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Autore: Ayla_    07/07/2012    1 recensioni
Sono tornati.
Devono affrontare ancora una volta una minaccia che potrebbe distruggere New York e il mondo, oltre a loro.
Ce la faranno a scoprire chi é il nuovo, misterioso nemico prima che lui prenda loro?
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Dal secondo capitolo:
“Sono nove quadri in tutto. Sette raffigurano noi, da soli o in più persone, con quest’ombra nera mentre…”
Matt tentennò un attimo, probabilmente per cercare le parole.
“Veniamo uccisi”
Finì Gabriel per lui.
"Si, mentre veniamo uccisi. (...)"
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Claire Bennet, Peter Petrelli
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio in macchina per Peter fu una specie di piacevole tortura. Non poteva fare a meno di essere sereno mentre era vicino a Claire, ma allo stesso tempo sentiva che un peso sullo stomaco lo stava torturando.
Quella ragazza lo faceva tornare il Peter di una volta, quello di prima che scoprisse di avere dei poteri, il Peter sognatore e sempre positivo, quello che si era buttato contro Sylar cadendo e non sapendo che poi sarebbe guarito, la prima volta che si erano incontrati; non il Peter disilluso e leggermente amareggiato di adesso.
D’altro canto Claire non la pensava diversamente. Aveva desiderato spesso di poter finalmente ridere di nuovo con lui, e per la prima volta da molto lui era sereno.
Arrivarono dopo una ventina di minuti, e Claire rimase a bocca aperta. A differenza di Peter non aveva ancora visto la nuova casa di Matt e Dafne. In effetti sarebbe stato più giusto chiamarla “villa” invece che casa.
Era veramente enorme, aveva davanti un piccolo giardino che però girava intorno alla casa per ingrandirsi dietro. La casa, cioè, la villa era interamente bianca, ma aveva il tetto fatto in tegole rosse. Già da fuori si riuscivano a contare tre piani, considerando anche il sottotetto. A Claire venne da sorridere, assomigliava ad una casa di quelle che esistono solo nei racconti, nelle storie per quanto sono semplici ed eleganti.
Peter notò tre auto sul bordo della strada, delle quali riconosceva solamente la macchina di Nathan e quella di Mohinder. Claire invece riconobbe subito l’anonima automobile che usava il suo padre adottivo mentre lavorava.
Posteggiò accanto all’ultima e mentre scendeva dalla macchina si chiese come mai Matt aveva convocato tutte quelle persone. Doveva essere successo qualcosa di veramente grave, e Peter s’incupì di nuovo.
Claire notò subito questo cambiamento e rifletté fra se e se. Era così difficile farlo sorridere ora, così facile rattristarlo di nuovo…
La porta si spalancò di colpo, prima che Peter suonasse, e Matt apparve sulla soglia. Era leggermente dimagrito, col viso stressato e preoccupato ma era lui. Si salutarono in fretta, senza troppi convenevoli, abbozzando un leggero sorriso di circostanza. Poi Matt li condusse dentro,
Trovarono seduti in salotto (anche quello enorme) Mohinder, Maja, Nathan, Tracy, Hiro, Ando, Noah, Gabriel, Micah e Dafne.
Matt li fece sedere di tutta fretta, poi prese vari respiri profondi, cercando un modo per cominciare.
 
“Cosa c’è Matt?”
 
Chiese Claire rompendo il silenzio alzandosi in piedi e lanciando uno sguardo preoccupato a Peter.
Matt sembrò quasi riscuotersi da uno stato di semi-trance e si passò la mano nei capelli con fare nervoso.
 
“Voi sapete che ora ho il potere di Mendez e di Usutu, il veggente africano, di dipingere ciò che accadrà, vero?”
 
Tutti annuirono, forse capendo dove voleva arrivare ma comunque non interrompendolo.
 
“Un paio di giorni fa ho preso tele, colori e pennelli che tengo per questi casi e mi sono messo a dipingere. Mi sono fermato quattro volte nel giro di due giorni, il resto del tempo l’ho passato attaccato ai colori.”
 
Dafne aggiunse, ancora scossa:
 
“Non è normale che duri così tanto. Mi sono spaventata.”
 
Guardò Matt, che ricambiò lo sguardo dispiaciuto.
 
