prologo
L’afa quel giorno aveva
avvolto la
città in una morsa quasi dolorosa, spingendo i pochi
abitanti ancora rimasti là
a chiudersi in casa o a partire definitivamente per le vacanze.
Per quanto fosse piacevole camminare per le vie deserte del centro,
nemmeno lui
riuscì più a reggere la calura di quel giorno di
metà agosto, e decise di
chiudersi nel primo negozio aperto che vantasse l’aria
condizionata.
Nemmeno a farlo apposta finì in una libreria.
L’interno sembrava essere datato, anche se tutti gli scaffali
in legno scuro
erano ben curati e ordinati. I libri coprivano quasi interamente tutte
le
pareti, altri scaffali dividevano anche la sala in piccoli corridoi,
mentre i
pochi spazi liberi erano stati colmati con dei piccoli ed eleganti
tavoli
tondi.
Salutò il proprietario e si immerse in
quell’ambiente silenzioso e rilassante,
di cui in effetti in quel momento aveva bisogno.
Camminò per un po’, per poi fermarsi come sempre
davanti ai classici.
Guardò qualche copertina e si ripromise che se fosse andato
bene durante quel
colloquio avrebbe finalmente acquistato Il Paradiso Perduto di Milton,
o magari
un’edizione nuova del Piacere, o magari entrambi.
Sfogliò qualche classico inglese, ma trovando Austen troppo
romantica per lui e
le Bronte… un po’ drammatiche decise di cambiare
zona e buttarsi sulla
narrativa moderna.
Evitò accuratamente le storie di vita vissuta, drammi di
guerra, o di paesi
orientali.
Aveva bisogno di qualcosa di semplice, coinvolgente, che magari lo
portasse a
ridere e a commuoversi, in quell’ordine, viceversa o
contemporaneamente.
Amava leggere, aveva probabilmente ereditato quella
particolarità da sua madre,
che era letteralmente una divoratrice di libri, tanto da non avere
più spazio
in casa a causa del loro numero spropositato.
Lui leggeva con più calma, più attenzione e
pazienza, eppure condivideva gli
stessi gusti semplici e raffinati di sua madre.
Vagò ancora un po’, fino a individuare una
copertina quasi completamente
candida, ma macchiata dalla figura elegante di un abito da uomo
assolutamente
vuoto o pieno di un uomo trasparente.
Era piuttosto particolare, e sebbene potesse dire di non aver mai
giudicato un
libro dalla copertina, poteva comunque ammettere di sentirsi
incuriosito da
quella in particolare.
Prese il libretto, appena 150 pagine, lo girò e lesse
titolo, trama e breve
storia dello scrittore. Era un piccolo saggio
sull’omologazione di massa
nei tempi presenti.
Aveva immaginato si trattasse di qualcosa di simile, eppure nonostante
quello
non fosse il suo genere si sentiva interessato.
Era talmente intento ad osservare il libro da non aver visto qualcuno
avvicinarsi e prendere lo stesso libro che lui ancora stringeva tra le
mani.
Distolse lo sguardo dalle lettere e guardò la ragazza di
fianco a lui.
Quelli erano gli ultimi due volumi di quel libro, e anche lei come lui
doveva
essere rimasta piuttosto colpita dalla copertina, tanto che non
sembrava aver
nemmeno ancora letto il titolo.
Era vestita in modo piuttosto disordinato o comunque poco
armonioso(anche
se in effetti lui avrebbe trovato disordinato o imperfetto il vestiario
di
chiunque non fosse lui o Coco Chanel… e si magari anche
Valentino). Era
piccola, ma piuttosto graziosa con quei suoi capelli scuri e mossi e
quella sua
pelle leggermente abbronzata.
-Secondo te sarebbero 17 euro spesi bene?-
Quasi sussultò quando sentì la voce della
ragazza. Si guardò intorno, e no, non
c’era nessuno, perciò doveva essersi rivolta
proprio a lui.
-Dici a me?- Si indico con aria scettica e sorpresa.
