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Autore: Opalix    20/01/2007    13 recensioni
"Never get into anything without making sure you have a way out." - Karl Weick
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Figlia di un attacco di gastrite e di un piatto di broccoli al limone (mia nonna è un’assassina), questa one shot non ha alcun legame con gli avvenimenti del sesto libro, né con quelli degli altri libri a voler essere sinceri. Si tratta solo di un concentrato di ironia e cattiveria, specialmente nei confronti delle coppie Harry-Ginny ed Hermione-Ron…
I personaggi non mi appartengono, Hogwarts non l’ho inventata io, bla bla bla, bla bla bla. Ambientazione settimo anno a Hogwarts (e quindi, alla luce del sesto libro, Alternative Universe), piccole variazioni sul tema, citazioni diligentemente indicate all’interno del testo o alla fine della storia.
Enjoy.

LIKE A BROTHER – La regola dell’amico

24 Dicembre, Vigilia di Natale, mattino molto, molto presto

“Hermione, rilassati!”

Uno strillo scocciato emerse da sotto il letto. Solo due gambe bianche e nude erano visibili dall’angolazione del ragazzo, stravaccato tra le coperte aggrovigliate, con aria di deliziata spossatezza.
“Sono rilassata!”
Il tono di voce sembrava esprimere la più solenne indignazione per l’aver anche velatamente insinuato il contrario.
Il ragazzo sul letto alzò gli occhi al soffitto e bestemmiò tra i denti per svariati secondi; tra le dolci parole Hermione distinse qualche insinuazione poco gentile sull’uso che Salazar Serpeverde avrebbe potuto fare della famosa spada del beneamato Godric. Sebbene le abitudini sessuali del vecchio Salazar non fossero la sua principale preoccupazione, la ragazza riemerse dal pavimento, scarmigliata come non mai, e si sentì in dovere di deliziare il bestemmiatore con un’occhiata di profondo disprezzo. Con tutto il sussiego possibile per chi ha appena finito di cercare le proprie mutande sotto il letto di un ragazzo, si sedette per infilarsele di nuovo, voltandogli le spalle.
“Devo scappare” lo informò, riallacciandosi il reggiseno.
Sai che novità.
“Amore, sono le due del mattino, mezz’ora in più non cambierà niente.” si lagnò il ragazzo, frustrato.
Passò qualche secondo prima che Herm si accorgesse di essersi messa la camicia sbagliata: le maniche pendevano dalle dita per dieci centimetri buoni e lo stemma argenteo di Serpeverde luccicava, tendendosi sul seno. Mentre la toglieva, pensò che al vecchio Salazar doveva essere grata almeno per il fatto di aver progettato il dormitorio Serpeverde con camere piccole ma provvidenzialmente singole.
Al di là del muro, una voce di ragazza canticchiava scioccamente, accompagnata da una maliziosa risata maschile.

Santa baby, I want a yacht and really that’s not a lot
Been an angel all year
Santa baby, so hurry down the chimney tonight

Qualcosa – o qualcuno – volò sul pavimento nella stanza accanto. Al tonfo seguirono due tonalità di risata e alcuni mugolii appagati. Hermione si sforzò di non ascoltare: nemmeno le abitudini sessuali di Draco Malfoy erano affar suo. Trovando la camicia dei colori giusti appallottolata sul pavimento, si rivolse di nuovo alla bruna tentazione che giaceva nuda sul groviglio di lenzuola verdi.
“Piantala. Conosco Ron ed Harry, uno dei due sta certamente dormendo sul divano aspettando di sapere dove siamo finite.”
“Non che siano mai stati delle aquile, ma la gelosia deve aver distrutto quel poco acume che avevano….” sbuffò il ragazzo, socchiudendo gli occhi di un bellissimo blu cobalto.
Hermione lo fulminò con lo sguardo mentre si sistemava la camicetta.
“Ron non è geloso!” sbraitò “è solo iperprotettivo, come un fratello.”
“Si, come no….”
“Insomma, la devi smettere con questa gelosia assurda per i miei migliori amici!!!”
“Hermione calmati! Che avrò mai detto di male?!?”
E soprattutto… che avrò mai detto che non sia vero?
“Sono calma! E più mi dici di calmarmi più mi innervosisco!”