“Insomma, vi ho chiamati per questi. All’inizio non capivo, ma poi…”
 
S’interruppe mentre usciva dalla stanza e tornava indietro portando con se due tele. Ne girò una e lo fece vedere bene a tutti. Nel quadro era raffigurato Mohinder disperato e con lacrime nere agli occhi che cercava di calmare Maja che aveva gli occhi neri, mentre una specie di ombra si allungava verso di loro, accerchiandoli.
Maja a quella vista sussultò e si nascose il viso fra le mani. Da sempre era preoccupata del pericolo rappresentato dai suoi poteri, soprattutto ora era preoccupata per Mohinder. Quest’ultimo le cinse le spalle con un braccio, rassicurandola.
Il secondo quadro raffigurava Gabriel mentre lottava per liberarsi da quella stessa ombra che avevano visto prima che lo stava soffocando in una stretta morsa. La cosa che più spiccava in quel quadro era il suo volto, per la prima volta aveva un’espressione di puro terrore, un’espressione che nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere sul suo volto.
 
“Sono nove quadri in tutto. Sette raffigurano noi, da soli o in più persone, con quest’ombra nera mentre…”
 
Matt tentennò un attimo, probabilmente per cercare le parole.
 
“Veniamo uccisi”
 
Finì Gabriel per lui.
 
“Si, mentre veniamo uccisi. L’ottavo quadro, invece, é la distruzione totale di New York, provocata da qualcosa, una specie di voragine dentro alla quale vengono risucchiati palazzi, automobili, e tutto il resto. L’ultimo predice la stessa voragine, ma molto più grande mentre distrugge tutto il pianeta.
L’ombra è presente in tutti i quadri, e in tutti i dipinti è lei che o assiste alla morte oppure la provoca. Quell’ombra rappresenta un grande pericolo imminente e sono convinto che ciò che ho dipinto accadrà se saremo divisi o soli, mentre se staremo uniti questo non accadrà.”
 
Tracy chiese interrompendo Matt:
 
“Quindi come potremo fare? Dovremmo riunirci tutti in un unico posto, e non ne abbiamo uno così grande a portata di mano.”
 
Dafne intervenì.
 
“Bhé, veramente si. Questa villa è enorme, tanto che noi usiamo solo il piano terra. È piena di stanze vuote, alcune hanno già dentro un letto e nelle altre possiamo mettercene uno senza problemi.”
 
Gabriel replicò sarcastico:
 
“Ma che bell’idea, così ci faremo ammazzare tutti in un colpo solo. Ottima pensata davvero!”
 
La voce decisa di Hiro interruppe la piccata risposta di Tracy.
 
“Matt Parkman ha ragione. Se ci riuniamo siamo più forti. Unendo le forze nessuno riuscirà ad ucciderci e noi  potremo scovare il malvagio prima che distrugga la città e il mondo.”
 
 Alcuni annuirono sovrappensiero. Seguirono alcuni attimi di silenzio riflessivo durante i quali Matt s’irrigidì e fece un cenno a Peter con gli occhi. Peter annuì, poi parlò a Hiro mentalmente. Anche lui annuì e poi sparì improvvisamente lasciando tutti sorpresi. Ricomparve dopo qualche secondo tenendo per le braccia una ragazza minuta, dai capelli biondi tagliati in un infantile caschetto e gli occhi azzurro ghiaccio che mandavano scintille, letteralmente.
 
“Ciao ragazzi, come va? Sapete dove si va per arrivare a quel delizioso ristorantino italiano qui vicino?”
 
“Elle, cosa ci fai qui?”
 
Disse Peter. Lei sospirò un po’ teatralmente, poi sorrise.
 
“Ma come, io stavo solo cercando il ristorante…”
 
Gabriel, alle sue spalle, la interruppe sorridendo causticamente.
 
“Si, certo, e noi ti crediamo. Ciao Elle, da quanto tempo non ci vediamo.”
 
La ragazza si girò, sbigottita dall’aver sentito la voce che odiava tanto.
 
“Tu, tu non osare neanche rivolgermi la parola mostro! Mi hai lasciato agonizzante, praticamente morta su quella spiaggia, ti rendi conto? Mi hai quasi ucciso, lo sai? Anzi, mi avresti pure ucciso se non fossi stata fortunata!”
 
Le sue mani stavano tremando e piccoli lampi blu iniziarono a salire e scendere le sue braccia, dalla mano alla spalla e viceversa. Hiro fu costretto a lasciare Elle e Peter la prese fulmineamente. Intanto Matt aveva provato a leggergli nella mente, cosa che lei capì e non gradì molto, infatti iniziò ad agitarsi e a lanciare piccole scosse a Peter nel tentativo di fargli mollare la presa mentre cercava di opporsi alla lettura.
 
“Fermo, fermo, vi dirò quello che stavo facendo qui. Però lasciami, e tu smetti di frugare nei miei pensieri! Non scapperò, lo prometto…”
 
Si girò verso Peter, facendo gli occhi più dolci che poteva. Peter e Matt si lanciarono uno sguardo d’intesa. Lei non aveva intenzione di scappare, e una versione della storia voleva darla di sicuro.
 
