Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Wren    18/01/2007    5 recensioni
Questa è una serie di 7 oneshots a tema dedicate alla coppia KuroganeXFay, scritte per la writing community trucolors. Assolutamente godibili singolarmente, alcune contengono degli spoiler... C'è stato un periodo tra il capitolo 120 e il 130 in cui non si poteva fare a meno di produrre qualcosa per digerire gli ultimi avvenimenti... -___-
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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La stanza era in un disordine tale da lasciar presupporre che una banda di ladri l’avessero sommariamente messa sottosopra

#17 This moment is eternity

 

La mia personalissima e zuccherosa versione della conclusione di Tsubasa (seeee magari! ç__ç).

Post serie, spoiler free.

 

 

 

La stanza era in un disordine tale da lasciar presupporre che una banda di ladri l’avessero sommariamente messa sottosopra. Il letto era ormai introvabile tanto era sommerso di abiti e altre cianfrusaglie, ma questo non impedì a Fay di gettarvisi sopra stravolto. Il suo bagaglio era pronto, aveva raccolto in un angolo quei due o tre generi di prima necessità che gli occorrevano ed era ormai vestito.

Kuro-chan, se non ti sbrighi rischieremo di arrivare in ritardo…”

Kurogane emerse da dentro un armadio, nel quale si era messo a frugare diverso tempo prima, con lo sguardo sconvolto.

“Non lo trovo! Dannazione, non c’è più!” sbraitò furioso.

Fay si girò su sé stesso pigramente e lanciò un’occhiata sorniona al ninja.

“Stai ancora cercando la cintura rossa?”

“Sì! Quella maledetta cintura non c’è più!!!

Kurogane era sull’orlo di una crisi isterica, cosa che divertiva incommensurabilmente il mago, il quale però decise comunque di soccorrere l’altro. Si alzò con molta calma e si avvicinò al guerriero fumante di rabbia che sollevava freneticamente montagne di vestiti, gettandoli a destra e sinistra.

“Per caso è questa?” domandò mentre sfilava una lunga cintola di un bel colore cremisi appoggiata sulla spalla del guerriero. Doveva essergli caduta addosso, mentre lui era impegnato a buttare all’aria l’intero contenuto dell’armadio.

Kurogane strabuzzò gli occhi vedendo l’oggetto di tante ricerche tra le mani di Fay e con uno scatto d’orgoglio glielo strappò di mano e si mise d’impegno per indossarlo. Il mago non riuscì a trattenere una risatina, notando che Kurogane era diventato di un rosso ancora più acceso della cintura.

“Lascia fare a me, Kuro-pon, tu stai facendo un macello!” intervenne Fay, togliendo nuovamente l’indumento dalle mani del guerriero.

Kurogane brontolò un pochino, ma lasciò che l’altro gli sollevasse le braccia e cominciasse ad avvolgergli la cintola di stoffa attorno alla vita.

“Non capirò mai perché abbiate dei sistemi così complicati per legare le cinture…” commentò quando ebbe finito.

Se li trovi tanto complicati potresti sempre chiedere a Tomoyo-hime di farti preparare dei vestiti più simili ai tuoi… Non sai quanto la renderesti felice, se diventassi la sua nuova bambola da vestire!” replicò Kurogane, cercando di sistemarsi la casacca, che era rimasta chiusa troppo stretta dalla cintura.

Mh… paese che vai, usanze che trovi!” commentò Fay, spostando le mani di Kurogane e aggiustandogli lui stesso gli abiti.

Se non la smetti, finirai con lo strappare il vestito! Siamo un po’ nervosetti, eh?” lo punzecchiò.

Kurogane voltò la testa di lato, punto sul vivo da quella frecciatina. Non era molto dignitoso mostrare quanto si sentisse agitato. Fay trovava quei futili tentativi di contegno tremendamente carini.

“Non ti vedevo così nervoso dalla volta in cui mi hai chiesto di restare a vivere qui con te…” gli disse con un sorriso molto dolce in volto, sistemandogli un paio di ciuffi ribelli che erano sfuggiti dalla fascia legata attorno alla testa.

Kurogane si accigliò ed arrossì ancora di più, scatenando un’altra volta l’ilarità del mago.

