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Autore: mrsdianablack    05/07/2012    2 recensioni
Oh allora..una long finalmente, l'unica decente che ho completato nell'universo di Buffy. E' ambientata durante la stagione 5 di Angel, subito dopo l'episodio Damage, quello in cui Spike viene ferito dalla cacciatrice pazza. E se Buffy avesse scoperto tutto e fosse corsa a Los Angeles? Da lì' si sviluppa in maniera diversa rispetto la serie. Fred non diventa Illyria e non c'è nessuna apocalisse. Ma c'è l'Immortale. Ma non sta con Buffy.
Piccola nota: i primi 8 capitoli li ho scritti nel 2005/2006, gli altri nel 2008, quindi probabilmente si noterà una piccola differenza stilistica.
Buona lettura :)
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, Un po' tutti, William Spike
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Los Angeles, i suoi grattacieli, le sue luci, la sua vita notturna. 
Angel fissava tutto questo attraverso le vetrate del suo ufficio, alla Wolfram & Hart, senza realmente vederle.
Osservava come la vita andasse avanti, nonostante tutto, ignara delle sofferenze di una cacciatrice sconosciuta, vittima di un padre violento e con una mente malata, e di un vampiro, la cui unica colpa era di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Dana era stata sedata e portata via da Andrew, insieme alle altre cacciatrici intervenute.
Spike era ricoverato nel piccolo ma efficiente centro medico della Wolfram & Hart.
Le mani gli erano state ricucite, e, data la sua costituzione di vampiro, sarebbe guarito in fretta, se solo l’avesse voluto.
Quando l’aveva visto, Angel aveva temuto il peggio.
Non erano tanto le ferite fisiche, ma quelle morali, a preoccuparlo.
Il vampiro biondo era uscito molto provato, da quell’esperienza, e pareva essere maturato di colpo.
Il suo dolore albergava soprattutto nel cuore.
Molto, ma non abbastanza..”gli aveva detto, poche ore prima, quando era andato a trovarlo.
Sembrava aver perso di colpo tutta la sua solita arroganza, l’ironia, il buon umore, la speranza, che comunque aveva conservato da quando era riapparso nel suo ufficio.
Ad Angel dispiaceva, ma non sapeva come aiutarlo.
Ti ho detto che non puoi passare..ferma..”
Delle grida, provenienti dal corridoio, attirarono l’attenzione del vampiro, distogliendolo dai suoi pensieri.
Non fece in tempo a girarsi che la porta si spalancò, mostrando una piccola ragazza bionda dall’aria furiosa.
Era Buffy.
Angel si avvicinò di un passo, con cautela, e la scrutò in volto.
Non era molto diversa dall’ultima volta che l’aveva vista, solo i capelli erano un po’ più lunghi, l’aspetto più maturo, e lo sguardo scintillante di rabbia e preoccupazione mal celata.
Indossava dei jeans chiari e una maglietta colorata, delle scarpe da ginnastica e appesa ad una spalla teneva una grossa borsa da viaggio.
Doveva essere appena arrivata dall’aeroporto, dove probabilmente aveva incrociato Andrew che partiva.
E quasi sicuramente lui le aveva detto di Spike.
Una morsa di gelosia gli attanagliò il petto, a quel pensiero..
Non aveva ancora digerito l’idea che Buffy fosse stata, anche solo per un attimo, innamorata del vampiro biondo.
Ricacciò indietro quel sentimento e si stampò un sorriso di circostanza sulle labbra, come se fosse stato felice e sorpreso di rivederla.
“Buff..”disse, avanzando di un altro passo, ma lei non lo lasciò nemmeno finire.
“Dov’è??”gli domandò, cupa.
Era rimasta immobile all’ingresso, scrutando con il suo sguardo smeraldo il suo antico amore..
Quando Andrew era partito per Los Angeles, senza dare spiegazioni esaurienti lei l’aveva seguito, a sua insaputa.
Voleva rivedere l’America, tra le altre cose.
La vita in Italia le andava stretta, e allenare le potenziali la annoiava.
Le mancava il clima caldo della California, ed era stanca di dover fingere una felicità che non sentiva.
Lui era sempre nei suoi pensieri.
Gli altri ne erano ignari, pensavano che lei l’avesse dimenticato, invece non passava notte in cui non lo sognasse.
Ogni volta era lo stesso, rivedeva i suoi begli occhi blu velati di lacrime, il suo sorriso dolce ma un po’ forzato, le loro mani che bruciavano, i riccioli biondi scomposti e la fronte imperlata di sudore.
E le sue ultime parole.
Si risvegliava in lacrime, e si sentiva in colpa, per essere fuggita e non aver fatto nulla per salvarlo.
E ora il suo istinto la guidava lì, a Los Angeles.
Quando era giunta all’aeroporto e aveva visto il giovane osservatore con quella ragazza aveva capito il perché.
Era come se il suo cuore e la sua anima avessero già intuito tutto.
Far parlare Andrew poi non era stato difficile.
Così si era precipitata alla Wolfram & Hart.
E ora era lì, nell’ufficio di Angel.
“A chi ti riferisci??”le domandò lui, con noncuranza.
Lo fulminò con lo sguardo e in un istante gli fu addosso.
Il vampiro si ritrovò premuto contro il vetro della finestra, la mano della cacciatrice sul suo collo.

