Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Wren    18/01/2007    10 recensioni
Watanuki si comporta in modo strano un giorno... non strepita, non strilla e non si agita come un imbecille per un nonnulla. Doumeki non può fare a meno di preoccuparsi di tanta stranezza. (lieve DouWata, ma così lieve che praticamente ce la vedo solo io!XD)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“…e scusatemi immensamente, ma anche quest’anno non potrò venire a trovarvi

 

 

 

 

“…e scusatemi immensamente, ma anche quest’anno non potrò venire a trovarvi!” concluse il ragazzo con un profondo inchino.

Si alzò dal piccolo cuscino striminzito sul quale stava inginocchiato e si riassettò la divisa scolastica con due colpetti della mano. Recuperò da una sedia la cartella e si diresse rapidamente verso l’ingresso. Quando uscì e richiuse la porta a doppia mandata, l’eco dei suoi passi che si allontanavano risuonò per una manciata di secondi all’interno dell’appartamento.

Nella camera da letto, davanti al piccolo e sobrio altare funebre, un bastoncino d’incenso si consumava lentamente in una sottile linea di fumo profumato.

 

*

 

Doumeki non capiva.

Per tutto il giorno Watanuki si era comportato in maniera… strana.

Beh… in maniera più strana del solito, per lo meno.

L’aveva incrociato prima che le lezioni iniziassero e come sempre l’aveva salutato col suo inespressivo “Oi!” quotidiano.

Watanuki l’aveva a malapena notato e non aveva strillato contro di lui, nemmeno un pochino.

L’aveva rivisto a pranzo, quando si erano trovati sulla scala che portava alla terrazza, e gli aveva chiesto come al solito se avesse portato il cibo che il giorno prima gli aveva richiesto.

Watanuki gli aveva piantato in mano la scatola di bento senza una parola e si era messo a mangiare distrattamente, come se stesse pensando a qualcos’altro.

Durante il pranzo aveva provato a stuzzicarlo, ma il risultato era sempre lo stesso.

Kunogi non si era potuta unire a loro per mangiare e Watanuki non aveva inveito nemmeno una volta per essere stato costretto a star solo con lui.

Insomma, Doumeki cominciava a sentirsi trascurato.

Oi…”

Non era certo da lui iniziare una conversazione per il puro gusto di chiacchierare, ma bisognava porre rimedio a quella situazione.

“Qualcosa non va?” domandò.

Watanuki si irrigidì e stavolta fece per sbraitare contro l’altro, ma la campanella lo interruppe. Normalmente nulla lo avrebbe salvato dagli strilli del ragazzo, ma quel nonnulla sembrò bastare a spegnere ogni ostilità. Watanuki sospirò pesantemente.

“Non c’è nulla che non va…” rispose imbronciato.

E prima che Doumeki potesse insistere di nuovo, il ragazzo aveva già raccolto tutte le sue cose e se ne era sparito veloce come un razzo.

Doumeki proprio non capiva.

 

*

 

“Oh è commovente che tu ti preoccupi tanto per Watanuki!” esclamò estasiata Himawari.

Doumeki rispose con un grugnito. Era per questo che avrebbe preferito evitare quella soluzione, ma dato che non era riuscito a capire perché Watanuki fosse così strano quel giorno, era stato costretto a ricorrervi. Aveva raggiunto Kunogi Himawari al consiglio scolastico e aveva CHIESTO.

“Sai… non so se dovrei dirtelo… Nemmeno io dovrei saperlo a dire la verità! E’ stato un caso puramente fortuito che stessi entrando in aula professori proprio mentre ne parlavano…” continuò Himawari titubante.

Questo aveva catturato l’attenzione di Doumeki. Con un cenno della testa le fece intendere di continuare.

“Vedi… l’insegnante responsabile della nostra classe stava parlando con un altro professore di Watanuki… diceva che oggi non era stato attento a lezione nemmeno per cinque minuti, ma che non se la sentiva di rimproverarlo dato che…”

La ragazza si interruppe incerta se proseguire o meno.

Doumeki sbuffò manifestando chiaramente il suo parere a riguardo e la sua impazienza.

“…dato che oggi ricorre l’anniversario della scomparsa dei suoi genitori…” concluse mestamente Himawari.

Doumeki rimase in silenzio a rimuginare sulla rivelazione, stupito che il profilo scolastico degli studenti raccogliesse anche informazioni personali del genere, domandandosi se…

“Oh!” esclamò blandamente quando realizzò pienamente la portata di quel fatto.

