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Autore: rainandteardrops    04/07/2012    27 recensioni
Dove c'era lei, il sole spariva.
Al suo fianco potevi chiaramente vedere la scia di dolore che la accompagnava da parecchi anni ormai e che, con il tempo, si era intensificata, invece di ridursi.
Era più bianca del latte, magra al punto da riuscire ad intravedere le ossa, sotto la sua pelle chiara.
Ma era bella da morire.
Aveva due occhi grandi e verdi, come le foglie degli alberi in primavera, e dei lunghi capelli che al sole ricordavano la sabbia rossa del deserto.
I vestiti le scivolavano addosso, troppo larghi per lei, e sembrava talmente fragile che potevi facilmente immaginarla inginocchiata per terra, con la testa fra le mani, mentre i capelli le coprivano automaticamente il viso, in modo da nascondere la tristezza che traspariva costantemente dai suoi occhi.
Ma se ti avesse permesso di entrarci, avresti scoperto un mondo intero.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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the brightest darkness.

prologo.

 

"Dove c'era lei, il sole spariva.
Al suo fianco potevi chiaramente vedere la scia di dolore che la accompagnava da parecchi anni ormai e che, con il tempo, si era intensificata, invece di ridursi.
Era più bianca del latte, magra al punto da riuscire ad intravedere le ossa, sotto la sua pelle chiara. 
Ma era bella da morire.
Aveva due occhi grandi e verdi, come le foglie degli alberi in primavera, e dei lunghi capelli che al sole ricordavano la sabbia rossa del deserto.
I vestiti le scivolavano addosso, troppo larghi per lei, e al polso indossava una pila di braccialetti colorati che non costituivano neanche lontanamente degli stupidi accessori.
Barcollava e sembrava talmente fragile che potevi facilmente immaginarla inginocchiata per terra, con la testa fra le mani, mentre i capelli le coprivano automaticamente il viso, in modo da nascondere la tristezza che traspariva costantemente nei suoi occhi.
Ma se ti avesse permesso di entrarci, avresti scoperto un mondo intero. 
Era come lanciarsi da un dirupo, senza pensare di avere la minima possibilità di sopravvivere, e poi scoprire che in basso c'era un corso d'acqua ad attutire l'impatto.
Lei era lei, unica e insostituibile.
Nessuno avrebbe mai potuto capire finché non l'avessero vista spostarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio con un gesto dolce e lento, o abbassare lo sguardo per l'imbarazzo, o avvicinarsi le gambe al petto e dondolarsi sulla spiaggia, con lo sguardo fisso sul tramonto, o tinteggiare le pareti con precisione e cura dei dettagli; nessuno avrebbe potuto capirla davvero, finché non l'avessero vista preoccuparsi per gli altri, quando lei era l'unica che stava crollando".
 