“Ci manca solo un paletto..”

“Dov’è Spike??”domandò lei, gelida.
Angel sospirò, si liberò della sua stretta e la guardò dritta negli occhi.
Non era più tempo di rimandare l’inevitabile.

La stanza d’ospedale della Wolfram & Hart era asettica e avvolta nella penombra, l’arredamento spartano e l’aria era impregnata di odore di disinfettante.
Spike giaceva semi sdraiato sul letto, le braccia fasciate abbandonate sui cuscini, gli occhi chiusi.
Non dormiva, non ne era in grado, dopo quello che era successo.
Non era il dolore, a tenerlo sveglio, quello lo poteva sopportare.
Era il ricordo della ragazza, a tormentarlo, continuava a rivederla, nella sua mente, e nella sua anima.
Era tornata, era tornata a farsi sentire.
La sua anima.           
Da quando era riapparso fantasma nell’ufficio di Angel, a quando era tornato corporeo, fino a quel giorno pareva essersi quietata.
Non gli dava più noie, per un attimo si era persino convinto che fosse svanita nel  momento in cui era bruciato.
Invece si era risvegliata, e ora non gli dava pace.
Dana gli aveva fatto riaffiorare tutti gli orrori del suo passato, le cacciatrici uccise, che lei aveva sentito dentro di sé.
E ne era inorridito, com’era spaventato da ciò che quella ragazzina aveva subito.
Lui, William the Bloody, era terrorizzato.
Scosse piano la testa.
No, avrebbe meritato molto più di quella poca sofferenza che provava ora..
Improvviso, un rumore indistinto attirò la sua attenzione, distogliendolo da quei pensieri..
Anche ad occhi chiusi riuscì a percepire una presenza che lentamente aveva aperto la porta ed era entrata nella stanza..
Un profumo inebriante invase le sue narici.

“No!Non poteva essere!Non poteva essere lei!!”

Un brivido gli attraversò la schiena, quando riconobbe l’odore, mentre la sua mente si affollava del ricordo di lei.

“Lei è in Europa, lei non sa che io..lei..”