 

*

 

Watanuki uscì dal negozio di Yuuko che ormai il cielo cominciava ad imbrunire. Aveva lavorato sodo come ogni altro giorno, come era sua natura fare. Però quel giorno aveva una motivazione maggiore. Una volto estinto il suo debito con Yuuko, lei avrebbe fatto sparire tutte quelle bestiacce spirituali che lo tormentavano ad ogni piè sospinto. E una volta libero avrebbe potuto fare quello che gli pareva e andare dove voleva senza preoccuparsi più di essere aggredito e divorato.

L’idea di finire tra le grinfie degli ayakashi gli fece scendere lungo la schiena un brivido gelido. Il ragazzo scosse energicamente la testa per scacciare la cupa immagine dalla mente e, non prendendosi la briga di guardare dove metteva i piedi, finì contro qualcosa.

A dire il vero, contro qualcuno.

Oi.” lo salutò Doumeki con lo stesso entusiasmo di sempre.

Watanuki aprì la bocca per ricoprire l’altro di insulti, ma non ne trovò la forza. Non aveva voglia di gridare quel giorno. Non aveva voglia di niente.

“…lasciamo perdere…” borbottò più rivolto a sé stesso che a Doumeki e lo scansò dirigendosi verso casa.

Oi!” lo richiamò ancora una volta l’arciere.

Watanuki seguitava ad ignorarlo, quindi Doumeki si decise a passare all’azione. Con un paio di falcate raggiunse il ragazzo, lo afferrò per un braccio.

“Eh?”

Watanuki si risvegliò dal suo stato di comatosa introspezione e si ritrovò trascinato letteralmente in tutt’altra direzione rispetto a quella che aveva preso.

“Che diavolo credi di fare??”

“Allora ce l’hai ancora la voce…” constatò sarcastico Doumeki.

Il ragazzo si dimenò per liberarsi, col solo risultato di costringere l’altro ad un sistema ancor più drastico per condurlo dove voleva lui. Si fermò un attimo solo e con una facilità sorprendente si caricò Watanuki in spalla.

“Mettimi immediatamente giù!”

Doumeki, invece di rispondere, riprese la sua strada con passo deciso, e dopo un'altra cascata di insulti, improperi ed imprecazioni si arrese e si chiuse in un corrucciato silenzio. L’altro sbuffò e smise di preoccuparsi degli scossoni che la sua camminata svelta avrebbe potuto procurare all’arrendevole peso che trasportava. Watanuki era molto più combattivo di così.

“Siamo arrivati.” annunciò apaticamente Doumeki, senza però accennare a fermarsi.

Dalla sua scomoda posizione Watanuki non poteva vedere dove di preciso fossero arrivati, aveva soltanto una panoramica confusa di ciò che il suo trasportatore si era lasciato alle spalle.

Decidendo che fare male all’altro ragazzo era l’ultima delle sue preoccupazioni, si spinse con le mani sulla schiena di Doumeki per sollevarsi un poco e guardarsi attorno.

L’arciere non riuscì a reprimere un minuscolo sorrisetto quando sentì il corpo che trasportava sussultare per la sorpresa. Tanto Watanuki non poteva vederlo sorridere in quel momento…

Se ci sono anche io dovrebbe andar bene, no?” gli comunicò placidamente avventurandosi oltre l’arco d’ingresso.

Erano entrati nel cimitero.

 

*

 

Il semplice monumento funebre era identico a tutti quelli che lo circondavano: un paio di comunissime lapidi di pietra incise fino a far comparire i nomi dei defunti che commemoravano. Watanuki le vedeva praticamente per la prima volta.

“Quando c’è stato il funerale io ero ancora ricoverato… e da allora, ogni volta che mi avvicinavo, venivo attaccato.”

Mentre parlava, Watanuki si chiese se stesse parlando a Doumeki, rimasto in disparte dopo averlo rimesso a terra, o se stesse invece cercando scuse davanti ai suoi genitori.

“Non sarei nemmeno stato in grado di trovarle qui dentro…” aggiunse, per poi voltarsi verso il suo accompagnatore “Tu come hai fatto a…”

“Vivo in un tempio…” fu la concisa e sibillina risposta dell’arciere. Watanuki per una volta accettò la risposta e tornò silenzioso a fissare le due tombe senza sapere esattamente come comportarsi. Doumeki doveva essersi reso conto delle difficoltà del ragazzo, perché gli si avvicinò porgendogli qualcosa.

“Cosa…?” domandò soprappensiero Watanuki soppesando i due bastoncini di incenso.

“Accendili e infilali nella terra davanti alle lapidi. gli spiegò Doumeki dandogli anche una scatola di fiammiferi.