Come and trim my Christmas tree,
With some decorations bought at Tiffany's
I really do believe in you,
Let's see if you believe in me

Sistemata la gonna e le scarpe, Hermione bussò tre volte di fila sul muro e la vocetta femminile smise di botto di cantare. Una voce maschile bestemmiò, ma Hermione pensò bene di non curarsene: Draco Malfoy poteva ricoprire di diamanti l’albero di Natale di chi gli pareva, ma loro dovevano tornare in dormitorio.
“Hey, sei arrabbiata…?” La voce bassa e sensuale che proveniva dal letto richiamò la concentrazione della ragazza. “Non mi dai un bacio di Buon Natale?”
Hermione sospirò esasperata e scosse la testa, lasciandosi cadere di nuovo sul letto. Se almeno non fosse stato nudo, magari sarebbe anche riuscita a dirgli di no, qualche volta. Forse.
Il torace caldo e muscoloso di lui premeva sul suo seno, mentre a separarli c’era solo il cotone sottile della camicia. I suoi capelli scuri e morbidi, ondulati come la superficie dell’oceano che si rispecchiava nei suoi occhi, le solleticavano la fronte… quelle braccia che ora la tenevano stretta, quelle spalle erano così solide che avrebbe potuto rimanere attaccata ad esse per sempre. Quella voce calda e vibrante, un tempo in grado soltanto di prendersi gioco del suo nome, usciva da quelle labbra che ora giocavano sul corpo di lei.
“Buon Natale, Thed…” sussurrò.

“My anger with Richard seemed to shrink in direct proportion to his clothes. If he really wanted to win the war all he had to do was strip. I’d have put a white flag and applauded.”
Laurell K. Hamilton
“Burnt Offerings”

Prima che gli auguri di Natale si trasformassero in qualcosa che sarebbe durato ben più a lungo, Hermione lo spinse via, per metà ridendo, per metà ansimando.
“Sul serio. Devo andare!”
“ok ok…” fece il ragazzo, sorridendo rassegnato, “vai prima di trasformarti in zucca.”
“Vestiti Thed! E rimetti a posto quel letto, ti prego! Sembra che ci sia passata sopra una mandria di ippogrifi.”
Thed sogghignò con malizia e Hermione, arrossendo, gli rivolse un’ultima linguaccia prima di uscire dalla porta.

Pochi minuti dopo anche la porta di fianco si aprì, e una ragazza sgusciò fuori sottraendosi alle manine rapaci di Draco Malfoy.
“Muoviti…” le sibilò Hermione, automaticamente, per poi guardarla in faccia e spalancare la bocca. La faccina insolente e lentigginosa di Ginny Weasley era pesantemente truccata, il rossetto scarlatto sbavato sul labbro inferiore; stringeva al petto uno straccetto bianco spiegazzato, e aveva due segni violacei sul collo, che di certo non erano dovuti al make up.
Hermione chiuse gli occhi. “Oh, Santo cielo…” borbottò.
Le abitudini sessuali di Draco Malfoy e Ginny Weasley non erano affar suo: se il Principe si eccitava nel guardare la sua ragazza cantare una canzone idiota, travestita da Marilyn Monroe, aveva tutta la sua benedizione, per carità. Ognuno ha diritto al regalo di Natale che preferisce. Ma quando la suddetta ragazza era la sorella del suo migliore amico, e lei avrebbe dovuto essere la principale artefice delle balle colossali inventate per dare una spiegazione, non solo all’ora tarda del rientro ma anche al fatto che Ginny sembrava essere stata attaccata da un branco di sanguisughe inferocite…. Beh, allora le abitudini sessuali di Draco Malfoy e Ginny Weasley diventavano anche affar suo.
Hermione tirò fuori la bacchetta e mormorò un impietoso “gratta e netta” sul faccino di Ginny, che non aveva nemmeno la decenza di nascondere la sua beta soddisfazione.
“Merlino, Gin! Qui sotto bisognerebbe rinchiudertici a vita!” borbottò, afferrandola per un braccio e dirigendosi di gran carriera verso l’uscita del sotterraneo, “e poi buttare via la chiave!”
“Herm…” balbettò l’altra, incespicando dietro i passi spediti della ragazza.
“Si può sapere che gli racconto io adesso, a tuo fratello?!? Come glieli spiego quei… quei… ma che diavolo è, un’idrovora quel ragazzo?!?”
Tralasciando il fatto che Ginny Weasley non aveva la più pallida idea di cosa esattamente fosse un’idrovora (ma il nome non le suonava come quello di qualcosa che ha il minimo fascino, quindi non capiva come fosse possibile equipararlo a Draco Malfoy), la novella Marilyn Monroe sembrava riluttante a seguire l’amica in quella maratona notturna.
“Herm, aspetta…”
“Non so nemmeno se Calì mi ha restituito il fondotinta, dannazione….”
“Herm!”
Hermione si fermò di botto. “Che c’è, adesso?!”
Ginny inciampò per la centesima volta e finì a terra, sbattendo malamente le ginocchia nude sulle pietre. Lo sguardo della bruna cadde sui sandaletti bianchi dal tacco a spillo che Ginny indossava, probabile cause dell’”incertezza” della rossa nella corsa verso la torre.
“Merlino!” fece Hermione, battendosi una mano in fronte.
Ginny abbassò gli occhi, con aria colpevole, questa volta.
“Mi sono dimenticata di cambiarmele…” si lagnò.