La presenza di fece più vicina, e il profumo più intenso, e le idee gli si confusero ancora di più.
Si costrinse a rimanere immobile, temeva che, se si fosse mosso, quella che credeva fosse frutto della sua immaginazione sarebbe svanita.
E questo lui non lo voleva.
Desiderava disperatamente che lei fosse vera.
Buffy nel frattempo si era seduta sul bordo del letto, e fissava il vampiro con le lacrime agli occhi..
Andrew le aveva detto che Spike era ferito, ma non si aspettava di trovarlo in quelle condizioni..
Delle grosse bende gli ricoprivano quasi interamente le braccia, il corpo era abbandonato tra i cuscini e la carnagione appariva più bianca del solito.
Sembrava profondamente addormentato.
Gli sfiorò delicatamente le fasciature, poi gli si accoccolò vicino, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Spike socchiuse appena gli occhi, tremando, e la vide..
Era davvero lei..
Era lì..
I suoi capelli gli sfioravano il viso, e il suo profumo..
Dio!
Avrebbe tanto voluto toccarla, ma le sue mani si rifiutavano di muoversi..
Maledizione!
“Buffy..”sussurrò, aprendo un po’ di più gli occhi..
“Spike..”esalò lei, alzando appena la testa, mentre una lacrima scivolava furtiva lungo la guancia..
“Passerotto, sai che odio vederti piangere..”disse lui, sforzandosi di sorridere, e apparire tranquillo..
Il suo cuore urlava di gioia, ma la sua mente si rifiutava ancora di ammettere l’evidenza..
La ragazza si mise seduta, asciugandosi il viso bagnato, e gli accarezzò la guancia..
Spike chiuse gli occhi, desiderando con tutte le sue forze di poter allungare le mani e prenderla tra le braccia..
“Sei reale..”bisbigliò, dopo qualche minuto, riaprendoli..
“Sono reale..”rispose lei, sorridendo..
Incrociò il suo sguardo, e scese ad accarezzargli il collo, scivolando lungo il braccio, fino a raggiungere la sua mano..
Spike sbuffò, esasperato, mentre i suoi arti, ancora una volta si rifiutavano di rispondere ai suoi comandi..
“Ti faccio male??”chiese Buffy, allarmata..
Il vampiro scosse la testa..
“Non sento nulla..”mormorò, abbassando lo sguardo..
La ragazza si stese di nuovo accanto a lui, appoggiando il viso sulla sua spalla..
“Guarirai..” soffiò, chiudendo gli occhi..
“Resti con me??”chiese lui, abbassando le palpebre, mentre tutto il dolore e la stanchezza tornavano a farsi sentire..
Non si era chiesto cosa lei ci facesse lì, non voleva pensarci, voleva solo che rimanesse con lui..
“Resterò..”rispose Buffy, scivolando dolcemente nel sonno…

Spike fu il primo a svegliarsi, la mattina successiva..
Prima ancora di vederla avvertì la sua presenza, percepiva il calore del suo corpo, disteso accanto a lui..
Aprì piano gli occhi, temendo forse che, svegliandosi del tutto, anche quella meravigliosa sensazione sarebbe svanita, e si sarebbe ritrovato di nuovo solo..
Invece Buffy era lì, profondamente addormentata, il capo appoggiato sulla sua spalla, i capelli che gli sfioravano il viso, un braccio allungato a circondargli la vita..
Era davvero lei..
Il vampiro sorrise, e di nuovo desiderò di poterla toccare..
Chiuse gli occhi e concentrò tutti i suoi sensi sul suo corpo, e su ciò che gli stava comunicando..
Il dolore pareva essere svanito..
Tentò, lentamente, di muovere la mano destra..
Riuscì a spostarla senza apparente sforzo e un sorriso illuminò il suo viso..
Sto guarendo..” pensò, riaprendo gli occhi e muovendo anche l’altra mano..
Raggiunse quella di Buffy, abbandonata sul suo fianco, e la strinse..
Un dolore acuto si irradiò dalle dita, risalendo lungo il braccio, fino al cervello..
Lottò per non urlare..

“Maledizione!”

