sua famiglia, la perdita del milione aveva scaturito in loro una sensazione di odio e recriminazione verso il povero ragazzo.
Rimasto solo, Scott si fece ospitare dalla ragazza dai capelli albini, finché la sua situazione economica non avesse raggiunto la quota necessaria per permettere al ragazzo di andarsene.
Ma entrambi sentivano una mancanza. Come se un pezzo della loro vita di fosse volatilizzato nell'aria impregnata di una delicata sfumatura di grigio.
Pairing: Scott, Down
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dawn, Scott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - La vendetta dell'isola
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La finestra in legno era spalancata.

Una lieve brezza serale dislocava i primi ciuffi biondi della ragazza, facendoli ondeggiare lievemente davanti ai suoi occhi chiusi.
Sentiva Dawn, sentiva ogni rumore proveniente dall'esterno, ogni brusio che produceva la tv. Riusciva a percepire perfino il dolce canto del vento, che ondeggiava fra le foglie dell'albero vicino, scontrandosi con tutto ciò che incontrava sul suo cammino.

Delicata come un fiore, Dawn meditava sotto i deboli raggi che la luna le offriva.
Ma qualcosa la disturbava. Qualcosa invadeva la sua mente, qualcosa che non riusciva a controllare.

Una piccola forma di vita luminescente attirò il suo sguardo. "Che c'è piccolina? Sei turbata? Non avere paura, io sono tua amica" disse con un timbro di voce calmo, prendendo la lucciola e facendola appoggiare delicatamente sull'indice, per poi sorridere in un segno d'affetto.
"Che cosa dici? l'avvicinò all'orecchio. "Oh, stai tranquilla, lui è di la, concentrato sulla partita, non verrà a disturbare la vostra quiete" tese il braccio, e con un leggero colpo di polso vide il piccolo insetto elevarsi, producendo un impercettibile battito d'ali.

Sospirò, e il suo volto si trasformò, dei solchi le si formarono sotto gli occhi e sopra le narici, la bocca si dilatò, e degli occhi sognanti si dirigevano verso il cielo coperto di nuvole.
Un'altra piccola vita aveva appena interrotto uno scambio di pensieri puri e misteriosi.

"E il portiere para! Incredibile Signori e Signore! La palla è stata precettata alla perfezione!" hockey, sport nazionale Canadese. Trasmettevano solo quello in televisione ormai.

Scott, stravaccato sulla poltrona in cuoio rosso, ascoltava con distrazione la partita.
Sorseggiava allegramente una birra ghiacciata. Nessun pensiero sfiorava la sua mente. Nessun proposito per il futuro. Il suo scopo, per adesso, era quello di passare ogni giorno così, a guardare la tv e a bere birra.

Lui era felice, e non desiderava altro. O almeno, lo credeva.
Qualcosa in lui lo spingeva sempre di più in una direzione sconosciuta, inesplorata.
Un desiderio infinito lo travolgeva ogni notte. Ma ogni notte, lui si fermava, davanti a quella porta socchiusa.
Profumo di viole. Ecco cosa sentiva ogni volta che passava di li.

L'una e zero otto lampeggiava sull'orologio digitale della sala, emanando una lieve luce verde che si propagava per qualche centimetro.
Tutti e due erano svegli. In attesa di qualcosa. Era così, tutte le sere, e tutte le sere, Scott guardava la ragazza dalla piccola fessura che la porta procurava.

Una Dawn malinconica fissava la luna con occhio esperto, come se la conoscesse. Le piaceva vedere le nuvole grigiastre che la sorpassavano veloci, il tempo sembrava fermarsi, e un velo immaginario tessuto con attimi di fantasia la ricopriva, chiudendola in un bozzolo di concentrazione, e causando l'annebbiamento dei suoi pensieri.
Presto nei suoi occhi si poteva vedere l'immagine chiara e trasparente del satellite che le faceva compagnia, certe volte fino all'alba.

***

"Il bello della luna è che non brucia se la guardi" una voce pungente come un ago le aveva trapanato il cuore. Ma non si mosse dalla sua posizione, purché sapeva benissimo il perché il rosso era li.
"Posso?" Scott entrò, senza neanche attendere una risposta, ingannando la sua stessa aurea si sedette di fianco a lei, facendo oscillare il letto spiegazzando le coperte.
"Si, certo che puoi" la voce sottile e fine della ragazza albina si compresse in un soffio.

Presto, il cuore di Dawn cominciò a pompare del sangue in eccesso. Perché era così nervosa? In fondo era solo Scott... E forse era questo che la preoccupava.

Sfumature di rosso circondavano il ragazzo. Dentro di lui il desiderio aumentava sempre di più. Violare il suo spazio, ed entrare dove nessuno era mai stato. Questo pensiero lo stava lentamente torturando, portandolo al degenero. Doveva farlo smettere, smettere di rimbombare dentro la sua testa come una dannata pallina da Squash.