************

Diffindo.”
Davanti al quadro addormentato della Signora Grassa, Hermione aveva staccato senza pietà il tacco ai sandaletti della novella Marilyn.
Con un altro mormorio stizzito, accolto da un sospiro rassegnato della rossa, li aveva trasfigurati in due passabili ciabatte grigio topo.
“Non credo riuscirai a camminarci, ma se le tieni in mano Ron non si accorgerà che non sono ciabatte, nel caso ti veda. Adesso dammi quell’affare.” disse tendendo la mano verso il vestito bianco che Ginny si stringeva al petto.
“No, no, no…”
Hermione la fulminò con lo sguardo.
Accio. Diffindo.”
E due.
Ginny sospirò ancora più forte mentre Hermione arrangiava le strisce ottenute dal vestito in qualcosa di simile a un foulard per coprire i vistosi segni d’affetto dell’idrovora.
“Per Merlino…” brontolava, esaminando i segnacci rossi che salivano fin quasi all’orecchio di Ginny. “Devo fare un discorsetto al tuo principe azzurro, non si può andare avanti così.”
La rossa trattenne una risatina al pensiero di Hermione che faceva la predica a Draco Malfoy sull’etichetta da mantenere durante gli incontri clandestini all’interno di una relazione tra un Serpeverde e una Grifondoro. Non che i due riuscissero a esattamente parlarsi. Il più lungo scambio di battute che avevano avuto erano stati una serie di insulti strillati attraverso il muro, di cui il più gentile era stata una velata osservazione sullo stato di congelamento della zona del corpo della ragazza deputata allo svolgimento dell’attività sessuale. Osservazione presto smentita, con la finezza di un marinaio ubriaco, da uno sghignazzante Thed Nott. Cosa fosse stato poi di Nott, a Ginny non era dato saperlo.
D’altra parte, non era come se Hermione potesse poi più fare tanto la schizzinosa… non sputare nel piatto in cui mangi, le sibilava ogni tanto il biondo Principe di Serpeverde, passandole accanto.
“Quando entri vai di filato in camera, è chiaro? Meno ti guardano meglio è, se riesci a evitarlo del tutto siamo a cavallo. Io mi inventerò qualcosa. Ero cena con loro alle otto e un quarto, poi li ho lasciati a giocare a scacchi. Saranno state le nove e venti. A che ora ti hanno visto l’ultima volta?”
Ginny si portò una mano alla testa. A volte era quasi d’accordo con Draco quando diceva che Thed avrebbe dovuto impiegare proficuamente il tempo insegnando alla Granger a starsene zitta, con le buone o con le cattive. E, conoscendo Draco, non era poi così sicura di quali secondo lui fossero le buone e quali le cattive.
“Non lo so Herm, non controllo l’orologio tutte le volte che vedo mio fratello.”
“Beh, dovresti farlo!”
In effetti, se aveva tutto quel fiato da sprecare avrebbe potuto consumarlo in un modo più divertente.
“Herm, ok me ne vado in camera, subito e senza fiatare, va bene?”
“E lavati!” le sibilò ancora la bruna, “puzzi di profumo da uomo come una…”
Hermione si interruppe. Ginny sogghignò. Viviamo pericolosamente…
“Una?”
“A letto!”

********

“Herm!”
Là. Puntuale come Babbo Natale.
Hermione si interruppe tra uno scalino e l’altro e alzò gli occhi al cielo.
“Si, Ron?”
“Dov’è mia sorella?”
Herm si girò e lo guardò in faccia.
“A letto, Ronald. Dove credi che sia?”
Ronald si avvicinò e le scrutò il viso.
“Dove siete state?!? Lo so che si sta vedendo con qualcuno, non fare la furba! E tu la stai coprendo!”
Il volto della bella bruna si trasfigurò, divenendo la personificazione della virtù oltraggiata dall’infondato sospetto.
“Ronald! Mi meraviglio di te. Siamo state a studiare in biblioteca, Ginny mi ha chiesto di aiutarla con i compiti di Pozioni. Verso le undici stavamo per andare a letto, lo sai che a quell’ora la biblioteca chiude, però abbiamo incontrato le ragazze Tassorosso che ci hanno chiesto di rimanere giù nel salone per una partitella a dama…” Gli occhi scuri di Hermione si spalancarono, innocenti come gli occhioni di un cerbiatto, e un sorriso arrendevole si disegnò sulle sue labbra “Sai come sono le ragazze, problemi di ragazzi, consigli sull’acconciatura per domani, tra una chiacchiera e l’altra… abbiamo fatto un po’ tardi! Ginny era stanca morta, poverina.”
Ron si sentì quasi colpevole per aver anche solo osato sospettare di tanta innocenza e ingenuità. Goffamente, la abbracciò, sbadigliando.
“Va bene, Herm… scusami.” le disse, con un paio di colpetti leggeri sulla schiena, il suo modo di dimostrare che era spiacente, “è che mi preoccupo, lo sai, non voglio che si metta con un bastardo… se scopro che qualcuno la fa soffrire…”
Hermione gli allungò un bacetto sulla guancia, con affetto sincero.
“Lo so, Ron. Sei un bravo fratello, ma non devi essere così protettivo, Ginny lo sa che le vuoi tanto bene!”
“Anche a te voglio molto bene, Herm…” le sussurrò lui, senza lasciarla andare.
Ahia.
Hermione lo strinse per pochi istanti in un abbraccio fraterno.
“Anche io, Ron! Sei il mio migliore amico, lo sai! Tu ed Harry!”
E mentre il cuoricino dorato di Ronald Weasley si spaccava con un CRACK in grado di svegliare l’intera Torre di Grifondoro, Hermione Granger gli augurava la buonanotte e si avviava spensierata e soddisfatta verso il suo dormitorio.

