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Autore: a k u r o s a    05/07/2012    4 recensioni
Piccola one-shot ambientata subito dopo il capitolo 225 del manga (o episodio 147 dell’anime se preferite), esattamente dopo il “non-scontro” tra Bellamy e Rufy e Zoro.
Nessun pairing. Solo tanta ma tanta “nakamaship” tra Rufy e Zoro.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Freedom is Not Just About Having Wings
(Libertà non è solo avere le ali)
 
«Perché!»
 
All’improvvisa domanda, il pirata Cappello di Paglia alza lo sguardo per vedere che cosa ha irritato tanto la sua navigatrice. La voce di Nami è almeno due gradi più alta del solito e le sue pupille sono dilatate, entrambi chiaro segno di pericolo. È strano, perché – Rufy guarda prima alla sua destra e poi alla sua sinistra – non c’è nessuno nella generica direzione che Nami sta fissando.
 
Eccetto lui naturalmente.
 
«TU, Rufy. TU!», Nami si trattiene a stento dal colpire il ragazzo sulla testa, e invece gli acchiappa con la mano il viso con forza come a voler trasferire la sua furia nel pirata attraverso le dita. Ma il giovane ragazzo la guarda con  vera e propria confusione che si riflette dai grandi occhi e Nami può quasi sentire il suo sangue ribollire.
 
«Perché sei arrabbiata Nami?», Rufy si acciglia. «Abbiamo mantenuto la nostra promessa. Non ci siamo battuti».
 
«È proprio questo il problema», Nami sa di fare la figura di un pitbull, ma non è capace di fermarsi. In parte è perché sa che non sarà in grado di dormire finché non si libera di tutto ciò che circola dentro di lei entro la notte. Ma è anche perché la rabbia è un buon modo per ignorare la gelosia puerile che si manifesta ogni volta che Rufy include lo spadaccino nei suoi discorsi come se gli si trovasse accanto, anche quando non c’è. Non sarebbe stato tanto fastidioso se non si fosse trattata di un’abitudine riguardante solo lo spadaccino. «Tu avresti potuto farli saltare in aria solo con un pugno! Zoro avrebbe potuto sminuzzarli a occhi chiusi! Ma per qualche assurda ragione avete deciso di NON battervi!».
 
Nami potrebbe continuare per ore e ore a fare domande di cui sa che non riceverà mai risposte a lei comprensibili, ma deve chiedere. E così continua a lungo, non fermandosi nemmeno per bere il drink che Sanji le ha offerto o quando Chopper, che si è avvicinato per sistemare il bendaggio di Rufy, si arrampica sulla schiena del capitano nascondendosi dietro esse e tremando di paura tutto il tempo per quella collera che non era nemmeno rivolta a lui ma alla persona alle cui spalle si stava nascondendo.
 
E poi tra un urlo e l’altro realizzò che Rufy stava cercando di rispondere alle sue domande.
 
«Scusami?», Nami domanda incredula e per lo più retoricamente perché ha sentito le parole di Rufy ma sta cercando di concedersi del tempo per decidere se strangolare il ragazzo dai capelli corvini per averle dato una risposta così irrilevante o meno. Ma Rufy come sempre è completamente ignaro dell’agitazione interiore della ragazza che minaccia di esternarla in maniera alquanto pericolosa, e ripete la sua risposta sorridendo tutto il tempo. «Che diavolo ha a che fare con questo?».
 
«Tutto naturalmente, Nami!», Rufy picchietta la spalla di Nami in modo molto rassicurante, come se la ragazza dovesse essere compatita per non capire il suo ragionamento del tutto irragionevole, prima di allontanarsi alla ricerca di carne.
 
«Sorellona Robinnnn!!!!», Nami sprofonda nella sedia accanto all’utilizzatrice del frutto demoniaco, che chiude il libro che stava leggendo.
 
«Come è andata la conversazione?», Robin chiede anche se da una prima occhiata l’esito è piuttosto chiaro: da nessuna parte. «Grazie signor cuoco!».
 
«Grazie Sanji-kun», Nami accetta distrattamente il frullato alla fragola che Sanji le offre. «Non ha alcun senso. Perché diavolo deve avere a che fare con questo, la persona con cui è andato! Robin, cosa pensi che sarebbe successo se fossimo andati in città solamente Rufy ed io?».
 
