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Autore: La Mutaforma    06/07/2012    2 recensioni
Non era umana, ma questo non lo spaventava. Era uno spirito libero, completamente diverso da lui, che viveva in un corpo che lo cercava e che sorrideva.
Dedicata a Dado. Era di luce, di vento, d’acqua, di terra, e nessuna di esse.
A volte gli sembrava di non conoscerla affatto.
Altre volte vedeva nei suoi grandi occhi verdi un po’ di sé stesso e non poteva fare a meno di sorridere anche lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era diversa. Questo lo avrebbe notato chiunque. Ma non solo per le lunghe orecchie o gli occhi verdi come la natura, come null’altro che avesse mai visto in vita sua.

Semplicemente, non era come lui.

 

Si stava allenando con la spada, sempre più deciso a diventare un cavaliere, come lo era suo padre, come aveva sempre sognato.

Lei sopraggiunse in silenzio, a piccoli passi, e Parn nemmeno si voltò.

“A volte mi chiedo” cominciò lei, con un sospiro “Cosa ci veda tu in tutto questo”

Parn si voltò, e la osservò coi suoi grandi occhi azzurri, piantando la spada a terra. Aveva i lunghi capelli biondi indorati dalla luce, come se fossero parte del sole stesso.

Era diversa, e forse incomprensibile.

Non era nemmeno umana. Eppure la cosa non lo spaventava.

“E’ troppo lungo da spiegare” rispose semplicemente il ragazzo, sedendosi in uno spiazzo d’erba. Lei lo imitò, puntando il mento sulle lunghi mani bianche.

“Comincia dal principio”

Le aveva parlato. Di tante cose. Molte lei non le capiva.

Comprendeva i suoi sentimenti, sorrideva, e gli chiedeva di continuare. Nulla di più.

Ascoltava timidamente, cercando di capire l’incomprensibile umanità che lo caratterizzava.

 

 

In fondo, non era così diversa. Aveva occhi, orecchie, labbra, braccia, gambe, un cuore nobile e uno spirito virtuoso. 

Non poteva essere così diversa dagli altri.

Eppure lo era comunque. Aveva uno sguardo enigmatico, incomprensibile, che sembrava posarsi su ogni cosa e soffermarsi su nulla. Non esattamente triste.

Era qualcosa che andava al di là della tristezza, del dolore, della gioia. Persino dell’amore.

“Com’è essere un elfo?” le chiese un giorno, mentre facevano riposare i cavalli.

Lei aveva sospirato, e aveva chiuso gli occhi.

“E’ come per te essere umano. Normale, insomma”

“Cosa vedi con i tuoi occhi?” insistette Parn, inarrestabile. Lei sorrise.

“Tu cosa vedi davanti a te?”

Il ragazzo spaziò con lo sguardo lungo l’orizzonte, in silenzio. C’erano mille cose sotto i suoi occhi, eppure non sapeva descriverle con certezza.

“Le montagne. Verdi. Alberi, fiori, le case dei contadini. C’è il cielo, poi le nuvole, e il sole… sono tutti insieme…sembrano mescolarsi…”

Lei ridacchiò, lasciando andare i lunghissimi capelli biondi nel vento, che sembrava quasi accarezzarla, con lo stesso affetto che avrebbe avuto un padre nei confronti della figlia.

“Io vedo un mondo totalmente diverso, pur essendo lo stesso”

Parn la guardò, senza capire. “Mi piacerebbe vederlo”

Deedlit sorrise e si sollevò, inginocchiandosi dietro le sue spalle e coprendogli gli occhi con le lunghe dita bianche.

“Allora comincia a guardare”

 

Parn non vide nulla. Solo profumo di erba e terra, la musica del vento nelle orecchie.

Si chiese se fosse davvero questo ciò che Deedlit riusciva a vedere, guardando oltre ciò che occhi umani possono captare.

In fondo, c’erano tante cose che non sapevano l’uno dell’altro. Perché erano diversi. Ma la loro vista quando stavano insieme ad osservare l’orizzonte svelava due volti dello stesso paesaggio.

Una magia unica, il loro segreto, che celavano attentamente agli altri coi loro sorrisi rubati, gli sguardi fugaci, parole sussurrate sottovoce.

 

Non era umana, ma questo non lo spaventava. Era uno spirito libero, completamente diverso da lui, che viveva in un corpo che lo cercava e che sorrideva.

Come sorridevano tutti. Niente di più e niente di meno.

Diventava l’enigma che lo coglieva impreparato davanti a ogni suo disarmante sorrisino che le illuminava le efelidi sulle guance.

Era di luce, di vento, d’acqua, di terra, e nessuna di esse.

A volte gli sembrava di non conoscerla affatto.

Altre volte vedeva nei suoi grandi occhi verdi un po’ di sé stesso e non poteva fare a meno di sorridere anche lui.

   
 
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