La regola dell'Amico non sbaglia mai :
se sei amico di una donna non ci
combinerai mai niente, mai non vorrai
rovinare un così bel rapporto.

24 Dicembre, Vigilia di Natale, ore di cena

Ronald Weasley era di umore più buio del solito.
Non che questo lo rendesse più affascinante. Anzi, secondo la modesta opinione di Ginny Weasley, sorella del suddetto, quelle sopracciglia rosse corrucciate lo rendevano così simile a Grattastinchi da far venir voglia di grattargli le orecchie. Oddio, forse era meglio di no… chissà quando se le era lavate l’ultima volta.
Ginny sospirò, e si appoggiò stancamente al braccio di Cavalier Potter (badando che la sciarpa che si era tenuta al collo a causa di un lancinante mal di gola, non si spostasse di un millimetro), che la scortava con eleganza equina verso la Sala Grande, per il banchetto di Natale.
Hermione saltellava appesa alla spalla di Ronald, chiacchierando come una gazza, tanto che Ginny provò quasi un moto di pena per il fratello che si faceva rintronare da circa sette anni, annuendo con la devozione di un cane ad ogni sillaba che usciva da quelle labbra.
A pensarci bene non stava annuendo, in quel momento.
Ginny scrollò le spalle: la vita sentimentale di suo fratello non era affar suo. Prima o poi Hermione avrebbe sbattuto il suo nasino saccente contro la propria mastodontica ingenuità.
Osservò di sottecchi la propria occhialuta scorta personale e individuò un lampo di adorazione nel verde di quegli occhi che si nascondevano dietro al riflesso delle lenti. Un tempo avrebbe venduto sua madre al mercato nero di Nocturn Alley per vedere quello sguardo. Ah, l’infanzia…
In vista del portone della Sala Grande, Ginny Weasley iniziò ad allungare il collo per vedere chi era rimasto al castello.

C’era più gente del solito. Molti Serpeverde (probabilmente a casa tirava brutta aria), qualche Grifondoro (mai che ci si lasci sfuggire l’occasione di una scuola vuota in cui combinare guai) e anche molte ragazzine Tassorosso (ah si, la professoressa Sprite aveva organizzato un club di cucito).
Il soffitto mostrava un cielo grigio uniforme, promessa di neve. Ginny sbadigliò di noia, per soffocare subito dopo nel suo stesso sbadiglio quando una zaffata di un noto profumo le arrivò alle narici… tossicchiando, si guardò in torno e incontrò per una frazione di secondo un paio di occhi che del soffitto avevano lo stesso colore.
Ignaro e molesto come non mai, il Cavalier Servente strinse le proprie zampe attorno alle spalle di Ginny Weasley, per proteggerla dai pericoli del mondo in generale, e dei Serpeverde in particolare. Gli occhi grigi in questione lampeggiarono di esasperazione, pregustando il momento in cui il proprietario di quelle zampacce invadenti si sarebbe trovato a giocare da solo nella sua fredda torre, mentre le pietre del sotterraneo avrebbero assistito a caldi fuochi d’artificio.
Draco Malfoy sogghignò beatamente e si avviò al tavolo Serpeverde, ficcandosi le mani in tasca.

… sul più bello vai via
sola e lasci tutti così,
a rodersi perchè, "ha dato retta a un altro
non cagando me, però domani le offrirò da bere e poi
starò solo con lei...”