Awww… quanto mi dispiace interrompervi quando siete così teneri…”

I due si voltarono immediatamente verso la porta della stanza e verso la persona che aveva parlato.

Hime!!!” si infuriò Kurogane.

“Ciao Tomoyo-chan!” la accolse allegramente Fay.

“Ragazzi, so che quando l’amore chiama, il tempo non esiste…” ed a questa affermazione Kurogane sbraitò ancor di più “…ma se non vi sbrigate finirete col far tardi!”

Fay e Kurogane parvero ricordarsi solo in quel momento del piccolo particolare che erano in partenza, e recuperarono di volata tutti i loro bagagli.

“Scordato niente?” domandò premurosamente Tomoyo.

“Per chi mi hai preso???” rispose stizzito Kurogane, ancora arrabbiato per l’inopportuna interruzione e cento volte più nervoso di prima all’idea che stavano finalmente per partire.

“I regali?” chiese ancora la principessa.

“Abbiamo tutto, non preoccuparti!” la rassicurò Fay sollevando la sua borsa.

“Bene… allora si parte!” e detto questo la ragazza sollevò le braccia davanti a sé e pronunciò l’incantesimo.

Onde luminose di magia pura avvolsero i due. Per quanto avessero viaggiato spesso così, era da molto che non capitava più. Per un attimo si scambiarono un’occhiata carica di significato, come se il ricordo del loro passato di viaggiatori dei mondi gli scorresse nella mente all’unisono. Fay sorrise e Kurogane si lasciò scappare un mezzo sorrisetto. Come ai vecchi tempi, eh?

“Non ci saranno problemi per il ritorno?” domandò un’ultima volta Tomoyo, con un accenno di preoccupazione negli occhi.

“Tranquilla. Penso proprio che dovrei cavarmela!” rispose Fay convinto. Kurogane lo fissò in tralice e non sembrava altrettanto convinto, ma preferì non dir nulla.

“Allora buon viaggio!” e la stanza attorno a loro scomparve in un’esplosione di luce e colori.

 

*

 

Nel regno di Clow c’era aria di gran festa. Non c’era persona, dalle più alte cariche dello stato al più povero dei paesani, che non fosse in fermento per il grande avvenimento.

La principessa del regno si sposava quel giorno.

E non con un principe o un nobile. Con un ragazzo del popolo.

“Viveva proprio laggiù, in quella casetta!” vi avrebbe potuto raccontare la fruttivendola, se vi foste fermati a chiedere. “Erano così carini, anche da bambini! Pensa che lei scappava dal castello per venire a trovarlo!”

Insomma, una vera storia da fiaba.

Quello che la popolazione festante non sapeva era che lo sposo se ne andava in giro a zonzo per la piazza principale, col cappuccio ben calcato sulla testa. Osservava arrossendo tutte le decorazioni che la gente stava allestendo. Col cuore in gola pensava che erano per il suo matrimonio.

All’idea la testa gli girava ancora.

Si diede una scrollatina alle spalle e tornò a concentrarsi sul suo compito.

“Eppure Yukito-san aveva detto che sarebbero arrivati qui proprio adess…”

-FLASH-

Lo spazio sopra la sua testa si deformò e si sciolse su sé stesso fino a esplodere, materializzando due figure che gli precipitarono letteralmente addosso.

“Perché diavolo deve sempre finire così???” abbaiò Kurogane.

Kuro-chan… stai schiacciando qualcuno…” constatò Fay afferrando il ninja per una mano e costringendolo ad alzarsi. Entrambi sgranarono gli occhi.

“Ragazzino!”

Shaoran-kun!”

Fay-san! Kurogane-san! Sono contento che ce l’abbiate fatta!” esclamò Shaoran felicissimo di rivedere i suoi amici, ma ancora troppo indolenzito per alzarsi.

Cosa ci fai qui, ragazzino? Non dovresti prepararti o qualcosa del genere?” domandò Kurogane afferrandolo e tirandolo su di peso.

“Io e Sakura abbiamo pensato che avreste avuto dei problemi a raggiungere il palazzo e allora sono venuto a prendervi…” rispose agitato Shaoran. In quegli ultimi giorni qualsiasi cosa riusciva ad agitarlo.