 
Fu terribilmente strano rivedere quella spiaggia dopo circa dieci anni. 
Ci eravamo trasferiti in città quando avevo ne avevo circa otto, e a malapena ricordavo i pomeriggi passati a costruire i castelli di sabbia, o a giocare in acqua insieme a quel ragazzino dai capelli biondo cenere e le guanciotte tenere. 
Mi mancava l'odore di quel posto, del mare, dei fiori che circondavano la nostra casa e il rumore delle chiome degli alberi scosse dalla brezza. 
Fissai con aria assorta l'edificio tozzo e rovinato dagli anni che mi stava di fronte, spostando lo sguardo dall'intonaco mal ridotto ai cespugli di rose rosse che sorgevano nelle zone più remote del giardino. 
Strinsi il manico della mia valigia tra le mani, cercando di tirarla su e di non inclinarmi sul lato a causa del suo peso. Davanti ai miei occhi vedevo i flashback della mia vita vissuta in quel posto; ricordavo i sorrisi che avevo nelle foto scattate in riva al mare, o seduta su uno dei tanti gradini che collegavano la casa alla spiaggia. Nelle mie orecchie sentivo ancora la mia risata squillante e quella di Liam, dopo esserci ricoperti a vicenda di sabbia bagnata. 
Ero felice.
«Vuoi che ti aiuti con le valigie?», sentii la voce di mia zia. Il solo voltarmi verso di lei mi provocò giramenti di testa. 
Aveva il capo chino, seduta al posto di guida, in modo da riuscire a vedermi attraverso il finestrino abbassato. «No, grazie», le rivolsi un sorriso accennato.
Anche se avevamo passato quasi un anno insieme, non mi dispiaceva lasciarla. Ero molto più legata alla mia casa e ai miei ricordi, che a una parente che per tutto quel tempo era stata quasi un fantasma. 
Lei mi guardò dall'alto in basso con fare preoccupato. Mi aspettavo il solito 'mangia di più', come raccomandazione assurda prima di andare via. Che s'aspettava? Che ingurgitassi cibo su cibo per farla felice e in modo da ingrassare ancora di più?
Ma stranamente non disse nulla di quello che mi sarei aspettata. «Abbi cura di te, Cassie», fece, accompagnando il saluto con un cenno della mano. 
Annuii debolmente e seguii con lo sguardo l'auto che sgommava via, prima di rigirarmi a guardare quel vecchio rudere. Avanzai tra l'erba alta e schiarita dal sole, lasciando che mi solleticasse la gambe nude. 
Mi diressi verso la porta d'entrata a passi lenti, quasi temendo di rovinare quell'idillio. 
Appena la spalancai, la luce illuminò tutto, tra cui anche le particelle di polvere che ricoprivano tutti i mobili. L'odore di chiuso mi invase le narici, ma allo stesso tempo i ricordi invasero la mia testa. 
Era tutto più bello prima, trasmetteva serenità. I raggi del sole entravano dalle finestre in alto, posizionate lì proprio per conferire grande luminosità alla casa. 
Ma tra tutte le sensazioni che stavo provando in quel momento, la serenità era quella che mancava. 
La mia valigia cadde per terra con un tonfo sordo, mentre io mi affacciavo all'interno per dare una sbirciata alle altre stanze.
La mia camera era irriconoscibile, così come quella dei miei genitori, che cercai di evitare il più possibile, per quanto la curiosità mi spingesse a vedere quali danni aveva provocato il tempo.
C'erano ragnatele ovunque, i vetri erano ricoperti di polvere così come tutto il resto, altri erano invece scheggiati o addirittura rotti, vecchi panni sporchi e una volta immacolati ricoprivano alcune poltroncine e qualche elemento dell'arredamento che avevamo deciso di lasciare lì, prima di andar via. 
Era tutto triste e cupo, nostalgico e doloroso.
Appena sentii forte il peso di quelle emozioni, fuggii di nuovo verso l'entrata, cercando di distogliere lo sguardo da una vecchia foto che se ne stava bellamente poggiata sul pavimento, scura e impolverata, ma per me facilmente riconoscibile.
Mentre scappavo letteralmente via da quel posto e mi immettevo nel giardino, pensai a quante cose erano cambiate dalla loro morte.
Nella mia testa si era aperto un mondo di incertezze, troppo difficile da gestire, ed io mi sentivo una completa nullità, un puntino inutile ed insignificante nell'universo, un fallimento totale, una perdita di tempo, mai abbastanza e mai perfetta.
Scesi le scale correndo, per quanto le mie gambe stanche me lo permettessero, guardando i gradini bianchi sotto i miei piedi e la vegetazione che li circondava.
Da lontano, me lo ricordavo benissimo, quella scala sembrava una grande cascata immersa nel verde.
I miei capelli furono spazzati all'indietro dal vento, appena arrestai la mia corsa e non appena nelle mie scarpe da tennis sentii alcuni minuscoli granelli di sabbia.
Di fronte a me c'era un'enorme spiaggia bianca, che terminava con un'immensa distesa d'acqua di un blu intenso da fare invidia al cielo. Osservai assorta le onde che si infrangevano sulla battigia, perdendomi poi a guardare la linea dell'orizzonte e il cielo farsi più chiaro nelle vicinanze del sole.
Poi, nella mia visuale, vidi due figure alte e slanciate provenire dall'angolo sinistro della spiaggia. 
Una delle due passeggiava tranquillamente, con le mani nelle tasche dei pantaloni, fissando la sabbia sotto di sé; l'altra invece procedeva a passo svelto nella mia direzione. 
Appena la luce illuminò il suo viso e i miei occhi delinearono tutti i suoi contorni, sulla mia faccia si aprì un sorriso spontaneo e debole. 
Liam accelerò il passo, e quando fu più vicino, riuscii a sentire il suono della sua risata. Nello stesso tempo, concentrai la mia attenzione sulla figura proprio dietro di lui.
Bene, quella gran testa di cazzo di Zayn Malik era venuto a salutarmi. Quale onore, pensai sarcastica.


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Ciao a tutte! :)
Allooora, questa è la seconda fan fiction che posto qui. Alcune persone mi hanno detto che non sarà mai bella come 'a un passo dal possibile', ma ci provo. Magari sarà anche migliore, o almeno lo spero.
Che dire, la protagonista è Cassie, a quanto avete capito. Non le darò un volto, lascerò che siate voi ad immaginarla nella vostra testa, a seguito delle varie descrizioni che vi darò. 
Il protagonista maschile è Zayn, non Liam, mettiamo in chiaro. 
Questa FF è un po' strana, abbastanza pesante dal punto di vista delle tematiche trattate, che ho accennato un po' in questo prologo. Come vedete è drammatica e ha un rating arancione, il che non significa che sarà quasi porno e assolutamente piena di termini scurrili. LOL
E' la prima volta che scrivo una fan fiction così seria, ma ho voglia di cimentarmi in qualcosa di diverso e di mai (spero) letto nella categoria One Direction.
La smetto di ciarlare. Spero in tante recensioni, perché AMO leggere cosa ne pensate e perché senza non vado avanti, nel senso che mi danno lo stimolo per continuare a scrivere. 

ps. gli altri ragazzi non saranno presenti, mi mancheranno da morire. lol
pps. COMMENTATE çwç 
  
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