Il cibo era finito ed Hermione Granger era sparita.
Queste notizie insieme costituivano una combinazione potenzialmente drammatica per Ronald Weasley, una di quelle persone che, nonostante indizi più che plateali disseminati lungo la Via della Verità, non era in grado di riconoscere la realtà dei fatti nemmeno inciampandole sopra.
Ed inciampò, invero, proprio quella sera, mentre vagava come un anima in pena sul loggiato alla ricerca della sua dolce donzella. Inciampò, per la precisione, in uno scalino che, al contrario delle famose scale che portavano ai vari piani di Hogwarts, lì era e lì era rimasto sin dall’epoca in cui Godric e Salazar si litigavano la bella Cosetta (ed indovinate chi dei due inciampava nella rincorsa…).
Sbattendo il naso contro una realtà dura come la pietra si ritrovò in una posizione di netto svantaggio nei confronti di chi, diversamente da lui, camminava ancora su due zampe. Ma questa nuova angolazione da cui osservare il mondo e i fatti della vita, Ronald Weasley riuscì finalmente a espandere la sua coscienza, come Sibilla Cooman sovente consigliava, e vedere… vedere, in effetti, un paio di gambe infreddolite, che aveva negli anni sbirciato crescere e perciò riconosceva anche senza l’aiuto di un esame accurato, che si strofinavano contro due gambe dotate di pantaloni che invece non gli pareva proprio di riconoscere. Ruotando su un asse orizzontale da quella posizione che non era solito esplorare (visto che, come avrebbe insinuato Draco Malfoy, le ragioni di Ron Weasley di trovarsi sdraiato sul pavimento, non avevamo mai occasione di essere ragioni piacevoli), notò che le due paia di zampe umane che stava osservando erano ben più vicine tra loro di quando la morale pubblica considerava educato per una semplice conversazione, nonché che entrambe le suddette paia di gambe erano addossate al muro esterno del castello. In terza, ed ultima, analisi, il povero Ronald dovette rendersi conto che nessuno dei due proprietari delle già più volte citate zampe si era minimamente accorto che un metro e ottanta di muscoli e pelame rossiccio erano atterrati con un tonfo degno di un mammuth, a poche decine di centimetri dalle loro infreddolite estremità.
Un simile esame degli eventi in caduta libera sul suo già danneggiato cuore, aveva messo a dura prova le capacità analitica di Ronald… il poverino infatti non riuscì a fare altro che riportarsi in posizione verticale e boccheggiare il nome della donzella di cui aveva fino a poco prima bramato la compagnia.
“Hermione!”
Poiché anche le labbra dei due esseri umani in esame non erano esattamente alla distanza consentita dal protocollo per una civile conversazione (questo probabilmente a Ronald era sfuggito), la donzella impiegò qualche istante a rendersi conto di essere stata colta in flagrante e a racimolare il fiato necessario per rispondere.
“Oddio, Ron…”

…ma lo vedo che sa dove metterti le mani…

“Temo che il tuo migliore amico stia per accusare un colpo apoplettico, amore.”
Il sarcasmo nella voce del secondo esponente del genere umano, le cui braccia stavano ancora invadendo lo spazio vitale di Hermione, era forse troppo sottile perché Ronald Weasley riuscisse a coglierlo in un simile, tragico momento della sua crescita interiore. L’esponente maschile in questione apparteneva alla casta maledetta degli adepti di Salazar, e questa notizia era già sufficiente per annebbiare la vista, l’udito e pure la trasmissione degli impulsi nervosi del povero Ronald.
“Nott!” ruggì.
“Presente…” biascicò l’altro, scostando una ciocca di capelli bruni che gli ricadeva in maniera estremamente sexy sulla fronte e sull’occhio sinistro. Le iridi azzurre brillavano di pregustato divertimento nella luce lunare. Quelle scure di Hermione “amore” Granger, brillavano un po’ meno.
“Ron… Ron, ti prego non fare… avevo intenzione di raccontarvi tutto… io e Thed stiamo insieme da… poco…”
Thed Nott alzò un regale sopracciglio. Poco? Ma se son cinque mesi che sgusci dentro e fuori dal mio letto…
“State insieme?!?” ruggì ancora più forte Ronald Weasley.
Hermione si guardò attorno, assestò una gomitata a Thed che sogghignava come un gatto dalla pancia piena, e tornò a rivolgersi a Ron.
“Beh… si, stiamo… i-insieme…”
Se Hermione So-La-Risposta Granger si aspettava una rumorosa crisi di iperprotettività con tutti i sacri crismi, rimase delusa. Ronald Weasley crollò in ginocchio sulle pietre, come un frate in penitenza disperata, incapace di sillabare il più semplice commento a riguardo di ciò che stava accadendo sotto i suoi occhi. O meglio, di ciò che stava accadendo da un pezzo senza che lui se ne fosse accorto. Ecco, quello era particolarmente fastidioso.
Hermione si chinò preoccupata e gli posò le mani sulle spalle.
“Ron…”
Thed si ficcò le mani in tasca e si preparò a godersi lo spettacolo.
Non aveva fatto i conti però con la nota solidarietà e compassione dei seguaci di Godric: Hermione lo guardò da sotto in su, pregandolo con lo sguardo di lasciarle risolvere la situazione da sola.
“Thed… io credo…”
Non che la cosa andasse a genio al bel Serpeverde, ma si staccò con calma dal muro e si avviò, tirandosi dietro le scarpe, verso il salone delle feste. Non potè esimersi, tuttavia, dal marcare il proprio territorio con una frecciata velenosa.
“Tieni le mani dove le posso vedere dall’altro lato del salone, Lenticchia…” lo ammonì senza guardarlo, “non vorrei dover fare la doccia alla tua migliore amica più tardi, prima di toccarla di nuovo.”
“Thed!”
“A dopo, amore…”
Hermione “Amore” Granger, rossa come un pomodoro, fulminò con lo sguardo l’ampia schiena del Serpeverde che si stava allontanando, sogghignando soddisfatto.

