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Autore: MegamindArianna    07/07/2012    3 recensioni
Ho sempre voluto scrivere delle emozioni di Roxanne... forse perché sotto la reporter coraggiosa si nasconde un semplice donna, con sogni e curiosità... che la spingono a riflettere molto... spero vi piaccia!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Stupido Hal!” dissi tra me camminando a stento. Avevo veramente avuto paura, dal momento in cui si era presentato sul mio balcone fino alla fermata alla Metro Tower.
 
“Stupido! Ora sono tutta spettinata e sembro mezza ubriaca per quanto tremo!” ma ci riflettei su. “Infondo, se non fosse stato per Megamind, ora Hal non avrebbe fatto questo.” E mi fermai avanti alla porta del ristorante. “Stupido Megamind!” dissi prima di entrare.
 
Fortunatamente quella sera sarei stata insieme a Bernard. Quel caro ragazzo un po’ scapigliato di cui mi ero innamorata. Non lo immaginavo possibile. Insomma, chi lo aveva mai visto in giro. Stava sempre nella sua biblioteca dove seguiva, da lontano, tutti i piani di Megamind. Se non fosse stato per me non avrebbe mai più messo piede fuori dal museo.
 
Eppure parlando e stando in sua compagnia, è uscito fuori un ragazzo fatto a sé; non strano ma speciale.
 
Mi aveva raccontato la sua storia. La scuola, l’infanzia, tutto. L’assenza dei genitori, soprattutto. Mi aveva parlato di sé come se avesse colloquiato con la sua immagine riflessa allo specchio. Si era aperto con me. Per questo lo rendeva una persona speciale.
 
Aprii la porta. Bernard stava nervosamente aggiustando la candela ormai spenta al centro del tavolo. Sorrisi. Aveva paura che avessi dimenticato l’appuntamento.
 
Mi avvicinai alla cassa dove un uomo baffuto mi disse che il signore al tavolo mi stava aspettando da poco meno di un’ora.
 
Mi sbrigai. Stranamente, la candela era di nuovo accesa. Non ci badai.
 
“Bernard!” dissi avvicinandomi al tavolo.
 
“Roxanne!” rispose di rimando alzando lo sguardo dalla candela che aveva accuratamente riposizionato.
 
“Uff… scusa il ritardo.” Preferii non dirgli cosa mi era successo.
 
“Wow! Che capelli! Elettrizzanti!” disse sbalordito e sorridendo. In quella serata eravamo molto simili. Nervosi e poi sollevati dopo il primo sguardo. In più eravamo spettinati!
 
Guardai in alto un ciuffetto che svolazzava a ogni mio movimento davanti ai miei occhi. “Come sarà elettrizzante il resto della serata…” dissi incuriosendo Bernard che si avvicinò spalancando gli occhi. “Megamind ha creato un nuovo eroe.. e so perché!”
 
Il suo sorriso si smaterializzò e allargò al massimo gli occhi, completamente sorpreso.
 
“Ha tutto senso ora! Gli mancava essere preso a calci e così ha creato un eroe che potesse farlo!”
 
Sembrava essere ritornato nervoso. Si appoggiò con il gomito al tavolo e scivolò da esso. Andò a tentoni con la mano destra per cercare di prendere il bicchiere con l’acqua. Lo portò alla bocca e, in pochi secondi, ricacciò quella goccia di liquido limpido sul tavolino, esclamando continuamente e ripetutamente “Wow!”
 
Alzai un sopracciglio, ma lasciai andare. Sapevo che era un ragazzo non comune e tutti i suoi gesti nuovi, le sue emozioni, mi travolgevano. Scossi la testa per riprendere il mio discorso.
 
“Ma perché ha scelto Hal?” gli chiesi sperando in una risposta. “Hal è la persona più sbagliata che potesse scegliere.” Sospirai “Io… rimango sbalordita…” dissi con le braccia che mi caddero lungo i fianchi.
 
“Io sono del tutto sbalordito… sono certo che scopriremo chi prende e chi tira i calci…” disse interrompendomi cordialmente. La sua espressione mi risollevò un po’.
 