-Perché sai… potrei comprare due classici e
andare sicura a casa, oppure potrei
rischiare con questa incognita e trovarmi o il migliore libro narrativo
e
introspettivo attuale oppure una grande perdita di tempo e di denaro.-
finalmente lo guardò in viso, parve studiarlo per qualche
momento, poi
riabbassò lo sguardo verso la copertina.
-Credi di non poter rischiare?- La guardò con un
sopracciglio bronzeo
alzato. Quella ragazza, per quanto apparisse disordinata, aveva un paio
di
sneakers della Prada Sport, un paio di shorts Hermes della precedente
collezione primavera estate e una anonima maglia bianca, che aveva
ricamato in
angolo il simbolo della YSL. Poteva rischiare venti euro per un libro.
-Credo di non volerlo soprattutto… non vorrei rovinare una
così bella copertina
odiandola nel caso il libro fosse una delusione.- poggiò il
libro dove l’aveva
trovato e lo guardò scettica.
-L’hai già letto vero?- Lo aveva capito dal tono
sicuro con cui aveva parlato.
-Si… e non ti consiglio davvero di perderci tempo. Per
quanto esteriormente sia
allettante è davvero scialbo e ripetitivo.- Si
sentì quasi accusato di essersi
fatto circuire dalle apparenze.
-Potrebbe essere che noi due abbiamo gusti completamente diversi e che
io lo
trovi una lettura piacevole. Anzi, se il mio colloquio di
lavoro dovesse
andar bene tornerò qui e comprerò questo-
alzò il libretto con convinzione –Il
paradiso perduto e il piacere.-
-Mischi il sacro al profano!- Le stava per rispondere che Milton ci
aveva già
pensato da sé, ma vide che lei sorrideva e che probabilmente
lo stava prendendo
in giro.
-Almeno non ti fai convincere dagli estranei a fare qualcosa che non
vuoi!- Lui
poggiò il libro sopra quello che la ragazza aveva preso in
mano poco prima.
-Anche io ho un importante colloqui oggi, e se va bene
comprerò tutta la
collana classici della Mondadori, o della Piemme o di qualunque casa
editrice…-
si blocco e ridacchiò –vabbè penso che
se il colloquio vada bene non dovrò mai
più spendere soldi per un libro! Anzi, magari sarai tu a
spendere del denaro
per il mio libro tra qualche anno.- Lui la guardò con
sufficienza, ma condita
da uno sguardo divertito negli occhi verdi.
-Tu magari vedrai me sulle pubblicità delle riviste di
moda.-
Si erano quasi confessati a vicenda i rispettivi sogni nel cassetto.
Lei aveva
mire un po’ più complicate, ed entrambi lo
sapevano. Lui era oggettivamente
bello e diventare un modello non gli sarebbe stato poi così
impossibile, eppure
anche lei sapeva di essere bravissima a domare, ghermire le parole e
quel
flusso costante di pensieri che ogni momento l’accompagnavano.
-Allora in bocca al lupo Jane Austen!- lei ridacchio e si
allontanò un po’, per
squadrarlo meglio. Lo trovò ancora più bello e
pensò che non avrebbe davvero
potuto fallire.
-Anche a te. E tra parentesi se al colloqui ci sarà una
donna ti consiglio di
socchiudere un po’ gli occhi e dischiudere le labbra.- lui
sorrise sapendo che
quella ragazzina aveva ragione. I suoi occhi allungati dal
taglio
enigmatico e le sua labbra erano i punti di forza su cui aveva deciso
già prece
demente deciso di puntare.
Fu così che Davide Henser incontrò
Monia Ruperini.
Le loro strade si divisero subito dopo l’uscita da
quella libreria, lui
in direzione della più famosa agenzia di Modelli della
città e lei verso la
casa editrice che finalmente aveva accettato di dare
un’occhiata al suo lavoro.
Avevano entrambi diciassette anni.
______________
Salve Gente! Dopo un po’ di tempo di inattività eccomi con questa mia nuovo ff. Comincio già a dire che non sarà esageratamente lunga, tutt’altro.
I nostri due protagonisti si sono appena conosciuti e dovranno aspettare ancora un po’ per potersi rincontrare.
Spero vogliate davvero seguirla o magari farmi sapere cosa ne pensate di questo prologo un po’ confuso e corto.
A presto! Baci!!