“amore…” ripeteva Ronald, incredulo, scuotendo la testa in preda agli effetti devastanti di quel trauma esistenziale.
“Ronald… io… davvero, volevo… dovevo dirvelo, ma siete sempre così protettivi, tu ed Harry….”
“…ed Harry….” ripetè Ronald, soffocandosi con la propria saliva.
“Ron, ti prego non fare così… non…”
Ron alzò la testa.
“Non fare così?” chiese.
“Ron perché ripeti…” iniziò Hermione con le mani già pronte a puntarsi sui fianchi con aria saccente.
Ronald Weasley si alzò in piedi di scatto, scaraventando la Granger a gambe all’aria sul pavimento. “Non fare così?!?” ruggì di nuovo, “Non dovrei fare cosa, Hermione, me lo dici?”
“Ron…” si lagnò quella cercando di rialzarsi con dignità.
“Non dovrei essere sconvolto? Non dovrei essere arrabbiato? Non dovrei prendermela?!?” continuava intanto quello, “Hermione, bastardo d’un Merlino, possibile che tu non capisca!”
Già il fatto che Ronald Weasley accusasse un altro essere umano (che non fosse Neville Paciock) di non capire qualcosa, già quello bastava per rendere la situazione giusto un tantino surreale. Se poi si aggiungeva che l’essere umano in questione era Hermione So-SEMPRE-La-Risposta Granger, beh c’era davvero di che farsi matte risate… o almeno secondo il moro Serpeverde che si stava sbellicando al di là del muro, godendosi il sonoro della disfatta di Weasley minuto per minuto.
“Ron, non so proprio… ok, dovevo dirvelo prima ma… non c’è bisogno…”
No, Hermione Granger questa volta proprio non capiva.
“Herm, io avevo sempre creduto che ci saremmo messi insieme alla fine della scuola!” sparò Ronald Weasley tutto d’un fiato. “Noi due! Io e te!”, si sentì poi in dovere di precisare.
Thed si teneva la pancia dal gran ridere. Ma esisteva al mondo un essere più ingenuo di un Grifondoro? Cioè…
“Che cosa, Ron?” chiese Hermione senza fiato, cadendo come una pera cotta sul prato dell’ovvietà.
Thed sospirò. Era una ragazza intelligente, per carità. E a letto era una bomba, a dispetto dell’apparenza. Ma per certe cose il suo lato Grifondoro la rendeva l’essere più ingenuo della terra.
Il serpeverde sobbalzò quando il muro a cui era appoggiato tremò sotto l’effetto di un tonfo degno del rimbalzo di un bolide di cinquanta chili. Per un nanosecondo dovette trattenere l’esultanza per il fatto che Ronald Weasley aveva finalmente preso la decisione di fare un favore al mondo e fracassarsi il testone, ma dovette immediatamente ricredersi a favore dell’ipotesi molto più probabile che Ronald avesse sfogato la sua frustrazione (anche sessuale) testando la resistenza delle mura di Hogwarts con un pugno.
“Lascia perdere, Herm… io per te sono praticamente un fratello, ho capito.” La voce di Weasley aveva un’amarezza incredibile. “Mi sono illuso per troppo tempo, forse avrei dovuto dirti secoli fa che mi piaci da morire… spero che tu abbia fatto la scelta giusta. Se ti sta solo usando giuro che lo ammazzo.”
Thed mugugnò. Chissà perché l’ultima frase gli era suonata un po’ come una minaccia…
“Ron…” piagnucolò la Granger.
“No. No, va tutto bene… ho solo… vado a cercare Harry, ok? Torna da… dal tuo Signor Partita-A-Dama. Ci vediamo… domattina.”
I passi felpati di Ronald Weasley rimbombarono sul loggiato. Un singhiozzo sfuggì alle labbra imbronciate di Hermione Granger e volò fino alle orecchie attente ed allenate di Theodore Nott al di là del muro. Thed sorrise, estasiato: più tardi la Granger avrebbe avuto bisogno di essere consolata.

