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Autore: Writer96    07/07/2012    11 recensioni
Si tratta dei Missing Moments (o dei cambi di POV) della storia "10 things I didn't give to you".
Come si sono conosciuti Alice e Louis?
Cosa è successo durante la fatidica telefonata tra Liam e Hayley?
Chi erano i personaggi PRIMA della storia?
Cosa succede dopo l'epilogo?
Non si esclude un possibile seguito.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '10 Things I didn't give to you'
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La scena si svolge durante il 9 capitolo e comprende l'inizio del decimo.
Il POV è di Liam e questa cosa mi ha mandata leggermente in confusione.
Spero vi piaccia.





Liam’s POV

 
Non amavo giocare a carte.
Trovavo inutile affidarsi alla sorte e a dei pezzetti di carta plastificata solo per poter urlare un semplice “ho vinto” e, soprattutto, odiavo dover rimanere immobile, la faccia che cercava di essere impassibile mentre mascheravo le mie emozioni.
Eppure, dovevo aver imparato, mio malgrado,  proprio bene, perché sembrava che fossi diventato il nuovo campione nazionale nel gioco “nascondi i tuoi sentimenti alla ragazza che ami”.
Nonché tua migliore amica.
 
Ripensavo a ciò che ci aveva detto Julie da circa una settimana, senza interruzione, ogni giorno ad ogni ora.
Zayn mi aveva già fatto un discorso simile, più di una volta, e più di una volta era finita con me che lo mandavo amorevolmente al diavolo dopo che mi aveva suggerito di fare cose impensabili, come prendere Hayley e schiaffarla contro un muro, baciandola di scatto e passionalmente. Non che non volessi farlo, ovviamente, ma mi sarei sentito assurdamente in colpa ad imporle così una decisione presa solamente dai miei ormoni o dal mio istinto.
Anni di conoscenza di Hayley Core mi avevano insegnato che niente la spaventava di più di qualcosa di imprevisto che non potesse controllare razionalmente in modo da essere sicura. Ridendo, l’avevo presa in giro in più occasioni paragonandola ad Hermione Granger di Harry Potter, ma lei si era sempre intristita al riguardo, sostenendo di non essere altrettanto coraggiosa.
Quando Hayley si sminuiva, mi veniva voglia di prenderla a schiaffi e di sbatterle in faccia la verità, e cioè che era solo lei a vedersi così, perché l’intero mondo –l’avevo imparato a mie spese- tendeva a considerarla molto più che una semplice ragazza di quasi diciannove anni londinese.
Mi spinsi dalla cucina al soggiorno senza un reale interessamento, lanciando un’occhiata sconsolata al libro di Chimica che giaceva scompostamente con le pagine aperte a caso sul tavolo. Ero più che certo che ogni mio sforzo di studiare sarebbe andato gentilmente a farsi benedire, perciò non tentai nemmeno di farlo, pensando a come passare quello che sembrava essere un noiosissimo pomeriggio uguale a tutti gli altri.
Di certo, continuare a giocare a “pensa cosa potrebbe aver pensato Hayley dopo il vostro- diciamo- bacio” sarebbe stato solo deleterio per la mia salute mentale e per i miei nervi e probabilmente anche quelli di Zayn una volta che fosse tornato a casa, perciò mi rassegnai ad accendere la Tv e a guardare le immagini che mi passavano davanti agli occhi, senza neanche provare a comprendere ciò che vedevo.

Il suono del telefono mi scosse dal mio torpore, facendomi cadere giù dal divano e lasciandomi intontito per qualche istante. Quando lessi sullo schermo del telefono il nome di Hayley, però, mi assicurai di essere abbastanza sveglio e abbastanza intelligente.
“Payne!” urlò, facendomi sobbalzare.
“Core?” Rise e sorrisi anche io, mentre mi chiedevo che idea strana avesse in mente. Era bello, bellissimo poter entrare nella quotidianità di Hayley, fatta di chiamate che ti stupivano e ti prendevano in contropiede, fatte senza un motivo ben preciso. Era questo che mi piaceva da morire di lei, quel suo sapermi stupire nonostante la conoscessi bene come le mie tasche.
“Ho bisogno di te.”
“Dimmi” sorrisi di nuovo, cercando di capire in cosa potessi servire a Hayley. Forse una mano in cucina. Forse una mano con l’ennesima sclerata di Julie. Forse un passaggio...

Forse un migliore amico di cui scoprirsi innamorata.