Poco prima il cameriere aveva versato lo spumante nei bicchieri accanto al braccio di Bernard. Il ragazzo scapigliato ne afferrò uno “Ma nel frattempo…” e me lo porse assumendo una faccia da serafico “Godiamoci la nostra serata.”
 
Lo afferrai con grazia. “Oh… Bernard. Certo, hai ragione… dovrei prendermi una pausa…” e alzai il calice per un brindisi “A Bernard… l’unica cosa normale, nel mio folle mondo sottosopra…”
 
“Allora… alla normalità.” Rispose facendo tintinnare il suo bicchiere con il mio.
 
Una strana sensazione mi pervase. Spostai lo sguardo alla vetrata sulla strada credendo di aver visto un’ombra rossastra; l’ombra di Titan. Fortunatamente mi ero sbagliata. Non c’era nessuno ad osservarci. Tutto era tranquillo.
 
“Roxanne?” mi chiamò incerto.
 
“Si?” risposi.
 
“Se non fossi così normale… se fossi pelato e avessi la carnagione di.. di uno dei colori primari… uno a caso.. tanto per fare un esempio… vorresti lo stesso stare con me?”
 
Che domande erano? Ma dopotutto era un ragazzo timido e non avrebbe mai pensato che io, la più famosa reporter di Metro City e dintorni –modestamente-, sarei uscita con lui. Era normale avere certe paure. Anche in questo modo riuscivo a vedere in lui. I suoi comportamenti, tutto ciò che lo impauriva. Era un libro aperto per me. “Ma certo! Non si giudica un libro dalla copertina o una persona dall’aspetto…”
 
“Oh…” disse sospirando “E’ un enorme sollievo…”
 
“Si devono giudicare le azioni… “ continuai per fargli capire che lui era assolutamente a posto e che non doveva preoccuparsi.
 
Alzò un sopracciglio “Sono un piccolo dettaglio, non trovi?”
 
Risi. Ogni volta mi risollevava il morale. Sapeva trovare l’ironia anche nei momenti critici per farmi sorridere un po’. Sempre pronto ad accogliermi per consolarmi. Un angelo venuto da cielo; il mio nuovo eroe.
 
Mi avvicinai a lui. Allungai il collo, mi appoggiai al tavolo e seguii con lo sguardo ogni suo movimento. Si muoveva meccanicamente, tremolando e facendo piccoli respiri veloci. Il suo sguardo si intrecciò al mio come poco dopo le nostre labbra.
 
Da tempo nessuno mi baciava in quel modo. Nessuno che ritenessi adatto ad essere il mio uomo. Sentivo pizzicare la sua barba corta sulla mia pelle. Ero consapevole del fatto che il nostro era un semplicissimo bacio a stampo, ma avevo paura di esagerare e, per come era fatto, sapevo che non avrebbe corso molto e sarebbe andato con calma.
 
Spostai la mano dal tavolo fino alla sua, sfiorando l’orologio. Un scossa mi invase dalle labbra, passando per tutto il mio corpo fino alle gambe. Il prurito sulla pelle era più forte, ma sempre piacevole, come se le la sua leggera barba si fosse concentrata in un singolo punto, sul mento. Sorrisi contro le sue labbra. Il bacio si faceva più interessante. Le punte delle nostre lingue si toccarono leggermente, come a volersi scoprire.
 
Volevo fare un passo avanti con lui. Ero pronta ad una perfetta relazione con Bernard. Prima di staccarmi da lui, decisi di dare un’occhiata alle sue emozioni. Aprii leggermente l’occhio destro.
 
La sua pelle era azzurrina. Credevo si stesse sentendo male. Spalancai del tutto gli occhi e notai le guance violacee, la pelle completamente blu e l’enorme testa. Non riuscii a staccarmi. Rimasi immobile, così, a guardare l’uomo di cui mi ero innamorata trasformato.
 
Allora capii. In quei giorni niente era stato vero.
 
TUTTO UN FALSO.
 
Quando anche lui spalancò gli occhi, rimase immobile come me, confuso. Il verde dei suoi occhi che credevo fossero di Bernard, mi spaventarono ancora di più.
 
Con un po’ di coraggio, lo spinsi via. Andai a sbattere contro la sedia che cadde a terra. Il cuore mi batteva a mille.
 