“Ah.. i nostri bambini non sono cambiati per niente!” esclamò tutto contento Fay, precipitando Shaoran in un imbarazzo ancor più profondo.

Se… seguitemi per favore!” disse lui cercando di cambiare discorso e conducendoli velocemente via dalla piazza.

Fu un viaggio piuttosto breve, in fondo Shaoran conosceva le strade del paese a menadito, però riuscirono comunque a perdere del tempo perché Kurogane giudicava l’entusiasmo di Fay nel guardarsi attorno ed esprimere pareri a voce troppo alta superfluo e irritante e di conseguenza si era visto costretto ad agguantarlo con la forza e trascinarlo via. Una volta il ragazzo si sarebbe preoccupato che il ninja avrebbe potuto realmente perdere la pazienza e fare seriamente male all’altro, ma a distanza di anni gli venne solo da sorridere, rendendosi conto forse solo in quel momento quanto quei momenti così vivaci gli fossero mancati.

Alle porte del palazzo le guardie furono piuttosto scettiche sul consentire l’accesso ai due stranieri, specialmente quello alto alto dallo sguardo minaccioso, e ci vollero diversi minuti a Shaoran per spiegar loro che i due erano innocui (più o meno…) e che non lo stavano costringendo con la forza a farli entrare. Quando finalmente poterono passare, i soldati salutarono il ragazzo con l’appellativo di “principe” e lui divenne rosso come un peperone, in un modo che ricordò molto a Fay l’immagine del ninja in imbarazzo. Awww…tale padre tale figlio…

Nella grande sala del trono, i visitatori vennero accolti da due figure dall’aria decisamente importante, visti gli eleganti abiti che indossavano.

“Vostra maestà! Yukito-san! Sono arrivati! Posso presentarvi Fay-san e Kurogane-san?” li presentò immediatamente Shaoran.

“E’ un piacere conoscervi finalmente! Abbiamo sentito tanto parlare di voi! Siate i benvenuti nel regno di Clow! Io sono Yukito!” li accolse calorosamente il più basso dei due, un ragazzo biondo dal sorriso gentile.

Fay e Kurogane scambiarono con lui i convenevoli di rito, prima che si rivolgesse loro l’altro, che era rimasto in silenzio a scrutarli.

“Io sono Touya. Il fratello di Sakura… Vi sono infinitamente grato per tutto quello che avete fatto per la mia sorellina.

Pronunciò quelle parole con un tono tanto serio e solenne che nessuno dei due interessati si espresse nelle solite proclamazioni di modestia e si limitarono a chinare leggermente il capo davanti a quello che avevano riconosciuto come il sovrano.

“Beh, ma è tardissimo!” esclamò Yukito guardando il sole fuori dalla balconata del palazzo. “Qualcuno qui dovrebbe sposarsi…”

A quella constatazione Shaoran si irrigidì e balbettò qualcosa senza senso, mentre il re si incupiva e lo trafiggeva con uno sguardo accigliato.

“Sbrigati ad andare a vestirti…” disse al futuro cognato voltandosi dall’altra parte. Per quanto gli anni fossero passati, per quanto il ragazzo si fosse dimostrato meritevole della mano della sua sorellina adorata, ancora quella storia non gli andava giù e lo mandava in bestia.

Shaoran fece un inchino impacciato, fece per scappar via, ma tornò sui suoi passi e si mise di fronte al ninja.

“K… Kurogane-san! Avrei… avrei una cosa da chiederle… P… potrebbe venire con me?” balbettò con gli occhi incollati a terra.

Il ninja rimase perplesso, ma dato che Fay gli diede una leggera spinta, pensò che forse avrebbe dovuto accettare la richiesta senza fare troppe storie. I due uscirono dalla stanza sotto lo sguardo soddisfatto di Fay, il sorriso benevolo di Yukito e il cipiglio imbronciato di Touya.

Il mago rimase a navigare nei propri pensieri finché non si accorse che gli sguardi degli altri due si erano rivolti insistentemente verso di lui.

“Bene…” disse rompendo il ghiaccio. “Posso sapere dove si trova Sakura-chan?”

Touya aggrottò le sopracciglia a sentir chiamare la sorella con tanta confidenza, ma Yukito gli si parò davanti e rispose al suo posto.