**********

Mentre sulla terrazza si consumava questo piccolo dramma familiare, all’interno del salone Luna Lovegood, sedeva rannicchiata sul bracciolo di una poltrona e intratteneva, con i suoi racconti più o meno plausibili, un capannello di studenti Grifondoro e Tassorosso. Visetti estasiati si radunavano attorno alla strana ragazza e alla sua immancabile copia del Cavillo, alcuni scettici ma curiosi, altri in piena adorazione dell’immensa saggezza che la ragazza elargiva loro raccontando che…
“…certo che è vero, per Merlino! I babbani le usano al posto dell’Artiglio di Drago!!!”
Mormorii di sconvolgimento e disapprovazione per tale barbara usanza di barattare comuni estratti di piante con la nobile e rarissima polvere, rimbalzarono per il gruppetto. Un nanetto Grifondoro voltò il visetto interrogativo verso il suo mentore, angelo custode, eroe personale, nonché esempio da emulare, per chiedergli conferma di cotanta assurdità.
Il suddetto esempio di virtù e saggezza per l’intera comunità, emerse dal suo stato catalettico con un “uh?” che avrebbe fatto piangere di gioia ogni mamma-troll. Evidentemente, nella scollatura della Weasley era nascosta una saggezza a cui i comuni mortali non potevano anelare, perché lui, Harry Potter, perso nella contemplazione di tali grazie, Luna Lovegood non la stava proprio ascoltando.
Ginny Weasley, sprofondata tra i cuscini della poltrona sbuffò una risata e pensò bene di non perdere l’occasione di traviare quelle giovani menti.
“Luna ha ragione…” disse dolcemente, con un sorrisetto saputo, “la chiamano cocaina.”

Tu parli e tutti ascoltano, ridi e tutti ridono,
è una gara a chi ti asseconda di più…

Questo posto mi sta dando sui nervi.
Ecco efficacemente riassunto il pensiero di Draco Malfoy che nel frattempo se ne stava stravaccato a ridosso di un tavolo, giocherellando con una burrobirra allungata di nascosto con Firewhisky.
Una ragazzina Tassorosso battè fastidiosamente le mani accanto a lui, squittendo la sua adorazione per il Prescelto che, poco (troppo poco) distante ingurgitava suinamente succo di zucca e rideva per qualcosa che aveva detto Ginny Weasley.
“Oh Santa Morgana, guardalo…” stava dicendo la ragazzina ad una altrettanto molesta e sospirante amichetta, “Harry Potter è… è… è un mito, ecco cos’è!”
Draco Malfoy sbattè il bicchiere di burrobirra sul tavolo, tossicchiando il sorso che gli era andato di traverso, e se ne andò a larghe falcate.
“Un essere mitologico…” commentò tra sé e sé, “dal corpo di uomo e la testa di cazzo…” (*)
Secondo la modesta opinione di Draco Malfoy, infatti, la situazione stava giusto leggermente degenerando.
Va bene che la Weasley era una ragazza vivace, ammirata, esuberante ed espansiva, ma a Draco sembrava proprio che qualcosa si stesse espandendo un po’ troppo. Qualcosa seriamente impegnato ad invadere la porzione di aria respirabile di Ginny Weasley. Qualcosa tipo il davanti dei pantaloni del grande Potter.
Malfoy adorava vedere le gambe della Weasley, non fraintendiamoci. Ma non stava adorando per niente il modo in cui Potter guardava fisso le cosce della Weasley, che sbucavano per quindici centimetri buoni dalla gonna di raso blu che aveva indossato per l’occasione.
“Harry, ti prego, mi prenderesti qualcosa da bere? Tutto questo parlare mi ha fatto venire una sete…” disse la rossa con quel particolare farfallamento di ciglia che le permetteva sempre di ottenere da Potter quello che voleva.
“Certo, Gin!”
E ti pareva…
Mentre Potter saltellava come un capretto in amore verso la caraffa del succo di zucca, Draco Malfoy si sentì in dovere di avvicinarsi con noncuranza al gruppetto al centro del quale la Weasley aveva cominciato a ciarlare qualche idiozia a proposito delle abitudini respiratorie dei babbani, e schiarirsi minacciosamente la voce. Il suo modo gentile di dire “tesoro, temo proprio che tu stia esagerando.”
Ginny Weasley gli lanciò un’occhiata maliziosa, e continuò a istruire futuri grandi babbanologhi.
“…no, che non la mangiano, Colin, sto cercando di spiegartelo da dieci minuti” diceva, mentre quella pazza della Lovegood annuiva, convinta più che mai, “la respirano con un pezzo di pergamena infilato nel naso!”
Harry Potter saltellò di nuovo verso la donzella dai capelli rossi reggendo in equilibrio sulle sue zampacce grifagne due calici colmi di succo di zucca. Ginny battè le lunghe ciglia un paio di volte.
“Oh Harry, sei così gentile! Non so cosa farei senza di te…”
Il Prescelto buttò indietro le spalle, tirò in dentro la pancia e spalancò le labbra nel suo sorriso da prima pagina del Daily Prophet.
“Beh, Ginny tesoro, puoi tenermi per tutta la vita!”
Draco Malfoy pensò che avrebbe anche potuto decidersi a fare un favore a Zia Bella e staccargli la testa dal collo. In fondo che gli serviva se era così evidente che pensava con ben altre parti del corpo?
Ginny ridacchiò con una tale falsa dolcezza che fece drizzare le orecchie al sospettoso Draco… e drizzare ben altro all’ignaro Potter.
“Ma certo che ti tengo per tutta la vita, Harry! Tu fai parte della famiglia, sei come un fratello per me!” disse, stampandogli sulla guancia una bacio al sapore di lucidalabbra alla fragola.
CRACK.
Era il suono del grande cuore dorato del povero Potter che si rompeva in tanti piccoli pezzettini.
Draco Malfoy rabbrividì di piacere quasi fisico.
Ronald Weasley, che arrivava giusto giusto in quel momento, mugolò di compatimento e intensa partecipazione al dolore del Prescelto, che era caduto in un preoccupante stato di rigidità.
CRICK.
Il bicchiere di succo di zucca cadde rovinosamente ai piedi di Potter.

