Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
Ricorda la storia  |       
Autore: heyyouthere    04/07/2012    10 recensioni
"Aspetti un invito scritto per caso? Non perdere questa occasione, perché questi miei scatti di bontà non capitano spesso." "Tutto merito del mio fascino." disse, alzandosi anche lui e mettendosi lo zaino in spalla. [Dal II capitolo]
Prima ff che scrivo. Ditemi cosa ne pensate, tutte le critiche sono ben accette. :)
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Faceva davvero freddo quella mattina. Sistemai meglio la sciarpa intorno al collo e mi strinsi nel mio giacchetto di pelle. Mi maledissi per essermi vestita senza tenere conto della temperatura che durante quei giorni si stava decisamente abbassando, ma mi consolai con il fatto che per fortuna avevo lasciato qualche giorno prima i guanti nella borsa, così almeno le mie mani ora non stavano congelando. Mi mancava avere mamma dentro casa che mi diceva sempre che non ero vestita abbastanza pesante, incurante della dozzina di strati di vestiti che avevo addosso e anche papà che ogni mattina era il io metereologo personale, ma erano ormai due mesi che vivevo da sola e ci avevo fatto l’abitudine. Avevo promesso ai miei che me la sarei cavata alla grande e che potevano tranquillamente andare in Svizzera per non perdere la grande occasione che il mondo del lavoro aveva loro offerto. Diciamocelo, il francese non è proprio il mio forte. E poi non sarei mai riuscita a cambiare scuola e tutto quanto proprio durante l’ultimo anno. Certo, quella che stavo frequentando al momento non era proprio di mio gradimento, ma visto che avrei dovuto fare il grande salto e trasferirmi per andare all’università, avevo deciso che rimanere per finire dove avevo cominciato era forse la scelta migliore. Altri cinque mesi e avrei lasciato Leicester.
Mi avviai tranquillamente alla fermata dell’autobus e la trovai deserta, visto che per la felicità mia e di altre venticinque persone, l’entrata a scuola era stata posticipata di un’ora. Così appoggiai la borsa sul muretto che circondava il parco, in cerca del mio vecchio e malconcio mp3, quando mi si avvicinò una signora dall’aria preoccupata, che si era appena staccata da un gruppo di mamme raccolte davanti al portone della scuola elementare lì vicina.
"Scusa, posso rubarti un attimo?" domandò, con un sorriso un po’ stentato.
Sperai con tutto il cuore che non mi chiedesse di fare qualche stupida attività di volontariato nelle scuole, non perché non sia una persona altruista, ma diciamo che le attività con i bambini non rientrano esattamente nella mia lista delle cose preferite da fare. Così, cercando di sembrare cordiale, ma allo stesso tempo non disponibile per una conversazione, le sorrisi. "Mi dica."
 "Ecco, ci chiedevamo se per caso quel ragazzo addormentato su quella panchina sia una tua conoscenza." Vedendo però la mia espressione poco convinta e leggermente scandalizzata dal fatto che stesse insinuando che potessi essere conoscente di un barbone, aggiunse "No, perché sai, sembra avere più o meno la tua età, e così pensavamo che magari.. non lo so.. potessi conoscerlo."
"Beh, mi dispiace, ma non credo di potervi essere utile." E ritornai con lo sguardo nella mia borsa, dove non ero ancora riuscita ad individuare ciò che cercavo. Ma la donna non dava segno di volersene andare.
"Allora ti chiediamo davvero un grandissimo favore. Non è che potresti andare tu da lui e dirgli che non può restare nel parco? Perché, vedi, è proprio attaccato alla scuola, e non vorremmo nessun pericolo così vicino ai nostri figli. Insomma, potrebbe anche andarci una di noi, ma abbiamo pensato che forse tu saresti più adatta, visto che avete quasi la stessa età, e poi sei anche carina, e quindi probabilmente darebbe ascolto a te piuttosto che a noi."
Nonostante fossi un po’ sorpresa da quella richiesta, con tutto il gruppetto di genitori preoccupati a causa di questa ‘terribile minaccia’ che mi guardavano con sguardo speranzoso, diffidente ma allo stesso tempo impaziente di allontanarmi da quello strano teatrino, decisi di accontentarli e così entrai dal piccolo cancello e camminai con passo molto più deciso di quello che avrei voluto fino alla panchina su cui dormiva il tanto temuto ragazzo. Che razza di persone mature sono quelle che mandano una povera ragazza indifesa a fare il loro lavoro sporco? E se fosse stato davvero una minaccia? Nessuna aveva pensato alla mia incolumità e di certo non si sono fatte scrupoli a passare la palla a me, ma chi sono io per giudicare? Mi ritrovai quasi a sperare che fosse una persona pericolosa, almeno così si sarebbero sentite in colpa se mi succedesse qualcosa di terribile.