Sakura-hime è nelle sue stanze a prepararsi, da quella parte!” gli indicò gentilmente.

“Perfetto! Allora col vostro permesso vado a trovarla! E’ giusto che la sposa venga assistita da una mammina, giusto?” e detto questo Fay si dileguò velocemente dalla stanza nella direzione che gli era stata indicata, lasciandosi alle spalle i due ragazzi perplessi.

Ma… quel tizio è una donna?” domandò Touya a Yukito.

“Non mi pare proprio…” rispose lui serenamente.

Ma… allora…?”

Yukito diede un’affettuosa pacca sulla spalla a Touya per dirgli di non farci troppo caso.

 

*

 

Shaoran aveva indossato l’abito da cerimonia che era stato preparato appositamente per lui almeno un centinaio di volte durante le prove dei sarti, ma mai prima di quel momento gli era sembrato così soffocante. Se ne stava in piedi in mezzo alla stanza, rigido come una statua nella paura di sgualcire il vestito proprio prima del grande evento.

Oi… ragazzino… cerca di rilassarti!” gli disse Kurogane.

Il ninja si sentiva agitato a sua volta per almeno una mezza dozzina buona di motivi, ma mostrarlo non avrebbe certamente aiutato il ragazzino a sentirsi meglio.

Shaoran sembrava sull’orlo dello svenimento, non lo sentiva nemmeno più, così Kurogane gli si avvicinò e gli pose una mano sulla spalla per riscuoterlo.

“Respira, dannazione!” gli disse forse un po’ troppo bruscamente, ma in fondo lui era fatto così.

Shaoran inspirò a pieni polmoni e poi buttò fuori l’aria. Ripetè il gesto due o tre volte e gli sembrò di sentirsi meglio. Per tutto il processo, Kurogane era rimasto dov’era, pronto ad acchiapparlo al volo nel caso gli fosse venuta la malaugurata idea di collassare.

“Meglio?” chiese il ninja con una leggera apprensione.

“…sì… grazie Kurogane-san!” rispose Shaoran tornando del suo normale colorito.

“Allora… mi vuoi dire di cosa volevi parlarmi?”

Shaoran abbassò gli occhi, ma questa volta controllò il panico e rimase composto.

“Vede… Il rito del matrimonio qui a Clow prevedrebbe che… Accanto agli sposi… ci sia un genitore…” cominciò a spiegare il ragazzo.

“Sì… facciamo qualcosa di simile anche a Nihon…” constatò Kurogane, senza capire il succo del discorso. Fay avrebbe commentato che il ninja era poco sveglio per questo genere di cose.

“Sia io che Sakura siamo orfani… Lei ha comunque suo fratello… sarà lui ad accompagnarla…”

“Beh… più che ragionevole…”

“Io però… lei sa che mio padre è venuto a mancare diversi anni fa… e non avevo altra famiglia che lui, qui a Clow…”

Shaoran fissò Kurogane e il guerriero restituì lo sguardo. Era come se Shaoran gli stesse chiedendo qualcosa…

“Ehm… Kurogane-san… durante il nostro viaggio lei ci è stato molto vicino… mi ha insegnato a usare la spada… si è preso cura di tutti noi…”

Il ragazzo sperava con tutto il cuore che Kurogane capisse da solo, ma il guerriero sembrava assolutamente ignaro. Forse era meglio così. Era giusto chiederglielo.

Kurogane-san… sarei onorato se lei volesse prendere il posto di mio padre durante la cerimonia!”

Shaoran aveva pronunciato tutta la frase d’un sol fiato e alla fine si era inchinato, lasciando Kurogane di sasso.

Shaoran non osava nemmeno sollevare lo sguardo dal suolo.

Forse aveva osato chiedere troppo. Forse Kurogane-san non se la sentiva.

Kurogane si riscosse ed andò a sedersi sul divanetto che arredava la stanza.

Oi… vieni a sederti qui, ragazzino…”

Il ragazzo scattò verso il divano e si sedette, teso come una corda di violino.

“…Una volta mio padre mi disse che proteggere la propria famiglia è la cosa più importante che un uomo possa fare nella vita. Tu hai sempre protetto la principessa… ma adesso sarà diverso. Dovrai proteggere tua moglie. Capisci la differenza?”