Ginny Weasley staccò le braccia dal collo di Potter e si diresse, ancheggiando nella sua gonna aderente, verso il tavolo del buffet. Con infinita nonchalance, si appoggiò al bordo del tavolo, proprio di fianco ad un sogghignante Malfoy, e continuò a bere il suo succo di zucca.
Theodore Nott apparve proprio in quel momento al fianco sinistro di Draco, sospirando come un bambino davanti ad un pandoro appena tagliato dal quale vede uscire una colata lavica di cioccolato.
Proprio davanti ai due Serpeverde, il grande eroe Harry Potter e il suo migliore amico, Ronald Weasley, sprofondavano nelle poltrone con l’aria più afflitta che occhi umani avessero mai potuto vedere sul viso di un Grifondoro dai tempi in cui Oliver Baston si aggirava per il castello alla ricerca di un cercatore per la squadra.
“Buon Natale, Draco…” sospirò Theodore Nott, con gli occhi azzurri lucidi di commozione.
“Buon Natale, amico…” sussurrò l’altro di rimando, “direi che è ora di togliere il disturbo.”
E con questa brillante conclusione, Draco Malfoy avvinghiò la vita sottile di Ginny Weasley e si diresse verso il portone della sala grande, sotto gli occhi attoniti dei poveri studenti che erano rimasti al castello aspettandosi serate uggiose e solitarie. Ginny Weasley lanciò un’occhiata al di là della spalla di Malfoy, con l’aria di chi farebbe ciao ciao con la manina se non fosse perfettamente consapevole che scatenare l’inferno proprio il giorno di Natale non è educato.
Theodore Nott si sistemò i capelli scuri e porse la mano alla bella bruna al suo fianco. “Direi che anche per noi è giunto il momento di ritirarci, amore.” le ingiunse solennemente.
Hermione Granger sospirò e intrecciò le dita a quelle del ragazzo. Beh, tanto ormai il danno era fatto…

Io vedo i lampi d'odio che tutti stan lanciando a te
mentre stai entrando mano nella mano con lui
che magari non avrà la nostra loquacità
ma lo vedo che sa dove metterti le mani!
Qui i commenti piovono "che cazzo c'entra con lui
che stupida, io so che la farà soffrire
invece io sarei il tipo giusto per lei"
non riescono a capire che
La regola dell'Amico non sbaglia mai…

Draco Malfoy fece scivolare la mano sul raso blu che fasciava stretto i fianchi di Ginny Weasley, ed offrì ai Grifondoro una splendida visuale di quanto la propria mano si adattasse al culetto in questione.
Il Prescelto-Ma-Scartato proruppe in un ululato di dolore.

FINE

*********

N.d.A.
Mi sembra superfluo citare il titolo della canzone da cui ho preso i frammenti sparsi qua e là, ma potrebbero esserci ragazze troppo giovani per ricordarla: “La regola dell’amico” degli 883. La canzoncina che canticchia Ginny all’inizio e “Santa Baby”, di Marilyn Monroe.
(*) Del film “Santa Maradona”, battuta troppo bella per non essere copiata, sembrava scritta apposta per Draco.

E continuiamo con lo sputtanamento reciproco: i ringraziamenti speciali vanno alle persone che erano con me la memorabile sera in cui quest’idea è stata partorita, persone di alta levatura morale che quella sera si erano recate al cinema con il nobile intento di contare le addominali di Hugh Jackman.
A Savannah, e alla birra che ci siamo scolate al pub vedendo passare tamarrissimi video anni 80, e che ci è andata un pelo di traverso quando ci siamo trovate davanti il faccione di Max Pezzali. Dopo aver distrutto psicologicamente il personaggio di Nott, hai pensato bene di adottare e concupire il mio… quindi questa è scritta in particolare per te!
A Chiara, a cui è ispirato il personaggio di Hermione dell’inizio della fanfiction. Avrai sofferto le pene dell’inferno per arrivare in fondo alla fanfiction e già per questo meriti un encomio… sopportare la nostra incapacità di scrivere qualcosa di comico senza far soffrire Ronald Weasley ti renderà una persona migliore. (…)
A Euridice. Tesoro, dopo Hugh Jackman (arf) ti sei trovata davanti Max Pezzali (argh) dovevo darti qualcosa su cui arfare, no? ^___^
Kisses!

   
 
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