“Cosa? Cosa?!” domandò Megamind. Lanciò un’occhiata alle sue mani e urlò. “Non guardarmi!” disse richiudendosi in sé. Tutti i presenti nel ristorante, a parte me, si misero a guardare sul tavolino il loro piatto spaventati.
 
Spalancai la bocca e gli occhi. Speravo di dormire, di sognare; speravo in un incubo. Purtroppo era la realtà.
 
“E’… solo un problema tecnico.. non guardare!” Cominciò a girare a caso il quadrante. Si trasformò nel direttore del carcere. Ecco come faceva a scappare.
 
“Ehm… non farci caso…” e ritornò all’orologio.
 
Diventò tante persone insieme. Poi ritornò al direttore. Infine si trasformò in un anziano con l’accento da boss della mafia italiano, un po’ bassino e con i capelli bianchi. Era accerchiato da un fascio di luce chiara, quasi a renderlo spaziale. “Che dicevamo?” disse come se nulla fosse accaduto e senza accorgersi di aver sbagliato persona.
 
Afferrai il bicchiere con lo spumante e glielo gettai in faccia. “Tu?!” dissi cercando di controllarmi. Volevo picchiarlo, ma qualcosa mi tratteneva. Volevo e non volevo. Pensavo ancora a Bernard.
 
“No… aspetta…” chiese mettendo le mani avanti e alzandosi in piedi.
 
“Tu!!?”
 
Uscii dal ristorante. Il cameriere baffuto mi rincorse, ma non ci badai. Sapevo che stavo uscendo senza pagare. Doveva pensarci Bernard al conto; doveva essere un compito di Megamind.
 
Mi guardai a destra e a sinistra: piccoli cubetti azzurri si reidratavano, mostrandosi veramente per quel che erano. Degli stupidi ammassi di spazzatura. Perfino un gatto!
 
Quasi tutto al mondo è così. Fuori c’è il bello, il magico. Ma dentro si nascondono le peggiori insidie che nessuno potrebbe mai immaginare.
 
Megamind mi aveva del tutto delusa. Già pensavo fosse cattivo. Ma non così. In un momento tentennai, insicura.
 
Bernard non c’era più. Non c’era più l’uomo di cui mi ero innamorata. O forse si?
 
-NO!NO!NO! Non mi sono innamorata di Megamind! NO!- pensai tremando sotto la pioggia. Ero profondamente ferita.
 
Allo stesso tempo, però, credevo che se sarei tornata indietro avrei ritrovato Bernard nei suoi panni. Volevo baciarlo come aveva fatto poco prima.
 
Tutto quello che avevamo passato, le nostre chiacchiere, i segreti, tutto si era dissolto. Erano tutte bugie.
 
Eppure non sembrava mentire. Era come se si stava liberando da un peso quando parlava delle sue paure e dei suoi problemi.
 
ERA IL LIBRO APERTO CHE SOLO IO SAPEVO LEGGERE.
IL LIBRO CHE CREDEVO FOSSE DI BERNARD.
IL LIBRO CHE IN REALTA’… ERA DI MEGAMIND.
 
Un riflesso colpito dalla pioggia mi si bloccò davanti. L’auto invisibile di Megamind. Mi si fermò il cuore. Indietreggiai per la forte emozione che mi invase.
 
In un istante riuscii a capire dove la mia mente e il mio cuore mi volevano portare:
 
VOLEVO DI NUOVO LEGGERE QUEL LIBRO DA CAPO…
PER CAPIRE MEGLIO QUEL RAGAZZO… PER CAPIRE I SUOI COMPORTAMENTI…
PER CAPIRE QUESTO MEGAMIND DA UN ALTRO PUNTO DI VISTA…



Angolo scrittrice...
Forse questa FF non è il massimo... ma ho sempre voluto descrivere i sentimenti di Roxy in questo piccolo pezzo del film... credo che nella creazione del personaggio abbiano voluto comunque dare quasta impressione e cioè che Roxanne... in qualche modo... avesse capito la situazione di Megamind... anche se dopo ha gli ha ricordato tutte le sue cattivere.... fatemi sapere! cosa ne pensate!

  
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