Shaoran l’aveva seguito con occhi attenti e con grande serietà e convinzione gli rispose.

“Capisco benissimo, Kurogane-san.”

Kurogane si accorse per la prima volta che il ragazzino era veramente cresciuto, tanto che forse non era più il caso di chiamarlo “ragazzino”. Prese la sua borsa da viaggio e ci frugò dentro finchè non ebbe trovato ciò che cercava.

“Nel mio paese si usa regalare questo quando si sposa…qualcuno. Avrebbe voluto dire “un figlio”, ma quel ruolo acquisito in cui si era ritrovato lo metteva ancora troppo in imbarazzo.

Porse a Shaoran un involto di stoffa che lui prese con cura e lo svolse. Al suo interno c’era un elegante pugnare intagliato nel legno, pieno di fregi e di incisioni. Shaoran sorrise quando lesse l’iscrizione Vera Forza sull’elsa.

“Sarà un onore per me stare al tuo fianco durante la cerimonia, Shaoran. aggiunse semplicemente Kurogane.

 

*

 

Fay bussò all’unica porta che gli parve adatta alla camera da letto di una signorina, una bella porta bianca intarsiata di fiori rosa. Udì un frenetico fruscio di vesti provenire dall’altra parte e un debole “Arrivo!” prima che Sakura comparisse oltre la soglia.

Fay-san!!!” esclamò lei sgranando gli occhi.

L’attimo dopo la ragazza gli si era già gettata tra le braccia, senza lasciargli il tempo di dire una parola.

Fay-san! Sono così felice che ce l’abbiate fatta a venire!” gli disse Sakura con gli occhi che le si inumidivano per l’emozione.

“Sono tanto felice anche io Sakura-chan! E lo è di certo anche Kuro-pon!” rispose il mago sorridente. Vedere la ragazza così felice gli scaldava letteralmente il cuore.

“Fatti vedere un po’…” Fay le prese una mano e la fece allontanare quanto bastava per poterla vedere per bene. “Caspita, come sei cresciuta, Sakura-chan! E che splendido vestito!”

Sakura arrossì per i complimenti e si risistemò l’ampio abito bianco che si era tutto arruffato durante l’affettuoso slancio di poco prima.

“Beh.. visto che sei già vestita non c’è molto che Mamma può fare per aiutarti…” sospirò Fay.

“Ah… no io… non immaginavo che…” cominciò a scusarsi Sakura imbarazzata. Aveva sempre preso molto sul serio le pretese di maternità del mago.

“Non c’è problema… Mi lascerai almeno sistemarti i capelli, vero?” chiese Fay, improvvisamente di nuovo allegro.

Ma certo!” si rasserenò Sakura.

La stanza della ragazza era come Fay se l’era sempre immaginata. Ampia e soleggiata, decorata di cose semplici ma carine. Proprio come Sakura. Sparse per la camera c’erano rimasugli dei preparativi ovunque. Chissà come doveva essere agitata la ragazza a dover prepararsi tutta da sola… Meno male che ora ci sono io! pensò Fay.

“Allora… il gran giorno è arrivato, eh?” se ne uscì fuori il mago, mentre faceva accomodare la ragazza ad una sedia e cominciava a sistemarle i capelli con una spazzola.

“…uh… sì…” rispose debolmente Sakura. Era arrossita così tanto che per un attimo Fay temette che prendesse fuoco.

Fay ridacchiò tra sé e sé, constatando che nemmeno la prospettiva del matrimonio rendeva Sakura un po’ più intraprendente riguardo ai suoi sentimenti. Era bello vedere che per quanto il tempo fosse passato e loro non si fossero più visti, le cose restavano lo stesse. Se non addirittura migliori.

“A posto!” sentenziò il mago, fermando il lungo velo con un’ultima forcina. “Awwww sei bellissima Sakura-chan!”

Sakura si alzò in piedi e sorrise imbarazzata. Si guardò allo specchio ed a Fay il suo sguardo riflesso sembrò un po’ più maturo. La sua bambina si stava sposando…

“Oh quasi dimenticavo!” esclamò il mago all’improvviso, raccattando la borsa da viaggio che aveva abbandonato entrando nella stanza.