D’altro canto gli altri presenti nella stanza, che erano già rimasti più o meno sorpresi dalla sua apparizione, non sembravano convinti dalle sue parole. Claire meno di tutti, anche se faceva uno sforzo immane per non farlo capire a nessuno.
“D’accordo. Ecco, visto? Ti ho lasciato andare. Adesso spiega, per favore.”
 
“Mamma mia, come siamo scontrosi oggi.”
 
Replicò lei. Vide però Matt che si concentrava di nuovo, e si affrettò ad aggiungere:
 
“No, va bene, ho capito. Vediamo, da dove comincio? Ah, si, dall’inizio. Quando Sylar...”
 
“Ora sono Gabriel se non ti dispiace Elle.”
 
“Si, mi dispiace. Dov’ero rimasta? Giusto. Quando Sylar mi ha abbandonato, agonizzante, a un soffio dalla morte su quella schifosa spiaggia pensavo di essere spacciata. E infatti lo ero. Sono morta, ma mi sono svegliata in una specie di laboratorio. Indovinate chi era la ad aspettare che mi svegliassi?”
 
Si gustò gli attimi di silenzio che seguirono la domanda. Era bello vedere che tutti pendevano dalle sue labbra, era bello fare in modo di tenerli sulle spine. Era bello fare scena, come se fosse uno spettacolo teatrale nel quale lei doveva tenere alta la suspance.
 
“Adam Monroe.”
 
Le parole e il silenzio teso avevano dato i loro frutti. La sorpresa s’intravide su tutti i loro volti, nessuno rimase impassibile, e si sentì un “Ma è impossibile”.
 
Elle sorrise soddisfatta, poi continuò.
 
“Lui. Però non lavora da solo, ma con un'altra persona, della quale però non so ne il nome ne come sia fatto. Appena mi sono svegliata Adam mi ha raccontato di come mi abbia trovata e salvata con il suo sangue, poi mi ha chiesto di lavorare per il suo amico. Gli ho detto che ci avrei pensato e poi ho approfittato di una sua distrazione per uscire. Poi ho seguito loro due…”
 
Indicò Micah e Tracy.
 
“…e sono arrivata qui, poi il resto lo sapete, no?”
 
Peter e Matt si consultarono anche con Gabriel, che aveva di recente acquisito il potere di leggere nella mente, che confermò loro ciò che già sapevano: Elle diceva la verità, a parte qualche piccola omissione, ma su quelle avrebbero indagato più tardi.
 
“Cos vuoi da noi? Perché è chiaro che vuoi qualcosa se sei venuta fin qui.”
 
Chiese Nathan, prendendo per la prima volta la parola.
 
“Oh, solo asilo. Vi chiedo, in cambio delle informazioni che vi ho dato, l’ospitalità e la vostra protezione. Non penserete mica che io possa andare in giro così, come se niente fosse, dopo essere fuggita da loro, vero? Mi uccideranno, e io non voglio morire di nuovo, per favore.”
 
Iniziò a piangere piano, mentre Nathan le chiedeva.
 
“Quindi tu vorresti che ti ospitassimo insieme a tutti gli altri qui?”
 
“Non farei niente di male, lo giuro.”
 
Si voltò verso Peter sorridendogli il più dolcemente possibile con le lacrime ancora agli occhi.
 
“Lo sai che ti puoi fidare della mia promessa vero?”
 
Lui sospirò. Chiese a Matt e a Dafne:
 
“Voi siete i padroni di casa. Siete voi a decidere se può restare.”
 
Loro si guardarono un attimo, sembrava una cosa combattuta, ma alla fine Matt annuì.
 
“Va bene, puoi restare. Ma alla prima mossa falsa sei fuori di qui, capito?”
 
“Certo! Vedrete, non vi darò fastidio”
Annunciò solare.
Claire dentro di se pensò che sarebbe stato del tutto impossibile.
 

 
 
 
Scusate tantissimo il ritardo della pubblicazione, ma ero in vacanza in Sardegna in un posto dove internet potevi quasi solo sognarlo!
Parlando della storia, vorrei scusarmi se il capitolo è un po’ noioso, spero che il prossimo vi possa piacere un po’ di più.
Comunque vorrei approfittare dello spazio per ringraziare aria della sua recensione!
Un grande grazie anche a chi legge questa storia, veramente grazie :)
Grazie a voi che vi siete sorbiti queste 1795 parole di capitolo.
Un bacio a tutti voi,
Ayla_
  
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