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Autore: marguerite_murcielago    03/07/2012    2 recensioni
Quando Roxanne Mellinger, poco più che una ragazzina inglese, incontra Anthony Hoyt, scostante e volubile, spesso un vero bambino, non c'è dubbio: è un colpo di fulmine. Purtroppo, tutto ciò che faranno dovrà piegare le ginocchia sul fondo di una scialuppa.
«Ti amo» gli disse, pianissimo, come se avesse appena confessato un orribile segreto.
«Ti ho amato anche io» replicò lui, stirando il volto in un sorriso forzato.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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- Questa storia fa parte della serie 'We must be two to tango'
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The tango will go out
{Roxanne, you don’t have to put on that red light
You don’t care if it’s wrong or if it is right
}

 

Anthony Hoyt e Roxanne Mellinger sedevano a tavoli diversi, mangiavano e conversavano con persone diverse. Tutta la sala da pranzo risuonava del tintinnio delle posate e dei bicchieri, delle risate dei commensali e dei passi dei camerieri, così le parole del passeggero, per quanto Roxanne si sforzasse, erano incomprensibili e raramente le capitava di distinguere uno scroscio di risa a cui doveva appartenere anche la sua.
«Scusate, devo assentarmi per qualche minuto.» mormorò.
Tra lei e la porta c’era il passeggero sconosciuto, indifferente nella confusione generale.
Gli passò accanto e lui si piegò in avanti per consentire al cameriere un passaggio più agevole: quasi sorrise, notando una striscia di pelle rosa acceso tra il colletto della camicia ed i capelli.
Lentamente, senza nemmeno guardarlo, sfiorò quella pelle calda con l’indice abbracciato dalla seta del guanto e lo tenne sollevato finché non fu uscita dal ristorante.
Risalì il corridoio vivacemente illuminato il più silenziosamente possibile, prestando ascolto.
«Signorina!» prima ancora di voltarsi, impallidì e affondò le unghie nel palmo delle mani.
«Sì?» chiese, senza chiedergli se si stesse rivolgendo proprio a lei: erano soli, in quel corridoio stretto e chiaro ed era stata lei a invitarlo. Il suo tono fu più brusco, più infastidito di quanto si fosse aspettata e perciò si sentì più titubante di quanto avesse previsto.
L’uomo venne verso di lei a grandi passi, le prese la mano destra e, chinandosi un poco, ne sfiorò il dorso con le labbra sottili. Roxanne avvampò e distolse lo sguardo.
«Anthony Hoyt, per servirla.» proruppe lui, quasi baldanzoso.
«Roxanne Mellinger.» riuscì a dire, a fatica.
Erano così vicini, non era naturale che un uomo e una donna… stessero… cosìvicini.
«Perché mai una signorina così graziosa e perbene cerca di sedurre uno sconosciuto in questa maniera?» le chiese Anthony e, tirato fuori un orologio da tasca, lo studiò brevemente.
«Perché, perché crede che io volessi sedurla? Non so nemmeno di cosa sta parlando.»
«Davvero?»
Il suo tono era così ironico, così denso di scherno che Roxanne dovette alzare gli occhi verso di lui, che non sembrava preoccuparsi di nulla e anzi cercava di farle mettere un piede in fallo.
Lo guardò fisso negli occhi pallidi, socchiudendo i propri: «Davvero.» voleva tacere, eppure le parole che aveva pensato raggiunsero la gola e la lingua: «Seducetemi voi, se vi va.»
Anthony fece una risatina imbarazzata, passandosi le dita tra i capelli fini, ma non se ne andò.
Appoggiò la schiena alla parete e rimase lì, senza guardarla, a riflettere.
Timidamente, lei assunse la stessa posizione, a nemmeno un metro dalla sua spalla destra, e attese a sua volta, benché non sapesse bene cosa sarebbe successo da lì a poco.
«Come mai sei su questa nave?»
«Accompagno mio padre ad un incontro di affari; ha detto che sarebbe stata una buona occasione per farmi scoprire i piaceri dei viaggi per nave.» sospirò.
«E li hai scoperti?»
«Ma questa non è una nave, è una città! Non è un possibile comprendere i viaggi comuni.»
Si portò dall’altra parte del corridoio e gettò uno sguardo oltre il vetro scuro dell’oblò, scosse la testa una volta, due, come se stesse cercando di decifrare qualche forma nel buio, quando invece cercava di far scivolare qualche ciocca di capelli lungo la gola.
Capì di aver vinto, qualunque fosse la posta in palio, quando il respiro di Anthony le fece venire la pelle d’oca sulla nuca e le sue mani scivolarono sui suoi fianchi, solo con la punta delle dita.
«Roxanne…» le mormorò all’orecchio destro. «Cosa dovrei fare, per sedurti?»
Mentre riprendeva fiato, continuò ad allargare le dita, fino a cingerle la vita con le mani, i pollici che si toccavano sulla sua spina dorsale, i medi che si sfioravano sul suo stomaco.
«Che vita sottile, Dio.»
Respirò a fondo: «Sarebbe meglio se… se… non qui.» balbettò, picchiettando contro l’oblò.
«Ogni tuo desiderio è un ordine.» le mani si allontanarono. Scappò lungo il corridoio, senza quasi guardarsi alle spalle.
Aprì in fretta la porta e si precipitò dentro, i capelli in disordine, tallonata da Anthony.
Lasciò che le arrivasse alle spalle e poi si voltò, finendo con lo sfiorargli il mento con il naso.
Di nuovo, aveva beatamente ignorato la distanza di cortesia tra due interlocutori.
Aveva le ciglia arcuate, ma come i capelli erano di un castano così chiaro da essere invisibili; la sua espressione era fastidiosa, così indifferente qualsiasi cosa succedesse, e sentiva che era prossima a detestarlo, appunto per quell’aria superiore.
«E adesso?» la schernì, in attesa.
Roxanne rise.