“Questo è da parte di Tomoyo-chan!” disse, tirando fuori un elegante pacchetto e porgendolo a Sakura.

La ragazza osservò con occhi colmi di gratitudine il dono prima di prenderlo tra le proprie mani con molta cura e cominciare a scartarlo.

Ma è stupendo!” esclamò colpita la ragazza.

Dentro alla carta colorata stava ripiegato un abito di stoffa morbida e leggera, rosa e bianco, decorato da nastri e volant. Sakura lo dispiegò davanti a sé in modo da poter ammirare quanto fosse ben fatto e di gran gusto.

Ma posso davvero accettarlo?” domandò lei preoccupata.

Tomoyo-chan ha detto che si è divertita molto a farlo per te e che quando avrai dei bambini vorrà assolutamente fare qualche bel vestitino anche per loro!” rispose Fay.

Sakura arrossì all’idea dei suoi futuri bambini e non protestò più per il regalo. Con un sorriso divertito, Fay meditò se un giorno avrebbe mai dovuto convincere i bambini di Sakura e Shaoran che lui era la loro nonna. Comunque sospettava che Kuro-tan non sarebbe stato tanto ansioso di avere dei nipotini…

Questo invece è da parte nostra!” proseguì poi, porgendo alla ragazza un altro pacchetto.

Sakura si commosse nel ricevere un altro regalo, specialmente dalle due persone che le erano state tanto vicine da finire per amarle, se non come veri genitori, almeno come parte della propria famiglia.

Togliendo con delicatezza la carta senza romperla, Sakura liberò dall’involucro una cornice fatta di rami e foglie intagliate nel legno e dipinte d’argento, che racchiudeva un disegno fatto ad inchiostro. Le si riempirono gli occhi di lacrime nel vedere che era un ritratto di loro cinque, come erano ai tempi in cui viaggiavano insieme.

“Ti piace? L’abbiamo fatto noi! Il disegno è mio, Kuro-rin ha fatto la cornice! E’ incredibile a dirsi, ma è veramente bravo ad intagliare il legno, l’avresti mai detto?” spiegò con orgoglio il mago.

“E’… bellissimo!” disse Sakura. Avrebbe voluto dirgli un milione di cose, quanto gli fossero mancati in tutto quel tempo dopo che il loro viaggio era terminato, quanto fosse loro grata per tutto quello che avevano fatto per lei, quanto fosse grata perché loro fossero venuti attraverso i mondi per essere vicini a lei e Shaoran in quel giorno tanto speciale. Le parole si ammassarono tutte sul suo cuore e la commozione era così forte ed intensa che non riuscì a far altro se non versare qualche lacrima mentre sussurrava “Grazie…”

Awww Sakura-chan! Non è il caso di piangere! Oggi deve essere un giorno dedicato ai sorrisi soltanto, giusto?” disse amorevolmente il mago, chinandosi verso la ragazza ed asciugandole via le tracce del pianto dalle guancie.

La stanza all’improvviso si accese di una luce fortissima, scaturita dal nulla, e lo spazio si aprì letteralmente, lasciando passare una minuta figurina bianca dalle enormi ali piumate.

Quando la magia si spense e la stanza tornò come prima, Mokona saltellava sul pavimento in loro direzione.

Sakura-chan! Fay!” strillò al settimo cielo, gettandosi prima tra le braccia di una e poi dell’altro.

Moko-chan!” lo strinse Sakura.

“E’ bello rivederti, Mokona!” lo accolse Fay accarezzandogli la testolina.

“Chiaro! Mokona non poteva perdersi la festa per niente al mondo! Mokona ha anche portato un regalo! Mokona ha costretto Watanuki a cucinare una torta enorme!” cinguettò felice la creaturina mentre si beava delle coccole che non riceveva da tanto tempo.

“Ci siete veramente tutti…” sussurrò Sakura, sentendo che ora quel giorno era veramente perfetto.

 

Alla cerimonia sembrava partecipare il regno intero. Le piazze erano gremite di gente, di bande che suonavano, di saltimbanchi che si cimentavano nei loro numeri più spettacolari, di volti sorridenti e felici. Ogni cattivo pensiero era dimenticato, lasciato alle spalle, ignorato come se fosse di poco conto, perché in quel giorno si celebrava una festa che scaldava l’anima.