 Mi fermai ad un passo da lui e mi abbassai per guardarlo meglio. Dannata curiosità che mi prende nei momenti meno opportuni. Dal cappello sotto il cappuccio del giubbotto tirato fin sotto il naso, vidi spuntare dei ciuffi di capelli rossi, disordinati sulla fronte e sugli occhi. Stava rannicchiato con una mano a penzoloni su un grosso zaino da campeggio, sistemato metà sotto la panchina e aveva le guance arrossate per il freddo. Tutto il contrario della “minaccia” che tutte si aspettavano. Alzai la mano coperta dai guanti di lana che prima mi avevano salvata grazie alla loro miracolosa presenza e sfiorai la sua guancia destra. A quel contatto, reagì, per mia sorpresa, appoggiando la sua mano ghiacciata sulla mia e aprendo gli occhi un po’ sbigottito. Essendomi resa conto solo in quel momento di quello che avevo fatto, cominciai ad arrossire e ritrassi subito la mano, e lui si alzò a sedere, e volendosi riscaldare, prese a passarsi velocemente le mani sulle braccia. ‘Come se questo bastasse a farti sentire più caldo dopo il freddo che probabilmente hai patito durante la notte’ pensai. Ma vedendo che lui mi fissava con sguardo interrogativo e un po’ divertito allo stesso tempo, mi ricordai del motivo della mia presenza lì.
"Scusa se disturbo il tuo sonno, ma i genitori dei bambini che frequentano la scuola laggiù non sono molto contenti del tuo nuovo alloggio."  dissi con tono scocciato, volendo sembrare il più fredda possibile. Il mio incarico di messaggero non mi piaceva affatto.
"Oh, naturalmente. Avrei dovuto immaginare che probabilmente qualcuno non avrebbe gradito una presenza ‘inquietante’ come la mia così vicina ad una scuola."
"Già. Probabilmente uno che dorme su una panchina non è esattamente la compagnia che un genitore vorrebbe per il proprio figlio di sette anni."
"Peccato. Stava cominciando a piacermi. È un posto davvero carino, non trovi?" Mi chiese e mi guardo come se ci trovassimo nella situazione più normale del mondo, a parlare magari del posto per una futura vacanza. Si sentiva però nella sua voce che stava cercando di mascherare un po’ di insicurezza e di preoccupazione.
"Se ti fa sentire meglio, sappi che se fosse per me potresti anche restare, davvero. Ma la signora che ci sta fissando e tutta la combriccola è determinata." cercai di sfoggiare un sorriso rassicurante. "E poi, come posto non è il massimo. Credimi, ci vivo." Ero dispiaciuta. Veramente. Doveva essere terribile sentirsi cacciare anche dalla strada.
"Grazie. Ma non ti preoccupare. Sono un uomo dalle mille risorse. Sopravviverò." e mi rispose a sua volta con un sorriso. Lo vidi però ancora tremare per il freddo. Presa quindi da un istinto oltremodo altruista a me estraneo, mi tolsi la pesante sciarpa nera e gliela poggiai intorno al collo, per poi cominciare a correre alla vista dell’autobus che era quasi arrivato alla mia fermata. Salii di corsa, cercando di ignorare la vista fuori dal finestrino del ragazzo della panchina che mi fissava sorpreso con la stupida faccia che precede una grande risata.
"Ciao, bionda!" mi salutò Jeremy, non appena salii sull’autobus. Ovviamente questa settimana il suo turno era la mattina e così mi ritrovai a parlare con lui, cominciando a flirtare. Era il nostro piccolo gioco e mi piaceva. Sarò anche egoista, ma a chi non piacerebbe essere riempita di complimenti, velati o meno, di mattina, magari in una giornata cupa e buia? Il ragazzo non era niente male e mi ero spesso chiesta come mai uno come lui e alla sua età- avrà sì e no 25 anni- si fosse trovato a fare l’autista. Ma ero contenta di avere almeno una conoscenza durante quel percorso infernale che ero costretta a percorrere ogni giorno.
Durante il tragitto fino a scuola, mi ritornò in mente la sciarpa e il mio grandissimo gesto da buona samaritana, e più ci pensavo e più mi sembravo stupida: davvero avevo immaginato che nello zaino che si portava dietro non aveva niente che potesse riscaldarlo e che la mia stupida sciarpa fosse così indispensabile? Mi sentivo ridicola anche solo a pensarci, non era da me fare cose del genere. Così decisi di rimuovere quell’episodio dalla testa e concentrarmi su qualcosa di più utile, come una possibile interrogazione alla prima ora.



  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran / Vai alla pagina dell'autore: heyyouthere