Mi schiaffeggiai mentalmente e per poco non mi persi quello che mi stava dicendo.
“Non mi hai mai dato consigli prima di un appuntamento al buio. E’ giunta l’ora che tu lo faccia!”
“Esci con qualcuno?” Silenzio dall’altro capo del telefono. Nella mia testa, una serie di bussi e suoni gutturali che sembravano dover ricondurre al mio cuore. L’idea di una Hayley, la mia Hayley, che usciva con qualcuno, che baciava qualcuno, che amava qualcuno mi faceva male, eppure allo stesso tempo sentivo ben chiaro e ben definito dentro di me che non sarei riuscito a dirle di non farlo, a negarle quella felicità che lei tanto si era impegnata a ricercare.
 “Sì. Un amico di Julie...”
“Che devo fare?”
“Dirmi cosa devo fare io...”
“Hayley...” Ennesimo sospiro. Mi sembrava di vederla, lì, che si muoveva frenetica, gli occhi che vagavano per il mondo alla ricerca di una risposta. Mi tremavano le gambe e tutta l’euforia che aveva portato con sé la telefonata di Hayley era sparita, sostituita da un senso di impotenza e anche una certa rabbia.
Su Mtv c’era un programma, Friend Zone, che mi ero sempre rifiutato di guardare. Eppure era così che mi sentivo, intrappolato in confini che avevo voluto e allo stesso tempo volevo negare io stesso.
Contrassi la mascella e mi morsi la lingua, mentre i secondi passavano e io non dicevo niente, troppo perso nel mio arrabbiarmi con me stesso per aiutare realmente Hayley.
 “Dovresti metterti qualcosa di comodo. Perché sei più rilassata e poi sei più bella. E non devi ridacchiare, ma devi aprire la bocca e spiazzarlo. Ma solo dopo un po’... e... Hay. Poi chiamami e dimmi com’è andata.”

Tutto lì. Fu tutto ciò che le dissi e tutto ciò che mi sembrò di scrivere sulla mia condanna a morte. Ogni mia parola, mentre me la ripetevo mentalmente, mi sembrava così vuota, così insulsa, così asettica e superficiale che mi chiedevo perché non fosse ancora arrivato nessuno ad uccidermi e a seppellire il mio cadavere in mille pezzi. Ripensavo alle mie parole e in sottofondo sentivo il respiro di Hayley che si contraeva e riprendeva, spasmodicamente, quasi come singhiozzando.
Le avevo detto di richiamarmi, dopo. Le avevo chiesto di parlarmene.
Ero un idiota al quadrato.
 “Grazie Liam. Mi è sempre piaciuto il tuo essere logorroico.” La sua voce era dura come non l’avevo mai sentita, mentre si incrinava leggermente sull’ultima parola. La consapevolezza di ciò che avevo detto e di come l’avevo detto mi stava pian piano uccidendo ed ogni colpo sferrato al mio cervello era guidato dalla mano di Hayley, che si rifiutava di guardarmi, preferendo mandare baci al suo nuovo e splendido ragazzo.

Ero un idiota alla n, prendendo n come un numero compreso tra un milione e infinito.

Il telefono era muto nel mio orecchio e non sapevo se fosse stata lei a chiudermi in faccia o se fosse stato l’urto del mio zigomo contro il tastino rosso a chiudere la conversazione. Staccai l’apparecchio da vicino alla mia testa e lo guardai, sperando di poterlo trasformare in un convertitore temporale che mi permettesse di tornare a qualche minuto prima. Rimasi così, in quella posizione, fino a quando non raggiunsi la lucida consapevolezza che il danno non si sarebbe riparato semplicemente con un me che guardava il telefono tentando di sovvertire le leggi della fisica.
Ricomposi il numero di casa di Hayley, ma all’ultimo momento mi fermai, mentre una paura cocente di ciò che lei avrebbe potuto dirmi mi bloccava, facendomi tremare e facendomi sentire un idiota.
Ero combattuto, profondamente combattuto a dire il vero, tra la paura di perderla e la paura di aggravare la mia situazione, ma di certo rimanere come un imbecille di dimensioni cosmiche a fissare un telefono non mi aiutava, perciò presi un grandissimo respiro e composi numero nuovamente, facendomi violenza interiore mentre premevo il tasto di chiamata.
Il telefono squillò per tre volte prima che un “Pronto?” abbastanza furioso mi permettesse di parlare.