Robin sorride a quella domanda perché sa da cosa ha origine e dove vuole andare a parare.
 
«Suppongo», Robin risponde con attenzione. «Che Rufy avrebbe lo stesso rinunciato a battersi. Il nostro capitano può essere molto ostinato quando vuole».
 
«E se invece ci fosse stato Sanji-kun?».
 
«Nami-swan!», Sanji che era sulla via del ritorno in cucina vola sul ponte al richiamo. «Non permetterei mai a degli idioti bastardi nemmeno di guardarti in modo irrispettoso! Li avrei volentieri presi a calci in culo e avrei sfamato con i loro sporchi resti gli squali in mare! Li avrei molto entusiasticamente ridotti in poltiglia per dimostrarti il mio eterno amore-».
 
«Sono certa che lo avresti fatto, Sanj-kun», Nami sospira tagliando il discorso. Realizzò che se Sanji-kun fosse stato al pub certamente le cose sarebbero andate di gran lunga peggio e molto più rapidamente. «Rufy molto probabilmente avrebbe dovuto tirarti via da quei tizi».
 
«Probabilmente», concorda Robin.
 
«E se ci fosse stato Usop?», Nami sembra quasi speranzosa.
 
«Dubito che Usop sarebbe rimasto seduto in un angolo a guardare Rufy prenderle, Nami-san». Sanji risponde lentamente mordendo la sigaretta che non accende perché in presenza di preziose signore. «Usop è un uomo quando si tratta dei suoi amici, e sa quando è il momento di stare in piedi e combattere». 
 
«Allora Chopper? Non importa, questa è una domanda stupida». Nami guarda la renna che sta pescando con Usop, ascoltando senza dubbio alcune delle storie del cecchino. «Rufy  non lascerebbe che qualcuno faccia del male a Chopper». 
 
«Vuol dire che il signor dottore ha avuto dei traumi infantili riguardo atti di bullismo?», Robin beve un sorso del suo drink. «Il signor capitano sembra essere molto protettivo con lui in questo senso. Tuttavia, a prescindere da chi ci fosse al bar, credo che il signor capitano avrebbe fatto ciò che riteneva necessario per proteggere i suoi compagni e non ci avrebbe mai messo intenzionalmente nei guai».  
 
«Lui è come Nami-san», Sanji scrolla le spalle mentre osserva Rufy trascinarsi dietro una mezza dozzina di cose di pollo che il cuoco ha lasciato sul  tavolo come spuntino per il capitano. «Cerca di proteggerci tutti».
 
Nami che era rimasta a fissare il cielo vasto mentre ripercorreva gli eventi del giorno, alla fine sospira e riporta lo sguardo sulla nave.
 
«Non sempre», mormora debolmente mentre segue lo sguardo di Sanji e osserva Rufy stuzzicare Zoro mezzo addormentato. «Almeno, non tutti noi».
 
C’era un solo uomo – uno soltanto – che Rufy ha voluto gli stesse accanto, piuttosto che rimanere indietro. C’era un solo uomo col quale Rufy ha scelto di sopportare il dolore, piuttosto che proteggerlo da esso. L’unico uomo che Rufy avrebbe potuto ma non ha dovuto proteggere.
 
Nami capisce che mentre Rufy ama tutti loro abbastanza da non permettere che si facciano del male, confida in Zoro abbastanza da condividere insieme a lui il dolore. E la navigatrice dai capelli arancioni capisce che, poiché Zoro è l’unica persona col quale Rufy è disposto a condividere il peso delle proprie azioni, lui è stato libero di scegliere di non combattere.
 
«È così ingiusto», Nami sprofonda nuovamente nella sua sedia lamentandosi, ma nessuno si lascia ingannare: lei sta sorridendo.
 
Il trio guarda il loro capitano offrire una coscia di pollo al suo vice. Lo spadaccino è irritato come al suo solito per essere stato svegliato, ma come sempre sposta le sue spade dall’altro lato in modo da dare al capitano lo spazio per sedersi e mangiare. Il pirata dal cappello di paglia è come al suo solito imbronciato per la carne insufficiente, ma come sempre non gli pesa condividere la scarsa carne che ha con il suo vice.
 
Nami non può fare a meno di apprezzare la semplicità della risposta di Rufy, la verità suona forte e chiara.
 
Perché c’era Zoro.
   
 
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