Non sapeva come funzionavano queste cose, dato che non gli era mai capitato un “incidente” simile, ma era certo che avrebbe dovuto avere molta, molta pazienza..
E forse non sarebbe mai guarito del tutto..
Buffy si svegliò in quel momento, aprì gli occhi e vide il volto teso del vampiro, e la mano, stretta nella sua..
Si alzò un poco, per vederlo meglio..
“Spike..”lo chiamò, mentre mille pensieri le affollavano la mente.. “riesci a muoverla..”
Lui sorrise, e allentò di un poco la stretta, lasciando scivolare il braccio lungo il fianco..
“Fa male..”sussurrò, nascondendo una smorfia di dolore..
“Devi avere pazienza..”mormorò lei dolcemente, mettendosi seduta accanto a lui..
Spike sospirò..
“Come l’hai saputo??”chiese, tentando di alzarsi un poco, non senza sforzo..
“Ho incontrato Andrew, all’aeroporto..”rispose lei, circondandogli la vita con un braccio, e aiutandolo a sedersi..
“Quando imparerà a tenere il becco chiuso quel ragazzo??”borbottò lui, appoggiando le spalle alla testiera del letto..
Il dolore alle braccia era tornato a pulsare più acuto della notte prima..
Chiuse gli occhi, cercando di non pensare, mentre tutta la felicità svaniva come una bolla di sapone..
“E tu quando imparerai a fidarti di me??”la sentì dire..
Riaprì gli occhi, e la guardò.
Era la donna che amava, e che non sarebbe mai stata sua..
Sospirò di nuovo, senza sapere come rispondere..
“Perchè non me l’hai detto??”proseguì lei..
Spike abbassò il capo, mesto..
“Non sapevo come fare..”rispose piano, senza guardarla, “e non sarebbe stato giusto..”aggiunse..
“Giusto cosa??”
“Intromettermi di nuovo nella tua vita, ora che tu..”
“Non lo fare Spike!” lo interruppe lei, capendo a cosa lui si riferisse..
Il vampiro alzò lo sguardo, stupito del tono freddo della ragazza..
“Non fare cosa??”
“Non decidere per me..” esalò lei, più calma, “Non fare come lui, tu non sai cos’ho passato in questi mesi, quindi non puoi capire..e..”
Fu Spike ora a non lasciarla finire..
“Sei TU a non sapere cosa IO ho passato in questi mesi CACCIATRICE. Credi che il mondo, il MIO mondo ruoti sempre attorno a te? Credi sia stato facile ricominciare tutto da capo un altra volta?? E credi che non ti abbia pensato? Credi che non abbia desiderato vederti, parlarti, di nuovo?? Ma no, tu devi sempre pensare a te stessa, troppo occupata a difendere il tuo piccolo mondo ipocrita per pensare anche solo per un momento allo STUPIDO vampiro che si è sacrificato per te, per salvare il mondo, quel mondo che l’ha sempre rifiutato. Se solo non mi avessi dato quello stupido gingillo..” si bloccò, rendendosi conto solo in quel momento di cosa avesse detto..
Aprì la bocca, tentando di rimediare, ma lei non lo lasciò nemmeno parlare..
Si alzò dal letto, gli occhi vitrei e si allontanò di un passo..
“Così, mi rinfacci di averti dato l’amuleto, di averti considerato il mio eroe..” disse, fredda..
“Buffy io non intendevo..”
Lei rise amaramente, ignorandolo..
“Ma certo, tu non mi hai creduto quando ho detto di amarti, cosa potevo aspettarmi..” proseguì, allontanandosi di un altro passo..
Spike cercò di alzarsi, per raggiungerla, fece leva sulle braccia, che naturalmente non ressero il suo peso, e ricadde indietro sui cuscini, gemendo di dolore..
“Buffy, ti prego..”
La porta della camera si aprì in quel momento, e apparve il doce viso di Fred..
“Spike stai meglio oggi??”chiese allegramente, avanzando di qualche passo all’interno, si bloccò, imbarazzata, notando Buffy..
“Ho interrotto qualcosa??”chiese, a disagio, guardando i due ragazzi.
“No…”rispose la cacciatrice, fissando truce la nuova venuta, “me ne stavo andando..” aggiunse, poi raccolse la sua borsa da viaggio e uscì dalla camera..
Fred rimase a lungo in silenzio, immobile sulla soglia, la cartella clinica in mano, l’aria evidentemente imbarazzata..
Spike teneva lo sguardo fisso sulla porta, aspettandosi forse che da un momento all’altro quella si riaprisse, e tornasse lei..
Stava andando bene, se solo lui non fosse stato così dannatamente stupido, rovinando tutto un altra volta..
Scosse la testa, sconsolato, e si accorse, solo in quel momento, di un dolore acuto che si irradiava lungo le braccia..
Aveva stretto i pugni, conficcando le unghie nel palmo della mano, senza rendersene conto, e ora gli dolevano terribilmente..
Rilasciò la presa con un gemito, e alzò lo sguardo su Fred, che si tormentava nervosamente una ciocca di capelli tra le dita..
“Fred?”
La ragazza sussultò, sentendosi chiamare, voltò gli occhi verso di lui, sistemandosi gli occhiali sul naso, e gli si avvicinò..
“Come ti senti??”chiese, cauta..
“Morto..” rispose lui..

   
 
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