“Hayley? Santo Cielo, Hay, mi dispiace di averti detto quelle cose, prima. Non stavo pensando, davvero. Quello che volevo dire è che tu sei perfetta come Hayley, non come ragazza che tenta di imitare la massa. Non voglio che tu cambi solo per impressionare qualcuno, perché, accidenti, fidati di me, sei splendida ogni giorno, senza doverti preparare per niente. Non hai bisogno che qualcuno ti dica cosa fare, perché mi basta pensare alle battute che fai alle sette di mattina per capire che nella tua testa c’è un tesoro più grande di quello del British. E... Hayley, accidenti. Dimmi qualcosa, dimmelo, ti prego.” Buttai fuori, trattenendo il respiro alla fine del mio discorso, che non aveva nessun senso, ma che Hayley doveva aver ascoltato.
“Se non avessi saputo che lei era così arrabbiata per colpa tua, avrei detto che tu e Hayley avete litigato per qualcosa di sbagliato che hai fatto tu.” Esclamò Julie e io volli solo sprofondare, nascondermi e scappare da qualche parte nel deserto del Sahara tutto insieme.
“Dov’è Hayley?” domandai, svuotato da qualsiasi emozione o enfasi.
“Andata.”
“Julie, devi aiutarmi.” Sussurrai, pregando che in uno dei suoi momenti di stranezza accettasse di aiutare il migliore amico della sua migliore amica che l’aveva appena fatta infuriare.
“Onestamente, non vedo perché dovrei. Voglio dire, Hay è appena uscita di qui con le lacrime che minacciavano di uscirle, urlando cose senza senso che però ti riguardavano. Ma fra le varie insensatezze, c’era qualcosa che ho capito bene, perciò ti concederò di spiegarmi” si sentiva magnanima e, mentre in un’altra occasione avrei alzato gli occhi al cielo borbottando, in quel momento desiderai solo dedicarle un idolo d’oro da santificare ogni giorno.
“Lei mi ha chiamato, chiedendomi consigli per un appuntamento. Io le ho detto due parole in croce, dicendole di essere normale, di non essere saccente o di non fare l’oca e di richiamarmi dopo. E lei era furiosa e a ragione. E io sono un immenso cretino.” Confessai, sedendomi sul bracciolo del divano e scansando un paio di calzoncini di Zayn che sembravano essere sul punto di decomporsi.
“Effettivamente, lo sei. Ma dimmi una cosa. Perché ha chiamato proprio te?” mi chiese, e io strabuzzai gli occhi, assolutamente incapace di capire dove volesse andare a parare.
“Perché sono il suo migliore amico... a chi avrebbe dovuto chiedere, scusa?”
“A me, per esempio, che sono una ragazza o a Zayn che, perdona la franchezza, in fatto di appuntamenti ne sa molto più di te.” Ribattè e io rimasi interdetto per qualche secondo. Non mi ero posto il problema perché, semplicemente, ai miei occhi non c’era. Io e Hayley ci eravamo sempre telefonati per parlare di tutto e il fatto che lei mi avesse chiesto una mano per un appuntamento non mi sembrava, paradossalmente parlando, neanche così strano.
“E perché avrebbe chiamato me, alla fine?”
“Liam, cosa provi quando chiami Hay e vi ritrovate a parlare di cavolate, come per esempio quella vostra stupida lista, senza un vero e proprio motivo?” mi chiese e di nuovo il telefono rischiò di cadermi per mano, mentre arrossivo, contento che Julie non potesse vedermi.
“Julie, perché...”
“Rispondi.” Ora capivo cosa intendesse Harry quando diceva che Julie sapeva prenderti e costringerti a sputare fuori la verità senza neanche toccarti.
“Io, ecco...”
“Sincero.”
“Julie, sei peggio di un dittatore. Cosa provo? Un caldo dentro, un caldo euforico. Come se tutte le parole di Hayley si proiettassero dentro di me e si diffondessero al mio interno, dandomi una forma e un volume. Ma tanto che te lo dico a fare? Mi sembra che tu e Zayn abbiate complottato abbastanza per arrivare a capire la verità, non trovi?” sussurrai, mentre ricadevo di nuovo all’indietro, sbattendo contro il telecomando.
Julie rimase in silenzio e io feci tesoro di quell’attimo privo di parole o di pensieri. Non esisteva che avessi appena detto a Julie che ero innamorato di Hayley o cose simili, non esisteva che avessi litigato con Hayley e che lei stesse uscendo con qualcuno. Non esisteva più niente, se non io, il telefono, il respiro di Julie dall’altro lato e il telecomando che mi aveva quasi perforato una gamba.
“Mi aspettavo che dicessi qualcosa di melenso e romantico e confusionario e invece sei deciso, Payne.”
“Non fare la spaccona, Julie. Non è divertente essere innamorati della propria migliore amica.” Brontolai e io la sentii ridere, a lungo, singhiozzando e fermandosi solo di tanto in tanto.
“Sai qual è la cosa buffa? Che tu e lei dite esattamente le stesse cose...”
Attesi qualche istante, cercando di rielaborare quello che mi aveva appena detto.
“Io e Hayley...”
“Tu e Hayley dovreste darvi una mossa e chiarirvi prima che ci pensi Louis a chiarire con lei.”
“Io le piaccio?”
“Sbrigati a chiamarla”
“Ma le piaccio, quindi?”
Silenzio. Nella mia testa, un milione di parole volteggiavano senza sosta, impedendomi di respirare o di ragionare. Piccoli tasselli riprendevano il loro posto, parole dette a metà di Hayley si completavano ed avevano il suono più bello che avessi mai sentito.
“Julie?”
“Payne, se non vuoi che ti infili questo telecomando su per l’ombelico, muoviti a chiamarla e a riprendertela.”
“Quindi le piaccio.”
“Muoviti!”