Watanuki fece come gli era stato detto e poi si voltò ancora una volta verso Doumeki con lo sguardo smarrito, come a chiedergli “e adesso?”.

“Parla con loro.” gli suggerì.

“Non credo che possano sentirmi…” replicò mestamente Watanuki.

Se anche ti sentissero, ti sentirebbero ugualmente in qualsiasi altro luogo, io credo…”

Doumeki fece una pausa. Non era abituato a parlare col ragazzo così a lungo senza che volassero paroloni. Watanuki però non accennava a voler cominciare una delle loro solite colorite discussioni. Se ne stava lì con lo sguardo smarrito aspettando che lui continuasse a parlare.

Però penso che ti farebbe sentire meglio” concluse dunque chiudendo gli occhi come a volergi mostrare come fare.

Watanuki gli si mise di fianco, proprio di fronte alle tombe e chiuse gli occhi a sua volta.

 

*

 

Ciao mamma… Ciao papà…

So di non avervi mai parlato così prima, ma quel so-tutto-io di Doumeki dice che secondo lui si dovrebbe fare così e quindi…

Non che io faccia tutto quello che LUI mi dice di fare, eh!!!

Comunque volevo dirvi che io sto bene e non dovete preoccuparvi per me, anche se Yuuko-san mi tratta come il suo personale tuttofare parapsichico. In fondo è una brava persona… Credo…

E in fondo non mi mette mai in pericoli troppo grandi (in quelli mi ci metto da solo…) e in casi estremi c’è sempre quell’idiota di Doumeki che mi alita sul collo… Maledetto Doumeki, mai che mi lasci in pace!

Certo… forse per quanto riguarda gli spiriti è utile…

Doumeki, il repellente per spiriti! Ahahahahahah… ah…

 

Perché stai ridendo come un idiota?”

“Sta’ zitto!”

 

Ecco, visto? Insopportabile!

Beh… se non fosse per lui nemmeno sarei qui, questo è vero… Magari domani gli porto sul serio gli involtini che mi aveva chiesto oggi… hai presente di quali parlo, papà? Quelli che mi hai insegnato a preparare tu! A quello scemo sembrano piacere molto perché sarà suppergiù la quarta volta che mi chiede di…hai presente di quali parlo, papà? li involtini che mi aveva chiesto oggi...da solo...mi spedisce nei posti più impensati a far

Ma perché vi sto parlando di Doumeki???

 

Perché ti arrabbi da solo come un deficiente?”

“TACI!!!”

 

Una piaga, ecco cos’è!!!

Vi stavo dicendo che non dovete preoccuparvi per me, perché me la cavo alla grande sia a scuola che in tutto il resto. All’inizio è stata un po’ dura, ma anche se non ci siete più, da un po’ di tempo non mi sento più troppo solo…

Però, mi mancate lo stesso…

Vi voglio bene…

 

“…”

“Avanti! Chiedimi perché piango come uno scemo!!!” singhiozzò Watanuki.

 

*

 

Salve signori Watanuki.

Sono Shizuka, il babysitter di vostro figlio.

Immagino che vi faccia stare in ansia di continuo.

A dire il vero preoccupa spesso anche me…

 

Un sogghigno sommesso lo distolse dai suoi pesieri.

Perché stai ridendo come un idiota?”

“Sta’ zitto!”

 

Visto? Solo uno scemo ride senza motivo al cimitero.

Per non parlare di quando si mette in testa di affrontare da solo pericoli più grandi di lui.

E senza chiedere aiuto, dovesse costargli la pelle.

Che razza di figlio testardo che avete generato…

Anche se è davvero bravo a cucinare. I miei complimenti per chi gli ha insegnato.

 

Una altro verso, questa volta più un borbottio per la precisione, lo distrasse nuovamente.

Perché ti arrabbi da solo come un deficiente?”

“TACI!!!”

 

E’ veramente irrecuperabile.

Ma non dovete preoccuparvi per lui.

E’ nevrotico, si comporta da idiota, ha una scarsissima cura della sua incolumità e si butta nelle cose a testa bassa senza pensare alle conseguenze.

Però…

 

Un singhiozzo accanto a lui lo convinse ad aprire gli occhi una terza volta e si accorse che Watanuki stava piangendo.

“…”

“Avanti! Chiedimi perché piango come uno scemo!!!

Doumeki sospirò, ma non disse nulla. Sollevò una mano e l’appoggiò sulla testa dell’altro e lui si mise a piangere più forte.

 

…non preoccupatevi davvero. A lui ci penso io.

  
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