Il matrimonio venne celebrato in grande solennità nel palazzo, solo poche persone assistettero all’evento, ma a tutti sembrò di esserci. Quando gli sposi uscirono dalle mura e si unirono alla gente, ci fu letteralmente un boato di applausi e grida di gioia e congratulazioni.

Sakura e Shaoran non si lasciarono la mano nemmeno per un istante, anche quando Mokona decise di materializzare al centro della piazza la torta che aveva portato, che era veramente gigantesca. Anche in mezzo a quella confusione c’erano momenti in cui si guardavano negli occhi, sorridevano e per un istante tutto il resto scompariva. Touya, nonostante preferisse non perdere il proprio cipiglio, non poté fare a meno di rallegrarsi per la felicità della sorella e pensò che forse era il caso di smetterla di fare la guerra al ragazzo che ora era diventato suo cognato. Yukito non riuscì a trattenere una piccola risata osservando gli sforzi del re di non mostrarsi eccessivamente contento.

Fay era sempre stato un tipo festaiolo, ma quel giorno sembrava uscito di senno. Kurogane cercò di stargli appresso il più possibile, perché in quel mondo che non conosceva rischiava di combinare chissà quale guaio, e già che c’era poteva godersi un po’ i festeggiamenti… ma non certo perché fosse felice di essere trascinato in mezzo a canti e balli, no certamente!

Il mago si era unito ad una danza di gruppo assieme a Sakura e Shaoran, e lì Kurogane non aveva davvero intenzione di seguirlo, si limitò ad osservare la scena dal margine della piazza. La folla era tanta, ma grazie alla sua altezza il ninja riusciva a vedere il viso di Fay anche in mezzo a quella calca. Rideva di gusto mentre volteggiava al ritmo della musica allegra che riempiva l’aria, a volte diceva qualcosa ai due ragazzi, ma Kurogane era troppo lontano per capire cosa. Non che gli importasse al momento. Gli bastava guardarli, lui e i ragazzi, ballare e ridere e scherzare, pensando quanto dovesse essere grato di poter assistere a quella scena. C’erano stato così tanti momenti in cui era stato impossibile credere che un giorno simile sarebbe mai potuto arrivare.

Fay incrociò il suo sguardo e sorridendo si fece largo tra gli altri danzatori e lo raggiunse gettandogli le braccia al collo.

“Non balli un po’ anche tu, Kuro-chan?”

“Non fare domande cretine…” e nonostante il rifiuto, la sua voce suonò molto dolce.

“Sai… La felicità è qualcosa di magico.” gli disse tutto a un tratto Fay voltandosi a guardare la festa che esplodeva attorno a loro. “Scaturisce dal cuore di qualcuno e subito si espande e avvolge ogni cosa. Anche se la tristezza ha già segnato il nostro passato o ci attende dietro l’angolo per sorprenderci all’improvviso, non importa. Basta un istante di vera felicità e il tempo si arresta, il mondo si ferma.”

Kurogane non aveva smesso per un istante di guardare gli occhi di Fay che letteralmente brillavano mentre osservava qualcosa in mezzo alla folla. Alzò lo sguardo a sua volta e li vide. Sakura e Shaoran si erano tirati in disparte da tutta la confusione e, stretti l’uno all’altra, si scambiando un bacio. Quello riuscì a strappare un sorriso persino a Kurogane.

“Ci si guarda attorno…” continuò Fay stringendo con affetto la mano con cui il ninja lo teneva abbracciato “…e si è circondati di sorrisi e di amore.”

Fay alzò il volto verso la persona a lui più cara. Sfiorò con le dita le sue labbra, ricalcando la curva appena accennata di quel raro sorriso. 

“Tutto diventa perfetto.” sussurrò sollevandosi sulla punta dei piedi per lasciare un piccolo bacio su quelle labbra. Kurogane lo accolse volentieri e, stringendo a sé Fay, lo costrinse a soffermarsi un poco di più.

In mezzo alle persone care, quando ogni cosa finalmente ha trovato il suo giusto posto, la felicità riesce a sbocciare pura ed assoluta.

E nel cuore quel momento è eterno.

  
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