Spensi il telefono e respirai a fondo, trattenendo la mia voglia di saltellare su e giù come un idiota. Mi misi davanti allo specchio e mi concentrai, studiando il mio volto. Sembravo un bambino, in tutti i sensi. Le guance arrossate, i capelli sparati ovunque, un sorriso che non riusciva ad emergere per colpa dei miei muscoli facciali. Io ero vivo Era Hayley che mi riempiva.
E poi ricordai che lei era arrabbiata con me e che era uscita con un altro e ogni mia immagine mentale sembrò sgonfiarsi, distorcendosi grottescamente. Avevo pensato di dichiararmi sul serio un giorno, che sarebbe stato quello perfetto, in un luogo, che sarebbe stato quello perfetto. E invece sentivo solo un gran dolore dentro, un bisogno spasmodico di aria e di Hayley mischiati insieme.
Presi la macchina ed uscii, il cellulare in tasca e un’idea ben precisa in mente.
Guidai per dieci minuti ed ogni minuto era per me un nuovo dubbio, un nuovo dolore, una nuova domanda su cosa stesse facendo Hayley.
Mi fermai e alzai gli occhi al cielo, che si era ingrigito e rannuvolato e mi maledissi per non aver portato nessun ombrello. Tirai fuori il telefono e composi il numero di Hayley, tremando mentre pregavo che rispondesse.

“Liam?” domandò, e io mi sentii nuovo, fresco, rinato. C’era rabbia nel suo tono, ma non mi sarei mai aspettato che si cancellasse così, dopo così poco tempo. Presi un respiro profondo e ripensai a quello che avevo detto a Julie e a quello che mi ero vergognato a dirle, ma che pensavo lo stesso.
“Hayley, penso di dover parlare con te. Credo che la mia confusione... sia... si sia chiarita. Ma non nella maniera che forse speravo. Hayley, pensò che ci sia qualcos’altro che provo per te.”
“Bene?”
 “Hayley?” Le domandai, quasi incredulo riguardo a quello che mi aveva risposto. Passò un po’ di tempo in silenzio e io riuscii a mangiarmi le unghie di tre dita, tanto ero agitato.
 “Perdonami, ero sottopensiero...” risi, mentre l’euforia di prima mi riempiva di nuovo, lasciandomi incredulo davanti alla continua capacità di sorprendermi di Hayley.
“Sovrappensiero, semmai...”
“No, volevo dire proprio sotto. Insomma, i miei neuroni non stanno andando granchè bene, sai?” Risi di nuovo, mentre in realtà continuavo a tremare. Lei rimase in silenzio e io sentii chiaramente il mio cuore che batteva più forte. Ero stato un idiota, ero sempre stato un idiota e questo rischio di miocardia improvvisa sembrava esserne la conferma. Se Hayley non avesse parlato entro cinque secondi sarei corso lì da lei e avrei risolto tutto in due secondi.
Ma lei rispose.

“Dimmi dove sei. Sto arrivando.”
 
 
 


Writ's Corner
Elaborerò un banner anche per questa storia, lo giuro.
Ma.. credo mi ci vorrà un pochino.
Niente, i Missing Moments saranno così, più o meno.
A volte momenti mancanti, altre volte semplicemente cambi di POV.
Attendo vostri suggerimenti, come al solito.
E' stato strano scrivere di Liam.
Spero di essere stata abbastanza IC.
Ora che la storia in sè per sè è finita, mi dedicherò totalmente ai MM.
Ne approfitto per augurarvi buone, buonissime vacanze.
Per tre settimane scriverò (forse) e recensirò (se possibile) ma non riuscirò ad aggiornare.
Sappiate che vi amo, comunque.
Baci

Writ

Ps:Vi ricordo, come sempre, di passare dalla nuova pagina di facebook dedicata a 10 Things.. 
http://www.facebook.com/10ThingsIDidntGiveToYou
   
 
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