Per i gusti di Raggio di Luna, l'aurea rossastra del ragazzo era preoccupante. Sentiva la paura e il timore farsi strada lungo lo stomaco.
Doveva andarsene. Non voleva assolutamente che le cose decadessero in un baratro di timore, o ancora peggio, di odio.
Snodò le gambe, appoggiò i suoi piccoli piedi sulla moquette blu, e si alzò. A testa bassa, pochi passi la separavano dalla porta di salvezza.
Poi si fermò. Di scatto. Una forte stretta, uno struggente abbraccio. Scott la teneva, avaro, mentre indietreggiava verso il letto.

Le coperte si ritiravano in fondo al materasso a ogni spinta. No, Scott non poteva essere così crudele. Non poteva essere così vigliacco. Non poteva essere così cieco e senza tatto.

L'indomani non ci fu uno spiraglio di sole a svegliarli, né il canto melodico degli uccelli, né un bacio, un tocco sulla pelle, e neppure il rumore del trapano del vicino di casa.
Quel mattino fu grigio.

Il cuscino impregnato di lacrime, ma non di felicità.
Ma Dawn non doveva dar conto a queste lacrime, è solo lei che ogni tanto la veniva a trovare, nelle notti più drammaticamente magiche, nei soli più belli e tristi, negli occhi di chi ha saputo amarla e accarezzarla con gli sguardi; poi scivola giù, sulle guance e sul mento.
Le coperte erano scivolate via, la Iena guardava con un ghigno dipinto sul volto quella schiena bianca, le scapole appuntite, attraversate da un sottile filo arrotolato di biondo, che sembravano lì lì per trasformarsi in ali.

***

Un brivido percorse la schiena di Raggio di Luna facendola rabbrividire. Aprì gli occhi di scatto, il nero s'infiltrò nelle sue pupille, oscurandole la vista per qualche istante.
Quando finalmente riacquistò la sensibilità e aprì quei suoi occhioni chiari, si rese conto che la luna era ancora li, a fissarla, in tutta la sua lucentezza quella notte.

"Hey collezionista di robaccia, è finita la birra. Che altro posso bere?" il rosso varcò la soglia, agitando la bottiglia vuota tra l'indice e il pollice.
Un palpito sopraggiunse al cuore della ragazza, che per qualche secondo fu confusa e stranamente agitata. Ma grazie alle sue continue meditazioni, sapeva benissimo controllarsi.
"C'è dell'aranciata, oppure, potrei prepararti un the alle erbe" respirò la ragazza, adesso rilassata, e attenta a ogni passo dell'altro.
"Un the alle erbe? No grazie, non mi fido dei tuoi intrugli" sputò amaramente la Iena incrociando le braccia e puntando lo sguardo in alto.
"Non fare così, è evidente che non l'hai mai assaggiato, ma io rispetto le tue scelte" la ragazza si sollevò con delicatezza dal letto, sorpassò Scott con riguardo e si diresse sul divano seguita a ruota dal rosso.

Prima che lei si potesse sedere, l'afferrò e l'abbracciò, sentendola più vicina che mai.
Finalmente aveva ciò che desiderava, forse non nella situazione che avrebbe preferito. Ma il tempo non cede all'uomo, e lui non si riteneva certo un mostro.

I loro cuori batterono insieme, formando una deliziosa armonia colorata di rosa con pochi pallini rossi.

Raggio di luna si sentiva protetta. Bramava quella sensazione da troppo tempo ormai.
Delle lacrime salate bagnavano la canottiera di Scott, che la strinse più forte, assaporando ogni cosa di lei. Anche con un singolo abbraccio, lui riusciva, finalmente, a percepire qualcosa, una sensazione di accettazione, che in lui, non aveva mai acceso nessun'altra.







Angolo dell'Autrice P. di una ragazza che sta per essere fatta in tanti piccoli pezzettini.

Autrice P: Adesso mi uccide, adesso mi uccide...*si protegge gli organi vitali assumendo la posizione fetale, rannicchiata in un angolino della sala*

Scott: Allora, vediamo un po' dove si è cacciata... Mi aveva promesso che non avrebbe mai fatto una Dot... c'è si una delle sue favolette ridicole! *picchietta una mazza sul palmo della mano*

Autrice P: Merda! Ha una mazza... *cerco di filarmela mentre lui è in cucina* Zitta zitta, nuota e nuota, zitta zitta, nuota e nuota... *canticchio la canzoncina di Dora in attesa che qualcuno venga a soccorrermi*

Autrice M: Hey! Ma che stai facendo? Oh no! Hai una mazza! Perché hai in mano una mazza?

Scott: Non sono affari tuoi!

Autrice M: Qualcuno è acido oggi... Va bene, ti lascio fare... qualunque cosa tu stia facendo...

Autrice P: Via libera! *comincio a correre verso la porta d'uscita* Haha, l'ho scampata anche stavolta! *un colpo secco mi fa cadere a terra*

Scott: AH! Nessuno batte la Iena!

Autrice M: *arriva tutta agitata* Scott! Mi hai ammazzato P.!

Scott: Pff ma per favore, l'ho solo tramortita un attimo! *lascia la mazza a terra e se ne va con un ghigno stampato sulla faccia*

  
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