 

Anthony Hoyt sembrava incapace di assimilare il semplice fatto che lei non fosse il tipo di donna cui era abituato: nel baciarla, continuava a strofinarle le mani sulla schiena e a allontanare la bocca per guardarle le gambe pallide e a spingerla indietro, facendola inciampare nel mucchio di stoffa color crema del suo abito, tolto e caduto malamente sul pavimento lindo.
Si lasciò sospingere fino a cozzare la testa contro la parete, infilò le braccia tra loro due e si fece baciare ancora, ancora e ancora, senza opporre una grande resistenza, finché Anthony non le premette le labbra sulla tempia, un paio di volte, e appoggiò la fronte alla sua.
«Ho freddo.» si lamentò poco dopo, con la pelle d’oca sulle braccia nude.
Anthony stornò con tatto lo sguardo, quando si chinò a raccogliere il vestito e lo indossò.
«Posso riaccompagnarti al ristorante, o sarebbe sconveniente?»
«Direi proprio di no: non credo che stiano tutti pensando al fatto che ci siamo assentati…» rispose e, con un gesto fulmineo, gli sistemò il colletto della camicia. Lui la prese per mano con insolita delicatezza e la accompagnò fuori dalla stanza, attendendo che la richiudesse a chiave.
Man mano che le porte del ristorante si avvicinavano, Roxanne fu presa da una leggera sensazione di nausea; strinse più forte il braccio di Anthony e si sforzò di camminare in linea retta, finché lui non si liberò della sua stretta e le cinse la vita con il braccio.
«Hai una brutta cera. Sei sicura di voler tornare là dentro?» i suoi occhi erano ancora sfuggenti, la voce ancora indecisa, eppure qualcosa nella tensione del braccio la rassicurò.
«Non è niente, sono solo…» non sapeva se era stanca, tesa, se era stato il freddo di poco prima, perciò lasciò la frase in sospeso e fece un sorriso timido.
«D’accordo.» la mollò bruscamente, aspettò che tornasse al suo tavolo come un fantasma.

   
 
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